Kenya: i problemi dell’Africa
Io vado in Kenya 2 volte l’anno da 6 anni e ho imparato a discernere le bugie e ciò che ci fanno vedere da ciò che vogliamo vedere. Non mi piace fare il turista nel senso stretto del termine. Se ho scelto un posto dove andare quando il lavoro me lo permette, anziché un altro, è perché mi sono innamorato di quel posto.
Chi ha detto che è tutto rose e fiori? Conosco il loro status quo, le loro case, la loro mentalità fortemente retrograda, statica. E conosco benissimo il loro doppio fine, nelle loro parole, nei loro abbracci. Ogni cosa è tesa a darti quella piccola fregatura che a te non fa né caldo né freddo, ma che dovrebbe farti inc…Zare come una biscia. Invece è più semplice aprire gli occhi, fare attenzione e accettare quello che c’è.
Molti turisti, invece, vanno là solo a stendersi al sole, non visitano i villaggi, non visitano i musei, i mercati, non fanno i safari. Alcuni vanno lì solo per le donnine (aspetto triste ed oscuro del Kenya). Che senso ha, insomma, fare 7500 km? Non sarebbe più semplice andare a Santa Marinella? E sono quelli che si dividono i due fasce: chi se ne va carico di foto e filmini a decantare avventure che non ci sono state (e non tornerà più) e chi si è trovato male perché ha vissuto male quello che Sonia vuole sottolineare (e quindi non tornerà più).
Poi ci sono quelli che respirano un’aria diversa (quelli col mal d’Africa, insomma). Sono le persone che hanno saputo sviluppare la voglia di sapere, la voglia di partecipare. Quelli stanno cominciando a comprendere e forse torneranno ancora.
Attenzione, quindi, a discernere il turista dall’amatore in un determinato luogo. Sono cose profondamente differenti.
Visitate il Kenya (o qualsivoglia altro paese dalla cultura così diversa) con il giusto spirito! Andrea