Prospettive napoletane
Descrivere Napoli per me che ci sono nato e dove ho vissuto quasi metà della mia vita è un pochino complicato, non tanto per l’impegno emotivo che posso metterci quanto nel stare al passo con una città che cambia continuamente e a cui è difficile star dietro.
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Adesso che ne sono un suo ospite, vivendo ormai al nord, mi è permesso, quando sono dalla mia famiglia, di essere più spettatore che protagonista e di poter esplorare posti e luoghi che non avrei potuto far prima, avendo dato sempre per scontato che li avrei avuti lì, a portata di mano e visitabili all’occorrenza.
Ecco perché vorrei dedicare più che un racconto di un soggiorno in città, una serie di suggerimenti per coloro che vogliono visitarla al di fuori dei classici itinerari disponibili sulle guide o nei diari di viaggio.
Cosa vedere a Napoli
Quartiere Vomero
Ogni mio soggiorno napoletano inizia sempre con bel giro per il quartiere Vomero, dove sono nato e dove vive parte della mia famiglia: l’ideale è partire da piazza Medaglie d’Oro e percorrere via Tino da Camaino e, se lo si fa di mattina, c’è un mercato locale affollatissimo e pieno di bancarelle dalle mercanzie varie. Un piccolo spaccato rionale fatta di vociare, abiti appesi, scarpe ed intimo femminile in bella vista affiancata alla frutta e verdura di stagione colorata.
Affacciarsi nell’ex borgo di Antignano vuol dire fare un salto nella Napoli collinare di due secoli fa perché dove c’è ora un tabaccaio, faceva bella posta l’antica dogana: qui erano costretti a fermarsi per il pagamento delle gabelle tutti coloro in transito con le merci da o per la campagna puteolana e, a ricordare tutto ciò, c’è ancora una targa.
Dall’inizio di via Luca Giordano i vecchi palazzi stile neo-rinascimentale o tardo Liberty ospitano negozi di vario genere e passeggiando tra gli alberi secolari (la strada è ora pedonale) bisogna fermarsi un attimo ad ammirare il villino Casciaro, una dei primi costruiti ad inizio ‘900 tra i campi di broccoli. Proseguendo poi fino in fondo, si arriva fino alla scalinata che conduce verso via Aniello Falcone ed è qui, dalle terrazze site sia prima che dopo la Chiesa di San Francesco d’Assisi, che una prima prospettiva si apre agli occhi: uno spicchio di golfo con in lontananza l’isola di Capri.
Ogni visita al quartiere deve passare sempre per il parco della Villa Foridiana, aperto tutti i giorni, in cui si trovano una cascina estiva nobiliare – ora sede del Museo della Ceramica – circondata da giardini e fontane nonché una terrazza che domina tutto il golfo: è un altro punto di prospettiva che si apprezza enormemente. Non lontano, salire per via Scarlatti vuol dire immergersi nel cuore economico e commerciale del quartiere, dove la buona borghesia napoletana fa acquisti nei negozi di marca presenti.
A Piazza Vanvitelli consiglio di fare una piccola deviazione per via Bernini e visitare la Chiesa di San Gennaro al Vomero, non solo per il bell’interno ma per ammirare alcune tavole di legno dipinte risalenti, pare, al ‘600. Infine, la salita alla collina di San Martino termina davanti allo spiazzo dove ci sono gli ingressi alla Certosa e Museo di San Martino e al Castel Sant’Elmo, che dominano la città e sono visibili praticamente da ogni angolo.
Le funicolari di Napoli
Per chi è stato a Parigi ed ha presente le stradine dietro Montmartre, può trovare una simile atmosfera d’antan percorrendo due piccoli itinerari che conducono entrambi lontano dal caos del quartiere e che portano al cospetto di palazzi Liberty, villette ottocentesche e giardini con cancelli decorati: il primo parte di fianco alla stazione della funicolare F1 di Chiaia (un palazzetto ottocentesco vittima di un restauro moderno) e porta lungo via Sanfelice per dipartirsi poi, davanti alla Villa Santarella (dove abitava Scarpetta, famoso autore di teatro napoletano e padre naturale dei De Filippo), in due strade di cui una arriva fino alle scale del Petraio e l’altra alla stazione omonima della funicolare F3; la seconda, invece, parte dalla destra della funicolare F3 Centrale e porta a due scalinate scenografiche da cui si possono godere altrettante vedute su Napoli e sul suo golfo.
La chicca finale per concludere una visita al Vomero è scendere verso la parte bassa della città tramite le rampe di scale, utilizzate nei tempi antichi per chi non “saliva” al Vomero percorrendo la lunga strada maestra o i carretti trainati dai muli; e se le guide turistiche consigliano la veloce, seppur bella, Pedementina di San Martino, si può anche scendere per i gradoni del Petraio, un’esperienza davvero trascendentale per chi la percorre. In pratica, bisogna salire fino alla Funicolare F2 di Montesanto, poi scendere per pochi metri via Morghen (come se si volesse ritornare a piazza Vanvitelli) e la prima strada a sinistra – via Caccavello – conduce diritto all’inizio dei gradoni.
Si dà principio, così, ad un viaggio in una Napoli poco nota anche agli stessi napoletani, fatta di antiche casette, bassi con porte colorate, finestre infiorate, cappelle votive e scorci davvero scenografici, tutto immerso in un brusìo di sottofondo. La discesa della prima rampa porta ad uno slargo su cui le case sembrano ricordare quei paesini arroccati sulle colline dell’entroterra campano o lucano: se non fosse per la sovrastante mole di Castel Sant’Elmo (si è, difatti, alla sua base) e qualche edificio moderno, verrebbe da chiedersi se non si è stati trasportati fuori città.
Proseguendo la discesa della seconda rampa tra i vicoletti ovattati con angoli pieni di piante ornamentali e con ingressi chiusi su giardini nascosti, si arriva ad un secondo slargo e da qui poi l’itinerario diventa tentacolare perché si può scegliere di andare alla propria destra o dall’altro lato: in entrambi i casi si arriva a Corso Vittorio Emanuele, la prima “tangenziale” napoletana.
Quartiere Chiaia e Pizzofalcone
Prendendo la destra, l’itinerario porta nei pressi della chiesa di Santa Maria Apparente (la cui scenografica scalinata conduce ad un edificio di fine ‘500) e prosegue poi fino a Palazzo d’Avalos, nel pieno del quartiere di Chiaia; scegliendo, invece, la sinistra, si arriva sempre al Corso ma, attraversata la strada, si giunge discendendo fino alla nobiliare Villa Clotilde.
Da quest’ultima un’ulteriore diramazione conduce a due posti diversi: a destra le rampe Brancaccio scendono di nuovo a Chiaia, precisamente a via dei Mille (l’ultima rampa è famosa per i suoi disegni sui gradini); a sinistra si arriva a via Nicotera, una strada diritta che porta al famoso quartiere di Pizzofalcone.
Se poi si vuol restare sull’itinerario classico, dalla collina di San Martino (davanti l’ingresso della Certosa omonima) parte la Pedementina, un’altra serie di rampe utilizzata nei tempi passati per raggiungere la zona bassa: la bellezza di questa lunga scalinata, oltre ai panorami che si possono ammirare, sta nel fatto che rasenta la collina lì dove sorge ancora una vigna, testimone sopravvissuto dell’epoca in cui tutto il territorio era dedito all’agricoltura con vigne e campi di broccoli e friarielli (una verdura tipica di queste parti).
Il bello, però, viene alla fine poiché arrivati al corso Vittorio Emanuele, bisogna prosegue poi per la discesa delle Monache e fermarsi davanti la Chiesa di Santa Maria ogni Bene ai Sette dolori: davanti si apre tutta la prospettiva della lunga e rettilinea via denominata Spaccanapoli, che divide la città in due.
Spaccanapoli e il centro storico
Ed eccoci così nella parte bassa di Napoli, nel suo bellissimo centro storico, o per lo meno in quello più antico: e come non farsi una passeggiata nei suoi vicoli e tra i suoi palazzi di tufo? È una cosa assolutamente da non perdere, soprattutto se ci sono delle belle giornate.
Francamente, la mia personale passeggiata annuale parte sempre da piazza del Municipio in direzione del Teatro San Carlo (di cui invito alla visita interna previa prenotazione), attraversa poi piazza del Plebiscito e giunge sul lungomare di Santa Lucia. Di quest’ultima ne percorro tutta la sua lunghezza fino a piazza Vittoria e, qui giunto, o continuo fino a Mergellina oppure taglio per piazza dei Martiri e proseguo per l’elegante via Chiaia fino a ritornare in via Roma: in questo tragitto di poco più di un’ora di solo cammino, si riesce ad avere un’ottima prospettiva di alcuni dei monumenti più importanti della città come il Maschio Angioino, il Castel dell’Ovo, il Palazzo Reale e la Villa-Museo Pignatelli, giusto per citarne qualcuno.
Proprio su via Roma c’è uno dei palazzi più interessanti della città (o, almeno, io considero tale) ossia il Palazzo Zevallos Stigliano, un’ex residenza nobiliare prima sede di banche ed ora di una mostra permanente (c’è anche l’ultimo meraviglioso quadro di Caravaggio) e di eventi culturali: da ammirare anche l’arredo interno e le bellissime vetrate stile Liberty.
Si può partire anche da qui per un’altra passeggiata storico-culturale-architettonica fluttuante nella storia prendendo nella vicina fermata Toledo la L2: nello scendere ai treni, val la pena ammirare la struttura artistica della stazione, dove gli architetti hanno inteso coniugare l’incontro tra terra (le piastrelle marroni e crema) con il mare (quelle azzurre e blu) e il cono illuminato sul soffitto rappresenta quello del Vesuvio che svetta su tutto.
Si prende il treno in direzione Piscinola e si scende a Museo, altra fermata degna di nota: nel salire in superficie, alcune statue fanno da bella mostra, a preludio della visita che può essere compiuta nel vicino MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, considerato tra i più ricchi e belli d’Italia.
Usciti su piazza Cavour, un po’ più avanti si accede al centro storico tramite la Porta di San Gennaro, l’unica rimasta ancora in piedi, e si prosegue diritto fino a che la strada fa una leggera curva sulla destra: non appena svoltati, c’è una biforcazione ed è meglio restare sulla destra per poi, all’incrocio con via Limoncello, svoltare a sinistra e percorrerla tutta per assaporare l’atmosfera della Napoli verace fatta di bassi, panni stesi, edicole votive e cortili bui. Alla fine, si sbuca proprio a piazza San Gaetano, il fulcro del centro storico.
La Neapolis greco-romana
Ed ora siam qui, nel pieno della città, nel cuore della Neapolis greca e poi romana, lì dove sopra si ergono antiche chiese e nobili palazzi mentre sotto si svelano resti di case e templi divini oltre che, nel profondo, grotte e cisterne d’acqua.
A proposito di chiese e palazzi, a parte le visite quasi d’obbligo ai monumenti d’intorno, un salto alla Chiesa di San Gregorio Armeno non va assolutamente tralasciato: questo luogo santo è semplicemente un trionfo di barocco napoletano nascosto tra le bancarelle dei presepi e delle statue votive.
Se poi si vuol rimanere in tema di chiostri e conventi, mai (e sottolineo il mai) perdersi quello del Monastero di Santa Chiara, dietro l’omonima chiesa: passeggiare tra le maioliche raffiguranti scene di vita settecentesche e tra gli affreschi di santi e storie bibliche vale totalmente il prezzo d’ingresso.
Un’ultima prospettiva da valutare la collego ad un mio itinerario precedente, quello dei gradoni del Petraio: ho scritto, già sopra, della discesa che porta a via Nicotera, da cui si può raggiungere il quartiere di Pizzofalcone. Questo promontorio sul mare, reso famoso da una serie Tv con Alessandro Gassman, ha visto nascere la città di Napoli ai tempi dei greci quando, sulle sue colline, si stabilirono alcuni abitanti della vicina Cuma, dando vita al nucleo di Partenope (tutto ciò dagli annali storici).
Oggi accoglie alcuni gioielli artistici notevoli: il primo è la Basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, una bellissima chiesa barocca da visitare ed apprezzare; più avanti, salendo via Monte di Dio, c’è il Palazzo Serra di Cassano, vecchia residenza nobiliare oggi abitata ma in cui val la pena dare uno sguardo all’interno soprattutto per il suo scalone d’ingresso.
Non lontano, l’ingresso alla Galleria Borbonica conduce nelle viscere della collina stessa mentre alla fine di via Egiziaca si possono ammirare alcuni resti appartenenti alla villa di Licinio Lucullo oltre che un altro splendido panorama sul porto e sul Vesuvio. Da qui, scendendo per le rampe, si arriva proprio davanti a Castel dell’Ovo e niente può togliere una passeggiata fino al Borgo Marinari, ai piedi dello stesso: se fatta in serata, permette di godere della brezza marina e della splendida visione di Napoli notturna.
Quanto costa visitare Napoli?
Se l’aspetto ludico e culturale di un soggiorno a Napoli è stato arricchito da piccoli percorsi divagativi, vorrei valutare quello economico, affinché i miei consigli e suggerimenti possano arrivare per le tasche di chiunque.
Parto dalla base, ossia dal mezzo di trasporto con cui si arriva: di voli aerei diretti ce ne sono tantissimi quindi basta scegliere quello più conveniente alle proprie esigenze (se prenotati in congruo tempo, si può spendere anche molto poco); lo stesso per il treno, visto che si può raggiungere la città anche con l’Alta Velocità (e questo lo si sa già da tempo), che per l’autobus.
Nel caso venga utilizzata l’auto, bisogna assicurarsi che il luogo scelto per dormire abbia il posto auto dedicato, altrimenti parcheggiare nelle strade diventa alquanto problematico: nel caso, sia in piazza Garibaldi che in alcune altre zone sono dislocati economici parcheggi pubblici (al Vomero c’è quello di Montedonzelli).
Sconsigliando altamente l’uso dell’auto, invito i viaggiatori a camminare per la città o, al massimo, utilizzare le metropolitane, più celeri e che conducono quasi dappertutto. Ovviamente, visto che si è parlato di dormire, i costi per una notte a Napoli variano in base alla stagione e al quartiere dove si dorme: scegliere di stare a Posillipo ovviamente ha un prezzo totalmente differente dallo stare in zona stazione.
Di hotel e B&B ce ne sono a iosa, basta trovare quello più adatto alle proprie tasche ed esigenze. Un buon suggerimento è guardare eventuali offerte anche di grandi alberghi: prima della pandemia alcuni miei amici hanno soggiornato tre notti al NH Napoli Panorama con poco più di 150 euro a persona ed è un 4*!
Percorso gastronomico a Napoli
Come non si può venire a Napoli e non perdersi nel dedalo di scelte delle cucina napoletana? Dallo street food al ristorante ricercato, tutto può variare tra il caso e la programmazione.
Il caso può portare ad assaggiare la frittura napoletana nel “cuoppo”, composto da crocchette di patate unite ad arancini (palle di riso) e mozzarella in carrozza (impanata e fritta), nelle varie panetterie o rosticcerie o apposite rivendite sparpagliate per la città oppure basta fermarsi in una qualsiasi salumeria e farsi preparare una “marenna”: verrà servito un enorme panino ripieno di un latticino (in genere mozzarella o provola) o un formaggio (il più richiesto è il provolone piccante), accompagnato da fette di salame napoletano o da un più dolce prosciutto cotto (costo per entrambi sui 5/7 euro).
Da contro, alcune soste culinarie possono essere appositamente programmate: è mia abitudine, infatti, concedermi la pizza in un locale storico del centro, ossia “Di Matteo” in via Tribunali che è un posto molto casereccio la cui pizza è spettacolare (sui 12/15 euro la spesa a persona, comprese anche le bevande).
Se poi si vuol gustare una pizza vicino al mare, suggerisco o la pizza fritta da “Mascardona” (chiedere a fine pasto gli straccetti, pezzi di pizza fritti conditi o con la nutella o con il cioccolato bianco o con la crema di pistacchi) oppure la pizzeria “Capuano”, entrambe a piazza Vittoria.
Qualora si decida per una prelibatezza diversa come la pasta, patate e provola o il baccalà fritto, nei quartieri spagnoli c’è Nennella: prezzi abbordabili per un menù ricco e piatti ottimi (sui 20 euro un buon pranzo) e, alla fine, canzoni per tutti! E per non perdersi anche la pasticceria napoletana, tanti famosi nomi possono deliziare le ottime colazioni o i caffè pomeridiani: a riguardo, una sfogliatella da Pintauro, in via Roma, è assolutamente da provare; il babà di Mary alla Galleria Umberto I non deve mancare e i fiocchi di neve di Poppella, nel rione Sanità, sono da degustare, soprattutto dopo una visita al Cimitero delle Fontanelle.
Se poi si vuol stare seduti ad oziare davanti ad un buon caffè servito con un’ottimo cabaret di pasticceria tra i monumenti napoletani, allora sedetevi da Scaturchio in piazza San Domenico Maggiore o da Carraturo in piazzetta Nilo e sentitevi tutti Re e Regine.