Il Cavallo di Leonardo di Marco Caciolli – Quarta parte
Ah, tra le altre cose, io ero venuto per chiederle delle spiegazioni” “Su cosa Duboy?” rispose Lacona distrattamente “Ricorda quando siamo salpati? Avevamo lasciato il porto da poche ore quando, facendo un’ispezione in sala macchine, ho sentito il capo macchinista dare ordine perché la velocità sia tenuta al massimo per tutta la durata della traversata.
Mi sono chiesto come mai, visto che una tale procedura non era mai stata sperimentata; oltretutto lei sa meglio di me che più ci spingiamo verso nord e più diventa pericoloso tenere una velocità superiore ai quaranta nodi” “Non sono cose che la riguardano lo sa bene; è stata una mia decisione e fino a prova contraria la nave la comando io” “E invece credo che mi riguardino, dannazione; ho il diritto di sapere cosa sta succedendo su questa nave. Perché tanta segretezza? Perché per esempio c’è sempre una guardia all’imboccatura del secondo ponte? Perché mi è stato impedito proprio qualche minuto fa di entrare nel corridoio che porta alle cabine 105 e 106?” Lacona si girò bruscamente punto sul vivo “Cosa ha detto? Si scordi di quelle cabine ci siamo capiti?” “No accidenti; sono il vice comandante e voglio essere informato di tutti i particolari!” urlò irritato “Posso solamente dirle che…” Lacona si interruppe di colpo, dopo aver notato un movimento impercettibile del braccio destro del compagno, un movimento che Duboy non avrebbe mai fatto e in quel momento tutto gli fu chiaro.
Cercò invano di fuggire verso la porta spingendo, con quanta forza aveva, Duboy verso la parete, ma si accorse subito di essere in trappola: la porta era stata chiusa e non c’erano altre vie d’uscita.
Duboy, colto di sorpresa, non riuscì ad assorbire il colpo micidiale che lo aveva scaraventato contro la parete destra: indolenzito, si rimise in piedi e si avvicinò minaccioso verso Lacona.
“Chi sei?” disse sprezzante il comandante, mentre una piccola automatica veniva puntata contro la sua pancia “Chi sono non importa; quello che conta è che tu mi dia le informazioni che mi servono” “Razza di canaglia, non uscirai vivo da questa stanza” Una risata fragorosa ruppe la tensione di quei minuti, poi scese il silenzio: “Sei soltanto un povero illuso Lacona; parlerai, oh, se parlerai” e sparò contro la gamba destra.
Lacona cadde a terra con un gemito stringendo i denti per non urlare: sapeva che sarebbe morto, ma non voleva dargli soddisfazione; soffriva in silenzio, pieno di rabbia per non sapere come agire.
“Dove sono i documenti? In quale stanza?” “Va all’inferno maledetto” ringhiò Lacona Un altro sparo: sempre silenzio.
“Ti conviene parlare e morirai senza dolore” “Già è così facile per voi uccidere vero? E Duboy? Immagino che in questo momento non sia a casa in compagnia di una bella donna!” “Riesce anche a fare lo spiritoso, ma bravo! Beh, vedrà che tra qualche minuto non avrà più voglia di scherzare” “E’ tutto tempo perso, da me non otterrà proprio nulla; il suo perfetto piano comincia a fare acqua da tutte le parti”. Lacona si sforzò di ridere nonostante si sentisse sfinito, esausto; il dolore era insopportabile, eppure continuava a parlare con voce ferma e carica di disprezzo.
“Lei non è altro che un individuo meschino, un Killer da quattro soldi; crede davvero di riuscire a spaventarmi? Perché non la fa finita subito? Da quella distanza non dovrebbe certo mancare il bersaglio!” “Sta zitto! Ti piacerebbe che ti uccidessi subito vero? Ebbene sarai accontentato, ma non prima di averti estorto quello che voglio sapere” Lacona guardò negli occhi il suo avversario e disse quasi urlando “E’ solamente un illuso Duboy oppure dovrei dire…” Un altro sparo; Lacona si strinse la spalla sinistra con forza. Aveva gli occhi velati di morte, sentiva la vita fluire via insieme al sangue e al dolore, ma sorrideva ancora con quel suo spirito indomito e coraggioso.
A presto con la quinta parte del romanzo! La Redazione