Quattro giorni a Parigi

Tra librerie, meraviglie medievali ed emozioni d'altri tempi
Scritto da: superele1982
quattro giorni a parigi
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Quest’anno ho compiuto 40 anni, e il mio migliore amico, Francesco, ha pensato di regalarmi un soggiorno a Parigi in occasione della prima tappa del concerto di Diodato, suo vecchio amico. La scelta tra le tappe dei concerti europei era ampia, ma Parigi, che abbiamo visitato altre volte in passato, ci era rimasta nel cuore e non abbiamo avuto dubbi. Il treno ad alta velocità da Milano poi è davvero comodo, almeno per una volta eviteremo le trafile aeroportuali e potremo portare con noi tutto il necessario senza problemi.

Martedì 20 settembre

Partiamo da Parma in auto verso le 4 di mattina, il treno Frecciarossa da Milano parte alle 6.25. Sulla linea, in Piemonte, il treno subisce un forte rallentamento, quindi arriviamo alla Gare de Lyon con un’ora e mezzo di ritardo. Il tragitto tra la stazione e l’hotel che il nostro amico Francesco ci ha prenotato come regalo di compleanno, il Color Design Hotel, nel quartiere Bastille, è breve: arriviamo in una ventina di minuti a piedi e saliamo in camera per riposarci un pochino. Decidiamo di passare a Montmartre le prime ore di questa vacanza. La linea 8 e poi la linea 12 della metropolitana ci portano fino ad Abesses in una ventina di minuti: risaliamo “in superficie” e siamo in un’altra dimensione.

La bellezza particolare dell’antico quartiere si svela sin dall’uscita della metro in stile Liberty. C’è tanta gente, il cielo è un po’ nuvoloso ma non piove. Iniziamo la nostra esplorazione dirigendoci verso la Basilique du Sacre Coeur, non senza prima fermarci a curiosare in un paio di librerie sulla strada che conduce sotto la celebre scalinata che porta alla chiesa. La giostra con i cavalli racconta di un’epoca antica e luminosa, e la cupola del Sacre Coeur svetta sulla collina dandoci il benvenuto. Affrontiamo la scalinata evitando la Funicolaire, piuttosto affollata, e in pochi minuti abbiamo Parigi ai nostri piedi: il panorama è mozzafiato, da cui si vedono le due torri di Notre Dame e persino il colorato Centre Pompidou. Ci dirigiamo verso Place du Tertre, come sempre piena di artisti immersi nei ritratti e nelle caricature dei passanti. I ristoranti e i bar sono presi d’assalto, ma nonostante tutto l’atmosfera sembra quella di fine Ottocento, lontana dalla realtà e dalla quotidianità dei giorni nostri. Nelle strette stradine laterali, poi, verso la storica vigna di Montmartre, il silenzio e la bellezza di ciò che ci circonda ci trasportano ancora di più in un’altra dimensione. Sembra impossibile essere a Parigi, sembra più di camminare in un piccolo villaggio del secolo scorso…

Sono quasi le 19, non avendo nemmeno pranzato decidiamo di cenare in anticipo e iniziamo a guardarci un po’ intorno. Qui sulla collina i prezzi sono molto alti, quindi scendiamo verso Abesses e cerchiamo lì una brasserie. Ci fermiamo al Café Chappe e con poco più di 25 euro a testa ci saziamo a base di entrecote e steak tartare con patatine e insalata. Soddisfatti, riprendiamo la strada verso la fermata del metro, facciamo due passi sulla strada principale e poi ripartiamo verso l’hotel per un buon sonno ristoratore dopo il lungo viaggio in treno.

Mercoledì 21 settembre

Dopo una gustosa e abbondante colazione in hotel (non economica, 15 euro a testa, ma se non altro ci siamo saziati a dovere), prendiamo la linea 8 della metro per iniziare l’itinerario che ho pensato per oggi. Scendiamo alla fermata Bastille, il tempo di scattare qualche foto alla “nuova” Opéra Bastille e dopo qualche minuto arriviamo nella meravigliosa Place des Vosges. Il cielo è di un azzurro intensissimo, la temperatura è gradevolissima: la piazza, che ricordavamo come veramente incantevole, ha mantenuto il suo fascino nonostante i lavori in corso. Scattiamo qualche foto, scambiamo qualche parola con un’altra coppia di turisti italiani e poi riprendiamo la metro – stavolta la linea 1, fermata Chatelet – per andare a vedere Notre Dame.

Dalla fermata, ci vogliono una ventina di minuti a piedi per arrivare, ma nel tragitto ci fermiamo a scattare qualche foto alla bella Tour de Saint Jacques, meraviglia dell’arte gotica nel cuore del centro di Parigi. Già da lontano le due torri della Cattedrale ci salutano, ma quando arriviamo davanti la tristezza ci invade il cuore: i lavori sono ancora in corso, i danni alla Cattedrale sono davvero enormi anche se il fascino della facciata è rimasto intatto. Sul fianco dell’edificio è tutto chiuso al pubblico, tra pannelli e filo spinato tre Dame è inaccessibile e ferita. Attraversiamo il ponte con la morte nel cuore, ma fiduciosi che nella nostra prossima visita potremo nuovamente goderci lo spettacolo di una Cattedrale rinata e ristrutturata al meglio. A pochi metri, sul lato opposto della Senna, la celebre libreria “Shakespeare And Co.”, con i suoi colori, dà il benvenuto agli avventori: scatto qualche foto all’esterno, sfoglio alcuni volumi esposti sugli scaffali e poi entro. Nonostante l’ambiente sia piuttosto affollato, l’atmosfera sembra essere quella di una volta: libri in ogni dove, scale in legno, divanetti in pelle, e quell’inconfondibile profumo che tutti i lettori amano follemente. Visito brevemente la libreria, c’è davvero tanta gente – chissà se prima o poi metteranno anche loro l’ingresso a pagamento come ha fatto la libreria Lello e Irmao a Porto.

Riprendiamo la nostra strada, passiamo davanti alla bellissima chiesa di Saint Severin, e da lì il bellissimo Quartier Latin ci abbraccia in una miriade di stradine che sanno di Medioevo, Rinascimento, Belle Epoque e mille altre epoche. Ristorantini, bar, negozietti, antichi palazzi e chiese in ogni dove. Arriviamo in pochissimo al 29 di Rue de la Parcheminerie, dove facciamo tappa al “The Abbey Bookstore”. Di proprietà di un canadese trasferitosi nella capitale francese alla fine degli anni Ottanta, questa libreria è davvero una meta obbligata per gli amanti dei libri e delle librerie, che sappiano leggere in inglese oppure no. Sfido chiunque a non rimanere incantato dalle tonnellate di libri che invadono i piccolissimi spazi di questi locali: e il piano terra non è che l’inizio dell’incanto. La strettissima scala di pietra che scende, fiancheggiata da centinaia di libri posizionati in minuscole scaffalature improvvisate, è l’ingresso ad un mondo letterario sotterraneo che lascia a bocca aperta: ogni gradino ti porta in un mondo incantato fatto di antiche pagine, dove l’archeologia si mischia con l’antropologia, la storia e le guide di viaggio. Rimarrei qui ore e ore, qualcuno mi offre addirittura di prendere un caffè all’esterno ma io sono letteralmente incantata e quasi non rispondo. Esco a malincuore risalendo i gradini che mi portano ahimè all’esterno, tornando nella realtà del quartiere che rimane in ogni caso sospeso in un tempo lontano. In giro c’è pochissima gente, ci fermiamo per pranzo in uno dei tanti locali che propongono specialità a base di formaggi. All’Auberge de Saint Sauverin pranziamo abbastanza bene a base di raclette, lumache, carne e formaggi (poco più di 20 euro a testa), poi proseguiamo il nostro cammino verso la piccola “San Francisco Books Co.”, una colorata e accogliente libreria anglofona sempre nel cuore del Quartier Latin. Anche qui, stanze minuscole stipate di libri di tutte le epoche. Andiamo verso la Senna, e durante il tragitto ci fermiamo nella modernissima libreria Taschen, dove un bellissimo libro fotografico di Elisabetta II fa bella mostra di sé tra le copertine dedicate a Elvis Presley e John Lennon: alle fine, anche Sua Maestà ha il suo meritato posto tra i grandi miti dei nostri tempi. Mi fermo per qualche minuto anche nella grande libreria Boulinier, dove grandi espositori di libri a prezzi stracciati fanno bella mostra invitando schiere di lettori. Non resisto e acquisto per un euro un libro fotografico sull’Irlanda (fine anni Settanta). Ah, se abitassi a Parigi. Sarei qui tutti i giorni!

Peccato che solo pochissimi bouquinistes abbiano aperto le loro cassette sul lungofiume, siamo un po’ delusi ma poi all’improvviso lo spettacolo del Louvre, separato da noi solamente da un ponte, ci rincuora: decidiamo di vedere oggi la spianata con il celebre palazzo e la bellissima Pyramide, che svetta sotto un cielo azzurro con qualche piccola nuvoletta bianca che sembra di cotone. Nel cortile del museo c’è tantissima gente, per quest’anno ci accontentiamo di vedere solamente l’esterno (ho già visitato il Louvre almeno altre due volte in occasione dei viaggi precedenti a Parigi), che è comunque sempre impagabile: sotto l’Arc du Carousel, dall’altra parte, una violinista incanta i passanti con la sua musica elegante. In pochi minuti siamo di fronte alla statua dorata di Giovanna d’Arco e poi in Rue de Rivoli, con i suoi negozi di souvenir e le sue belle profumerie.

Ormai siamo veramente stanchissimi, prendiamo la metro e, con un cambio di linea, arriviamo in hotel dopo una mezz’ora di viaggio. Ci riposiamo un po’, poi usciamo presto per cena perché stasera alle 20 assisteremo al concerto di Diodato al Cafè de la Danse, che dista 1 chilometro a piedi dal Color Design Hotel di Rue de Citeaux. Ci sono tantissimi ristoranti, brasserie e bistrot sul Faubourg de Saint Antoine, ma ci fermiamo alla brasserie “Faubourg” conquistati dal bel menù esposto sulla lavagna (e anche dal nome… tanti anni fa, un’altra brasserie con lo stesso nome, ma dall’altra parte della città, ci aveva sfamato a dovere in diverse occasioni). Pranziamo molto bene, a poco più di 40 euro, con una gustosa insalatona e una fenomenale tartare di carne. Diodato ci aspetta, quindi gambe in spalla verso il Cafè de la Danse: all’entrata, doveroso controllo di sicurezza, poi il concerto inizia praticamente subito con l’artista milanese incaricato di aprire il concerto. Buona esibizione, ma l’emozione vera arriva con il protagonista e le sue bellissime canzoni. Il locale è zeppo, è davvero tutto esaurito. All’uscita, decidiamo di rinfrescarci con due birrette al Faubourg prima di rientrare in hotel nella fresca notte parigina. Anche questa è stata una magnifica giornata, chissà domani.

Giovedì 22 settembre

I giorni passano inesorabili, ma non vogliamo scoraggiarci e vogliamo goderci fino in fondo il poco tempo che ormai ci separa dalla partenza. Facciamo di nuovo colazione in hotel con uova, salsicce, formaggio, pain au chocolat (buonissimi!) e croissant, poi iniziamo la nostra giornata per le strade di Parigi (e non solo).

Con un cambio di linea di metro, in poco tempo arriviamo nella bellissima, ed enorme, Place de la Concorde. L’altissimo obelisco egizio è il padrone incontrastato del panorama, e con i suoi geroglifici e la sua punta dorata incanta ancora dopo così tanti secoli di storia. Voltando lo sguardo, da una parte l’Arc de Triomphe, dall’altra la Madeleine, dall’altra ancora l’Assemblée Nationale, e di là il Louvre, e poi ancora più in là si vede già la Tour Eiffel… in ogni angolo, meraviglie. Fa effetto pensare che, in una piazza che ora riserva tanta bellezza, a fine Settecento scorresse il sangue dei condannati a morte alla ghigliottina.

Proseguiamo il nostro cammino lungo Quai d’Orsay, costeggiamo il museo e poi arriviamo al bellissimo Pont Alexandre III, che incanta con le sue meravigliose sculture. Ci dirigiamo verso l’interno e prendiamo la lunghissima Rue de l’Université, che percorriamo tutta fin quasi sotto alla Tour Eiffel. Abbiamo prenotato la salita fino in cima per le 11.30, quindi passiamo i controlli di sicurezza e poi facciamo un giro sotto la torre con tutta tranquillità. Un avviso a grandi caratteri avvisa che l’accesso alla cima è chiuso, il che è piuttosto seccante. Abbiamo pagato più di 50 euro per salire fino in alto, ci chiediamo cosa possa essere successo… in ogni caso, prendiamo l’ascensore insieme al gruppo di persone che come noi hanno scelto lo slot delle 11.30 e saliamo fino al secondo piano. Aria fresca, odore di vernice, e un panorama davvero meraviglioso ci accolgono quando le porte si aprono davanti a noi: Parigi è al tempo stesso minuscola e infinita ai nostri occhi da questa altezza. Ma le sorprese non finiscono qui. Non vogliamo arrenderci nonostante le transenne, e continuiamo a girare per il secondo piano fino a che non troviamo l’ascensore di accesso alla cima, non più prenotabile ma assolutamente accessibile a chi, come noi, ha il biglietto in mano! Sollevati e contenti, prendiamo l’ascensore che ci porta fino a poco meno di 300 metri di altezza. La città ora è veramente ai nostri piedi, ed è un incanto. Si vedono l’Arc de Triomphe, la cupola dorata degli Invalides, persino la cupola del Sacre Coeur a Montmartre e le torri di Notre Dame. C’è chi scatta foto, chi si fa un selfie, e chi si gusta un calice di champagne alla modica cifra di 30 euro per pochi sorsi… ma questa è Parigi, dove tutto è magnificenza, bellezza, eleganza, tra storia e modernità. A pochi passi da noi, troviamo persino Gustave Eiffel che chiacchiera amabilmente con Alessandro Volta (non sono impazzita – ci sono due manichini piuttosto ben fatti all’interno di quello che fu in effetti l’ufficio di Eiffel sulla Torre). Attendiamo il nostro turno per scendere prima al secondo piano e poi alla base della torre – c’è ancora tantissima gente, questo luogo attira migliaia di turisti, ma ha un fascino veramente unico che vale la pena vivere fino in fondo.

Prima dell’ultima tappa della giornata, dobbiamo riprenderci un po’ dalle fatiche della mattinata. Ci fermiamo in una brasserie a pochi metri dalla Torre, mangiamo discretamente ma ci “spennano” con un conto di quasi 65 euro (12 euro il prezzo di una birra media non riportato sul menù…) e un servizio poco amichevole.

Prendiamo la linea gialla della RER, poi cambiamo e prendiamo la linea 13 della metro. La meta è la Basilica di Saint Denis, il primo capolavoro in stile gotico mai costruito, perla medievale e soprattutto luogo di sepoltura dei Re (e delle Regine) di Francia. Durante il viaggio in metro acquisto i biglietti on-line, non c’è nessun sovrapprezzo e almeno eviteremo le eventuali code. La fermata è davvero a pochi metri dalla Basilica, ma prima abbiamo bisogno di un bagno – ma la faccenda sembra tutt’altro che semplice. Non troviamo le toilette pubbliche, il primo bar in cui facciamo un tentativo ci liquida prima ancora di farci accomodare ad un tavolo dicendo che non c’è acqua in tutto il quartiere… proviamo un secondo bar, a pochi metri dalla basilica, e finalmente possiamo ristorarci senza problemi.

Dopo pochi minuti, entriamo velocemente con il nostro biglietto elettronico (non c’è comunque molto affollamento, siamo fuori Parigi e si vede) e iniziamo la nostra visita. Se all’esterno la facciata che dà sulla piazza non è particolarmente degna di nota, l’interno – che ricorda molto quello di Notre Dame – è di quelli che lasciano a bocca aperta. La luce del sole filtrata dai meravigliosi colori delle vetrate crea un effetto arcobaleno che le fotocamere non potranno mai riuscire a catturare, né l’atmosfera medievale che stiamo respirando potrà mai essere intrappolata in una foto o in un video. Lo spazio riservato ai monumenti funebri dei reali di Francia è molto ampio, e se le sculture dedicate a Dagoberto, Francesco I, Caterina de’ Medici, Luigi XVI, Maria Antonietta e a decine di altri monarchi, dall’Alto Medioevo fino al Settecento, ci affascinano con i loro dettagli così veritieri (assolutamente affascinante il modo in cui l’artista è riuscito a scolpire l’abbigliamento di Luigi XVI, inginocchiato con la sua spada al fianco della moglie, Maria Antonietta), la vera sorpresa la troviamo nella cripta: pochi gradini ci separano infatti dalle vere sepolture di intere dinastie di re e regine, un viaggio in 500 anni di storia francese racchiuso in un un mondo sacro e magico di corridoi, nicchie, sarcofagi di pietra vuoti, capitelli decorati e lapidi su cui leggiamo nomi che abbiamo conosciuto sui libri di storia e nelle biografie che ci hanno fatto tornare indietro nel tempo sul divano di casa. Ma è qui che veramente possiamo sfiorare ciò che è stato e che comunque sarà per sempre, grazie all’opera di artisti che hanno saputo creare uno scrigno prezioso per ospitare la Storia. Usciamo emozionati e davvero sorpresi da tanta bellezza, è stata una visita insolita che ha saputo colpirci e che difficilmente dimenticheremo.

Il rientro in metro è abbastanza rapido, facciamo una visita veloce alla libreria “Mona Lisait” a pochi metri dall’hotel, ci riposiamo un po’ in camera e poi ceniamo di nuovo al “nostro” Faubourg (che ci soddisfa con un piatto enorme di carbonara e l’ottima tartare di bovino già assaggiata ieri).

Domani pomeriggio si riparte per l’Italia, siamo tristi ma anche felici per tutto ciò che abbiamo visto e vissuto in questi stupendi giorni a Parigi.

Venerdì 23 settembre

Il treno per rientrare in Italia parte alle 15.18, quindi abbiamo ancora tutto il tempo per goderci l’ultima passeggiata. Facciamo colazione in una boulangerie a pochi metri dall’hotel, lasciamo i bagagli in deposito alla reception, prendiamo la metro e scendiamo alla stazione Arts et Metiers, giustamente consigliata dalla guida “Parigi insolita e segreta” per il bizzarro aspetto: sembra di essere dentro ad un sottomarino! Tra oblò e rivetti, risaliamo in superficie e percorriamo a piedi il quartiere Beaubourg fino alla bella costruzione del Centre Pompidou.

Da uno dei tubi, vengo improvvisamente “benedetta” da un piccione, quindi qualche minuto per ripulirsi e poi si riparte verso l’Hotel de Ville, celebrato dal grande fotografo Robert Doisneau con il celebre “Baiser de l’Hotel de Ville”. La costruzione si è ingrigita con il tempo, ma conserva sempre un certo fascino. Ci spostiamo verso la Senna e arriviamo sull’Ile de Saint Louis, da cui vediamo ancora il cantiere di Notre Dame, stavolta nella parte dell’abside. La mancanza dell’alto pinnacolo e l’imponente cantiere ci rattristano, è veramente uno strazio vedere la Cattedrale che tanto amiamo così danneggiata per colpa, si dice, di uno stupido incidente facilmente evitabile.

L’Ile de Saint Louis è un piccolo paradiso silenzioso in mezzo alla Senna: separata dalla terra ferma, l’isola ci accoglie con i suoi bar, i suoi negozietti colorati e le sue affascinanti strade strette. In giro c’è poca gente, sul fiume i bateaux-mouches sfilano quasi sospesi sull’acqua. Il cielo è nuvoloso, ma la passeggiata è più che gradevole.

Torniamo verso l’Hotel de Ville, ma durante il tragitto ci imbattiamo nella libreria “Le pieton de Paris”, interamente dedicata a libri su Parigi. Almeno un acquisto è d’obbligo, visto che il logo dice che questa è la libreria per gli amanti di Parigi, “les amoureux de Paris”!

Esco contenta con la mia shopper parigina appesantita da un bel libro fotografico, e riprendiamo la strada verso la boulangerie che avevamo adocchiato prima passando vicino all’Hotel de Ville. Pranziamo con meno di 20 euro ma non siamo molto soddisfatti, forse sarà la tristezza di dover lasciare Parigi al termine della vacanza, chissà.

Rientriamo in hotel non senza prima aver fatto l’ultima tappa alla libreria “Mona Lisait” e aver preso l’ultimo caffè in un bistrot sul Faubourg de Saint Antoine. Ritiriamo zaini e borsoni, poi chiamo una vettura privata che con 9 euro ci accompagna, armi e bagagli, alla Gare de Lyon. Saliamo subito sul treno che parte puntualissimo alle 15.18, ma poco dopo Lione ci blocchiamo. Rimaniamo fermi per molto tempo: c’è un treno guasto proprio davanti a noi. Torniamo indietro fino a Lione per poi prendere un’altra linea di binari, i minuti di ritardo si accumulano e arriviamo alla stazione di Milano Centrale ben dopo mezzanotte, più di due ore e mezza dopo l’orario previsto.

Riprendiamo l’auto al parcheggio privato in cui l’avevamo posteggiata e rientriamo a Parma, mesti e stanchi.

Siamo stati lontani da casa solamente per 4 giorni, ma è stato un po’ come fare un viaggio lontano nel tempo e nello spazio: Parigi è una città veramente magica, capace di prenderti per mano e di svelarti le sue meraviglie lasciandoti ogni volta a bocca aperta. Au revoir, Paris. Ci rivedremo presto.

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