Speciale Cammino di Santiago: un’esperienza di vita, un’esperienza dovuta
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Il Cammino di Santiago: un’esperienza di vita, un’esperienza dovuta.
di Alberto Bosque Coello
Ma che cos’è questo Cammino? Perché lo fanno in tanti? Duemila anni fa, secondo la fede cristiana, l’Apostolo Santiago è stato sepolto ad Iria Flavio. Nel 813, un pastorello scopre la tomba in un posto segnalato da una stella. (Da cui, Campus Stellae, e perciò, Santiago di Compostela). Il Vescovo della zona e il Re delle Asturie costruiscono una cappella in onore dell’Apostolo. Così, più di 1.000 anni fa, si mettono le basi per il pellegrinaggio a Compostela. Nel Medioevo si parte verso Compostela per una promessa, per una penitenza, e perfino per scontare una condanna giudiziaria. Qualunque fosse il motivo, quei pellegrini medioevali cominciano a marcare una rotta, una via, appunto un Cammino, che diventa così, il primo itinerario turistico della Storia. Lungo il percorso si organizzano ospedali, templi e chiese, ponti per agevolare il passo dei fiumi. I pellegrini marcano il Cammino con le loro orme. Non è un Cammino che si percorre, ma una rotta che vanno creando dal niente, gli stessi pellegrini al loro passo. Le orme diventano sentiero e i paesi si fanno città. E le idee e le culture dei nuovi arrivati, si accolgono nei territori spagnoli, come succede ad esempio con l’arte Gotica.
Nel 1.130 il prete francese Picaud, scrive il “Codex Callistinus”, la prima vera guida turistica della storia, con dettagli sul che fare, che visitare, dove dormire. Era proprio un “turista per caso”. Il passo dei pellegrini, unito a questa guida, fanno che il camminare diventi Cammino, una rotta già più precisa e quasi stabilita. Altri pellegrini vengono da altri posti e nascono così il Cammino portoghese, quello che viene chiamato dell’Argento e che viene dal Sud della Spagna, e quello del Nord parallelo alla Costa. Ma è quello francese quello più frequentato e tradizionale. Dopo un millennio sono cambiate alcune cose, ma non tutte. I cavalli sono stati sostituiti dalle biciclette, abbiamo anche alberghi di lusso, le condizioni di salubrità sono migliorate, ma lo spirito del Cammino rimane lo stesso: centinaia di pellegrini sono ogni giorno nel Cammino, camminando, pedalando, parlando con gli altri o con se stessi, andando verso Santiago ma godendo ogni centimetro del percorso, della sua cultura, della gastronomia e innanzitutto delle persone. Perché migliaia di persone si mettono in movimento per fare questo Cammino? Nacque come pellegrinaggio, e continua ad esserlo. Curiosamente in tanti lo fanno per conoscere altre persone, per motivi culturali, oppure per sfida con se stessi, sia sportiva che spirituale. Aldilà di quali siano i motivi per iniziarlo, quello che è sempre sorprendente è come questo itinerario “turistico” colpisca, lasci il segno nelle persone che lo fanno. Quando torniamo da una crociera, da una vacanza al mare, o da una visita ad una città, parliamo agli amici per qualche giorno. Quando uno ha fatto il Cammino parla delle proprie esperienze per anni. E, incredibilmente, quando arriva a casa, già sta pensando ad organizzare il successivo viaggio verso Santiago, cambiando magari compagnia, mezzo di trasporto. Conosco persone che lo fanno ogni anno! Il Cammino è adeguato a tutti. Si può pensare che sia esclusivamente per coloro ai quali piace camminare. Ma non è così. Uno è un pellegrino anche camminando meno di un altro più allenato. Siamo pellegrini dentro! E’ una rotta per giovani ed anziani, per cristiani ed atei, per sportivi e pigri. Ognuno adatta il Cammino alle proprie possibilità e necessità. C’è un solo limite. La Chiesa rilascia un attestato comprovante il Pellegrinaggio a quelli che camminano almeno 100 km o che fanno 200 km in bicicletta. Addirittura, ha un altro vantaggio. Può essere estremamente economico, dal momento che si fa a piedi e si può anche dormire negli ostelli con altri pellegrini ad un prezzo simbolico. Itinerario storico, affascinante, dichiarato “Itinerario Culturale Europeo” dalla CEE e Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Vacanza indimenticabile, di quelle che ti cambiano la vita. Riposante e attiva. Intensa. Un’esperienza, come dicevo, di vita e dovuta.
Solo resta sapere quando si parte!