Que Ecuador: il diario di Nicoletta da Esemeraldas
Esmeraldas, Santa Rosa de los Epera
Esmeraldas e una città costiera che, obbiettivamente, offre ben poche attrattive turistiche. Le differenze, per chi arrivi da Quito o da altre città andine più turistiche, sono marcate, anche se, dopo una settimana di permanenza, quella che le guide turistiche definiscono come “la città più pericolosa dell’Ecuador”, per noi e ormai familiare e a suo modo accogliente.
A Esmeraldas abbiamo incontrato molte persone che lavorano con le comunità indigene che abitano luongo i fiumi Cayapas e Santiago, tra cui Daniela, che ci ha accolto, incoraggiato e aiutato nel nostro avvicinamento alla comunità Epera. Daniela è medico, si occupa di epidemiologia comunitaria e ha lavorato molti anni con le comunità della zona portando assistenza medica e collaborando a progetti di formazione e informazione sanitaria. Con grande professionalità e con la semplicità di chi e abituato a lavorare con le comunità indigene, Daniela ci ha spiegato in cosa consiste il suo lavoro e quali sono i problemi con cui si confronta quotidianamente: lungo i fiumi della zona di confine sono purtroppo diffuse molte malattie endemiche o dovute a condizioni igieniche precarie, all’alimentazione, all’acqua come ai costumi e alle abitudini delle comunità. La mortalità infantile è molto alta e i dati raccolti mostrano come le cause siano spesso denutrizione, dissenteria e problemi legati al parto.
La determinazione e l’entusiasmo di Daniela sono stati per noi un’ulteriore conferma della necessità di portare avanti il progetto di aiuto alla comunità degli indios Epera, che al nostro arrivo a Santa Rosa ci hanno accolto con cortesia, rispetto e grande disponibilità.
L’incontro con la comunità è stato illuminante, riuniti insieme sotto la grande cabaña che funge da scuola e da centro di ritrovo abbiamo discusso, raccolto informazioni e pareri e cercato di capire quali siano le esigenze della “Nacionalidad Epera”.
Abbiamo scoperto, con gioia, che la comunità, organizzata in un consiglio presieduto da Manuel Capena, ha già presentato un progetto per la potabilizzazione delle acque attraverso la CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador).
Quella che Suor Victoria indicava come prima esigenza della comunità è dunque, per gli stessi Epera, una priorità cui hanno deciso di far fronte organizzandosi e presentando un progetto al governo ecuadoriano. Per un popolo abituato a vivere sul fiume e del fiume cambiare le proprie abitudini, fronte all’impossibilita di continuare a usare l’acqua del Rio Cayapas per usi alimentari e domestici, è un passo molto importante a cui se ne sono aggiunti altri in ambito culturale e educativo, a conferma della volontà degli Epera di portare avanti uno sviluppo coerente e rispettoso delle proprie tradizioni.
Wilson Poirama, coordinatore della unita educativa della comunità, ci ha spiegato che, grazie all’impegno dei maestri Epera e al sostegno di professionisti universitari, la scuola di Santa Rosa offre ora formazione bilingue ai bambini fino ai 12 anni. Wilson ci ha mostrato il dizionario (Sia Pedee – Castigliano) di cui dispongono maestri e alunni e abbiamo constatato con piacere che i bambini come gli adulti del villaggio parlano ora correntemente Sia Pedee, un risultato che testimonia il lavoro svolto da dieci anni a questa parte. Quello che manca, visto che i libri di testo sono forniti dallo stato, è materiale didattico in lingua, libri che parlino delle tradizioni e delle credenze Epera e dei computer perché i ragazzi possano imparare ad utilizzarli. Lina Ruiz invece, promotrice sanitaria che si occupa di vigilare sullo stato di salute della comunità, ci ha spiegato quali siano su questo fronte le esigenze degli Epera. Abbiamo discusso dunque della necessità di dotare la scuola e le case di servizi igenici, visto che attualmente il villaggio ne è sprovvisto, e di trasmettere ai bambini semplici norme relative all’igiene personale per evitare che si ammalino a causa di piccole mancanze.
Il lavoro da fare dunque, prima di portare i turisti a Santa Rosa, è lungo e molti sono gli interventi necessari sia a livello culturale e sanitario, sia per quanto riguarda le strutture, ma l’impegno che la comunità ha dimostrato nel perseguire i suoi obbiettivi non può che incoraggiarci a collaborare con gli Epera, supportandoli nel processo di rivitalizzazione culturale che hanno intrapreso.
Le foto di questo articolo sono di Alessia, guarda la sua pagina di Flickr