Il mio viaggio a Capoverde
La cosa meravigliosa comunque è la diversità delle isole (che sono dieci): innanzitutto Sal con la sua salina (ho fatto bagni in acqua salata in cui praticamente galleggiavo sopra alla superficie). Poi Fogo, che è l’isola nera e vulcanica, dove si atterra su una pista improbabile e dove, con un frate cappuccino, sono andata a vedere una vigna sperimentale piantata in piccole conche riempite di terra, scavate dentro la lava. Il tutto promosso da amici italiani dell’AMSES, con il progetto “A Vigna”. Arrivando a Fogo si fa una strada che passa in mezzo alla colata lavica più grande e bella che ho mai visto, e poi nella bocca del Vulcano trovi una paesino con tanto di B&B. Un posto e un paesaggio unico. A Boa Vista arriva, portata dal vento, la sabbia del deserto, a ricordarti che sei in Africa. Qui, dove ci sono dune incredibili, tra l’altro c’è un magnetismo particolare che manda in tilt le bussole delle navi: non a caso la costa è piena di relitti. Strano destino per un’isola che sta sulle rotte più frequentate… A Sao Vicente, vicino a Salamansa, ho visitato un sito archeologico quasi sconosciuto, coi resti di un Porto: una scoperta straordinaria! Se c’era un porto, molto prima dei Portoghesi, significa che per forza anche nell’antichità, molto prima di Colombo, si andava in America. Infatti ancora oggi i pescatori di Capoverde che rompono il motore della loro barca, in 15 giorni, con la corrente e il vento, si ritrovano invariabilmente ai Caraibi…
Syusy