Pierre Molinari e la riserva ecologica Pachijal in Ecuador
Emiliano: Ciao Pierre, so che hai avuto diverse esperienze come operatore nel sociale per molti anni, sparso fra Africa e America Latina. Perché fra tanti luoghi hai scelto di fermarti proprio in Ecuador? Pierre Molinari: In primo luogo il motivo più vecchio del mondo: una donna prima, poi una figlia che adesso ha 17 anni, vive con sua madre e con cui abbiamo un bellissimo rapporto! In secondo luogo tra tanti paesi l’Ecuador mi ha subito affascinato per la sua biodiversità che su un territorio relativamente piccolo rende possibile passare in poco tempo da un ecosistema all’altro. Un’esperienza che suscita ogni volta forti emozioni. Una volta ho avuto il piacere di accompagnare in una missione un esperto ambientale del Ministero italiano, Alfredo Guillet, che se ne uscì con questa definizione : “Ecuador il Paese Verticale!” Mai una definizione fu più azzeccata: in Ecuador puoi passare dai ghiacci dei 5-6000 metri al caldo torrido della costa equatoriale, viaggiando una sola giornata e attraversando numerosi ecosistemi, come se andassimo dalla Finlandia al Kenya! Poi qui in Ecuador la gente è amabile e semplice, la multietnicità esistente infonde grande ricchezza alle relazioni; infine apprezzo la magica speranza e la progettualità proiettata verso il futuro che esiste solo nei Paesi in Via di Sviluppo.
Emiliano: sul sito della vostra Riserva ho letto questa frase: “la volontà di dare un piccolo contributo alla Conservazione Ambientale con 100 ettari di Foresta Primaria”. Che significa esattamente? Pierre Molinari: Il nostro Lodge è stato costruito all’interno di 100 ettari di foresta di nostra proprietà. Rientra quindi nelle finalità della nostra iniziativa anche la conservazione del bosco. Il che vuol dire non tagliare alberi, riforestare le parti che erano state disboscate, non permettere la caccia. La cosa interessante è che i nostri stessi vicini si sono mostrati sensibili alla cosa manifestando l’intenzione di fare lo stesso con le loro proprietà, portando a 400 ettari la dimensione della foresta protetta. Da quanto sopra abbiamo tratto spunto per avviare alcune iniziative: – Recupero faunistico con la reintroduzione di animali sottratti alla cattività, in collaborazione con un centro di recupero di Mindo, il villaggio più vicino a noi; – Seminari di Educazione Ambientale erogati presso di noi agli allievi delle scuole di Quito; contatti con Università straniere al fine di costituire una stazione biologica dove gli studenti possano dedicarsi a ricerche di tipo scientifico, riferite alla flora e fauna del Bosco Nuvoloso, un ecosistema dalla alta biodiversità ma ancora scarsamente studiato; – Avvio della procedura per il raggiungimento dello stato giuridico di Riserva Naturale, a tal proposito è interessante notare che i 400 ettari di cui sopra confinano con 4000 ettari di proprietà demaniale, che vorremmo includere nella Riserva.
Quanto sopra viene realizzato senza alcun finanziamento esterno e quindi va da sé che chi dovesse venirci a trovare darà anche un contributo diretto alla realizzazione dei progetti ed alla conservazione ambientale. Oltre a godersi questo spettacolare pezzo di Natura, chiaro! Emiliano: Ho sentito dire che nemmeno le Galapagos sono più quelle di un tempo, perché per quanto le autorità siano attente e inflessibili, l’incredibile successo turistico sta minando il fragile e unico equilibrio del luogo. Qual è il tuo punto di vista in merito? Tu proponi un tipo di turismo ecosostenibile: credi che esista una contraddizione in termini? Pierre Molinari: Forse la risposta va ricercata in un contesto più ampio, analizzando il concetto intrinseco dello sviluppo economico adesso in auge. La contraddizione in termini esiste, come già spiegava un autore famoso molti anni fa, si assiste e ho assistito personalmente alle disastrose conseguenze, in termini umanitari di certi “sviluppi economici” in Africa e America Latina. Per fare un clamoroso esempio, nel Sud Est asiatico anni fa la Rivoluzione Verde (ovvero l’avvento della tecnica spinta in agricoltura) ha portato a un aumento incredibile delle rese per ettaro del riso, soprattutto grazie alla introduzione delle sementi ibride prodotte esclusivamente dalle industrie sementiere americane (le varietà ibride non possono essere riseminate come le varietà locali). Ma va detto anche che ha ridotto il paese a una grave sudditanza politica nei confronti delle industrie produttrici di sementi ibride, la cui produzione necessita di alta tecnologia, oltre ad una grave erosione genetica (perdita definitiva di centinaia di varietà locali di riso) derivante dall’abbandono del loro uso.
Anche le Galapagos, purtroppo non sfuggono alla logica di certi meccanismi economici perversi per ora vincenti. Potenti interessi privati da un lato, a fronte di timidi interventi regolatori (o inutili) di uno Stato debole, se non addirittura complice, e di una Comunità internazionale poco reattiva di fronte alla crescente influenza della iniziativa privata. Questa difficoltà si assiste anche in Paesi potenti come gli Stati Uniti, che non hanno potuto, o non hanno osato regolamentare, disciplinare il settore finanziario salvaguardando un minimo gli interessi collettivi, con le conseguenze che stiamo osservando in queste settimane. Sono convinto che a qualsiasi attività umana vada aggiunto la parola etica, vale a dire un insieme di valori-guida che, al di sopra delle teorie economiche, siano capaci di ridare un volto umano allo sviluppo in generale. In questi termini si può configurare la salvezza delle Galapagos e, oltre alla potenza dell’esempio, questi stessi termini guidano le nostre attività (mia e di Renato) alla Riserva Ecologica Pachijal.
Emiliano: Che ricordi hai della tua esperienza con Pat e Syusy? Pierre Molinari: Conservo un bellissimo ricordo di quell’esperienza, che mi ha permesso di rincontrare amici persi nel cammino della vita, inoltre ricordo l’intelligenza brillante di Syusy, la sua curiosità e la sua sincera sensibilità nei confronti dei problemi sociali. Così come ricordo con affetto la profonda umanità di Orso. Patrizio non ho potuto conoscerlo, perché in quel momento stava alle Galapagos.
Per contattare Reserva Ecologica Pachijal e-mail: info@pachijalreserve.Com web: www.Pachijalreserve.Com telefono (in Italia): 02-29534697 (Renato Gregorini) Ringraziamo Pierre per l’intervista e per alcune delle foto che vedete in questo articolo