Luca e Aga in Myanmar

Il giro del mondo continua: diario dei "Burmese Days"
LucAga, 02 Mag 2011
luca e aga in myanmar
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Ed eccoci qua, indecisi se comprare il biglietto andata e ritorno per Yangon… Andare o non andare, andare o non andare… Mmmmmh… Sono moltissimi i pro ma l’unica ragione che ci rende dubbiosi se comprare questo benedetto biglietto aereo ha davvero un forte peso. Il paese, come certamente saprete, è oppresso da un’odiosa quanto crudele dittatura militare, ed il pensiero che i nostri soldi possano finire nelle mani del governo ci riempie di disgusto. Inoltre, ogni tipo di comunicazione con l’esterno del paese è bloccata; nè Internet nè i cellulari funzionano e anche l’invio di e-mail viene spesso interrotto dall’ossessionante censura del governo. Avremmo voluto confrontarci con altri viaggiatori ma non siamo riusciti ad incontrare molta gente che avesse visitato il paese prima di noi, un pò a causa della dittatura, un pò a causa dell’errata convinzione che il Myanmar sia un paese estremamente pericoloso.

La decisione non è semplice ma riusciamo a raggiungere un compromesso tra l’angioletto ed il diavoletto appoggiati sulle nostre spalle: andremo in Myanmar ma solo per 2 settimane, senza allontanarci troppo dalle aree turistiche e cercando di limitare l’afflusso di soldi nelle tasche del governo Burmese. Qualche giorno prima della nostra partenza scopriamo che in Myanmar accettano esclusivamente dollari americani praticamente immacolati, senza nessuna macchia, senza nessuna piega e solamente con data successiva al 2006. Andiamo quindi alla ricerca di banconote nuovissime, un po’ negli uffici di cambio di Bangkok, un po’ scambiandole con altri viaggiatori, stile figurine Panini… Inoltre, non essendo riusciti a trovare banconote dall’aspetto impeccabile, Luca trascorre la sera prima della partenza a stirarle tutte… Risultato eccezionale!!!

Arriviamo a Yangon ed iniziamo a visitare quella che pensiamo essere la capitale del Myanmar… Ah già, perchè dovete sapere che adesso la capitale è un piccolo villaggio chiamato Naypyidaw, nell’area centrale dello stato. Infatti, da quanto ci racconta un cameriere della nostra guesthouse, nel 2005, a causa della nefasta previsione di un indovino che prevedeva la caduta del regime se non avesse spostato la capitale più a nord, il governo decise di muovere tutti i propri uffici nella piccola cittadina, allora abitata da solamente 40.000 persone. Da quel momento sono stati costruiti grandi palazzi, moderni alberghi, ampi viali, un’autostrada a 8 corsie e, addirittura, un’area dedicata all’intrattenimento con eleganti ristoranti e locali alla moda. Peccato che la popolazione della nuova capitale, seppur notevolmente aumentata, sia composta solamente da circa 100.000 persone, per la maggior parte burocrati e famiglie che si muovono in taxi o air-con bus, contribuendo a creare una sorta di città fantasma; bar, ristoranti, negozi ed alberghi sono pressochè deserti, e anche per strada è difficile incontrare qualcuno. Centinaia di milioni di dollari sono stati spesi per la costruzione della nuova capitale, mentre la stragrande maggiornaza della popolazione del paese vive sotto la soglia della povertà. Pensate che stanno anche costruendo un moumento identico alla Shwedagon Pagoda presente a Yangon, addirittura un pò più alto, di modo da dare risalto alla capitale. La follia di questo governo supera di gran lunga la nostra immaginazione!!!

Andiamo a cambiare i nostri strapuliti, stranuovi e strastirati dollaroni al mercato di Yangon. Il cambio illegale è decisamente più favorevole rispetto a quello applicato dalle banche (si parla di circa il doppio, mica bruscolini), bisogna solo fare attenzione a non farsi fregare e contare 2 o 3 volte i soldi ricevuti prima di terminare la transazione. Altra alternativa, cambiare negli ostelli od hotel, il tasso non è buono come al mercato ma il rischio di fregature è molto basso. Controllate su questo sito il tasso di cambio reale, non considerate quello ufficiale che trovate su Internet, potreste avere brutte sorprese una volta arrivati in Myanmar: www.irrawaddy.org

Girando per Yangon rimaniamo subito colpiti dall’aspetto della gente burmese; le donne, infatti, sfoggiano uno strano make-up che copre soprattutto le guance. Sembra quasi argilla. Inizialmente pensiamo sia un trucco per qualche celebrazione particolare ma, chiacchierando qua e là, comprendiamo che è una mistura naturale che serve a proteggere dai raggi solari. Alcune donne se la spalmano a caso sul viso mentre altre, solitamente le più giovani e/o vanitose, creano fantasiosi disegni e composizioni sulla propria pelle. Anche i bambini solitamente hanno il viso spalmato con questa crema, mentre non sono molti gli uomini che la portano. Gli uomini, invece, vestono tutti delle lunghe gonne e masticano continuamente tabacco che poi sputano ovunque; questa pratica è talmente popolare che le strade cittadine hanno ormai assunto la rossa tonalità del tabacco, forse disgustoso ma assolutamente caratteristico.

Yangon è decisamente più moderna di quanto ci aspettassimo. Nelle nostre menti immaginavamo il Myanmar un pò come le aree rurali del Laos o della Cambogia. Invece qui ci sono strade, palazzi, tante macchine e motorini, anche se molto molto vecchi e malandati, e addirittura alcune fabbriche. Sembra quasi che la corsa alla modernizzazione del Myanmar fosse sulla giusta rotta ma qualcosa d’improvviso l’abbia irrimediabilmente interrotta, lasciando la sua popolazione in una sorta di limbo tra povertà estrema e sviluppo. Ciò si riflette anche nella mentalità della gente burmese, desiderosa di progresso ma ancora estremamente superstiziosa e naive.

A Yangon visitiamo la bellissima e gigantesca Shwedagon Pagoda, 98 mt di stupa completamente ricoperta d’oro. La stupa è poi circondata da aree di preghiera e stupe minori, anch’esse ricoperte d’oro. E’ certamente uno dei monumenti più belli ed impressionanti che abbiamo mai visto. Per chi la visiterà, consigliamo di prendersela con calma e godersi l’atmosfera mistica che si respira in questo posto, rilassarsi al riparo dal sole sotto una delle decine di nicchie, farsi coinvolgere dal ritmo delle preghiere dei monaci, godere della bellezza dei mosaici che ricoprono i muri, apprezzare il sollievo offerto dal fresco tocco dei pregiati marmi che ricoprono i pavimenti della Shwedagon Pagoda.

Nonostante sia uno dei monumenti principali del Myanmar non abbiamo incontrato molti turisti e, anzi, molta gente locale osservava curiosa i pochi occidentali presenti, scattando loro foto di nascosto e cercando di scambiare qualche parola. Siamo rimasti sorpresi dalla curiosità della gente burmese e dalla loro voglia di sapere come sia il mondo al di fuori del Myanmar…ci fa ancora sorridere la divertente chiacchierata che abbiamo intrattenuto con un giovane monaco che affermava che Aga fosse uguale a Jannifer Lopez!!! 🙂 Probabilmente l’unica persona occidentale che avesse mai visto, magari su un video clip o sulla copertina di qualche giornale.

Noi abbiamo trascorso lì un’intera giornata e ci sarebbe piaciuto tornarci nuovamente, se non fosse per il biglietto d’ingresso di 5 US$ che, con tutta probabilità, finiscono nelle tasche del governo anche se dovrebbero servire per il mantenimento dell’area religiosa.

Lasciamo Yangon con un bus notturno, direzione Inle Lake. Arriviamo ad Inle verso le 4.00 di mattina. Il pullman ci scarica a circa 6 km dalla cittadina. Ci tocca prendere un taxi, anche perchè fa molto freddo e non riusciamo a riscaldarci nemmeno dopo un tè bollente comprato in uno dei piccoli ristorantini a bordo strada. Mentre aspettiamo che la nostra camera sia pronta, ci aggiriamo per le vie della piccola cittadina e osserviamo gruppetti di giovani monaci che, nonostante il freddo, scalzi e coperti solamente dal caratteristico telo rosso porpora, vanno in giro a raccogliere le donazioni della gente che deposita alimenti, cosmetici per la cura del corpo, denaro e quant’altro all’interno delle urne che i giovani monaci tengono tra le mani. Davvero molto suggestivo osservare queste figure silenziose che si muovono rapidamente per la città alle prime luci del giorno. Anche qui ad Inle vi sono innumerevoli stupe ed il tempo è scandito dalle preghiere dei monaci che riempiono l’aria a diverse ore del giorno, soprattutto la mattina presto e la sera poco prima del tramonto. Come dice Aga, ci si accorge di essere in Myanmar se ovunque si volga lo sguardo si osservano almeno un paio di templi. Ed è vero, infatti gli edifici religiosi sono incredibilmente numerosi, e la quantità di monaci che è possibile incontrare è molto superiore rispetto a tutti i paesi in cui siamo stati finora.

La vita ad Inle sembra trascorrere ad un ritmo delizioso, tranquillo, come le placide acque del gigantesco lago su cui si affaccia e da cui dipende. Per visitare il lago è sufficiente contattare uno delle decine di barcaioli che si trovano nelle prossimità del ponte e, per pochi dollari, potrete prenotare un tour di una giornata all’interno del lago. Vi consigliamo di unirvi ad altri viaggiatori. In quanto ogni barca può trasportare fino a 6 persone, di modo da abbassare notevolmente il costo del tour e limitare l’impatto ambientale dato che le imbarcazioni sono a benzina. Noi ci siamo uniti ad una coppia israeliana, conosciuta in giro per la città. Il tour è decisamente turistico, però potete richiedere di saltare le fermate alle botteghe artigiane e soffermarvi maggiormente nei villaggi galleggianti, negli orti galleggianti (ancora non abbiamo ben capito come cavolo abbiano fatto a crearli) o in altre zone meno battute, a vostra scelta. Comunque sia, in qualunque modo decidiate di visitare il lago, siamo sicuri che nessuno di voi rimarrà deluso dalla sua esotica bellezza. Terminato il tour facciamo due chiacchiere con il barcaiolo e sua sorella Barbara che parla un inglese perfetto e ci invita a pranzo a casa sua il giorno successivo; dice che ci preparerà alcune specialità burmesi… Non vediamo l’ora, anche perché non è molto comune essere invitati a casa di gente locale qui in Myanmar; in gran parte del paese è addirittura vietato far entrare stranieri in casa propria. Qui ad Inle le autorità sembrano un pochino più elastiche ma ci sentiamo comunque dei privilegiati a poter andare a pranzo in una casa burmese.

La sera andiamo a vedere uno spettacolo tradizionale di marionette in un minuscolo teatrino ai margini della cittadina. Siamo gli unici due spettatori. Il gentilissimo marionettista ci offre il thè, si siede a chiacchierare con noi per una decina di minuti e poi inizia lo spettacolo che si rivelerà incredibilmente affascinante e divertente. Lo spettacolo dura 30 minuti, ma sono davvero minuti coinvolgenti che trascorriamo con un indelebile sorriso stampato sulla faccia… È impossibile rimanere impassibili davanti alla bravura del maestro ed alle acrobazie delle marionette. Non pensavamo che uno spettacolo di marionette potesse essere così divertente. Questo spettacolo è accompagnato da una voce registrata che, tra un atto e l’altro, spiega i significati dei balli e dei personaggi che prendono parte allo show. E’ sicuramente un modo diverso e coinvolgente per iniziare a conoscere la cultura birmana contribuendo, nello stesso tempo, a mantenere viva un’antica tradizione che sta pian piano scomparendo. Assolutamente raccomandato!!!

Ci presentiamo a casa di Barbara per il pranzo, insieme ai nostri amici israeliani. Qui, riparati dalle mura di casa, è possibile parlare di un pò di tutto, anche di politica, ma sempre con molta cautela. Scopriamo che, come in tutti gli altri paesi asiatici in cui siamo stati, i birmani sono molto tradizionalisti. Il principale obiettivo di un giovane è quello di raggiungere una stabilità economica per poi mettere su famiglia e vivere una vita dignitosa. Non sta bene per le ragazze avere diverse relazioni sentimentali, ci si dovrebbe fidanzare con qualcuno solamente quando si sia sicuri di poter poi convolare a nozze, altrimenti è meglio stare da sole per poi non rischiare di venir additata come una donna di facili costumi e rimanere zitelle a vita. Per quanto riguarda la politica, Barbara ci dice che, ovviamente, nessuno è contento della dittatura, però la stragrande maggioranza della gente non si interessa di politica; è meglio così, si evitano tanti problemi. Inoltre, per chi lavora in campo turistico come lei, le proteste che ogni tanto scoppiano nelle grandi città sono più un danno che altro, in quanto i turisti si spaventano e non visitano più il paese. Lei preferisce badare alla sua attività, assicurarsi un futuro (cosa davvero difficile in Myanmar) evitando di impicciarsi in cose più grandi di lei.

Comunque sia, il pranzo era buonissimo, anche se poi entrambi abbiamo accusato un pò di problemini, forse a causa dell’eccesso di cipolla; il menu era il seguente: Pesce ripieno: per 4 persone, utilizzate 20 cipolle. Insalata mista: per 4 persone, utilizzate 6 cipolle. Totale, sempre per le stesse 4 persone, la bellezza di 26 cipolle, vale a dire 6,5 cipolle a persona!!! Maronna benedetta di Foggia e di Barletta… Direbbe Lino Benfi!!! Giudicate voi…pensate anche che appena finito di mangiare ci aspettava un viaggio di 11 ore in autobus…senza bagno!!!! :-)…Tralasciamo i dettagli va…

Arriviamo a Mandalay e qui ci uniamo ad altri 3 turisti per affittare uno dei tipici Blue Taxi che affollano la città per visitare 4 bellissime antiche città nei dintorni: Innwa, Amarapura, Sagaing, Mingun. Qui è possibile visitare una grande quantità di templi ed incontrare centinaia e centinaia di monaci. La gente locale è assolutamente ospitale e simpatica e cerca in ogni modo di stabilire una relazione con noi. I burmesi sono davvero un popolo incredibile, nonostante tutte le difficoltà che si trovano costretti ad affrontare quotidianamente, conservano un forte orgoglio nazionale ed un naturale buon umore. Inoltre adorano cantare… Il nostro viaggio in Myanmar è sempre stato accompagnato da una sorta di colonna sonora, gentilmente offerta dai passanti che incrociavamo per strada, dalle donne delle pulizie delle nostre guesthouse, dai camerieri dei ristoranti in cui mangiavamo, dai tassisti, etc etc… Dovreste poi sentire le band ed i cantanti birmani, sono davvero eccezionali. Qui a Mandalay la povertà ed il degrado sono molto più evidenti rispetto a Yangon ed alla piccola Inle. Era dall’India che non ci trovavamo ad affrontare questo tipo di povertà, quella cittadina, ben diversa da quella meno degradante delle zone rurali incontrata in Laos e Cambogia. In città, infatti, è assolutamente lampante la differenza di stato sociale tra individui, ed i nullatenenti affollano le strade mendicando e frugando tra i rifiuti. L’impressione è che il paese sia allo stremo; le strade sono malandate e sporche, i palazzi decadenti, i vecchissimi veicoli che circolano in città tossiscono fumate nero carbone dalle marmitte, rendendo l’area spesso irrespirabile.

Chiacchierando con la gente la sentiamo spesso lamentarsi della difficile situazione in cui sono costretti a vivere, per poi cambiare velocemente argomento e tornare a farci domande sul nostro mondo. A volte gli scappa addirittura qualche battuta sul governo ma poi sembrano immediatamente pentirsi…qui non si scherza, è pieno di agenti in borghese che si aggirano tra la folla in cerca di dissidenti…

A Mandalay abbiamo conosciuto Zibi, un meraviglioso signore polacco sulla sessantina che, ormai da cinque anni, ogni inverno lascia la Polonia e va in viaggio per il mondo per circa 6 mesi. Pensate che non aveva mai viaggiato prima di cinque anni fa, ed ora è un travel-addicted, non può fare a meno di andare ad esplorare il mondo. Zibi è una persona davvero positiva, dotato di una gioia di vivere estremamente contagiosa. Da quando ci ha incontrato a Mandalay ha deciso di proseguire il viaggio con noi, modificando tutto il suo piano di viaggio e perdendo anche un pò di soldi delle prenotazioni degli alberghi che aveva già riservato. Con lui è scoccata immediatamente la famosa scintilla e sin dal primo momento abbiamo tutti compreso che una profonda amicizia stava rapidamente nascendo. Con lui abbiamo speso il nostro soggiorno a Mandalay per poi andare a Bagan, utilizzando il treno, questa volta. Sfortunatamente i treni sono di proprietà del governo, quindi vi sconsigliamo di utilizzarli. Purtroppo sia il bus che la nave dirette a Bagan non erano disponibili per il giorno in cui volevamo partire. Abbiamo quindi cercato di limitare i danni prendendo solamente biglietti di classe inferiore, costo 4 €, invece di quelli di classe superiore, costo 10 €. Però dobbiamo ammettere che è stato il viaggio più divertente della nostra vita. E’ stato come stare su di una giostra per 10 ore. Ok, non abbiamo chiuso occhio tutta la notte, ma non credo dimenticheremo mai questo viaggio. Non eravamo al corrente prima d’ora che un treno potesse ballare così tanto… Abbiamo saltellato su e giù per il treno per l’intero viaggio. Ancora non comprendiamo come sia possibile che il mezzo non sia uscito fuori dai binari. Il treno prima oscillava a destra e sinistra, poi rimbalzava su e giù, e poi entrambi i movimenti contemporaneamente, facendoci scontrare in aria con i compagni di scompartimento… Un viaggio davvero incredibile!!! 🙂

Bagan è semplicemente stupenda!! Non credo esistano parole in grado di descriverla!! E’ qualcosa che ognuno dovrebbe vivere personalmente!!! Si può facilmente girare in bicicletta tra i suoi 2200 templi fermandosi a visitare quelli più interessanti. Pensate che Zibi, pur di stare insieme a noi, ha affittato una bicicletta e ha pedalato con noi tutto il giorno… Erano 40 anni che non sedeva du un sellino… Allora è proprio vero, è una cosa che non si dimentica mai!! 🙂 Grande Zibi!!! Anche qui bisogna prendersela con calma, dedicare almeno un paio di giorni a godersi la tranquilla atmosfera che si respira da queste parti. I templi sono bellissimi, ma ancora meglio sono le vedute che si possono godere dalla sommità di alcuni di essi, soprattutto all’alba ed al tramonto. Non sarebbe uno scandalo se Bagan entrasse a far parte della lista delle meraviglie del mondo. Eccezionale!!!

Supersoddisfatti delle nostre 2 settimane in giro per il Myanmar, facciamo ritorno a Yangon dove ci aspetta l’aereo che ci riporterà in Thailandia. Entrambi abbiamo già una gran voglia di tornare qui in Myanmar, però aspetteremo che cessi questa terribile dittatura, se mai arriverà, anche perchè abbiamo potuto verificare personalmente che è quasi impossibile non consegnare soldi al governo; in ogni città d’interesse turistico si è costretti a pagare un biglietto d’ingresso di circa 10 $ che vanno interamente nelle casse governative. D’altro canto non rimpiangiamo il fatto di essere venuti fino a qui; la gente burmese semplicemente adora vedere turisti a spasso per le proprie città e ama stabilire un contatto con persone provenienti da altri paesi. E’ l’unico modo che hanno per conoscere il mondo e per sapere che il mondo è a conoscenza della loro esistenza e della loro difficile condizione… Per chi non ha nessuna certezza, ricevere la conferma di esistere, significa tantissimo!!! Consigliamo a tutti di andare a visitare il Myanmar, anche se comprendiamo le ragioni di coloro che preferiscono boicottare. E’ una scelta non facile…ma per coloro che andranno forniamo un paio di informazioni utili per limitare i danni:

> dormire nelle guesthouse meno care e MAI negli hotel governativi (il governo prende una percentuale da tutti gli hotel e guesthouse del paese. Ma dalle guesthouse più economiche prende percentuali minime, quindi meno pagate meno date al governo)

> non servirsi di compagnie di trasporti governative: autobus, treni, barche e aerei… Chiedere alla gente locale per maggiori info

> spendete i vostri soldi in attività famigliari e acquistate beni dai piccoli produttori… Il mercato solitamente è un buon posto dove fare acquisti!!

> evitate le grandi marche; il governo guadagna grosse percentuali sulle importazioni. Comprate e consumate prodotti locali, anche per quanto riguarda le barrette di cioccolato o le bevande che consumate.

Ok, ora sta a voi decidere se visitare il Myanmar o no!!!

Nel mentre noi si va all’altro capo del mondo… Dall’Alba al Tramonto Tour continua!!!! Ci si vede in Sud America!!! 🙂 Hasta pronto entonces!!! 🙂

Tutte le foto su Facebook: “Luca ed Aga….vagabondi!!“:

Luca & Aga



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