La mostra “Da Braque a Mirò”

A Ferrara fino al 2 giugno le opere di Kandinsky, Chagall, Braque e altri grandi artisti...
Turisti Per Caso.it, 25 Mar 2010
la mostra da braque a mirò
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Dici Maeght e pensi a Saint Paul de Vence, a un grande edificio bianco cresciuto in un giardino provenzale tra vasche e fontane, con i suoi tetti concavi che lasciano filtrare la luce indiretta per illuminare le opere di Picasso, Braque, Leger, Chagall, Klee e Kandinsky, mentre nel suo parco ti accolgono le forme angolari di Calder, le ombre di Giacometti e il labirinto di Mirò. Dici Maeght e ti viene un briciolo di invidia per questa straordinaria fondazione piena di opere d’arte, baciata dalla fortuna per la sua posizione che rende la visita indimenticabile. Ancora, Maeght, e ti viene un po’ di nostalgia per quella coppia di intellettuali d’altri tempi, Aimè e Marguerite, editore (lui) e sensibile padrona di casa (lei), gallerista parigino (lui) e musa degli artisti del momento (lei). A questa coppia e ai loro artisti, grandi amici e protetti, il palazzo dei Diamanti di Ferrara dedica la sua mostra di primavera, intitolata Da Braque a Kandinsky a Chagall e curata da Tomàs Llorens e Boye Llorens. Un centinaio di opere, soprattutto dipinti, ma anche sculture, ceramiche, disegni, incisioni, affascinanti fotografie e volumi illustrati, permettono di ripercorre gli anni dall’apertura della galleria parigina nel 1945 all’inaugurazione della Fondazione, nel 1964, un ventennio d’oro in cui Aimé Maeght promosse l’attività di maestri affermati senza tralasciare le ricerche delle generazioni più giovani e diede prova di saper competere con le gallerie americane protagoniste del rinnovamento artistico del secondo dopoguerra. La rassegna è suddivisa in sezioni tematiche, legate tra loro dai numeri della rivista Derrière le miroir, le cui uscite accompagnavano ogni esposizione con funzione di catalogo. Il tema della prima sezione è l’amicizia che univa Aimé e la moglie ai propri artisti, testimoniati dai ritratti di Marguerite realizzati da Matisse nel 1944 e da Giacometti nel 1961, nonché il bellissimo dipinto di Bonnard, Fanciulla distesa del 1921, che Marguerite custodiva nella propria camera. Anche con Braque, conosciuto nel ’45, Aimé ebbe un’amicizia profonda, rafforzata dai suoi incoraggiamenti affinché l’artista si riaccostasse alla litografia e dall’acquisto dell’intera produzione. La terza sezione è dedicata a uno degli episodi che fecero più scalpore nella storia della galleria, l’esposizione Le Surréalisme en 1947 organizzata da André Breton e Marcel Duchamp. Surréalisme en 1947 organizzata da André Breton e Marcel Duchamp. Vengono riproposti il catalogo con la provocatoria copertina ideata da Duchamp, con una protesi di seno femminile in gomma, e la celebre tela Superstizione-Serpente di Miró, una successione di motivi arcaicizzanti dipinti su una lunga banda di tessuto. In quell’occasione Aimé iniziò a collaborare con Giacometti, che, anche grazie alle mostre della Galleria Maeght, divenne una delle figure più rappresentative dell’arte del dopoguerra. I bronzi riuniti nella quarta sezione della rassegna sono rivelatori della capacità dell’artista di trasmettere, con un linguaggio inedito, il senso di precarietà dell’esistenza umana. Tra i grandi nomi che la Galleria Maeght rappresentò in esclusiva c’era anche Chagall. Aimé fu probabilmente affascinato dalla capacità dell’artista russo di esplorare tecniche diverse per dare forma al proprio mondo poetico: vedute parigine o paesaggi russi, popolati di amanti in volo, galli fantastici, asini alati e musicisti, sono i protagonisti delle ceramiche, delle incisioni, delle gouaches e dei dipinti presentati in mostra, tra cui il famoso Sole giallo del 1958. A differenza della maggior parte delle gallerie dell’epoca, che sostenevano un’unica tendenza artistica, Maeght spaziò dall’arte figurativa a quella astratta, seguendo una propria poetica personale e una ricerca instancabile della qualità. È con questo spirito che in mostra vengono accostate due personalità molto diverse come Kandinsky e Léger. Segue una raffinata sezione dal titolo “Bianco e nero”, che rende omaggio alla sensibilità del collezionista per le ricerche incentrate sull’economia dei mezzi espressivi. Ne è un esempio il grande Il cespuglio realizzato su carta da Matisse nel 1951, un’immagine al tempo stesso semplice e monumentale. Lo affianca per analogia un “mobile” di Calder, In piedi del 1972, che sembra sfidare la legge di gravità. Calder era, assieme a Miró, uno degli artisti più vicini ad Aimé. Un legame confermato, tra l’altro, dal dono di nozze che lo scultore fece a suo figlio Adrien, il bellissimo Sumac V del 1953, presentato in mostra assieme ai due singolari uccelli modellati in fil di ferro attorno al 1930. L’amicizia con Miró è a sua volta testimoniata dalla tecnica mista per i 70 anni di Aimé. La rassegna si chiude con un’ampia sezione dedicata alla Fondazione, una sorta di “opera d’arte totale”, nata in memoria del figlio Bernard morto prematuramente, dove i diversi linguaggi espressivi dialogano tra loro: foto storiche raccontano la nascita dell’organizzazione e le serate con i grandi nomi della musica e della danza contemporanea, da Duke Ellington a Merce Cunningham. Per ricreare la straordinaria suggestione del luogo, i bozzetti di alcune delle sculture di Miró che popolano il labirinto da lui realizzato nel giardino, capolavori di Giacometti e la spettacolare scultura mobile di Calder, I tre soli gialli del 1965. E con loro si ritorna al bel clima della Provenza.

Su Ferrara

Ferrara, a misura d’intenditore atmosfere magiche, vicoli medievali e geometria rinascimentale. Silenziosa, da girare a piedi o su due ruote la città degli estensi custodisce palazzi, giardini e musei tra i più interessanti della penisola. Un paesaggio urbano e naturalistico avvalorato anche dalla sua presenza nella lista del patrimonio unesco mondiale Un centro storico diviso tra Medioevo e Rinascimento dove è stato realizzato il primo “piano urbanistico moderno d’Europa”, un Castello massiccio che rimanda alla potenza di una delle corti più celebri della storia italiana, gli Estensi, e una calma inattesa. Benvenuti a Ferrara, patrimonio Unesco, patria del basker festival (rassegna di musica da strada) più noto d’Italia e città in cui le biciclette la fanno da padrone. Le tortuose strade medievali e quelle imponenti del Rinascimento sono fiancheggiate da edifici storici con facciate ricche di decorazioni, splendenti di marmi e di cotto. Molti racchiudono al loro interno musei di richiamo. Ma se non bastasse c’è il fascino del ghetto ebraico, i ristoranti kosher e, naturalmente, la salama da sugo…

cosa vedere

Palazzo dei Diamanti Corso Ercole I d’Este 21 tel. 0532 244949 Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimè Maeght e i suoi artisti. Fino al 2 giugno si respira l’aria dei grandi maestri grazie alle opere raccolte dai galleristi Maeght. Orario: tutti i giorni, 9-19 Ingresso: € 10 palazzodiamanti.it

Castello Estense Piazza Castello I tel. 0532 299233 Difeso da quattro castelletti a ponte levatoio il castello dà un’idea della potenza della famiglia d’Este tra il 1208 e il 1598. Una limonaia, una cappella ducale finemente affrescate succedono alle sinistre prigioni dove Parisina, moglie di Niccolò III, fu rinchiusa con il suo amante. Ingresso: € 6 castelloestense.it

Sinagoghe v. Mazzini 95 tel. 0532 210228 Quasi invisibili, tre sinagoghe di rito differente in un solo edificio, donato da un banchiere romano alla comunità ebrea. Nel cuore dell’antico ghetto, le cui porte furono abbattute solo nel 1859 dal nuovo regno d’Italia. Solo visite guidate. Tariffe: € 4 comune.fe.it/museoebraico

Palazzo Massari Corso Porta Mare 9 tel. 0532 206914 Giovanni Boldini fu alla fine dell’800 uno dei pittori favoriti della società parigina. In questo palazzo di fine ’500, oli, pastelli e disegni illustrano l’evoluzione dell’artista ferrarese.

Casa dell’Ariosto v. Ariosto 67 tel. 0532 239281 L’autore dell’Orlando furioso fu per tutta la vita al servizio degli Estensi. La sua casa è oggi un centro culturale. Ingresso gratuito

FOOD&WINE

Al Brindisi Via degli Adelarsi 11 tel. 0532 471225 Dicono sia la più antica osteria del mondo (è del 435) e che ci abbiano bevuto Cellini, Ariosto e il Tasso. Vero o verosimile che sia, si beve bene, da osti che non si improvvisano. Per aperitivo.

L’oca giuliva Via Boccacanale di Santo Stefano 38 tel. 0532 207628 Arredo di buon gusto, mise en place in diverse salette, cucina del territorio. Tra i piatti forti del menu: cappellacci di zucca, pasticcio alla ferrarese e, naturalmente, salama da sugo. Cantina fornita. Prezzo medio: € 45.

Il testamento del porco Via Mulinetto 109 tel. 0532 760460 Noto in città per il suo ambiente rustico e per soddisfare con sincerità i buongustai, propone una cucina ruspante a piccoli prezzi con alcune qualità innovative. Prezzo medio: € 30.

ROOM SERVICE

Hotel Ferrara Largo Castello 36 tel. 0532 205048 Posizionato proprio sotto il castello, un design hotel raccolto, comodissimo e silenzioso. Camera doppia a partire da €120 prenotando online. hotelferrara.com