La corrida del famoso 12 febbraio

Ciao, ho letto alcune delle e-mail del forum sulla puntata del 12 febbraio e vorrei aggiungere la mia opinione alle tante espresse... la corrida è senz'altro uno spettacolo che manifesta una violenza (in questo caso dell'uomo sull'animale) e come tale suscita legittimamente delle reazioni di rifiuto. Ma dietro alla violenza, così come dietro la...
Giuseppe M., 15 Feb 2010
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Ciao, ho letto alcune delle e-mail del forum sulla puntata del 12 febbraio e vorrei aggiungere la mia opinione alle tante espresse…

la corrida è senz’altro uno spettacolo che manifesta una violenza (in questo caso dell’uomo sull’animale) e come tale suscita legittimamente delle reazioni di rifiuto. Ma dietro alla violenza, così come dietro la rabbia e la aggressività, ci sono spesso dei meccanismi di difesa, di esorcizzazione di paure, la ricerca di un “condiviso” senso di appartenenza e di protezione. Il rito attraverso cui questa violenza si manifesta è la codificazione di tutto ciò. Sicuramente la Spagna è progredita culturalmente rispetto all’epoca in cui la corrida è stata codificata come un rito “collettivo” in cui si celebra la forza dell’uomo, e nel matatore di turno il pubblico riconosce la propria forza e vince le proprie paure. Ma la corrida è una tradizione e chi conosce il significato di questa parola probabilmente sa benissimo che anche la peggiore delle tradizioni (credo che una delle più tremende che si conoscano sia l’enfubulazione delle donne arabe ancora praticate in alcune regioni dell’africa) non si supera né si distrugge semplicemente con il disprezzo o il dissenso. In qualche modo questa è una delle prime consapevolezze maturate fra gli antropologi: nessuna tradizione può essere distrutta senza crearne una nuova che sotituisca la funzione svolta da quella vecchia…

Insomma…Se un turista non è disposto a perdersi nella cultura altra e attarverso questo smarrimento ritrovare sé stesso, la propria identità trasformata e arricchita in alcuni casi…Ma si limuta a “visitare” e a “giudicare” con il proprio sguardo (quella della sua “gente”) le culture diverse dalla propria corre il rischio di essere uno pronto a fare nuove “guerre sante”…Il turismo è vettore di trasformazioni individuali e collettive..Non facciamo falsi moralismi per sentirci migliori…Ma piuttosto apriamoci alle diversità e impariamo che RISPETTO non è una parola…È una PRATICA !!! Vi chiedo scusa per le tante parole usate…Ma vedo in voi e in questo sito degli amici a cui esprimere tutta la mia solidarietà per l’ottimo lavoro svolto.

Giù