Da Timbuctu agli Zulu di Sudafrica e Mali
Dopo i percorsi turistico naturalistici si passa a quelli più a carattere storico sociale: Milko ci porta nel cuore della battaglia tra i Boeri e gli Zulu, all’interno del cerchio dei carri, monumento destinato a durare per l’eternità. E nel resto del viaggio conosciamo da vicino sia i discendenti dei primi Boeri (a Pretoria), sia gli Zulu di oggi, nella persona (illustre) di sua altezza Sifonsenkosi Zulu Desmaseni, fratello del Re. Nel melange di immigrazione delle grandi città sudafricane, ci sono anche gli italiani: come Valeria e Dante da Bologna e il loro “Tortellino d’oro” a Johannesburg.
Prima di tornare a casa, una cena tradizionale di saluto, dove Irene si esibisce cantando con un gruppo locale.
Insieme alla sua famiglia allargata, Syusy è sulle tracce della mitica Timbuctù in Mali, attraverso strade poco battute dai turisti e frequentate dai popoli tuareg. Lungo il cammino facciamo tanti incontri, spesso inattesi, e scopriamo perché i tuareg vengono chiamati gli uomini blu.
Ebbene sì, Timbuctù esiste! È un grande villlaggio che però fa ancora fatica, per fortuna, ad occidentalizzarsi. E’ ancora il luogo dal quale si parte per il deserto e il villaggio dove le diverse etnie del Sahara, assieme agli animali, convivono in attesa di viaggi tra le dune. Qui c’è la moschea di Gingari Bet, costruita da Kan Kan Mussad famoso e mitico re del Mali. Leggende vogliono che fosse talmente ricco da distribuire oro lungo il suo pellegrinaggio verso La Mecca, tanto da inflazionarlo e farne scendere il prezzo. La cosa più misteriosa di Timbuctù comunque è l’origine del suo nome… Syusy inizia le sue indagini del mistero dal libro di Grioll, sulle tracce dei Dogon, un antico popolo dalle incredibili conoscenze astrologiche, in grado di scrutare e leggere il cielo molto prima che i telescopi venissero costruiti. Per proseguire nel viaggio bisogna accodarsi a una carovana, ma come trovarla? “Basta seguire le cacche dei cammelli”. Il dromedario resta il mezzo migliore per avventurarsi nel deserto: “non si rompe, non consuma, è più affidabile e non ha bisogno di pezzi di ricambio!”. Puntiamo dritti in Libia, oltre le dune del Sahara centrale, verso le montagne dell’Acacus, ricche di pitture rupestri che raffigurano i Gramanti, i grandi cavalieri che si autodefinivano i primi tra gli uomini.
Appuntamento il 10 settembre su Rai 3. Silvia Salomoni Redazione VpC