Dubai e India del Triangolo d’oro
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17 settembre 2015: Milano – Dubai
Non so perché abbiamo scelto il viaggio in India, non era mai stata una meta oggetto dei nostri programmi di viaggio, ma improvvisamente c’è venuta questa idea. Abbiamo preferito un volo con scalo a Dubai, concedendoci un paio di giorni negli Emirati, invece delle due o tre ore di un normale scalo, più per altro per curiosità, per vedere questa città proiettata nel futuro, con i suoi grattacieli, i suoi hotel di lusso e quant’altr
Tutti i nostri amici non capivano quest’accostamento, “Stupenda Dubai…. Ma proprio l’India dovete fare!” ci ripetevano tutti. In effetti, a un certo punto c’è venuta l’angoscia…”oddio che abbiamo scelto!”
Comunque, il giorno prestabilito, partiamo da Malpensa con volo Emirates da Milano a Dubai.
Il volo conferma la fama di questa compagnia aerea, dove la cortesia e i sorrisi di queste stupende assistenti di volo rendono veramente gradevole il viaggio. Sul sedile troviamo cuffie audio, cuscino e coperta, ci vengono offerte delle salviettine calde umidificate per pulirci le mani. Dopo averci portato il menu, ci viene servito il pranzo, le varie bevande calde e fredde e verso le 5,00 del pomeriggio viene pure offerto il gelato.
Arriviamo a Dubai
Arriviamo puntualissimi a Dubai dopo circa 6 ore di volo e usciti dalla metropolitana per dirigerci verso l’albergo, proviamo sulla nostra pelle il caldo di Dubai in questa stagione!
Il nostro hotel è il Novotel Deira City Centre, vicino all’aeroporto, tre fermate di metrò, scelto anche perché posto di fronte al Deira City Centre, un centro commerciale, con ristorantini vari e la fermata del Bus City Sightseeing, con biglietto acquistato su internet dall’Italia.
Posati i bagagli in hotel, ci addentriamo in questo “Shopping Mall” di proprietà della catena Majid Al Futtaim, che si rivela gigantesco se raffrontato ai nostri centri commerciali. Oltre 370 negozi, 60 tra ristoranti, caffe e food outlet, parcheggio da 6000 posti, multisala, bowling, ecc…
Ceniamo da UNO con Steak & Cheese, Chicken Milanese e French Fries. Rientriamo rapidamente in hotel per ridurre al minimo l’esposizione al caldo intenso anche delle ore notturne e andiamo a dormire sfiniti.
18 settembre 2015: Visitare Dubai
Il mattino, dopo la colazione ci avventuriamo nuovamente dentro il centro commerciale per raggiungere la fermata del bus, i negozi sono ancora chiusi, però sfruttiamo la galleria per prendere un po’ di frescura, fuori il clima è sempre caldissimo e molto umido.
Il City Sightseeing Bus è un mezzo utile per visitare una città avendo poco tempo a disposizione, l’unico problema è il costo elevato, il biglietto per le 24 ore costa 54 € a persona. Ci sono quattro linee, red, blu, golden e Palm crescent route. Per motivi di tempo noi usufruiamo solo delle prime due, poiché la linea rossa esegue anche il “night tour“.
Iniziamo il percorso con la “red route”, prima tappa al Dubai Mall, dove cambiamo linea e prendiamo la “blu route”, che ci porterà sulla Jumeirah Road, strada che costeggia il lungomare, questa zona è piena di cliniche private di tutti i tipi, dentistiche, pediatriche, chirurgo-plastiche, ecc… oltre agli immancabili shopping mall. Sull’isolotto di fronte alla Jumeirah Beach, si staglia la forma a vela del Burj al-Arab, il famoso 7 stelle. Il giro prosegue di fronte all’ingresso del Souk di Medinat Jumeirah, dove comunque decidiamo di non entrare, perché con solo la giornata odierna a disposizione non abbiamo il tempo per visitare tutte le attrazioni di Dubai.
Arrivati su The Palm, scendiamo è entriamo nell’atrio dell’Hotel Atlantis, l’attrazione principale è l’immenso acquario che richiama il mito di Atlantide. Prendiamo il bus successivo e ci fermiamo al Mall of Emirates. Anche questo è di proprietà della catena Majid Al Futtaim e qui vediamo la sfarzosità di questi centri, i numeri sono enormi, oltre 700 negozi, 90 food outlet, un teatro da 500 posti ed in fine il mitico Ski Dubai, uno ski resort da 22.000 metri quadrati con pista da sci, skilift, seggiovia e pista da slittino, con temperatura interna di -4° e cannoni che la notte provvedono ad innervare la pista. A pranzo optiamo per un ristorante libanese, il “Al Hallab” dove assaggiamo falafel, arayes e chicken kebab. Dopo un altro giro nei vari piani dello shopping mall, usciamo e riprendiamo il bus, prossima tappa il Dubai Mall.
E’ il più grande centro commerciale del mondo, 400.000 metri quadrati di superficie, 1.200 negozi, parcheggio da 16.000 posti auto, al suo interno nelle varie gallerie ci sono le boutique delle più grandi griffe della moda. Al suo interno si trova l’ingresso per la salita al Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo. Giriamo quasi ubriacati da tutto questo sfavillare di vetrine e luci, nei negozi alla moda i prezzi sono proibitivi, le uniche acquirenti sono le donne emiratine, che pur celate sotto i loro niqab, ostentano borse di Fendi, Chanel, Vuitton, ecc… e scarpe alla moda con tacchi vertiginosi. Passiamo di fronte all’enorme Aquarium, con i suoi oltre 10 milioni di litri di acqua e le oltre 33.000 specie marine. Fuori dall’edificio, nella zona del laghetto artificiale, assistiamo allo spettacolo delle fontane danzanti. Fa molto caldo e siamo stanchi e forse un po’ annoiati da tutto questo spettacolo, usciamo e riprendiamo il bus che ci porta a completare il tour con una bella corsa notturna per la Dubai vecchia. Attraversiamo la zona intorno al Dubai Creek, verso il Gold Souk, il mercato dell’oro e il Spice Souk, il mercato delle spezie. Questa zona è densamente popolata da indiani. Finalmente rientriamo in hotel.
Dopo una rinfrescata, scendiamo a cena nel “Bistro Domino”, un ristorante all’interno del Hotel Ibis che sorge a fianco al nostro, assaggiamo un ottimo agnello con riso e salsa di cetrioli e marmellata di albicocche piccante. Rientriamo in camera e tirando le somme, concordiamo che Dubai è stata una grande delusione, è una città troppo artificiale, il clima insopportabile (forse in inverno sarà meglio?!), ti costringe a vivere tra hotel e centri commerciali, un giorno o due vanno bene, dopo sopraggiunge lo sconforto.
19 settembre 2015: Dubai – New Delhi
Ci alziamo verso le 7,00 e dopo una abbondante colazione, fatto il checkout, lasciamo i bagagli in hotel e ci infiliamo nuovamente nel Deira City Centre. I negozi stanno aprendo solo ora, ma il fresco dell’aria condizionata ci permette di gironzolare tranquillamente nei vari corridoi. Verso le 11,00 torniamo all’hotel e recuperati i bagagli ci avviamo verso la metropolitana e dopo tre fermate, raggiungiamo l’aeroporto. Per il pranzo ci aggiriamo tra i vari locali e ci infiliamo in un “Jack’s Bar & Grill”, carino il locale, ma due hamburger con patatine fritte, birra, acqua e due caffè 68€!
Ormai è fatta pazienza! Ci aggiriamo per il terminal curiosando al duty free e raggiunto il gate di imbarco, ci accorgiamo di essere gli unici occidentali sull’aereo. Il volo per New Delhi è decisamente più pieno del precedente da Milano a Dubai, ma le 3 ore e mezza passano rapidamente, grazie al sistema di intrattenimento ICE che fornisce Emirates, con film, musica, notiziari, giochi vari e la possibilità di vedere frontalmente e sotto di noi il paesaggio esterno, grazie a due telecamere montate all’esterno dell’aereo. Atterriamo a Delhi e superato (molto lentamente) il controllo passaporti, usciamo dall’aeroporto e incontriamo la nostra guida. La temperatura è calda ma decisamente più sopportabile di quella di Dubai. Lungo la strada ascoltiamo il continuo suonare dei clacson della auto, che gli indiani usano sempre, semplicemente per segnalare agli altri, pedoni o automobilisti, la loro presenza in strada, questo suono ci accompagnerà inesorabilmente per i prossimi giorni.
Giunti al nostro albero, il Radisson Blu Dwarka, ci diamo l’appuntamento con la guida per il mattino dopo alle 9,30. La cena è a buffet ed esploriamo i sapori speziati dei cibi indiani, non male come primo contatto. Andiamo a dormire.
20 settembre 2015: New Delhi
Al mattino nella hall dell’albergo incontriamo nuovamente la nostra guida e facciamo conoscenza con Paola, la nostra unica compagna di viaggio, infatti saremo solo noi tre più la guida e l’autista per i prossimi 5 giorni. Fatte le presentazioni si parte.
Siamo imbottigliati in mezzo al traffico, circondati dal suono assordante dei clacson, la guida sorride guardando il nostro stupore mentre l’autista è tranquillo, il caos non sembra turbarlo affatto. Benvenuti in India. “Incredible India”.
La prima tappa del nostro tour di New Delhi è la zona dei Palazzi ministeriali, che si affacciano sulla Rajpath, la lunga arteria che unisce il Rashtrapati Bhavan, il palazzo del presidente della Repubblica con l’Indian Gate, il memoriale dei caduti indiani della Prima guerra mondiale. Proseguiamo in auto fino alla Vecchia Delhi, dove entriamo a visitare la moschea Jama Masjid o “Moschea del Venerdì”, fatta costruire dal Moghul Shah Jahan tra il 1650 e il 1656. Il cortile di questa moschea può contenere fino a 25.000 fedeli. Si tratta di una moschea sostanzialmente diversa da quelle che abitualmente abbiamo incontrato nei paesi arabi, in quanto i fedeli si raccolgono prevalentemente all’aperto, nel cortile appunto, mentre la parte al coperto era riservata anticamente al Moghul e alla sua corte. Usciti, ci dirigiamo a piedi attraverso le viuzze della vecchia Delhi, inseguiti da bambini elemosinanti, non riesco a guardarli negli occhi, sono meravigliosi, ma la guida ci ha raccomandato di non dargli del denaro. Giunti ad un gruppo di rikshaw, saliamo su questi piccoli taxi a pedali e iniziamo un fantastico giro per le stradine della città vecchia. Veniamo travolti da un mondo indescrivibile, fatto di suoni, colori, odori. Fendiamo il traffico disordinato, fatto di pedoni, motociclette, altri rikshaw, carretti in contromano, persone vocianti, tutti indaffarati a fare un qualcosa. Uno spettacolo, che solo vivendolo si riesce ad apprezzare. Ci fermiamo nelle vicinanze di Chandni Chowk Road, nel mercato delle spezie, dove acquistiamo alcuni pacchetti di the nel negozio di Ashok Kumar, uno dei più famosi della zona. Raggiungiamo sempre in rikshaw, un tempio giainista, il Jain Digambara Temple e il Birds Charitable Hospital, ovvero l’ospedale degli uccelli, in cui veterinari e volontari prestano le cure gratuite agli uccelli che la gente porta loro. All’interno vi sono decine di gabbie contenenti varie specie e incontriamo un volontario mentre “imbocca” dei piccioni ospiti di questo piccolo ospedale. Di fronte al tempio, sorge il maestoso Forte Rosso di Delhi o Lal Qila, patrimonio dell’UNESCO, anche questo fatto costruire dal Moghul Shah Jahan nel 1640. Lo visitiamo solo da fuori e qui incontriamo un gruppo di turisti del Kashmir, ci dice la nostra guida, che vogliono assolutamente fare delle foto con noi, sono simpaticissimi e per loro, ci spiegherà successivamente la guida, sarà un vanto con parenti e amici farsi vedere in fotografia con degli occidentali. Incredibile India!
Raggiungiamo la macchina e partiamo con destinazione un ristorante dove pranzare. La strada improvvisamente è bloccata, non si sa per quale motivo. Scendiamo e ci avviamo a piedi, in mezzo al traffico caotico di New Delhi, ci avvicina un Three wheel, una specie di Ape Piaggio cabinata e dopo un breve dialogo tra l’autista e la nostra guida, saliamo a bordo e riprendiamo la strada per il ristorante. L’Hotel Broadway sulla Asaf Ali Road è un hotel-ristorante il cui interno è splendidamente arredato in stile inizi ‘900, molto british, il contrasto con il caos che risuona aldilà della porta è evidente. I clienti sono tutti turisti, per lo più inglesi e spagnoli. Ci vengono serviti un mix di assaggi, di piatti più o meno piccanti, dove le verdure e la carne di pollo la fanno da padrona.
Dopo il buon pasto riprendiamo l’auto e attraverso il traffico, che non accenna a diminuire, raggiungiamo il Gurudwara Bangla Sahib. Questo è uno dei più importanti templi Sikh dell’India, riconoscibile per la sua splendida cupola d’oro, è stato costruito come piccolo tempio nel 1783 sotto il regno del Moghul Shah Alam II.
Il complesso comprende oltre al tempio, una scuola, la cucina ed una enorme piscina “Sarovar”, considerata sacra, le cui acque pare abbiano proprietà curative. Dopo esserci coperti il capo e tolte le scarpe e le calze, iniziamo la visita nel tempio stracolmo di persone nel mezzo di una cerimonia, all’interno risuonano suggestive le musiche e i mantra recitati dai fedeli, le colonne all’interno sono finemente lavorate e tutte rivestite di lamine d’oro. All’uscita attraversiamo il cortile fiancheggiando la piscina sacra e ci addentriamo nelle cucine. All’interno decine di sikh uomini, donne e volontari preparano del cibo “langar”, composto da zuppe di verdure e pane chapati, che verrà distribuito a migliaia di persone che quotidianamente attendono sotto il porticato del tempio il loro turno. Chiunque può mangiare, senza distinzione di religione, ceto sociale o razza. Questo momento di aggregazione e altruismo ci ha commosso e ancora adesso ripenso con emozione la sensazione di pace che ci ha dato questa visita. Usciamo dal tempio decisamente colpiti dal fervore e dalla devozione delle persone che abbiamo incontrato, ci appartiamo al lato del tempio e attendiamo la macchina che ci porterà al Gandhi Smriti.
Questa visita è stato un altro momento emozionante di questo viaggio. La casa in cui Gandhi visse gli ultimi 144 giorni della sua vita, prima del suo assassinio nel 1948. Originariamente era una residenza della famiglia Birla, oggi è un museo multimediale dedicato alla figura del Mahatma. Nei suoi giardini c’è la “colonna del martirio”, il luogo esatto dove Gandhi cadde sotto i colpi di pistola di un fanatico indù. Si possono vedere anche gli ultimi passi da lui effettuati, riprodotti con calchi in gesso delle sue orme. Ci sediamo nel prato addicente e rimaniamo ad ammirare questo luogo così suggestivo e pieno di storia.
Ultima tappa di questa giornata intensa: il “complesso di Qutb”, sito patrimonio dell’UNESCO. Si tratta di un insieme di monumenti costruiti a partire dall’inizio del 1200. Il monumento più famoso è il “Qutb Minar”, il minareto in mattoni più alto del mondo con i suoi 72,5 metri.
Di fronte sorge la base alta ben 24,5 metri, dell’“Alai Minar”, quello che doveva essere il minareto alto il doppio del Qutub, ma che venne presto abbandonato. Una curiosità di questo splendido sito è la “colonna di Ashoka”, eretta intorno al 400 dopo Cristo, alta più di 7 metri e pesante oltre sei tonnellate e composta dal 98% di ferro, che nonostante il clima piovoso di Delhi, sta resistendo alla corrosione da 1600 anni.
Alla fine di questa faticosa ma splendida giornata rientriamo in hotel per la cena e per un meritato riposo.
21 settembre 2015: New Delhi – Jaipur
Dopo una abbondante colazione e caricati i bagagli partiamo alla volta di Jaipur. Si tratta di un viaggio di circa 240 chilometri, ma il tempo previsto per la percorrenza sarà di circa 6 ore!
Dopo pochi chilometri capiamo il perché, il traffico è pazzesco, disordinato, le strade sono impossibili, a lunghi tratti di asfalto si alternano improvvisi tratti sterrati pieni di buche, alla periferia di Delhi ingorghi di camion bloccano praticamente la strada, in quanto hanno il permesso di entrare in città solo dopo il tramonto e fino all’alba. Ad ogni incrocio di questa strada a pagamento, si trovano specie di villaggi, con banchetti improvvisati di venditori, carretti in contromano, animali che vagano per le strade, dalle immancabili mucche ai dromedari, il tutto in una forma di “tranquilla frenesia” dove pare che tutti abbiano qualcosa da fare o una meta da raggiungere o più semplicemente che debbano far passare la giornata ricavandone qualcosa!
Lungo il percorso ci fermiamo in prossimità di alcuni carretti carichi di banane e subito si raccolgono intorno a noi decine di macachi. Questi hanno formato una comunità in questo luogo e i venditori di ceci e banane fanno affari vendendo il cibo ai turisti che le danno poi in pasto alle simpatiche scimmie. Nel mio tentativo di dare una banana ad una scimmia ho subito infastidito il capo branco con il risultato di allarmare tutto il gruppo, il trambusto si è subito placato grazie ad una manciata di ceci che ha distratto il maschio che si è gettato a mangiarle, mentre il resto del gruppo stava a guardare ben distante.
Ripreso il viaggio, mi concentro nel guardare il film che scorre aldilà dei finestrini della macchina, i colori e i suoni di questo scorcio di India che stiamo attraversando mi rammentano scene e immagini viste in Tv o su libri, ma nulla può darmi il brivido della realtà che sto vivendo in questo fantastico viaggio. I discorsi in auto lentamente si diradano, la stanchezza prende il sopravvento e ci appisoliamo, mentre il nostro autista imperterrito si destreggia in mezzo ai camion in contromano o mucche che improvvisamente si parano di fronte alla nostra macchina.
Nella tarda mattinata arriviamo al nostro hotel di Jaipur, il Country Inn & Suite by Carlson. Pranziamo, il cibo è parecchio piccante, ma molto buono, un cuoco gentilmente ci descrive i vari piatti e ci suggerisce alcune salse. Finito di pranzare saliamo nelle nostre camere e ci concediamo un riposino fino verso le 16,30.
Iniziamo il nostro primo giro di Jaipur la “città rosa”, la prima tappa è l’ ”Hawa Mahal“, da noi conosciuto come il “Palazzo dei Venti”, costruito nel 1799, è un palazzo di otto piani la cui facciata, in arenaria rosa, comprende quasi mille fra nicchie e finestre, tutte finemente lavorate, questo permetteva all’aria di circolare tra le stanze e creare un clima più fresco. Serviva da osservatorio dal quale le donne di corte, non viste, potevano assistere alla vita della città. Visitiamo un laboratorio per la produzione di tappeti e stoffe, il Shree Carpet & Textile Mahal, qui ci concediamo un po’ di shopping per regali e piacere personale, pashmine e batik indiani, tovaglie in ottimo cotone stampate a mano. Verso l’imbrunire raggiungiamo il Tempio di Birla o “Birla Mandir”, si tratta di un tempio indù, fatto costruire in marmo bianchissimo dalla ricca famiglia Birla nel 1988 e dedicato a Lakshmi Narayan, una delle rappresentazioni di Vishnu, qui assistiamo ad una cerimonia molto suggestiva guidata da tre brahmini in tunica arancione, peccato che non ci è concesso fare delle foto all’interno.
Rientriamo in hotel per la cena e visto che il programma della giornata successiva si presenta fitto di appuntamenti ci concediamo qualche ora di sonno in più.
22 settembre 2015: Jaipur
Al mattino partiamo, con destinazione in “Forte di Amber”, questo si trova a circa 11 chilometri da Jaipur, in mezzo ai monti Arawali, la città di Amber era l’antica capitale dello stato di Dhundhar fino al 1727 quando fu trasferita a Jaipur. Il forte è un complesso di palazzi che si affaccia su un lago artificiale, il “Maotha”, lungo la strada incontriamo un incantatore di serpenti, che al nostro arrivo apre la cesta da cui esce un cobra a mi avviso un po’ stordito, la nostra guida ci dice che a questi serpenti vengono tolti i denti veleniferi e vengono abbondantemente nutriti, pertanto sono molto tranquilli. Raggiungiamo il piazzale all’inizio della strada di accesso al forte e qui saliamo un po’ titubanti su di un elefante. Iniziamo ad inerpicarci lungo la rampa che ci conduce alla porta di ingresso, siamo circondati da venditori di souvenir e da fotografi che ci vogliono immortalare sui pachidermi, ma noi non cediamo. Entrati dalla Porta del Sole la “Suraj Pole” nel primo cortile del forte il “Jalabi Chowk” e scesi a terra, iniziamo a visitare a mio avviso uno dei più bei siti del nostro viaggio. Raccontare il Forte di Amber in poche parole è difficile, la ricchezza di marmi, affreschi, scalinate e giardini, ne fanno uno dei gioielli del Rajastan, ma una nota particolare la merita il “Seesh Mahal”, la sala delle udienze private, consiste di due sale con sculture in legno e disegni floreali eseguiti con lavorazione a specchio. Si dice che una candela possa illuminare tutto il Seesh Mahal a causa delle migliaia di frammenti di specchi che rivestono le pareti e i soffitti del palazzo. Ci aggiriamo in questo susseguirsi di cortili, stanze, giardini, ogni cosa andrebbe fotografata, ogni cosa ci lascia stupiti e affascinati. Usciamo da una porta posteriore e scendiamo fino a raggiungere la nostra auto. Soddisfatti e un po’ stanchi, partiamo alla volta di Jaipur. Lungo la strada ci fermiamo sulle rive del lago Man Sagar per ammirare e fotografare il “Jal Mahal”, l palazzo sull’acqua. Dei 5 piani originari, solo l’ultimo e il terrazzo emergono dalle acque del lago. Costruito come luogo di piacere, e poi utilizzato per la caccia alle anatre, per lungo tempo è rimasto abbandonato, fino a che, circa 10 anni fa sono iniziati i lavori per il suo restauro.
Ripartiamo e qui la guida devia dal percorso prestabilito e ci regala una visita supplementare, il “Forte Nahargarh”.
Questo forte dalle mura dipinte di un bellissimo color ocra, è poco visitato dai turisti non indiani, essendo un po’ fuori dal giro classico. Fu eretto nel diciottesimo secolo dal re Jai Singh II a difesa della città di Jaipur. E’ molto ben conservato, bei dipinti murali adornano i cortili e le sale. Saliamo sui tetti da dove godiamo di una splendida vista su Jaipur. Il forte oggi viene anche usato spesso come location per i film di Bollywood.
Rientriamo a Jaipur per il pranzo, il ristorante è il Park Regis sulla Amer Road. Locale molto bello in un hotel di lusso. Degustiamo un ottimo pranzo accompagnato dal tea masala, dal gusto ricco di spezie. Di fronte alla sala da pranzo si trova un grazioso negozio con articoli di artigianato indiano, ci attardiamo al suo interno in attesa che si plachi un acquazzone che si è scatenato all’improvviso. Dopo il pranzo partiamo alla volta dell’osservatorio Jantar Mantar, patrimonio dell’UNESCO, che si trova nella zona della cosiddetta “Pink City” la Città Rosa, per il colore dei sui edifici. Il Jantar Mantar sorge a ridosso del Palazzo della Città, dietro al Palazzo dei Venti, è un complesso di architetture con funzione di strumenti astronomici costruito anch’esso dal maharaja Jai Singh II tra 1727 e 1734 sul modello delle analoghe strutture costruite a Delhi. Si possono trovare tra gli altri una meridiana “Laghu Samrat Yantra”, costruita sulla latitudine di 27° nord (quella di Jaipur), che calcola l’ora locale con una precisione di 20 secondi, il “Jai Prakash Yantra”, due emisferi interrati che tracciano la mappa del cielo; si ritiene che Jai Singh abbia voluto questo strumento per verificare la precisione di tutti gli altri strumenti dell’osservatorio. Incontriamo un simpatico signore che ci spiega in un comprensibilissimo inglese, un po’ di storia del sito, ci calcola l’ascendente zodiacale e ci fa un po’ di previsioni sul nostro futuro, tutte positive… Speriamo! Facciamo conoscenza con due famiglie con bambini piccoli e vivacissimi, un complimento ai bambini e un sorriso e subito si fanno fare una foto sorridenti, questo sarà un costante del nostro viaggio, il sorriso della gente e la voglia di farsi fotografare!
Usciti, raggiungiamo a piedi il Palazzo della Città sede del maharaja di Jaipur, questo è un unico complesso di vari palazzi, padiglioni, giardini e templi. Le strutture più eminenti e più visitate nel complesso sono il Chandra Mahal, attuale residenza degli eredi del maharaja di Jaipur, il Mubarak Mahal con il museo degli abiti dei maharaja, il Palazzo della Maharani con il museo delle armi, il Diwan-I-Khas, sala delle udienze private in cui si trovano due enormi vasi d’argento da oltr 300 kg. Usati per portare l’acqua del Gange in Inghilterra per l’incoronazione di Edoardo VII. Molto bello è il “cortile dei Pavoni”, con le quattro porte sormontate da dipinti e sculture raffiguranti degli splendidi pavoni. Ancora oggi è sede della famiglia reale, la quale ha ormai solo più titolo onorifico.
Terminata la visita la guida ci porta a visitare una fabbrica di pietre preziose.
Prima di cena ci avventuriamo a piedi per il mercato di Jaipur, una esperienza unica, i colori, i suoni, i profumi… si i profumi, perché l’India profuma malgrado lo sporco e il disordine, non ho mai sentito odori sgradevoli, anche nei posti più affollati, i ritmi di questo popolo ti affascinano, anche il garbo con cui ti invitano ad entrare nei loro negozi, mai troppo insistente e poi ci sono i sorrisi della gente, delle donne, magari un po’ velati per la timidezza, la curiosità dei bambini. Ci aggiriamo per negozi, bancarelle con cibi che friggono dentro al burro chiarificato, rikshaw che ti sfiorano, motociclette in ogni direzione e autobus che quasi ti … investono!
Sfiniti saliamo su due Three wheel e rientriamo in albergo, avevamo in programma una visita in un centro Ayurvedico, ma la stanchezza è troppa. Altra ottima cena in Hotel e poi a dormire.
23 settembre 2015: Jaipur – Abhaneri – Bharatpur – Fatehpur Sikri – Agra
Partiamo di buon’ora alla volta di Agra. Il traffico è già caotico, lunghe file di camion stazionano lungo la strada. Ci immettiamo nella autostrada n.11 la Bayana-Jaipur Road, al casello si aggirano bambini e bambine elemosinanti con in braccio bambini ancora più piccoli, ti bussano ai vetri della macchina e ti guardano con gli occhi supplicanti, questo purtroppo uno spettacolo consueto in India, Questi bambini sono sfruttati da organizzazioni malavitose e la polizia chiude troppo spesso tutti e due gli occhi di fronte a certi spettacoli. La prima tappa è a Dausa, entriamo a visitare un tempio indù, lo “Shree Giriraj ji Maharaj” dedicato a Shiva. Qui assistiamo ad una funzione e fatta una piccola donazione ci viene tracciato sulla fronte un “tilaka” detto “Swaminarayan Sampradaya”, fatto con pasta di sandalo, ha un effetto lenitivo e aiuta a mantenere la mente pura e chiara. Facciamo anche la conoscenza con una splendida bambina, i cui genitori ci permettono di farle delle foto e ci danno anche la bambina in braccio.
Risaliamo sulla nostra macchina circondati da vecchie e bambini elemosinanti, distribuiamo caramelle, ma sembrano non gradire….
Proseguiamo il viaggio e arriviamo ad Abhaneri. Questo era un mio desiderio e non faceva parte del tour, ma gentilmente l’autista ha deviato leggermente dal suo percorso e ci ha condotti in questo splendido sito, ancora non troppo frequentato dal turismo di massa.
Ad Abhaneri si trova l’antico tempio di “Harshat Mata”, costruito nel VIII secolo e di fronte sorge una delle costruzioni più spettacolari del Rajasthan, il “Chand Baori”, un pozzo a forma di piramide rovesciata, profondo più di trenta metri e composto da 3500 stretti gradini che collegano 13 piani. Le geometrie delle scalinate creano degli effetti ottici tali, per cui guardando le pareti frontalmente i gradini spariscono, nascosti dalle giunzioni delle pietre che li compongono. Saliamo al tempio popolato da pappagalli e scoiattoli che sovrasta il villaggio dove, accompagnati dalla guida e seguiti da un gruppo di curiosi, si soffermiamo ad ammirare la campagna intorno e il villaggio sottostante, dove ci addentriamo per una lunga passeggiata tra i vicoli e le povere botteghe di artigiani e venditori. Entriamo nella casa di un fabbricate di tappeti, all’ingresso, la moglie sta livellando il pavimento sotto un porticato, usando un impasto di fango e sterco, visitiamo un’altra casa dove un uomo ci mostra la sua ricchezza, un vitello e un trattore con motore a vista. Ultima sosta nel cortile di un artigiano che produce vasi e cocci, modellando dell’argilla su di un tornio primitivo costituito da una grossa ruota di pietra, che con grande abilità riesce a far girare senza l’ausilio di motori o quant’altro.
Risaliamo sulla nostra auto, con la sensazione di aver assistito una parte molto “naturale” e affascinante del nostro viaggio, di aver vissuto una serie di scene, forse costruite per i turisti, ma lontane anni luce dalla nostra realtà di tutti i giorni.
Riprendiamo il viaggio e giungiamo dopo alcune ore a Bharatpur, dove ci fermiamo per il pranzo.
Il ristorante è all’interno del “Laxmi Vilas Palace”, un hotel di lusso ex residenza del Maharaja, i giardini curatissimi, la piscina, ecc… All’arrivo ci mettono al collo delle ghirlande di fiori e pranziamo all’interno di un enorme salone. Il cibo buono, dal gusto ricercato e non troppo … piccante. Alla fine del pranzo, veniamo invitati a prendere il caffè o il the fuori in giardino, in quanto stavano giungendo diversi pullman di turisti dalla Romania.
Riprendiamo il viaggio dopo esserci riposati in questa splendida struttura e giungiamo a Fatehpur Sikri.
Questa città venne fatta costruire dal Maharaja Akbar nel 1570 due anni dopo la nascita dell’erede come gesto di riconoscenza verso lo sceicco Salim Chishti che gli aveva predetto in quel luogo la nascita del figlio. Qui vi trasferì la capitale per poi abbandonarla nel 1586, si dice per l’improvviso impoverimento dei pozzi di acqua.
Qui vige una certa regola, che obbliga le guide turistiche ufficiali ad assumere “guide” locali, per poter entrare nel sito, queste dopo poche decine di minuti, intascati i soldi, spariscono improvvisamente e tornano all’ingresso in attesa di altri turisti. Rimasti con il nostro amico Jols, continuiamo il giro del bellissimo sito, praticamente deserto e possiamo assaporare con calma la suggestione di questa “città fantasma”. Più che una città si tratta dell’area del Palazzo del Moghul costituita da numerosi edifici separati, che si affacciano su una piazza molto ampia, e da una vasta moschea, collegata al palazzo stesso, non vi sono tracce delle abitazioni private della gente comune che vi abitava. Tra gli edifici più spettacolari si possono vedere il Diwan i Khas, il palazzo delle udienze private, dove l’imperatore usava intrattenersi coi saggi e i sapienti di ogni credo e provenienza in lunghe conversazioni teologiche, alla ricerca di una possibile sintesi universale. Al centro, una colonna, nella quale si fondono elementi decorativi di tutte le religioni dell’impero e che sostiene delle mensole, sulle quali poggia un balcone circolare da cui si irradiano quattro passerelle, Il Padiglione della Sultana Turca, le stanze private del Sultano e la Sunhara Makan, la casa della moglie cristiana di Akbar, con le pareti interne affrescate con scene bibliche. Il sito è splendido e i sono altre decine di edifici che meriterebbero di essere citati. Usciamo dall’area del Palazzo e ci dirigiamo verso la Moschea, la Jami Mashjid, la osserviamo dall’esterno, la guida non ci consiglia di entrare, recentemente alcuni turisti sono stati oggetto di insulti e manifestazioni ostili, pertanto preferiamo dare ascolto alla guida e ritorniamo verso la nostra macchina. Riprendiamo il nostro viaggio e la prossima meta sarà Agra.
Prima di dirigerci verso l’albergo, facciamo tappa al Mother Teresa’s Missionaries of Charity.
Ci accoglie la madre superiora, che parla un buon italiano e ci accompagna tra i padiglioni che costituiscono questa piccola struttura. Qui vengono assistiti adulti con gravi handicap fisici o psichici, ragazzi indigenti, bambini orfani, neonati abbandonati. Decidiamo di non fare fotografie e circondati dagli sguardi curiosi e dai sorrisi degli ospiti entriamo nell’area riservata ai più piccoli. Qui il colpo è stato duro da mandare giù, lettini con neonati, materassi con bambini di pochi mesi che giocano con dei pupazzi regalati da chissà chi, file di vasini con bimbi stupendi seduti a fare i bisognini. Poi la stanza dei ragazzi con malattie neurologiche, in cui due giovani volontarie tedesche accudiscono gli sfortunati dando una mano alle suore. Continuiamo il giro come storditi da quello che vediamo, un misto di commozione, rabbia e inutilità mi assale. Usciamo all’aperto nel giardino e riprendo a respirare, mi giro indietro ancora una volta e vedo i loro occhi e i loro sorrisi e l’immancabile “namastè”. Lasciamo una offerta e usciamo dal portone e ci riaccoglie l’India caotica e chiassosa, un mondo in un altro mondo!
Arriviamo al nostro albergo, il Ramada Plaza Hotel, qui tutto stride ferocemente con quello che abbiamo visto poco prima, modernità, lusso, comodità. La cena non la trovo particolarmente buona, il locale asettico, i camerieri troppo servizievoli e il cibo tremendamente piccante… forse sono solo molto stanco. Andiamo a dormire, forse domani sarà meglio.
24 settembre 2015: Agra – New Delhi
Sveglia all’alba, alle 6,30 dobbiamo essere all’ingresso del Taj Mahal, perché le procedure di controllo all’ingresso sono minuziose e poi l’alba è il momento migliore per vedere questo gioiello dell’India. L’auto ci lascia ad una certa distanza dal monumento, c’è il divieto di avvicinarsi con mezzi a motore. Facciamo più di un chilometro a piedi sulla Taj East Road e il caldo è già terribile. All’ingresso veniamo incolonnati, uomini, donne e locali, su tre file separate. Vietato introdurre praticamente ogni cosa che possa danneggiare il monumento, chiavi, biro, accendini, spille, ecc… Jols acquista i copriscarpe che ci consentiranno di salire sulla base del Taj Mahal. Entriamo dal lato est della struttura e attraversata la Grande Porta “Darwaza i rauza” ci si presenta dinnanzi quella che è considerata una delle meraviglie del mondo moderno. Attraversiamo gli enormi giardini, che si stanno riempiendo di turisti di ogni nazionalità e man mano che si alza il sole le sfumature del Taj Mahal cambiano colore, dal bianco al rosa all’arancione, da lontano le pareti del mausoleo sembrano vellutate, circondate come sono dalla foschia del mattino. Il Taj è rivestito con il marmo bianco di Makrana ed è decorato con pietre preziose e semi-preziose quali il diaspro, la giada, il turchese, i lapislazzuli, gli zaffiri e la corniola. La pianta della struttura è un quadrato di oltre 50 metri per lato, con gli angoli smussati che lo fanno apparire quasi un ottagono. Le quattro facciate del mausoleo sono identiche e il complesso è circondato da quattro minareti alti oltre 40 metri, da una moschea (Masjid) e da un edificio detto Jawab, adibito forse a casa per gli ospiti. A nord si trova il fiume Yamuna, al di là del quale doveva sorgere quello che sarebbe stato il Taj Mahal nero, ma che non fu mai costruito per la destituzione di Shah Jahan da parte del figlio Aurangzeb, preoccupato per le pazze spese sostenute dal padre per la edificazione del Taj Mahal. E’ un monumento che si lascia fotografare, mi ritrovo a fare decine di foto, come ipnotizzato alla ricerca della miglior immagine da portarmi a casa come ricordo.
Il sole è già alto e il caldo e la stanchezza si fanno sentire, usciamo dalla porta occidentale, dove troviamo la nostra macchina che ci riaccompagna in hotel, qui fatta la colazione saliamo in camera e ci concediamo un breve riposo.
A mattina già inoltrata, ripartiamo alla volta del Forte Rosso di Agra o “Lal Qila”, altro patrimonio dell’UNESCO, costruito come il suo omonimo di Delhi in arenaria rossa, da qui il nome.
Ma prima, la nostra guida accontenta una nostra richiesta, cioè quella di visitare una scuola pubblica. Ci fermiamo ad acquistare delle biro e delle caramelle e quindi arriviamo alla scuola.
Il complesso è molto piccolo, si compone di quattro edifici a tetto piatto in un cortile polveroso e assolato. Veniamo accolti dalla preside nel suo coloratissimo “sari” e dopo le presentazioni ci porta a visitare il suo ufficio: praticamente uno stanzone con un tappeto a terra e due sedie di plastica malandate, quindi ci accompagna nel primo edificio che accoglie gli studenti più grandi, si tratta di una classe mista, alcuni studenti hanno una divisa, altri specialmente le ragazze, indossano abiti tradizionali. Vistiamo poi la seconda classe con i ragazzi un po’ più piccoli e qui la maestra ci accoglie in modo entusiastico, vuole fare assolutamente la foto con Simonetta e con Paola ed un bambino ci recita una poesia in hindi, ovviamente non capiamo nulla ma apprezziamo molto il gesto. Infine, la classe con i piccolini, meravigliosi bambini e bambine dagli occhi grandi e dall’espressione stupita, a loro non capita spesso di ricevere visite da parte di turisti e per loro sarà argomento di discussione con le proprie famiglie per i prossimi giorni. La preside ci spiega che vengono insegnate le basi della scuola elementare, qui i bambini oltre che a leggere e a scrivere, imparano innanzitutto l’hindi, in quanto molti di loro provengono da villaggi dove si parlano solo dialetti e molti fanno fatica persino a comunicare tra loro, poi vengono insegnati alcuni rudimenti d’inglese e materie come scienze e matematica. Salutiamo calorosamente la preside e le insegnanti sempre sorridenti. E’ stato questo un momento “vero”, nulla di preconfezionato, l’entusiasmo della maestra, gli sguardi dei bambini, la povertà dei mezzi che hanno questi insegnanti per dare un minimo di apprendimento a questi bambini, ci ha profondamente toccato e ci ha ricordato quanta fortuna abbiamo noi in occidente, che molto spesso non sappiamo apprezzare.
Soddisfatti e un po’ commossi arriviamo al Forte Rosso. E’ una costruzione antichissima, i primi cenni sulla sua esistenza, risalgono al 1080, molti Sultani fecero erigere palazzi e giardini al suo interno, da Sikandar Lodi a Akbar il Grande al costruttore del Taj Mahal, Shah Jahan, che tra l’altro qui fu imprigionato dal figlio e qui ci morì.
Noi turisti possiamo visitare solo la parte sud del forte, in quanto una parte è utilizzata ancore oggi dai militari come caserma.
Salita la rampa per gli elefanti, sulla destra si trova il bellissimo Palazzo di Jahangir: due piani in arenaria rossa e pietra bianca quindi il Khas Mahal, palazzo in marmo e stucchi, utilizzato da Shah Jahan come residenza privata. Sul fiume si affaccia una torre ottagonale, il Mussaman Burj, dove appunto, secondo leggenda, fu rinchiuso Shah Jahan, con la clemenza di osservare il Taj Mahal di fronte, dove giaceva la sua amata.
Di fronte si trova invece il “Diwan i Khas”, struttura in marmo utilizzata per celebrazioni e consultazioni, mentre il “Diwan i Am” era il salone destinato alle udienze pubbliche.
Nel Forte di Agra India non manca una piccola moschea, la Nagina Majid del XVII secolo.
Splendidi i giardini, in cui si trovano numerosi scoiattoli che facilmente si arrampicheranno sulle vostre mani se acquisterete un po’ di biscotti sbriciolati dai venditori che si aggirano nei paraggi.
Terminata la visita, ritorniamo con la macchina al nostro albergo, dove pranziamo in compagnia della nostra guida. Il pranzo è decisamente migliore, grazie ai consigli sulle portate e sulle spezie che ci da Jols.
Dopo il pranzo e il checkout, ritiriamo i bagagli e partiamo alla volta di Delhi, ci aspettano almeno 4 ore di viaggio. Imboccata la Yamuna Expy, una superstrada a pagamento, lastricata in cemento, buchiamo uno pneumatico!
L’autista inizia a sostituire la gomma bucata quando con sorpresa la ruota non si sfila, praticamente si è fusa sul mozzo! A nulla valgono i tentativi dell’autista, della guida, i miei, quelli di autisti e camionisti che si fermano a prestare aiuto, tra scuotimenti di testa, risate, e le imprecazioni per il caldo. Usiamo l’ombra dei veicoli che si fermano per attenuare la calura che in queste prime ore del pomeriggio si fa sentire e fortunatamente abbiamo una buona scorta di acqua in macchina. Dopo un paio di ore di inutili tentativi, sopraggiunge un’altra auto con un altro autista e riprendiamo il viaggio per Delhi.
Alloggiamo nuovamente al Radisson Blu Dwarka, dove ceniamo e dopo una passeggiata tra i negozietti all’interno dell’hotel ci concediamo un buon sonno per l’ultima notte in India.
25 settembre 2015: New Delhi – Dubai – Milano
Siamo dunque arrivati al giorno della partenza, dopo la colazione e il checkout, incontriamo l’assistente che ci accompagnerà all’aeroporto e ritroviamo il nostro sfortunato autista della gomma bucata.
Mi spiega che ha dovuto aspettare l’arrivo di un meccanico per smontare la benedetta ruota e che questa mattina è venuto a prenderci con un’altra macchina.
Giunti in aeroporto ci rendiamo conto che il viaggio è finito, ci voltiamo indietro a guardare ancora una volta il traffico caotico della città, sentiamo i clacson assordanti della auto e dei three wheel e un piccolo groppo alla gola ci assale.
Arrivederci India, siamo arrivati carichi di pregiudizi e luoghi comuni e ce ne andiamo ricchi di ricordi, di emozioni. Non tutto è fantastico, il paese ha grossi problemi, nel piccolo francobollo di India che abbiamo visitato, abbiamo comunque assaporato le mille sfaccettature di questo paese, povertà e corruzione e di contrasto una modernità crescente, una situazione igienico-sanitaria alquanto discutibile, ma abbiamo visto anche gente splendida, posti magnifici, palazzi e monumenti unici al mondo frutto di una storia millenaria. L’India ci ha cambiati. Ancora oggi a distanza di mesi, quando penso o parlo dell’India mi assale l’emozione e mi si inumidiscono gli occhi. Un pezzo di cuore è rimasto in questo paese, il termine di paragone per i prossimi viaggi sarà “questo Viaggio”.
L’India può piacere o non piacere ma non ti può lasciare indifferente!
Incredible India!
Facciamo scalo a Dubai, nell’attesa facciamo uno spuntino da Costa e al Duty Free acquistiamo alcuni souvenir che non avevamo preso all’andata e ripartiamo puntuali alla volta di Milano Malpensa.
Negli anni successivi ho visitato ancora l’India, altre due volte per lavoro, in particolare la regione del Maharashtra tra Mumbai e Pune, ma questa è un’altra storia!