Il sogno calpestato di Marino C., bloccato in Iran sulla strada per il Giappone
La vita presenta spesso un bivio, talvolta delle barriere. Nel mio viaggio, un Viaggio negli intenti a piedi dall'Italia al Giappone e ritorno, ha presentato barriere e bivi. Un'enorme barriera è stata posta sul mio cammino, interrompendolo. Una barriera invalicabile più dei monti che ho attraversato (le Alpi tra Italia ed Austria, i Carpazi in...
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La vita presenta spesso un bivio, talvolta delle barriere. Nel mio viaggio, un Viaggio negli intenti a piedi dall’Italia al Giappone e ritorno, ha presentato barriere e bivi. Un’enorme barriera è stata posta sul mio cammino, interrompendolo. Una barriera invalicabile più dei monti che ho attraversato (le Alpi tra Italia ed Austria, i Carpazi in Transilvania, i Balcani in Bulgaria, i Monti Pontici in Turchia); più vasta del Mar Nero che ho costeggiato (da Istanbul in Turchia a Jalta in Crimea, Ucraina, attraverso Bulgaria, Romania, Moldova); più torrida dell’agosto ucraino e più gelida del freddo gennaio ai piedi innevati del Monte Ararat in Turchia, mentre la barba ghiacciava. Persino più incomprensibile della babele di lingue conosciute nelle diverse nazioni. Ad obbligarmi ad un ritorno prematuro e infausto, fu infatti la lapidaria barriera della burocrazia ed i suoi officianti, il cui ignobile compito si erge ancor più elevato ed ampio di ogni ostacolo da essa imposto. Sul “nostro” pianeta Terra, una piccola quanto smisuratamente spregevole oligarchia di potenti, vieta ad un uomo (senza alcun diritto!), la libertà di passeggiare liberamente per il Globo, inventandosi e negando visti d’ingresso a date aree. Nel mio caso, giunto in Iran dopo 13 mesi di cammino, 8 nazioni attraversate (Italia, Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia, di nuovo Bulgaria, Romania, poi Moldova, Ucraina e nuovamente Turchia), calpestando circa 6000 km del “nostro” bellissimo Mondo, mi è stato negato il permesso da un gruppo di burocrati (nel quale annovero anche i burocrati dell’Ambasciata italiana di Tehran), di percorrere a piedi ottenendone i necessari visti speciali, i seguenti paesi: Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan, Kirghizistan e Cina. Ed essendo impossibile per le medesime ragioni proseguire a camminare verso oriente, vinto dallo sconforto e dall’imposizione di non poter coronare il mio Sogno, ho fatto ritorno alla mia città natale, Bergamo, la quale mi sta a poco consolando offrendomi la pace naturale dei suoi monti. E poco importa se ora il mio stato d’animo sia pessimo e la mia fiducia nelle leggi dell’uomo e nei politicanti d’Italia sia scomparsa. Perché in questo mio Viaggio magnifico finché è durato, ho incontrato le Persone, quelle vere, quelle che si arrabattano per sopravvivere giorno dopo giorno. E so che là fuori, alla faccia degli infiniti pregiudizi cui veniamo educati, c’è un popolo, l’Umanità, dall’anima nobile e limpida, che non conosce nefandezza. Vi stupirà apprenderlo, ma è più la gente buona di quella cattiva, più i buoni dei malvagi. Là, fuori dalle nostre, tristemente nostre quattro mura, c’è ancora un Mondo stupendo, un’Umanità degna di essere incontrata, compresa, vissuta, rispettata! In ogni dove ho imparato dall’uomo le leggi della solidarietà, dell’ospitalità. Ho appreso dalla Natura (in un rapporto quasi carnale eppur metafisico al tempo stesso), che si può vivere di sé stessi e nel rispetto di ogni essenza che aleggi in questo Universo. Ed ho compreso che nulla avviene per caso, seppur il più delle volte non se ne comprendano le ragioni. Il mio Viaggio (finché è durato) mi ha insegnato che un disegno di più ampio respiro seppur imperscrutabile, si cela dietro ogni cosa, e muove verso la direzione migliore a realizzarlo. Per questo io ed il mio sconforto, io e la mia confusione, ma anche io e le mie esperienze; io ed il mio essere mio, ci sediamo ora, il pensiero tra le mani, di fronte all’infinito mare degli avvenimenti e dei desideri. Certi che la nostra cogitante immobilità, come l’araba fenice, si rialzerà presto dalle proprie ceneri! E forte delle incommensurabili mani strette con emozione e affetto camminando sul Pianeta, leverà presto un calice colmo e strabbocante di vino (che sia italiano, bulgaro o ucraino), per un brindisi alla Vita, e ad essa in Pace! Dettagli e fotografie su Eurasia Pedibus Calcantibus, l’avventura di Marino Curnis: www.Eurasiapc.Com Aggiornamenti, informazioni, conferenze e proiezioni, apparizioni mediatiche, uscita del libro “Il Sogno Calpestato” (in cerca di editore): Contatti: info@eurasiapc.Com