Anatolia per caso!

Egeo Orientale fra storia e mito. Syusy racconta le sue impreviste scoperte!
Syusy Blady, 03 Giu 2011
anatolia per caso!
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Syusy: Ti racconto questo viaggio, che ho fatto molto di recente, che mi ha portato in Karia.

Patrizio: Mai sentita…

Syusy: Questa zona è turisticamente molto nota, perché ci sono famosi luoghi di vacanza tipo Halikarnassos, Kos, Eracleia o Kaunos.

Patrizio: Fuochino… ma non ho ancora chiara la collocazione…

Syusy: E’ una zona dell’Anatolia che si affaccia sul mare, e qui si trovano tutte le tracce della Civiltà dell’Egeo. Forse se ti dico Bodrum ti dice qualche cosa? E’ la Rimini dell’Egeo! Su un bellissimo mare si affacciano una serie di Golfi riparatissimi, meravigliosi per le barche. E infatti la stessa città di Bodrum ha il suo Porto pieno di caicchi (le classiche barche di legno) che aspettano di portare in giro i turisti. Ma ci sono poi anche un sacco di barche di velisti da tutto il mondo.

Patrizio: Ho capito, ricordo: ci siamo andati anche noi, anni fa, in barca…

Syusy: Bodrum è l’antica Halikarnassos, dove svettava una delle sette meraviglie del mondo: il Mausoleo di Halikarnassos, appunto. Costruito da Mausolo…

Patrizio: Davvero è esistito uno che si chiamava Mausolo? Ma chi era, l’ottavo nano? Pisolo, Eolo, Mausolo, Brontolo, Cucciolo…

Syusy: No, era un Satrapo dell’Impero Persiano, in pratica il Governatore della Caria: siamo attorno al 350 avanti Cristo. Mausolo ha conquistato un sacco di terre, e molte Isole Greche. E’ rimasto celebre perché la sua sorella-moglie, Artemisia, gli ha fatto costruire appunto questa straordinaria Tomba. Ha fatto storia: dopo di lui una Tomba meravigliosa è detta appunto Mausoleo…

Patrizio: Probabile allora che, nei prossimi secoli, una tomba esagerata prenderà il nome di Berlusconeo, visto che il Nostro ha già cominciato a farsene fare una monumentale. Ma, tornando alla Karia: questo Mausoleo è una cosa da non perdere!

Syusy: Beh, il sito è visitabile ma…del grande Mausoleo in sé non restano che le fondamenta. In pratica c’è poco. Infatti è stato completamente smantellato e le sue pietre enormi sono servite per costruire, in epoca crociata (nel 1400, dai cavalieri Ospitalieri) il Castello di Bodrum. Che a sua volta è magnifico, e si affaccia a guardia del Porto: quello sì è da vedere! In ogni caso, nel sito del Mausoleo, è molto interessante vedere i cunicoli, che dovevano essere sotto al Mausoleo stesso: io ci sono stata, e mi ci sono quasi persa.

Patrizio: Quello che merita allora è il Castello…

Syusy: Sì, vale assolutamente il viaggio, perché al di là della struttura possente, che all’interno è piena di giardini bellissimi, con gli spalti da cui si vede un paesaggio unico, il Castello conserva diverse testimonianze della vita marinara di quella zona. Ci sono ricostruzioni di navi, anfore, reperti trovati in fondo al mare. C’è una collezione meravigliosa di vetri e di ampolle. Tra l’altro esposte molto bene, ben valorizzate e illuminate!

Patrizio: Interessante, ma non mi dire che sei andata fin là solo per questo?

Syusy: Naturalmente il mio scopo era quello di vedere, nel Castello, una cosa specifica ed estremamente interessante. E dovrebbe interessare anche te, in quanto velistapercaso appassionato di navigazione. Si tratta della ricostruzione di una barca dell’Età del Bronzo, cioè circa del 1200 -1300 a.C. E’ stata trovata a Uluburun, a est di Kas, nell’Egeo.

Patrizio: Che cosa avrebbe di speciale?

Syusy: Nel Museo, oltre a ricostruire la barca partendo dai suoi frammenti, sono stati raccolti anche i materiali che la barca trasportava. E questi oggetti rappresentano un vero mistero della navigazione e della storia in generale. Rappresenta la maggior raccolta di oggetti dell’Età del Bronzo trovati nel Mediterraneo. Si tratta di uno scafo reale egiziano, siamo appunto nel 1200-1300 a.C., un periodo che corrisponde al Regno del famoso Faraone Akhenaton.

Patrizio: Lo ricordo: il marito di Nefertiti, forse il padre di Tutankamon, quello che rivoluzionò la Religione Egizia… Ma cosa hanno trovato di speciale?

Syusy: Hanno trovato quattordici tonnellate di rame, già lavorato e messo in forma di lingotti che veniva dalla Sardegna e da Cipro. Poi una tonnellata di stagno, che veniva addirittura dalla Bretagna e dalla Cornovaglia. E centoventilingotti di altri metalli, che ancora non si sa da dove potessero venire. Poi c’era della resina e del vetro (sempre in lingotti da lavorare) che venivano dalla Siria e dalla Palestina. E ancora: tronchi di ebano dall’Egitto, tre uova di struzzo, zanne di elefante, una dozzina di denti di ippopotamo, incenso, gusci di tartaruga, vasi con olio e melograni. Poi bracciali e bicchieri d’oro, sigilli Siriani, Assiri e Sumeri. E migliaia di perle di agata, corniola, quarzo e… ambra del Baltico!

Patrizio: Ma dai! C’era di tutto! Roba che veniva dal Baltico e dall’Africa! Ma come è possibile?!

Syusy: Soprattutto: che rotta poteva mai aver fatto per avere raccolto tutte queste cose?

Patrizio: Ma per aver toccato tutti quei posti avrebbe dovuto navigare anni…

Syusy: … oppure – come mi ha suggerito il mio amico studioso Widmer Berni – poteva venire da un luogo in cui si potevano trovare tutte queste cose assieme.

Patrizio: Cioè?!

Syusy: Evidentemente un luogo che adesso non c’è più, ma che in quell’epoca doveva rappresentare una grande Civiltà, magari in Atlantico…

Patrizio: Atlantide???

Syusy: Ma che ne so! Non si può dire. Certamente è un mistero affascinante. Io posso soltanto raccontarti delle storie… come Erodoto.

Patrizio: Vedo che non brilli per modestia!

Syusy: Lo cito solo perché è nato nel luogo di questo viaggio, ad Halikarnasso, nel 484 a.C.. Lui è riconosciuto come padre della storiografia. Strano però che, quando dice delle cose che gli archeologi non condividono, non gli si dà credito. E si dice che raccontava solo delle storielle, un misto fra Mito e realtà. Appunto in questo io mi sento uguale a lui! Anche io sono convinta che non si deve per forza scrivere solo la Grande Storia, perché in questo modo ci facciamo sfuggire molti particolari interessanti, e finiamo per conoscere ben poco del nostro passato. Se invece diamo credito anche a quelli che erano i racconti che, fra mito e realtà, facevano di se stessi gli antichi, ci ritroviamo in una ricostruzione complessa ma forse più coerente…

Patrizio: Cosa vuoi dire?

Syusy: Perché non credere che un Popolo che dice di discendere da un Semidio, non racconti un pezzo di realtà? Perché – come faceva appunto Erodoto – non mettere assieme Mito e Storia?

Patrizio: Per esempio?

Syusy: Per esempio c’è il mito, poi ripreso da Virgilio, secondo cui i Romani discendono da Enea, semidio troiano figlio di Anchise e di Afrodite. Bene: è probabile che davvero il Lazio sia stato popolato anticamente proprio da gente che veniva dall’Oriente.

Patrizio: Ma oltre alle “visioni storiche”, che cos’altro hai visto in questo viaggio?

Syusy: Ho visto Kaunos, un posto meraviglioso, che rappresenta l’idea stessa dell’Arcadia. Ti ricordi? Ci eravamo stati anche assieme.

Patrizio: Sì, ricordo, un posto meraviglioso con una magnifica Laguna. Da Kaunos si risale il fiume e si arriva a Daylan, con le sue tombe Licie scavate nella roccia. Una gita meravigliosa. Poi sul mare c’è la spiaggia di Iztuzu. Dove tu hai fatto quella bella figura…

Syusy: Mi sono arrangiata: è la spiaggia famosa per la riproduzione delle tartarughe, ma le tartarughe non c’erano…

Patrizio: E allora tu, visto che dovevamo fare un documentario sulle tartarughe, hai fatto… la tartaruga. Ti sei messa un impermeabilino giallo, con sopra l’immagine di una tartaruga, poi ti sei stesa a pancia in giù sulla sabbia e hai mimato prima mamma-tartaruga che scava e depone le uova. E poi, non contenta, hai fatto anche la tartarughina che nasce e poi per istinto corre verso il bagnasciuga, per sfuggire ai predatori e infilarsi nel mare. Hai montato poi il “documentario” con la musica di Quark. Un successo: a momenti ci licenziavano!

Syusy: Senti chi parla! E tu? Ti ricordi la scena dell’ormeggio?

Patrizio: Chi, io?

Syusy: Avevamo ancorato la barca – non era ancora Adriatica, era una barca a noleggio – nella Baia, con l’ancora e una cima terra. Decidiamo di partire e bisogna sciogliere la cima a terra. Tu, eroico, ti offri volontario, ti butti a nuoto e vai a slegare la corda. Solo… che sbagli cima: hai slegato quella di un enorme caicco che stava di fianco a noi. Per cui noi siamo restati inchiodati lì, mentre il caicco ci veniva contro: il nostro Capitano Amedeo si è messo ad urlare, urlava il capitano del caicco…

Patrizio: Beh, io non capivo il perché di tutte quelle urla: per nuotare mi ero tolto gli occhiali, e non vedevo niente… Una cosa però l’avevo vista, purtroppo: lungo la costa stavano costruendo un sacco di case e casette di cemento. Com’è adesso? La situazione paesaggistica è compromessa, come da noi?

Syusy: No, alcune di quelle brutture le hanno addirittura demolite. Almeno qui la costa non è definitivamente deturpata. Non hanno fatto la nostra fine.

Patrizio: Poi, dove sei andata?

Syusy: Io, in questo mio viaggio, ho proseguito verso l’interno, verso Mugla. E la prima cosa che ho notato è stata… la strada.

Patrizio: Era tortuosa? Era difficile? Era panoramica?

Syusy: Innanzitutto era… nuova. Da queste parti stanno costruendo, velocemente e in modo efficiente, nuove infrastrutture. Da noi, per fare una strada, ci mettono 10 anni, e invariabilmente i lavori si interrompono per irregolarità varie. In Turchia no: loro fanno. Nascono anche tutte queste nuove City, dei veri nuovissimi quartieri che sono edificati alla velocità della luce. Belli anche se purtroppo cambiano il volto della Turchia tradizionale. Anche a Milas è cambiato tutto e purtroppo le belle case e palazzi antichi cadono a pezzi, a parte alcuni recuperati e bellissimi, mentre la città è diventata sempre più estesa e moderna. Peccato perché era talmente bella e tradizionale che ci si andava in gita scolastica, mi ha detto Aykan Begendi, il mio amico e accompagnatore italo-turco, che ha vissuto da piccolo da queste parti. In ogni caso, dopo Mugla, sulla strada che porta a Bodrum, grazie a una breve deviazione, Widmer e Aykan mi hanno fatto scoprire un posto molto particolare: Stratonikeia, vicino a Eskihisar. E’ un sito archeologico molto interessante, suggestivo, assolutamente da vedere. C’è un teatro, e i resti del colonnato di un Tempio e una Porta monumentale. Delle grandi mura costituivano il Foro e sopra le mura sono incise in due lingue – il greco e il latino – lunghi elenchi di nomi e altro che non abbiamo saputo decifrare. Il sito di Stratonikeia è uno scavo recente, risale alla fine degli anni ’70. I resti invece risalgono al 281 a.C. Ne hanno parlato Erodono e Strabone, che la definisce una delle città più importanti della Karia. Ma Aykan aveva informazioni più dettagliate su Stratonikeia tratte dal suo libro di numismatica, visto che le monete di Stratonikeia sono molto importanti, e ci ha raccontato che fu Seleucos, un generale di Alessandro Magno che, con le ricchezze prese in oriente, la costruì per la moglie Stratonichea. Ma quando scoprì che il figlio Antiaco aveva una relazione sessuale con la madre li mandò tutti e due in esilio al nord verso Ismir.

Patrizio: Che storia! S’imparano cose incredibili studiando numismatica…

Syusy: In seguito Seleucos fece una grande battaglia con Lisimaco – altro generale di Alessandro, re di Tracia, che aveva fondato Pergamo – e prese tutto il potere del nord fino a Troia. Quando morì, suo figlio Antiaco tornò dall’esilio e divenne re e per molto tempo. Stratonikeia fu il centro di grande potere della cultura Seleucide. Poi passò ai Romani naturalmente…

Patrizio: Per fortuna a scuola ero bravo in Storia, quindi ti seguo… sì, i Seleucidi, cioè i discendenti di coloro che combatterono con Alessandro Magno, hanno regnato su Siria, Mesopotamia e Persia per un bel po’. Bella comunque la commistione fra natura e resti archeologici. Lungo le coste dell’Egeo di posti simili, credo, ne abbiamo visti tanti…

Syusy: Ma questa città dell’interno mi ha colpito per tanti motivi: l’estetica del paesaggio, e l’armonia fra paesaggio e resti archeologici. Mi ha colpito la sua distanza, anche dai percorsi turistici: mi è sembrato di averla scoperta quasi per caso, e quando siamo arrivati era deserta. Anzi, i ragazzi del chiosco che vendevano bibite e biglietti, erano piuttosto straniti nel vedere finalmente dei visitatori. E’ stata una scoperta, in tutti i sensi, e il bello è che dentro la città archeologica sono rimaste case e luoghi sociali che fino a poco tempo fa erano frequentati da degli abitanti che poi, a poco a poco, se ne sono andati lasciandola deserta. Ma deserta non del tutto: c’è ancora un vecchio contadino col suo asino che continua a coltivare ortaggi in mezzo all’anfiteatro, tra colonne e capitelli. Direi comunque che è stata una scoperta, in generale, l’Anatolia, fuori stagione e fuori rotta…

Patrizio: Lo consiglieresti questo viaggio? E come ci sei arrivata?

Syusy: Lo consiglio senza alcun dubbio! Anche perché è stato comodo partire da Bologna con un volo Turkish giornaliero per Istanbul e poi prendere un volo per la costa Egea: una meta sempre più vicina – in tutti sensi – e piena di fascino.