Guida turca nazionalista: rischi e disagi. Che fare?
Che fare se la guida è nazi-onalista? Beh a pensarci adesso avrei dovuto mandarlo (era un "lui") a quel paese e pretendere la sostituzione o il rimpatrio. Ora spiego: Turchia, fine agosto. Io sono una viaggiatrice "fai da te", ma mio marito, "mister Pantofola", dice che non è il caso di spingersi da soli in Kurdistan. Opinioni. Che devo fare? Lo...
Che fare se la guida è nazi-onalista? Beh a pensarci adesso avrei dovuto mandarlo (era un “lui”) a quel paese e pretendere la sostituzione o il rimpatrio. Ora spiego: Turchia, fine agosto. Io sono una viaggiatrice “fai da te”, ma mio marito, “mister Pantofola”, dice che non è il caso di spingersi da soli in Kurdistan. Opinioni. Che devo fare? Lo butto fuori di casa o accetto il viaggio organizzato? Penso già alle liti per chi si tiene la gatta e chi il microonde e opto per la seconda soluzione. Già a me viene male perché i viaggi sono troppo “personali”, mica li puoi condividere con la casalinga di Voghera. Insomma, lei vuole fare shopping e chiede se in zona c’è un outlet, tu ti butti nei mercatini locali e contratti con tutte le lingue che sai, intuisci o improvvisi e magari anche a gesti e non tanto per portare a casa qualcosa, ma per capire, fare amicizia. Insomma ognuno ha i suoi gusti, impossibile conciliarli. E invece finisco su un pullman stile torpedone con una cinquantina di compagni di viaggio, non tutti inconsapevoli, per fortuna. Non tutti, ma una buona metà sì. La guida, finchè restiamo a Istanbul, non è poi malvagia. Non sorride mai (mai fidarsi di chi non sorride e si prende troppo sul serio), ma è “civile”. Il delirio comincia coi trasferimenti stile deportazione. Cioè quando non posso più scappare. Non mi infastidiscono le levatacce o le 8 ore in pullman. Sapevo sarebbe stata così. Si lamentano certe signore che pretendono di attraversare la Turchia con la borsa (falsa) di Vuitton e i loro mariti travet, che hanno scelto il viaggio perché lo scorso anno c’era stata la vicina di casa o perché l’agenzia di viaggio li ha presi e impacchettati senza spiegar loro nulla. Ma a me sta bene. Meno bene mi sta che per TUTTE le otto ore la guida, cioè, “il guida”, faccia “lezione politica”. Qualche perla? Una per tutte: . HAAAAAAAAAAAAGGGGGGGG!!! “Il guida” pensa che scendiamo tutti dal pero. E vero, metà della ciurma non sa nemmeno cosa siano gli armeni. Una marca di gomme da masticare? Un piatto tipico turco? Ma io ho letto tutto Omar Pamuk prima di partire e ho un amico curdo che vive nella mia città e mi ha raccontato tante cose. Quindi, con l’appoggio di un ristretto manipolo di coraggiosi, comincio il contrattacco. “Il guida”, alle corde, mette fine a ogni discussione concedendoci il termine “massacro”. Genocidio no perchè . Ah, beh! Quindi cambia argomento. La sparuta pattuglia di contestatori concettuali incalza sull’ingresso in Europa della Turchia. “Il guida” sostiene che i turchi “ci schifano”. Io ribatto che un recente sondaggio dell’Unione Europea parla dell’82 per cento di favorevoli. Lui dice che si tratta di “propaganda imperialista”. E bolla così, per 15 giorni, ogni tentativo di contenimento del suo logorroico e continuo lavaggio del cervello. Storia poca, archeologia meno. Ma propaganda a volontà. Da come ne parla “il guida” la Turchia è più industrializzata degli Usa e ha una crescita superiore a quella della Cina. Ora, non è che io tenga particolarmente a litigare. Ma se mi impedisci di dormire durante un trasferimento di otto ore perché pensi di indottrinarmi mi inca… volo. E se mi cerchi mi trovi! Lo scontento sale. Non per i concetti espressi da “il guida”, ma perché non lascia riposare e perché se uno, magari con la solita diarrea del viaggiatore, chiede una sosta, lo insulta e lo mette alla gogna sottoponendolo al pubblico ludibrio. Io sto bene: sono sopravissuta al Chapas, all’Egitto profondo, persino alla cucina cinese. Ma una ragazza sta malissimo. Ha la febbre alta (40) e la “maledizione del saladino”. Inutile chiedere aiuto a “Il guida”. Non chiama nemmeno il medico e fa capire che la giovane (mica una studentella piena di storie, è un ingegnere con una certa grinta) sta facendo manfrina. Sua sorella, io e pochi altri cerchiamo di arrangiarci da soli. L’assistenza è pessima. Per fortuna ci sono un medico che ha portato con se un’intera farmacia e una squadra di farmacisti che si presta ad andare nelle farmacie locali per comperare quello che manca. Ma il morale è a pezzi, il fisico anche. Tanto che qualcuno decide di chiamare la propria agenzia di viaggio per protestate. Il risultato è che lo informano e lui, invece di chiamare registro, comincia un processo al manipolo di contestatori. Minaccia di lasciare tutti in piena Turchia. Le signore inconsapevoli tremano al pensiero di essere abbandonate a Gaziantep, un posto che mai avrebbero sospettato esistesse. Qualcuno, infarcito di mal-sindacalismo, dice che, poverino, “il guida” tiene famiglia e che in fin dai conti è solo un . Compagno un corno, dico io. Quello è un nazista! Comunque “Il guida” si auto scrive una bella lettera di gradimento che DOBBIAMO firmare. Io gli rido sulla faccia e come me (solo) tre o quattro persone. Anche chi non lo condivide ha paura. Addirittura qualcuno mi chiede scusa a bassa voce per aver firmato. . Siamo in piena “sindrome di Stoccolma”. Le altre comitive fanno le soste del caso. Per le spiegazioni nei siti archeologici io imparo a staccarmi e ad ascoltare le guide degli altri gruppi. Tanto capisco 4 lingue e in ogni posto c’è almeno una guida che ne parla una. Per i miei compagni di viaggio, la visita si riduce a una lezioncina davanti a un cartello (per qualcuno è anche troppo, ma allora poteva andare a Riccione) e a una corsa tra le rovine ( ripete ossessivamente “il Guida”) per guadagnare il pullman. Siamo sempre i primi, la sera, ad arrivare negli alberghi, così lui è libero. Gli altri arrivano parecchio tempo dopo e noi abbiamo perso 2 ore di spiegazione che gli altri si sono goduti. Piccolo particolare: proprio in questo periodo in molti luoghi della Turchia scoppiano bombe a raffica. Sono gli estremisti anti nazionalisti. Lui tenta di ignorare “il particolare”. Io vedo tutto alla tv, al tg francese. Iniziano a chiamarmi amici e parenti. Io lavoro in un giornale e ci metto poco ad avere le informazioni. Lui, messo alle corde, ammette che c’è stato qualche problema e poi comincia il panegirico sui suoi avversari politici bombaroli. Di bombe ne scoppiano almeno 4. Una ad Antalya, a 1 chilometro dal nostro albergo. Lui le ignora tutte. Le signore tremebonde vengono da me, chiedono notizie perché i parenti, in Italia, sono preoccupati. Che fare adesso? Chiamo la mia agente di viaggio, lei chiama il tour operator che le risponde che siamo tutti informati di quanto accade e anche della possibilità, prevista da contratto, di interrompere il viaggio ed essere subito rimpatriati. Ovviamente non è vero. Comunque io decido di continuare. Gli altri si accodano.
Tornati ad Istanbul, “Il guida” cerca di convincerci a un’altra cena nel caravanserraglio (da pagare –e molto – separatamente e su cui lui prende la percentuale). Io gli faccio “ciao ciao” con la manina, prendo il mio libro-guida, giro tutta la città e mangio (finalmente) da dio insieme al solito manipolo di ribelli! “Il guida” mi ha rovinato le ferie. Le ha rovinate a tutti, per motivi diversi. Quando siamo arrivati in Kurdistan, non ha nemmeno detto alla gente dove eravamo e quando gli ho chiesto informazioni mi ha risposto che : Al ritorno scopro che il tour operator, del quale mi ero già servita per viaggi “fai da te” con grande soddisfazione, ha cambiato proprietario. Inutile lamentarsi della guida. Il proprietario, adesso, è turco. Syusy, Patrizio… in questi casi che si fa? Non tanto per le mie ferie, quelle sono finite. Ma per impedire che altri abbiano i miei stessi disagi e corrano i miei stessi rischi. Lo so, sono logorroica anche io. Ma sono molto arrabbiata. Grazie per la pazienza Monica