Turismo e volontariato a Cuba: Un Bambino come amico

Roberto Borroni, giornalista e scrittore, ci racconta uno stralcio della sua esperienza come collaboratore dell'associazione onlus "Un Bambino come Amico" di Mantova. Sono di nuovo a Cuba insieme ad Alberto Ghidorzi. I container predisposti dalla associazione "Un bambino come...
Turisti Per Caso.it, 26 Feb 2009
turismo e volontariato a cuba: un bambino come amico
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Roberto Borroni, giornalista e scrittore, ci racconta uno stralcio della sua esperienza come collaboratore dell’associazione onlus “Un Bambino come Amico” di Mantova.

Sono di nuovo a Cuba insieme ad Alberto Ghidorzi. I container predisposti dalla associazione “Un bambino come amico” di Mantova, in collaborazione con il Gruppo di volontariato civile di Bologna, sono arrivati nel dicembre 2007 e nel marzo scorso; andremo nelle scuole per incontrare bambini e insegnanti, per verificare la bontà del materiale inviato, delle iniziative e per valutarne di nuove. Conosco due giovani giramondo: Roberto Borlini e Natalie, sua moglie. Hanno due bambine, una di quattro mesi e l’altra di due anni. Roberto è a Cuba da pochi mesi e coordina le iniziative del Gruppo di volontariato civile. Natalie, funzionaria dell’ONU a Roma, lo ha seguito. Roberto ha accumulato una esperienza straordinaria: prima in Bolivia come volontario poi in Nicaragua. Una bella storia, dove affetti e passione civile si mescolano insieme. Con lui incontriamo Santiago Borges Rodriguez, direttore del Celaee, l’istituto che promuove gli scambi culturali con i paesi dell’America Latina e d’Europa, che ci ringrazia e ci consegna un attestato per la solidarietà dimostrata nei confronti delle scuole speciali. Poi ci dirigiamo alla Sierra Maestra, dove ci accoglie con il consueto calore e affetto la direttrice Pilar. Festa grande e nel corso di una cerimonia veniamo nominati dai bambini “padrini” della scuola. Ancora un attestato ci viene consegnato quando ci rechiamo al circolo infantil, un asilo per bimbi con discapacità, che porta un nome che è un programma: Ernestito. Commovente l’incontro con i bambini della Solidaridad con Panama, una scuola speciale dove abbiamo inviato carrozzelle per paraplegici. Tetè, severa e affettuosa come sempre, ci conduce in giro per la scuola dove rivedo Pablo, lo studente peruviano, e assistiamo ad un balletto di danza classica che ha come protagonista una bambina focomelica dal viso dolcissimo e impertinente. Un acquazzone tropicale di una violenza incredibile ci accoglie quando entriamo nel giardino della villa, che fu della famiglia Batista, dove ha sede la William Soler Ledea, una scuola per sordociechi. L’associazione ha inviato alla Soler Ledea una quantità consistente di giochi didattici e di ruolo. Nei giorni successivi ci rechiamo a Mantua, alla escuelita Ormani Arenado Llonch. Lo scorso anno, per una serie di motivi, non avevo potuto andare. Quando arriviamo a Mantua il sole picchia duro. Le strade sono semideserte, è l’una. Davanti alla scuola non c’è anima viva e la cosa mi lascia perplesso. Nel 2006, la prima volta che visitammo Mantua, ci accolsero schierati bambini e insegnanti. Entro nella scuola e mi affaccio nell’ufficio del direttore. C’è Anamaria, la sua vice, che strabuzza gli occhi, fa un salto di gioia, mi salta al collo e mi chiede che ci faccio da quelle parti. L’equivoco si chiarisce in un breve lasso di tempo: si erano dimenticati di avvisarli della nostra visita. I cubani sono persone straordinarie, ma anche un po’ casiniste… Nel giro di pochi minuti la notizia si diffonde nella scuola: arrivano Mayhtee, Marybel e Beatriz. Raul, il direttore, è ad un corso di aggiornamento a Pinar del Rio. I bambini mi riconoscono e si fanno intorno. Nel cortile sono montati il campo da minibasket e da minivolley che avevamo inviato nel 2006. Alberto, vecchia gloria della pallavolo mantovana, non rinuncia ad una partitella con i bambini mentre io mi cimento nel ping pong. Nel pomeriggio, dopo un pranzo frugale, visitiamo le aule e abbiamo modo di costatare il buon uso che è stato fatto del materiale che abbiamo inviato. Ci congediamo verso sera, questa volta con tutti gli onori.

Il giorno prima del rientro in Italia Tatiana, metodologa del Celaee, mi fissa un appuntamento con Moraima Orosco Delgado, direttrice della educazione speciale del Ministero della educazione. Moraima mi ringrazia per l’attività che svolge l’associazione mantovana e conversiamo lungamente di iniziative future. Poi mi chiede se sono disponibile, in gennaio, a partecipare e a prendere la parola ad un convegno, che avrà luogo a L’Avana, cui prenderanno parte rappresentanti dei paesi della America Latina. Non faccio nemmeno finta di pensarci un attimo.

Roberto Borroni



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