Patrizio intervistato per “Io l’Impresa”, il magazine di Cna Bologna
Patrizio: L’idea della rivista è stata proposta della Edizioni Master. Conoscere le intenzioni dell’editore ci lasciò a dir poco sorpresi, se non increduli: creare una nuova rivista proprio quando i periodici dedicati al turismo erano in crisi? Siamo stati convinti a tentare questa avventura e dopo alcuni mesi di preparazione abbiamo creato una rivista che ricalca la “filosofia 2.0” adottata in precedenza dal nostro sito: un prodotto fatto dai viaggiatori per i viaggiatori, fortemente collegato a un portale che ogni mese conta 6 milioni di pagine sfogliate e 600 mila utenti unici.
Simone: Al momento di questa intervista sta arrivando in edicola il secondo numero. Com’è andata la prima uscita? Patrizio: Al di là delle più rosee aspettative, con 235 mila copie vendute. Ovviamente si è trattato di un risultato su cui hanno influito anche la campagna promozionale e la curiosità dei lettori. Non sarà facile raggiungere la stessa tiratura ma siamo curiosi di vedere come si assesteranno le vendite.
Simone: Definirvi dinamici è un eufemismo. Quali altre iniziative state curando in questo periodo? Patrizio: Diverse. Syusy e io abbiamo ideato uno slowtour intitolato Italia senza benzina . E’ un progetto che abbiamo approntato per raccontare gli itinerari di quella “Italia minore” che spesso non vengono considerati dal grande pubblico, ma che invece possono rappresentare una valida alternativa ai viaggi verso le mete italiane più conosciute. Alla base di questa iniziativa c’è il desiderio di rivitalizzare questi territori, ricordare agli italiani che esiste un turismo appagante anche poco lontano da casa. A livello individuale Syusy si sta occupando del montaggio de I Popoli del Mare, realizzato da entrambi, mentre io continuo a condurre una serie dedicata alla storia degli oggetti su History Channel.
Simone: E della trasmissione Turisti per Caso non ci dice nulla? Patrizio: No, perché al momento i rapporti con Rai 3 sono “congelati” e non possiamo dire se e come riprenderà.
Simone: Eppure il successo non vi è mai mancato. Patrizio: La fase di stallo non dipende dal gradimento, quanto dal momento di incertezza che sta attraversando la televisione di stato, un aspetto che rende difficile la programmazione.
Simone: In attesa vedere ancora Turisti per Caso in tracciamo un piccolo bilancio di questi anni? Patrizio: La prima edizione andò in onda nel 1991 e ha continuato ad essere trasmessa fino all’anno scorso. Riuscire a condurre un programma così a lungo ha rappresentato una enorme soddisfazione professionale e umana. Il gradimento ottenuto ha ripagato oltre le più rosee aspettative il nostro tentativo di raggiungere la piena identificazione dello spettatore con Syusy e me. I telespettatori hanno riconosciuto in noi gli stessi atteggiamenti, le stesse curiosità che provano quando viaggiano. E’ stata anche bello anche veder premiato il nostro modus operandi .
Simone: E sarebbe? Patrizio: La trasmissione è stata sempre interamente prodotta da noi, con il pieno controllo sul prodotto finale prima che arrivasse alla Rai. Questo aspetto ha appagato il desiderio “marxista” di avere il pieno possesso dei mezzi di produzione, grazie a strumenti che la tecnologia rendeva accessibili a tutti o quasi.
Simone: La realizzazione delle trasmissioni vi ha in pratica costretti a operare come una vera e propria azienda. Cosa significa essere imprenditori? Patrizio: E’ un mestiere che comporta difficoltà enormi. Ad esempio per le questioni normative, con le leggi complicate e spesso obsolete. Non a caso, viaggiando per la trasmissione abbiamo conosciuto tanti italiani che hanno scelto di vivere in altri paesi proprio per sfuggire alle pastoie che ne limitavano l’iniziativa. Questo per non parlare dei problemi che si incontrano spesso per ottenere i finanziamenti dalle banche. Le difficoltà dell’essere impresa ci hanno portato a voler restare una piccola realtà di nicchia, senza appesantirci: spesso più aumentano le dimensioni di una società e più numerosi sono i bastoni che vengono messi fra le ruote.
Simone: Qual è la percezione che le persone incontrate durante i vostri viaggi, italiane e non, hanno di Bologna? Patrizio: Nel mondo l’immagine della città è ottima. Bologna viene ancora considerata una città bella, con un’alta qualità della vita, dove si mangia bene, dove si trova la più antica università del mondo. Ma bisognerebbe poi vedere se questa immagine corrisponde alla realtà.
Simone: Secondo lei ci sono delle differenze fra i due aspetti? Patrizio: La città, e questo è un pensiero diffuso, ha perso parte delle caratteristiche che ne facevano un luogo speciale, preso ad esempio. A cominciare dalla compattezza del suo tessuto sociale, sempre più sfilacciato, per poi finire alla mancanza delle infrastrutture necessarie.
Simone: A quale si riferisce, alle grande arterie di traffico attese da molti? Patrizio: Il mio discorso non riguarda tanto le autostrade quanto le piccole infrastrutture, quelle che rendono vivibile un luogo per chi ci vive e per chi vi arriva per visitarlo. Mi vengono in mente i sentieri per i pedoni, o le piste ciclabili, insomma tutte quelle piccole opere che contribuiscono a fare di una città un luogo a misura d’uomo.
Simone: Sono passati circa trent’anni da quando con Syusy Blady e altri promettenti cabarettisti bolognesi organizzavate spettacoli al Circolo Pavese di via del Pratello. Prova mai nostalgia per quella esperienza? Patrizio: Sotto certi aspetti non dobbiamo averne: eravamo dei presentatori/divulgatori allora e lo siamo anche oggi, costantemente impegnati collegare persone, talenti, esperienze con il pubblico. A mancare, se mai, è l’atmosfera, la disponibilità al dialogo, alla novità che aveva la nostra città in quegli anni. Proprio come quella dimostrata dall’Arci, quando proponemmo di organizzare gli spettacoli al Circolo Pavese. Eravamo dei perfetti sconosciuti, eppure ci misero alla prova, ci diedero fiducia.
Simone: Sempre parlando del passato, che ricordo le è rimasto dello spettacolo che fece nell’ormai lontano ’95 in Piazza Santo Stefano, per il 50° anniversario della nascita di Cna? Patrizio: E’ un ricordo ancora molto piacevole, e non solo dal lato artistico. La cosa più importante fu il significato dell’evento, che celebrava mezzo secolo di un ente che rappresenta migliaia e migliaia di artigiani e piccoli imprenditori, poiché le piccole realtà hanno avuto un ruolo fondamentale per il benessere diffuso e la coesione sociale tipici di questo territorio. E, se la cittadinanza avrà fiducia in loro, valorizzandone l’attività e acquistandone i prodotti, potranno continuare a svolgere la stessa importante funzione, contribuendo a limitare le storture del capitalismo moderno, ormai sotto gli occhi di tutti.