Cose dell’altro mondo, altri tre racconti
Siamo nella frenetica Rio de Janeiro. Abbiamo solo due giorni e mezzo a disposizione per visitare i punti più interessanti della città. In questo siamo aiutati da Ema, una signora di Rio, che ci fa da guida. Ema segue l’itinerario che abbiamo già preparato da casa ma ci fa anche visitare qualche luogo interessante al di fuori delle rotte più battute dai turisti. Sono le sette del mattino e ci siamo appena svegliati. Non abbiamo dormito molto perché ieri sera abbiamo cenato in un tipico ristorante di Rio e siamo rientrati tardi in albergo. Poco importa perché quando si è in viaggio non si deve perdere troppo tempo a dormire ma bisogna muoversi e visitare tutto il possibile.
Ancora un po’ assonnati ma di ottimo umore, apriamo la tenda della nostra camera che guarda la silhouette di Copocabana.
Fra il nostro albergo e la spiaggia c’è solo l’ampia e trafficata avenida Atlantica tagliata nei due sensi di marcia da uno spartitraffico lastricato largo una decina di metri. E’ divertente dare un’occhiata dalla finestra e osservare la città che si sveglia. Alcune persone stanno facendo jogging. Fino alle dieci del mattino il traffico lungo le due carreggiate è a senso unico per agevolare l’entrata in città dei lavoratori poi ritorna regolarmente a doppio senso. Paolo richiama la nostra attenzione:
-“Venite a vedere, c’è una vaschetta nel divisorio stradale”.
Pensiamo che l’abbia dimenticata qualcuno nella notte perché ieri sera non c’era. Continuiamo a preparaci per scendere a fare colazione. Nella nostra camera c’è un certo andirivieni perché condividiamo il bagno in tre e cerchiamo di gestirne l’uso al meglio con ripetute soste brevi. Questo movimento ci fa passare spesso davanti alla finestra che guarda l’avenida sottostante e ogni volta viene spontaneo “buttare l’occhio” sulla strada e i suoi frequentatori.
Notiamo che alla vaschetta si sono aggiunti altri due elementi inconsueti per uno spartitraffico: una tanica e alcuni “stracci” non bene identificati.
Dobbiamo rispettare un orario per il nostro tour mattutino e abbiamo perso tempo per capire qualcosa di più su un ipotetico lavaggio della pavimentazione perciò in qualche modo, da adesso in poi, dobbiamo affrettarci. D’accordo con Paolo e Marianna decido di completare la mia preparazione dandomi un velo di trucco davanti alla finestra della camera piuttosto che in bagno. In questo modo terrò sotto controllo la strada sottostante. Mi sembra un’ottima idea; con un occhio mi trucco e con l’altro guardo fuori. Passano pochi attimi e da sotto la nostra finestra vedo apparire una signora di mezza età dalle forme rotonde, con una borsa e una poltroncina pieghevole. La donna attraversa la prima metà dell’avenida e poi, invece di attraversare l’altra metà della strada ed arrivare direttamente in spiaggia, si ferma nello spartitraffico.
– “Ma perché?”, commento ad alta voce. “Cosa dovrà fare?”
Anche Paolo e Marianna ora sono con me. Ci rendiamo conto che poco alla volta la risposta arriverà da sé, dobbiamo solo pazientare qualche istante. La signora infatti apre la poltroncina, la posiziona al centro della pavimentazione, prende uno “straccio” (in realtà un telo da mare) e lo stende sopra con cura, solleva la tanica e versa acqua nella vaschetta poi si toglie il vestito e rimane in bikini! Dalla borsa estrae un flacone, si spalma una lozione su viso e collo poi si siede, immerge i piedi nell’acqua, distende le braccia lungo i fianchi della sedia e, mentre le auto transitano alla sua destra e alla sua sinistra, comincia a prendere il sole.
La bella spiaggia di Copacabana è 20 metri più avanti!