Editoriale: Come si raccontano i viaggi?
La “filosofia” dei Turisti per Caso è appunto il contrario di tutto questo: noi da sempre abbiamo raccontato i nostri viaggi con spietato realismo, a costo di auto-ridicolizzarci, auto-relativizzarci e auto-criticarci. Quindi unici ma assolutamente “riproducibili”, da chiunque. Quando abbiamo girato il Mondo lo abbiamo raccontato sottolineando la nostra “normalità” e quindi istigando tutti gli altri a fare altrettanto: se ce l’abbiamo fatta noi potete farcela anche voi. Quando abbiamo raccontato l’Italia in slow tour era (è) per dire a tutti: “Dai, girate l’Italia anche voi, è il posto più bello che ci sia!” E questo atteggiamento poi, a caduta, ha influenzato anche le decine di migliaia di racconti di viaggio che sono raccolti nel sito turistipercaso.it (ma anche velistipercaso.it) e poi sulla rivista Turistipercaso Magazine, proposti da voi lettori-spettatori-navigatori ma soprattutto, appunto, viaggiatori-attivi. Non si tratta di auto-celebrare o auto-spettacolarizzare le proprie imprese, bensì di socializzare le proprie esperienze. Noi ci scambiamo dei piccoli pezzi di vissuto, in modo da fornire agli altri alcuni elementi per costruirsi altre loro esperienze. Possibilmente con molta modestia, senso del relativo e – appunto – ironia (che non guasta mai, ci tiene coi piedi per terra). Se sfogliate la rivista o navigate questo sito, trovate tracce di questo tono negli itinerari di viaggio ma anche e soprattutto nella rubrica delle Guide per Caso, turisti più esperti che dialogano in modo orizzontale, paritetico e concreto.
In tempi come questi, in cui la retorica e la demagogia sembrano dilagare, questo suona quasi come una sorta di Programma “Politico”…
Syusy e Patrizio