Capodanno eoliano
Avremmo potuto andare a sciare! Avremmo potuto, ma invece ci ritroviamo a Capo d’Orlando per imbarcarci su due Sun Odyssey 440 alla volta delle isole Eolie per la consueta crociera di capodanno dell’AIVA, in barba ai “farà freddo!” e ai “ma sarà tutto chiuso!”
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La bellezza di questo arcipelago risalta ancor di più nelle brevi giornate invernali e il vento non si fa desiderare.
L’affollamento estivo è solo un ricordo e la nostra rotta si snoda da fra questi antichi vulcani, alla ricerca di avventura.
Sia lo Stromboli, che Vulcano sono in attività, ma ovunque il respiro della terra si fa sentire e arricchisce di sapore i suoi frutti: arance dolcissime, capperi e olive aromatiche. Tutto appare particolare quaggiù!
Rotta su Lipari
Lasciamo il marina di Capo d’Orlando senza vento e, a motore, teniamo i 6,5 nodi.
A metà mattina arriva il ponente, prima sui 7 nodi poi a 10 nodi e pure oltre. Non fa freddo e c’è pure il sole e col vento in calo, diamo fondo per il pranzo, nella cala di Ponente su Vulcano.
Pigramente sotto fiocco raggiungiamo Lipari ed atterriamo a Porto Pignataro (50€ a notte con acqua è corrente).
Perfezioniamo l’ormeggio in previsione del rinforzo di maestrale e poi ci avviamo verso il paese per rabboccare la cambusa e fare lo struscio in Corso Vittorio Emanuele.
Latte macchiato da Viola e cena a bordo: zuppa di legumi e spiedini di pesce spada.
Arrivo a Panarea
Alle 9.00 in punto siamo in rotta per Panarea con il maestrale a 20 nodi, ma con 2 mani alla randa e genoa ridotto, avanziamo veloci e sicuri a 7-8 nodi. Usciti dal ridosso di Lipari, l’onda sui due metri ci investe al traverso e quindi orziamo per tenere l’onda al mascone.
Gli stratocumuli coprono il cielo e piove a tratti, ma l’umore a bordo e ottimo: cantiamo a squarciagola le hit dell’estate! Raffiche a 30 nodi
All’altezza di Capo Milazzese, giù randa e affrontiamo l’atterraggio sotto fiocco; individuiamo il molo dell’aliscafo e disturbati da violente raffiche catabatiche, diamo fondo a Sud del molo e portiamo con difficolta le cime in banchina.
Oggi le condizioni meteo marine impediscono l’arrivo degli aliscafi e quindi non dovremmo avere problemi.
La risacca però e insopportabile e violenti strattoni mettono alla prova le nostre linee di ormeggio: una cima da 14mm si trancia di netto e passiamo la notte in centrifuga, nonostante tutti i tentativi di perfezionare l’ormeggio.
Stromboli
Alle 8 del mattino, ne abbiamo abbastanza della risacca di Panarea e salpiamo dunque alla volta di Stromboli. La giornata è perfetta: 10-15 nodi da nordest, il sole splende tiepido e l’unica nuvola si attarda a fare da cappello alla vetta dello Stromboli.
I bordi si alternano veloci e sfiliamo davanti alla “sciara” del fuoco; ogni tanto il borbottio del vulcano sembra darci il benvenuto. A vele piene arriviamo sul lato orientale e afferriamo un gavitello che Alessandro, un gentilissimo isolano, ci mette a disposizione.
Pranziamo frugalmente e ci spogliamo per godere del sole, aspettando il gommone di Alessandro che ci accompagna a riva per salire sul vulcano.
Angelo, la guida locale indispensabile per arrivare in quota, ci fornisce di casco e lampada frontale e ci accompagna fino alla bocca dello Stromboli. Arriviamo al tramonto e, nel buio, scorgiamo i bagliori della lava che rotola giù per la sciara del fuoco.
Nell’oscurità ritorniamo alla base e ci infiliamo al Terranera, un grazioso ristorante che, per la modica cifra di 20€, ci serve spaghetti al tomo fresco e pomodorini, fritto misto, oltre agli antipasti tipici.
Stanchi, ma felici ritorniamo a bordo, sotto una stellata indimenticabile!
Capodanno a Salina
Oggi è San Silvestro, ma sembra Ferragosto: il sole splende caldo su un cielo sgombro da nubi. Colazione in pozzetto e lasciamo la boa di Stromboli (40 € compreso il nostro premuroso Caronte).
Rotta sud-ovest, ma ci teniamo discosti dalle pendici del vulcano che ci copre dal ponentino che si sta alzando (10-12 poi 15k).
Ci mettiamo di bolina a vele piene e il vento ci spinge 6-7 nodi: non possiamo chiudere l’anno in modo migliore!
Alle 15.30 atterriamo nel porto di Santa Marina a Salina, quasi deserto, ma il marinaio del marina ci fa trovare la doccia, bollente (70€ + 20€ per acqua-luce gas!).
Gironzoliamo per il piccolo centro e già meditiamo per il cenone.
Sul far della sera, musica in quadrato e pentole sui fornelli.
Il cenone:
- Pappa al pomodoro alla veneta
- Carbonara al limone
- Lenticchie al piede di porco
- Ratatouille della Patti
- Carciofi alla Cinzia
- Formaggi, dolci, etc.
- Maalox
All’indomani noleggiamo una Panda per scorrazzare per l’isola, ma in 6 a bordo, in salita, ci tocca tirar fuori le gambe come i Flintstones: rischiamo più volte di non tornare vivi e capiamo finalmente il detto che “per i marinai il pericolo è la terra!”
Comunque ci godiamo l’incantevole baia di Pollara e non possiamo non ricordare il mitico Troisi. Poi il borgo di Rinella e, lesti, torniamo alla base, visto che la nostra utilitaria mostra inquietanti spie rosse. Alla fine la gita ci costa 10€, che diviso 6 fa 1,6 periodico a testa!
Filicudi
Il primo giorno dell’anno, sopravvissuti alla gita a Salina, riprendiamo il mare verso la vicina Filicudi.
Le nubi a strati preannunciano pioggia e, senza vento, navighiamo a motore fino al lato sud. Arriviamo così a Pecorini a mare ed esploriamo un eventuale ormeggio al molo dell’aliscafo, ma in testa al molo i fondali sono impraticabili per dare fondo in sicurezza, mentre sul lato orientale gli scogli sembrano chiudere il passo.
Ma, all’improvviso, un pescatore si sbraccia dal molo con i suoi guanti gialli (sembra Topolino!): «Isolano sono! Vi dico che potete mettervi qui senza problemi… E gli scogli??? «Se vi dico di stare qui vi dovete fidare!».
Quindi con un atto di fede nell’isolano filiamo ancora a pochi metri dagli scogli e ormeggiamo sulla banchina ad est. Siamo appena arrivati e già qualcuno, ha prenotato la cena al ristorante villa La rosa: gnocchetti ai pomodorini e ricotta, pennette al pesce e gli immancabili e deliziosi involtini di spada. 25 euro compresi dolci, contorni e taxi! Evviva la bassa stagione!
All’indomani, con grande malinconia, mettiamo la prua su Capo d’Orlando. Si torna.