Lao please don’t rush!
Stavamo andando a comprare i biglietti del pullman quando d’improvviso sfreccia davanti a noi in bicicletta il nostro amico Takash, anche lui deciso a partire la sera stessa. Baci e abbracci, salti e balletti per celebrare l’incontro del tutto casuale. Decidiamo tutti di fermarci un altro giorno e di andare alle vicine cascate di Kuang Si la mattina seguente, per poi partire il pomeriggio. Essendo le cascate a circa 40km dalla città, si rendeva necessario affittare un tuk tuk per l’intera giornata; più gente c’è, meno costa il passaggio in tuk tuk. Ci siamo quindi messi alla caccia di altri turisti per formare un gruppo di 6 e far calare il prezzo. Abbiamo iniziato a chiedere un pò in giro a quelli che ci ispiravano simpatia, e siamo stati bravissimi, nemmeno facendo colloqui per mesi avremmo potuto trovare gente migliore. Eravamo riusciti a reclutare un altro ragazzo giapponese, Ohno, ed una coppia tedesca, Nina e Renè. La giornata alle cascate era stata stupenda, così abbiamo deciso di posticipare la partenza di un altro giorno e di trascorrere l’ultima sera tutti insieme, anche perchè sarebbe stata l’ultima volta che avremmo visto Takash, essendo il suo visto in scadenza. La serata è stata memorabile, anche grazie alla presenza di un altro vecchio amico, il Lao Lao! 🙂
Ci siamo dati appuntamento per le 20.00 in una piccola vietta all’interno del mercato notturno, dove servono esclusivamente cibi già pronti e carni alla griglia da consumare tutti insieme su tavolate comuni. Terminata la cena, in cui ci ha raggiunto un altro ragazzo giapponese, Kengi, abbiamo iniziato a giocare con le carte ad un “drinking game” imparato in Malesia. Risultato della serata: Arinè, ossia la versione giapponese di Renè, in quanto per i giapponesi sembra impossibile pronunciare correttamente il suo nome tanto che, dopo svariati e vani tentativi, la versione più decente era appunto Arinè, è stato forzato ad abbandonare il tavolo da gioco da Nina perchè evidentemente troppo ubriaco; Kengi si è addormentato su uno dei tavoli del mercato, ormai chiuso da diverse ore; dopo averlo trasportato a spalle alla sua guesthouse, Ohno si è ricordato di essere venuto in bicicletta, solo che non ricordava assolutamente dove l’avesse parcheggiata. Dopo un’oretta di ricerche abbiamo gettato la spugna e lui ha dovuto sborsare 50 dollari americani per ripagarla! Comunque, che risate… e ora siamo ancora più fan dei giapponesi, sono davvero eccezionali!
Il giorno seguente, salutato Takash, abbiamo preso il pullman notturno per Luang Nam Tha. Il viaggio avrebbe dovuto durare 7 ore e saremmo dovuti arrivare a destinazione alle 4.00 di notte. I sedili erano davvero scomodi e l’autista pompava musica ad alto volume, nonostante l’orario. Non siamo riusciti a chiudere occhio, a parte dalle ore 3.15 alle ore 4.30, giusto il tempo per saltare la nostra fermata. Peccato che la fermata seguente era fissata alle ore 9.00 al confine con la Thailandia. Arrivati li abbiamo dovuto attendere un’oretta un altro bus che ci ha poi riportato indietro. Morale della favola, da 7 ore il viaggio è diventato di 18 ore. E anche qui un’altra storia; sul primo bus abbiamo conosciuto un ragazzo (non riportiamo la nazionalità perchè Aga si vergogna troppo :-), anche lui diretto a Luang Nam Tha. Durante la notte, quando il bus era fermo alla fermata di Luang Nam Tha, avendo visto che noi dormivamo placidamente ha pensato bene di non scendere, per qualche strana ragione sicuro che noi sapessimo esattamente quale fosse la fermata giusta. Verso le 5.00, una volta compreso l’errore, ha scaricato ogni colpa su di noi, ritenendoci responsabili del fatto che anche lui avesse saltato la fermata giusta. Ma non è tutto. Durante l’attesa del secondo autobus, ha deciso di andare a mangiare un boccone in un ristorante dove poi ha dimenticato il suo cappellino. Accortosi della perdita, quando ormai eravamo in viaggio da un bel pezzo, ha iniziato a sbraitare come un matto e a prendere a pugni il sedile davanti a sè, insultando tutto e tutti. Non trovando pace per le prossime ore, ha addirittura intimato all’autista del bus di recuperare il cappellino, durante il quotidiano giro tra le due città, e di portarlo alla stazione di Luang Nam Tha, perchè lui nei prossimi giorni sarebbe andato a recuperarlo. Il povero autista, non parlando inglese, non ha ovviamente capito un accidente di tutto ciò. A quel punto il ragazzo ha completamente perso la testa, iniziando a riempire tutta la popolazione del Laos di insulti perchè incapace di comprendere una cosa così semplice… fortunatamente la gente non si è nemmeno resa conto di tutto quello che stava accadendo e ha continuato a sorridere alle sue scenate isteriche come se niente fosse, cosa che lo faceva alterare ancora di più. Davvero esilarante!! Consigliamo a tutti quanto abbiamo consigliato al ragazzo con la crisi di nervi; il Laos non è il posto ideale per chi ha troppa fretta e pianifica ogni cosa nei minimi dettagli. Gli intoppi sono all’ordine del giorno, i bus si rompono continuamente costringendo i passeggeri a soste anche molto lunghe, la gente non ha mai fretta e, di conseguenza, i ritardi sono una consuetudine e la percentuale di beccare una coincidenza è la stessa di fare 6 al Superenalotto. Quindi rilassatevi, adeguatevi al lento ritmo del posto e godetevi anche la bellezza dell’imprevisto, perchè saranno soprattutto le cose non pianificate che vi ricorderete una volta tornati a casa. Inoltre, cosa scontata ma che a volte viene dimenticata, in Laos, come in molti altri paesi, la lingua ufficiale non è l’inglese, e anche il linguaggio del corpo non è uguale al nostro, quindi non prendetevela se se la gente non vi comprende. Comunque, appena scesi dal bus siamo riusciti a seminare il nevrastenico. Lasciati i bagagli nella guesthouse e data un’occhiata ai tour organizzati dalle agenzie di viaggi, abbiamo deciso di provare ad entrare in contatto con le “minorities” per conto nostro. L’indomani abbiamo affittato una moto e siamo partiti per Muang Sing, un piccolo paesino al confine con Cina e Birmania, da cui vi scriviamo adesso. Non vediamo l’ora di conoscere meglio questi gruppi etnici ed osservare il loro stile di vita e le loro tradizioni. A pretissimo per un resoconto completo!!!