Borobudur, una delle imperdibili meraviglie dell’Asia
Borobudur come il sito di Prambanan si trovano sull’isola di Giava, una delle tante che compone lo stato arcipelago dell’Indonesia, su quest’isola, a solo un’ora di volo dalla magica Bali, di cose da fare ce ne sono tantissime e sicuramente una di queste è la visita al sito buddista di Borobudur. Durante il nostra permanenza sull’isola di Giava abbiamo percorso molte ore in treno e bus per cercare di raggiungere i siti che maggiormente abbiamo sempre sognato di vedere utilizzando i mezzi pubblici. Alloggiare nella città di Jogyakarta è una scelta super indicata per chi desidera raggiungere Borobudur in autonomia utilizzando i mezzi locali, anche se a differenza di Prambanan, al quale si arriva con un unico bus, per Borobudur è necessario un cambio.
Svegli molto presto, come nostra abitudine, percorriamo l’ancora sonnecchiante Malioboro street, la via principale di Jogyakarta, il fulcro vivace di tutta la città, dalla quale siamo distanti solo pochi isolati, alloggiando in un piccolo e delizioso alberghetto affittato per una settimana ad un costo davvero irrisorio. Le bancarelle di Malioboro che rimangono aperte fino a tardi tutti i giorni dell’anno, stanno solo allora tirando fuori la merce da esporre e sembra davvero diversa Malioboro al mattino presto, così stranamente ordinaria e quasi ordinata. Per raggiungere Borobudur il primo step è quello di arrivare a Jambor station, una stazione dei bus dove arrivano e partono i mezzi per molte città dell’isola di Giava, inclusa Borobudur. Da Malioboro prendiamo il bus numero 3A al quale accediamo con l’acquisto di un biglietto a pochi centesimi, ci basta dire che siamo diretti al sito e il bigliettaio ci indirizza sul mezzo giusto da prendere, il bus 3A teoricamente conduce direttamente a Jambor station, ma sarà forse per l’orario di grande affluenza il controllore ci fa scendere a Ngabean, una stazione di cambio dove solo dopo un minuto arriva il bus 2B che in poco tempo ci porta finalmente a Jambor station. Sia i controllori che la gente del posto è gentilissima e ci indica correttamente dove scendere e cosa prendere per risparmiare tempo ed arrivare a Borobudur nel minor tempo possibile, la cosa più bella in questi posti che a volte crediamo arretrati è vedere come siano prodighi di suggerimenti e tanto orgogliosi che i turisti arrivino da ogni parte del mondo per vedere le loro meraviglie, un’abitudine che forse noi “civilizzati” abbiamo perso ormai da tanto tempo. Dopo una mezz’ora siamo finalmente a Jambor station dove pronto sulla piattaforma c’è il bus diretto a Borobudur, non ci sono molte corse verso questo sito in una giornata e si tende a riempiere il mezzo il più possibile aspettando quanta più gente. Il bus è abbastanza scalcinato e l’attesa prima di partire è abbastanza lunghetta ma scorre abbastanza in fretta tra la musica della radio ad alto volume, gentilmente offerta dall’autista e il susseguirsi di venditori che salgono a bordo proponendo bibite ghiacciate, biscotti confezionati, cioccolate ed altri poco salutari snack. Quando finalmente si parte il caldo della giornata è già abbastanza intenso e per agevolare la respirazione dei viaggiatori, si fa per dire, si cammina spediti con le porte aperte in modo da agevolare al volo la salita e la discesa come in una danza super raffinata che vede il controllore fluttuare su e giù dal bus come fosse un’ape sul suo fiore. Anche il costo per il biglietto del bus per Borobudur è ugualmente irrisorio, circa un euro e 60 centesimi, così come abbordabilissimo è il costo del becak, la tipica bicicletta con annessa portantina che, una volta giunti al capolinea del bus, ti conduce direttamente alle biglietterie del sito di Borobudur. La scelta di non fare il percorso a piedi da dove ci lascia il bus all’ingresso di Borobudur è dettata dal fatto che, essendosi già fatte le dieci del mattino, preferiamo dirigerci direttamente all’ingresso senza perdere altro tempo, percorso però fatto poi a piedi al ritorno fino alla fermata del bus per ritornare a Jogyakarta e che ha richiesto meno di una decina di minuti. Il biglietto per Borobudur l’avevamo acquistato il giorno prima presso Prambanan al costo di 35 euro poiché avevamo già preventivato di vedere entrambi i siti in giornate consecutive, in caso contrario non ci sono altre possibilità per risparmiare qualcosa se non l’acquisto singolo per le attrazioni che ha in tutte e due i casi il costo di 45 euro ovvero 700000 rupie.
Una volta giunti finalmente all’interno di tutta l’area di Borobudur lo spettacolo che si apre è a dir poco pazzesco, questo tempio buddista è il più grande di tutta l’Asia patrimonio dell’ umanità Unesco, nonché considerata da molti storici dell’arte una delle meraviglie del mondo antico. Le dimensioni di tutto il sito superano i 5 chilometri e le sue pareti sono adornate di ben 2672 bassorilievi, che raccontano storie di Buddha e ben 504 statue dedicate a lui. La struttura si sviluppa su 10 terrazze un numero che corrisponde alle 10 fasi del cammino spirituale verso la perfezione poi ancora suddivise in tre grandi gruppi. Il devoto buddista o a anche chi non è segue questo culto una volta giunto a Borobudur inizia idealmente il suo percorso meditativo che lo porta pian piano a staccarsi da tutto quello che è materiale, dal grossolano all’infinito, fino a raggiungere lo stato di beatificazione che per il buddismo è chiamato nirvana, qui rappresentato dalla sommità del monumento. Il sito di Borobudur è assai frequentato e come spesso accade nei luoghi di maggior afflusso turistico non sempre è facile trovare un angolo dove appartarsi ma che per fortuna sono riuscita a trovare così da comunicare con se stessa ringraziando per due cose: la prima sicuramente il privilegio enorme che si ha viaggiando di scoprire luoghi nuovi, la seconda è che difronte a luoghi di misticismo come questo si deve sentire ancora più forte quella scintilla spirituale che tutti noi infondo possediamo indipendentemente dal credo religioso, al di là della dottrina e che si manifesta ogni giorno guardando la bellezza del creato che qui intorno a Borobudur, dall’altro capo del mondo, mi appare straordinariamente esplosiva.