Avignone, tra palco e storia
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La passione del teatro
Io-Syusy ho seguito Zoe in questa avventura e come madre dell’artista sono stata accolta nel gruppo. Barbara Elia, la regista, coreografa e anche ideatrice di questa splendida iniziativa, mi ha spiegato come tutto fosse frutto di un lavoro molto complesso durato diversi mesi e che ha visto professioniste bravissime, le ballerine del gruppo Chorea di Bologna, e persone “normali” ma straordinarie, lavorare insieme con una grandissima voglia di mettersi in gioco. Ciascuna protagonista rappresentava un arcano, esaminato e proiettato in un’analisi psicologica ed emozionale in tutto il tempo della preparazione dello spettacolo. In più, altra impresa tutta da sottolineare, il gruppo Arlequin aveva fatto lavorare assieme persone di età diverse italiane e francesi, creando un miscuglio di culture ed esperienze del tutto fenomenale, specie in questi anni di un’Europa ancora da fare. Insomma col classico pulmino del teatro (guidato dalle protagoniste dello spettacolo), avventura non da poco, sono arrivata ad Avignone!
banchetti papali
Le mura di cinta che circondano la città sono quasi del tutto integre, all’interno è interdetta al traffico e c’è un viavai pieno di giovani che vanno all’università. Al centro il Palazzo dei papi, che più che un palazzo è un forte. Ma perché questa residenza non si trova a Roma? Che ci fa ad Avignone? Papa Bonifacio VIII non era al sicuro a Roma, e a seguito di una serie di vicissitudini politiche fu esiliato in Francia, dove Filippo il Bello costruì una torre di guardia proprio di fronte alla città collegata col ponte di Avignone. Bonifacio VIII e Filippo il Bello, ricordiamolo, sono i protagonisti della questione templare che segnò la fine dell’ordine cattolicomilitare, che culminò con la scomunica e la condanna a morte di De Molay, il Gran Maestro templare. Quindi è d’obbligo la visita al palazzo dei Papi, ma devo dire che a prima vista viene un brivido: non si tratta di un palazzo, piuttosto di una roccaforte imprendibile, fredda e gelida. Una postazione militare che di fuori è imponente e piena di guglie, e ha davanti un palazzo ancora più severo e austero, con decorazioni di aquile e leoni che incutono paura. È il suo bello! Sembra la scena di un film. Entrando nel cortile principale, però, ci sono le gradinate del teatro in cui si svolgono gli spettacoli durante il festival di Avignone.
Un tempo il teatro si faceva in piazza, con la gente che si portava le sedie da casa, ma la successione di grandi sale imponenti e vuote ti fa sentire smarrito e piccolo. Si arriva fino alle cucine, dove si arrostiva talmente tanta carne da avere creato un enorme camino per il fumo al centro della grande sala per le grigliate: è la torre della cucina. Per un’incoronazione o per una festa, al Palazzo dei Papi si uccidevano migliaia di animali, tori, galline, capre, si usavano quintali di mandorle… insomma per dare un’idea dei sontuosi banchetti, si citano qualcosa come 3.000 uova. Anche la sala del Papa è da vedere: sarebbe praticamente il tinello dove non solo si riceveva, ma sopratutto si mangiava. Continuando si trova la camera del Papa, non si può fotografare ma è veramente interessante. Sul pavimento piastrelle policrome con gigli e alle pareti un intreccio bellissimo di tralci di vite a forma di spirale. Migliaia di spirali. Ricordano certe decorazioni di Klimt, ma sopratutto la spirale è il simbolo più arcaico e pagano che ci sia, e in un certo modo questa stanza intima e non visitabile, quindi segreta, sembra un po’ eretica! Ci si infila a vedere le cappelle decorate di San Giovanni, dove si dice ci sia un Gesù dipinto con una colomba sulla testa che lo guarda dall’alto dopo aver ricevuto il battesimo. Ma io non sono riuscita a trovarlo. La fortezza del Papa rivela molto del momento politico in cui si viene a trovare la Chiesa: non c’è nulla del luogo di culto, è una difesa e un potere militare. Non a caso Napoleone trasformò il palazzo in una caserma. È qui che succedono la cose più misteriose che riguardano il potere papale e imperiale. Per avere una visione d’insieme della Avignone del periodo papale, vado a visitare anche la torre di Filippo il Bello, edificata su una roccia dell’isola sul Rodano che sta di fronte alla città. Consiglio di andare prima di tutto lì: dagli spalti salendo molti gradini si gode una vista incredibile. Sotto si intravedono i battelli turistici che scendendo per il fiume e al di là il ponte che preesisteva alla torre e al Palazzo di Papi. Sono stati trovati dei pilastri di epoca romana. Insomma, è evidente che qui l’Imperatore controllava il Papa e il Papa controllava l’Imperatore… Con la bolla Unam sanctam si affermava che ogni creatura umana era sottomessa al Papa, ciò significava che doveva esserlo anche l’imperatore se voleva avere la salvezza eterna, ma sopratutto ambedue cercavano di ottenere il denaro dei Templari… bei momenti, no?
a cavallo tra storia e modernità
Molto bella è la Place de l’Horloge ma davvero imperdibile è Les Halles, il mercato della città. È interessante perché, visto che era una brutta costruzione moderna e senza estetica, è stato coperto all’esterno di una folta vegetazione che lo rende una parete verde, molto gradevole. Dentro la vita alimentare, lo stomaco di Avignone, dove ci sono bancarelle, bar e una scuola di cucina… dove naturalmente ho trovato un cuoco italiano, precisamente emiliano, che propone ai francesi – e questa è un’impresa degna di lode – il Parmigiano Reggiano, il Pignoletto (io tra l’altro sono la madrina del Pignoletto, un vino delle colline emiliane), la mortadella e l’aceto balsamico. È stato Jean Claude Crespi, enologo e ora teatrante, a promuovere questo gemellaggio sempre organizzato dall’Arlequin che organizza lo spettacolo di Zoe, visto che – come dice lui – Dioniso è il dio del vino ma anche del teatro! E infatti al mercato abbiamo incontrato tutte le ragazze del “Cammino della stella” a pubblicizzare lo spettacolo della sera.
Passeggiare per Avignone è già di suo una bella esperienza. Da vedere dietro a Palazzo dei Papi la roccia sulla quale è costruito: si passa in una stretta stradina che ti fa vedere i torrioni da sotto. Un fisarmonicista è piazzato lì a suonare valzer musette, molto francese! E poi musei, università, negozietti con camicie alla D’Artagnan e teatri, soprattutto teatri piccoli che sembrano negozi. In uno di questi alla sera dopo lo spettacolo ci siamo tutti noi, italiani e francesi, a cenare tra lazzi e battute in due lingue, arrivando a cantare la Marsigliese e l’inno di Mameli e naturalmente concludendo con: “Sur le pont d’Avignon L’on y danse, l’on y danse. Sur le pont d’Avignon L’on y danse tous en rond”…
Syusy & Patrizio