Il Grande Elettricista all’opera
A Shangai io-Patrizio cercavo a tutti i costi una giacca alla foggia di Mao. Tra le cose usate abbiamo trovato un sacco di libretti rossi, ma nessuna giacca. La giacca la vendevano soltanto nei grandi magazzini di gran lusso, per qualche straniero eccentrico, ed è costata moltissimo. In compenso i Grandi Magazzini, già molto numerosi, erano deserti, pieni solo di commessi eleganti e inappuntabili. Abbiamo chiesto come mai non ci fosse nessuno, e ci hanno risposto: “Aspettiamo la domanda interna…” Domanda interna che ora in effetti pare si stia muovendo: adesso in Cina ci sono anche i ricchi, assieme ad una gran quantità di poveri.
Dieci anni fa abbiamo verificato che la medicina tradizionale stava riprendendo piede tra i cinesi. “Per forza” ci hanno detto “La medicina occidentale sarebbe la più richiesta, ma costa troppo. La gente qui può permettersi soltanto quella tradizionale”. Peccato, tenuto conto che viceversa noi in Italia apprezziamo la loro medicina tradizionale, che ottiene anche ottimi risultati. Ma in Cina – Paese socialista – sono messi come negli USA pre-Obama: l’assistenza medica non è gratuita per tutti. Che strano…
Abbiamo anche visitato una specie di Parco dei Divertimenti, o meglio una Disneyland cinese: era divisa in due parti, entrambe molto ben costruite e ricche. La prima ricostruiva un villaggio tradizionale cinese medievale. La seconda parte ricostruiva perfettissimamente… la Casa Bianca di Washington! Le strade di Shangai già erano popolate da Cappuccinerie, cioè Bar all’occidentale che serviva il nostro caffè “all’Italiana”, certo meglio di quanto si può tutt’ora trovare in Europa o in America. Abbiamo visto un quartiere vecchio, fatto di casette tradizionali, e abbiamo provato a fare delle riprese con la telecamera, ma subito siamo stati assaliti dagli abitanti che, avendoci individuato come cineoperatori e giornalisti stranieri, volevano esternare la loro protesta nei confronti del Governo. Infatti di lì a qualche giorno avrebbero dovuto abbandonare le loro case, che sarebbero state demolite per far posto all’ennesimo grattacielo.
Vedendo Shangai di notte letteralmente incendiata da mille luci e insegne, ci è venuta spontanea la battuta: “Se prima qui comandava il Grande Timoniere, adesso è arrivato il Grande Elettricista!” Le radio erano già la copia perfetta (nei toni e nei contenuti) delle radio “libere” occidentali, e il loro vociare radiolese riempiva locali, alberghi e perfino i taxi: segno della modernità. Noi eravamo là per condurre una trasmissione italo-cinese, e cioè la telecronaca della prima alba del nuovo millennio, che sorgeva appunto in Cina. Durante le prove, i gentili rappresentanti del Governo ci hanno chiesto di anticipare quello che avremmo detto, e cosa avremmo chiesto agli ospiti. Abbiamo risposto che non sapevamo nemmeno esattamente che ospiti avremmo avuto in trasmissione. Dopo molte insistenze, abbiamo ipotizzato alcune domande-tipo. Ma loro hanno voluto sapere anche… cosa avrebbero risposto gli eventuali ospiti! Per trarci d’impaccio, abbiamo dovuto immaginarci una ipotesi fantastica. Alla fine, durante la diretta, son successe tutte cose diverse. Ma i sottotitoli con cui la puntata è andata in onda in Cina rispecchiavano fedelmente la prima ipotesi, certificata dal controllo superiore…
Se qualcuno ci è andato recentemente, ci dica, ci scriva: in Cina ci sono ancora le biciclette? La gente va ancora al Parco la mattina a fare tai-chi? Ci sono ancora i locali che a buon mercato ti servono i wong-ton (tortelloni) in brodo bollenti a colazione? Ci sono ancora le Farmacie tradizionali che sembrano l’antro di un alchimista? Oppure, per vedere la Cina tradizionale, toccherà andare… in Vietnam?