Scrittori per Caso: Il Cavallo di Leonardo, ottava puntata!
Mentre attraversava il viale che portava alla villa non poteva fare altro che guardarsi intorno pieno di meraviglia: si trovava nel parco di uno degli uomini più ricchi ed importanti ed ancora non poteva credere che lui, un giovane laureato senza tanta esperienza, si trovasse proprio lì. Forse anche per lui era giunto il momento di farsi conoscere? Se avesse giocato bene le sue carte da quell’esperienza non poteva che trarre degli enormi vantaggi.
Scese di macchina e subito venne raggiunto da un maggiordomo che lo invitò ad entrare; lo condusse per le scale e poi si fermò di fronte ad una grossa porta di legno.
“Il signor. Helgermayer vi aspetta, prego” disse con voce melliflua battendo delicatamente le nocche sulla porta “Grazie” fu l’unica cosa che rispose ed entrò.
Rufus Helgermayer era seduto in fondo alla stanza sommerso da una miriade di fogli; la sua figura possente non passò comunque inosservata a Nico: era un colosso alto più di un metro e novanta, spalle larghe, muscoli possenti nonostante l’età non più giovane e folti capelli bianchi che ricadevano leggermente da una parte; aveva un’espressione ferma, risoluta, intensa, profonda: dava l’idea di un uomo eccezionale.
Rufus era lì, immobile, che lo stava scrutando, valutando, quasi penetrando con la mente nei suoi più intimi pensieri; fu proprio lui a rompere il silenzio.
“E così lei sarebbe il giovane rampollo dell’archeologia, signor Nico Costa? Bene, molto bene, mi fa piacere che abbia accettato la mia proposta” “Posso sapere come è arrivato fino a me?” “Signor. Costa lei forse non sa che abbiamo un amico in comune; il prof. Sentini, o per meglio dire il vecchio Paolo, è stato mio compagno di avventure per molto tempo. Non glielo aveva mai detto?” “No, anzi mi ha sempre fatto capire il contrario, ma io me lo sentivo che dietro a tutta questa storia c’era quella vecchia canaglia. Scommetto che è stato lui a parlarle di me” “Già, proprio così; stavamo discutendo dei nostri progetti quando gli chiesi se conosceva qualcuno a cui affidare una missione molto importante. Avevo bisogno di una persona giovane che fosse in grado di affrontare pericoli di ogni sorta e che avesse un grande amore per l’antichità: Paolo mi parlò subito di lei. A proposito è sempre tremendo con gli studenti?” “Oh sì, più passano gli anni e più diventa cattivo” “Avrebbe bisogno di una bella avventura, di uscire da quella sua aula; passa più tempo lì che a casa” “Ha proprio ragione, ma come si fa a schiodarlo da quella scrivania?” “Eh sì, lui ha sempre preferito i libri a tutto il resto. Comunque, torniamo a noi e al motivo per cui lei è qui.” Rufus Helgermayer si alzò dalla sua poltrona, si accese in silenzio un grosso sigaro, e poi fece cenno a Nico di seguirlo nella stanza attigua; essa racchiudeva la sua collezione privata, tutto quello che aveva faticosamente trovato nel lungo corso della sua vita e che adesso custodiva gelosamente.
Aveva proprio un amore morboso per le sua collezione tanto che almeno una volta al giorno doveva andare ad ammirarla: era il suo piccolo vizio, ma gli piaceva.
Nico era senza parole di fronte a tutta quella meraviglia: vi erano più di duecento pezzi appartenenti ad ogni epoca, incredibilmente conservati e ben tenuti.
“Le piace signor. Costa?” “E’ veramente stupenda, non avevo mai visto niente di simile prima d’ora” “Ha ragione, è unica al mondo; molti musei me la invidiano, ma io non la darei via nemmeno per tutto l’oro del mondo. Vede ogni pezzo per me rappresenta uno spaccato di vita, ognuno mi racconta la sua storia ed io riesco perfino a sentirla; qui c’è tutta la mia vita” “La capisco perfettamente; soltanto una persona con un amore profondo per l’antichità può apprezzare il valore storico di questi pezzi; sono convinto che non potevano cadere in mani migliori” “Signor Costa lei mi piace sempre di più e sono sempre più convinto di aver trovato la persona giusta.” “Lei mi lusinga troppo” “Suvvia, non faccia il modesto; lo sa che conoscendola più a fondo mi sembra di rivedermi giovane, intrepido e avventuriero? Lei mi somiglia molto e per questo penso che ci intenderemo molto bene.” “Lo credo anch’io” rispose Nico sorridendo “Molto bene; ora mi stia a sentire con attenzione: ha mai sentito parlare del Cavallo di Leonardo?” “Il “Gran Cavallo”, come alcuni amano chiamarlo? certo” “Proprio quello; e lei saprà anche della sua storia” “E come non potrei; fu commissionato a Leonardo nel 1482-83 da Francesco Sforza per rendere onore al duca di Milano e all’intera casa sforzesca; sfortunatamente non fu mai portato a termine e di lì a pochi anni se ne persero perfino le tracce” “Questo è in parte vero” replicò Rufus gettando una grossa nuvola di fumo verso il soffitto “ma non è tutto” “Cosa intende dire?” “Bhe, noi sappiamo che Leonardo si preparò alla realizzazione dell’opera con lunghissimi studi sull’anatomia del cavallo: il suo progetto era grandioso e lui vi lavorò scrupolosamente per molti anni senza però poterlo terminare” “La caduta di Ludovico il Moro! Ma certo!” “Esattamente; il modello in terra era già pronto, mancava soltanto di gettarlo in bronzo, quando i Francesi occuparono Milano e non se ne seppe più nulla” “Fu verso la fine del 1400 che il ducato cadde in mano francese; non è possibile che il modello in creta sia stato trafugato e portato a Parigi? Dopotutto è nota la mania dei Francesi per le opere d’arte” “E’ un’ipotesi che avevo molte volte preso in considerazione fino a quando non mi ero persuaso che non poteva che essere l’unica soluzione possibile; ma negli archivi francesi non ce n’era traccia e quindi o era finita nelle mani di qualche privato oppure era davvero andata distrutta durante l’occupazione del ducato” “Da non credere” “Già, sembrava che non ci fossero vie d’uscita, che un capolavoro del genere dovesse essere dimenticato” “Se non ricordo male anche i disegni e gli schizzi non furono più trovati” “Tutto era andato perduto; sparito senza lasciare traccia, almeno fino a poco tempo fa” “Che cosa intende dire?” “Che siamo riusciti a scoprire come sono andate veramente le cose” Se Nico avesse vinto due miliardi alla lotteria sarebbe stato sicuramente meno sorpreso; quella notizia lo aveva letteralmente lasciato senza fiato, e ora cominciava a capire il motivo per cui era stato chiamato.
“So che adesso lei mi dirà che sono pazzo, ma le posso assicurare che quanto sto per dirle è assolutamente vero”