Va dove ti portano i Pokemon!
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A TUTTO KYOTO
Il volo nonostante sia durato un giorno intero, con uno scalo a Dubai (è stata dura rimanere sveglia per non perdere la coincidenza del volo) e i fuso orari assurdi, è trascorso piacevolmente grazie a tutti confort a bordo. Arriviamo all’aeroporto internazionale di Kansai, veniamo accolti da un omino con un cartello con il mio nome scritto anche con i loro caratteri, e “abbandonati” su di una panchina in mezzo ad una moltitudine di autisti che parlavano in una maniera “tutta da ridere”. Finalmente arriviamo in hotel e mentre sistemavo le valige, scrivevo a casa che eravamo arrivati sani e salvi, mio figlio dal bagno urla: “mamma guarda” “ma davvero” “fantastico” “schiaccia qui” “Si illumina” “Spruzza” e tra una risata e l’altra fatta di selfie assurdi, siamo rimasti a bocca aperta dal loro MITICO WC super tecnologico e smart. Direi un ottimo inizio. Usciamo immediatamente per respirare l’aria di Kyoto … è tutto così strano … diverso … subito scegliamo di assaggiare la pizza (abbiamo già nostalgia); scarico l’app per il cambio (era meglio non farlo) pazzesco il prezzo di una margherita, direi fortunatamente discreta, servita con molta cordialità.
Dopo la prima colazione abbiamo il primo incontro con la nostra guida locale Ayane, una giovanissima giapponese che durante il tour scopriremo essere anticonformista rispetto alle sue coetanee; siamo l’unica coppia alternativa, le altre tutte in viaggio di nozze ( Oscar diventerà la mascotte), durante il tour siamo diventati una piccola famiglia allargata. Ci guardiamo straniti per come all’appello i nostri nomi siano stati modificati con suffissi onorifici RominaSa e OscarCa; perfetto ora siamo veri giapponesi, ponti per la nostra avventura.. Iniziamo la scoperta di questa terra con la visita di Kyoto con l’antico tempio Sanjusangen-do risalente al XII sec. famoso per le oltre mille statue perfettamente allineate della dea buddista Kannon custodite al suo interno; essendo il primo tempio visto lo abbiamo considerato modesto, ma varcato il suo interno ecco una sensazione spettacolare, mistica, peccato non aver potuto fare fotografie.
Si prosegue poi con il Tempio Kinkaku-ji noto anche come il “Tempio del Padiglione d’Oro” purtroppo visibile solo al suo esterno, sufficiente però per contemplare la solennità che ispira, la raffinatezza dei suoi giardini e l’impressionante impatto visivo dovuto anche al suo riflesso dorato nel lago, il simbolismo della natura. Purtroppo ha iniziato a piovigginare, così ci siamo subito abituati all’afa mista pioggia che faceva appannare l’obiettivo della macchina fotografica, creando un effetto nebbia . A seguire visitiamo il giardino roccioso più famoso del Giappone per la meditazione zen, in una cornice unica per “un colpo d’occhio” del Tempio di Ryoan-ji; è costituito da una trama rettangolare di ciottoli circondata da basse mura di terra, con 15 rocce disposte a piccoli gruppi su macchie di muschio. La nostra giuda ci chiede di contare quante rocce vedevamo, scopriamo in seguito che la caratteristica interessante del design è che, da qualsiasi punto di vista lo si guardi, almeno una delle rocce è sempre nascosta a noi osservatori, anche se Oscar non si sa come, le abbia “sgamate” tutte. Ammiriamo le porte scorrevoli (fusuma) delle sue stanze con all’interno i tatami; ci sediamo e ci facciamo travolgere dall’atmosfera mistica che si percepiva ovunque. In questo primo tempio impariamo la regola fondamentale di toglierci sempre le scarpe prima di varcare l’ingresso.
Immagina di poter osservare un infinito sentiero di steli verdi altissimi sopra la tua testa, ove la luce del sole filtra delicatamente, guardarti davanti e non vedere la fine … e grazie ad un piacevole venticello ascoltare un magico suono. Sei catapultato nella suggestiva foresta di bambù Bamboo Grove Sagano di Arashiyama; possiamo solo che confermare che è stata un’esperienza ultraterrena, serena e onirica. Queste piante sono considerate simboli di forza, in grado di tenere lontano gli spiriti malvagi, Infatti non è una coincidenza che nei pressi delle foreste si troviamo santuari e templi. Abbiamo la fortuna di imbatterci in un gruppo di donne con gli abiti tipici yukatae i sandali geta, e vai di scatti fotografici a raffica. Con i loro ombrellini para-sole e i guanti, ci trasmettono la loro raffinatezza sia con i vestiti tipici, che casual.
Mamma e figlio da soli in giro per una città in totale tranquillità in tarda serata, qui in Giappone si può (non lo farei mai da noi) attraversiamo un centro commerciale coperto, immenso … tanto da esserci persi, o meglio avevo perso il senso dell’orientamento, dopo un momento di panico, e qualche km a vuoto rieccoci sotto il nostro hotel. Dopo questo “choc” decidiamo di cenare in hotel con una zuppetta gelata servito da un sosia di Ghemon.
Una coppia di amici, quella mattina erano particolarmente distrutti, avevano prenotato l’esperienza di dormire presso la locanda tradizionale giapponese, dalla stile immutato nel tempo “Ryokan”… credo che per noi italiani riposare sui loro letti tradizionali (futon) cioè tatami ricoperti da coperte e cuscini, non sia positivo per la nostra schiena, tanto che durante la notte hanno chiamato un taxi e si sono fatti riportare al nostro hotel.
Dal film “Memorie di una Geisha” eccoci a fare visita al famoso Santuario shintoista Fushimi Taisha dedicato ad Inari, divinità connessa al riso e alla fertilità, ma sopratutto protettrice degli affari, infatti gli infiniti Torii rossi qui presenti, nonché portali d’accesso all’area sacra, sono stati donati da aziende giapponesi, artigiani e commercianti devoti al culto (le varie scritte pensavamo fossero preghiere o simili invece erano sponsor) la bellezza del luogo, il rosso e lo sfondo verde delle colline è impagabile, suggestione e spiritualità si percepisce. Mentre ci accingevamo ad un selfie con la macchina fotografica alle nostre spalle ecco arrivare un sacerdote, un’immagine impressa anche nella nostra mente; Oscar incuriosito si domanda perché le varie statue di volpi raffigurate con in bocca una chiave del granaio di riso portassero un bavaglino, ad oggi rimane un mistero. Proviamo anche l’emozione di pescare i fatidici bigliettini della fortuna “Omikuji”; l’oracolo scritto per mio figlio era che avrebbe avuto fortuna nella vita, ma se avessi fatto solo uno sgarbo … Il mio non me lo ricordo purtroppo!
Lungo le strade, nei parcheggi, insomma ovunque si possono trovare i distributori automatici di bibite varie, integratori, acqua di vari gusti, insomma di tutto di più … all’inizio pensavamo che fosse solo un grande business, ma durante il tour e al caldo atroce che abbiamo vissuto, abbiamo compreso la necessità di acquistare spesso bibite per dissetarci.
Si prosegue alla volta di Nara per la visita del Tempio Todaiji detto anche “Tempio del Grande Buddha” patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, culla dell’arte, della cultura e della letteratura giapponese. Eravamo stati avvisati che saremmo stati accolti da centinaia di cervi “Sika”, ormai divenuti veri e propri “abitanti della città”, considerati messaggeri divini, per noi mangiatori di biscotti dallo sguardo dolce, è stato una vera sorpresa, la semplicità con cui si muovono in libertà. Ma che dire del grande Buddha di bronzo di 14 metri, imponente, maestoso da togliere il fiato, all’interno di una costruzione tutta di legno. Nonostante la sua posizione urbana, il parco è un’oasi di pace.
L’ultima sera a Kyoto sotto consiglio della nostra guida decidiamo di assaggiare in una specie di fast food i loro tipici ravioli alla griglia Gyoza ed io un riso alla cantonese, niente male anche se assai saporiti; i giovani camerieri che non parlavamo nemmeno una parola in inglese, ci sorridevamo per capire se stavamo apprezzando il loro prodotti locale; purtroppo no eravamo per nulla pieni e a 200 metri eccoci entrare al Burger King per sfogare la nostra fame in patatine fritte.
UN’ESPLOSIONE DI RICORDI
Non credevamo ai nostri occhi, quella era una stazione dei treni o una base spaziale? Shinkansen la rete giapponese di treni ad alta velocità, dove tutti perfettamente in fila e a debita distanza ad attendere il countdown dal maxi schermo, solo 2 minuti per salire (record di puntualità) sul treno “serpente” definito da mio figlio, alla volta di Hiroshima. In Giappone non esiste la parola ritardo! Anche qui sul proiettile, facciamo le nostre “scoperte”, una signora dimentica la sua 24 ore sul sedile, e noi subito all’armati per averla lasciata incustodita, la guida ci spiega che da loro nessuno tocca nulla (inimmaginabile), e poi la piacevole colonna sonora di un signore che “tira” su di naso, noi volevamo gentilmente porgerli un fazzoletto … giammai, è maleducato soffiarsi il naso (non è peggio fare quel rumore?) e vogliamo parlare del bagno strapulito e automatizzato, praticamente con i sensori fai tutto, tranne “plin plin”!
Dedichiamo l’intera giornata alla visita della città e dei luoghi di maggior interesse come il Parco Commemorativo della Pace e il Memoriale della bomba atomica. Veniamo avvolti da una strana sensazione, nell’aria vigeva uno strano silenzio, segno evidente che ognuno dei cittadini continuasse a rispettarlo per le vittime di guerra; una tragedia ancora molto sentita, infatti troviamo diverse scolaresche che in religioso silenzio rendevano omaggio ai caduti. Costeggiamo il fiume con tutti i memoriali della pace e il Bomb Dome, ci fermiamo attorno alla campana della pace a forma di origami, dove Oscar può suonare per evocare la pace nel mondo attraverso un piccolo gesto, un valore che risuona, e muti, pronti ad entrare nell’aura della pace che il parco trasmette. Lo stile architettonico per ricostruire l’area è molto lineare ed essenziale, ma d’impatto per preservare il passato orribile. In silenzio per mano io e mio figlio ci incamminammo nel museo perfettamente organizzato e le emozioni hanno preso possesso di noi, tanto che in certe immagini o reperti, stenti a credere quanto possa arrivare la cattiveria umana. All’uscita tutti in gruppo ci soffermiamo ad ammirare il monumento dedicato a Sadako nel 1958 di una bimba morta di leucemia, che quando scoprì di essere malata, decise di fare mille gru di origami, tutti conservati nel suo memoriale. In pullman la guida ci ha tenuto un corso per insegnarci l’arte dei piegatori di carta; no comment sulle nostre opere d’arte.
Ci imbarchiamo sul traghetto e in soli 10 minuti circa arriviamo all’isola di Miyajima. La prima cosa che subito ci cattura, è il cancello Torii che pare galleggiare sull’acqua con i suoi 16 metri d’altezza del XII secolo ricostruito nel 1875; questi “portali” sono simboli della cultura giapponese nel mondo. Il Santuario di Itsukushima, tesoro nazionale, è composto da un serie di strutture a palafitta con tetti di paglia, davvero molto bello il percorso all’interno del tempio scintoista; è un sito rilassante e mistico al tempo stesso con scorci mozzafiato da immortalare. Rimango affascinata dal centro del teatro Noh risalente al 1590 . Molto suggestiva la strada per tonare al porto costellata di negozietti e posti molto caratteristici per mangiare, per la prima volta un po’ “schifati” vediamo dei simil spiedini con scorpioncini. Al termine delle visite rientriamo a Kyoto sempre con il treno missile.
COME IN UN MANGA
Eccoci catapultati in un cartone animato … proprio così a Takayama città della prefettura di Gifu, sembrava di rivivere tutti i miei manga degli anni ‘80 con cui sono cresciuta. Passato il testimone fotografico, mi sono fatta immortalare in ogni splendido e suggestivo angolo di questa città. Passeggiamo alla scoperta degli angoli più caratteristici di questo piccolo villaggio montano ubicato nel cuore delle “Alpi Giapponesi” da un fascino assai discreto e la sua atmosfera senza tempo. Qui non sembra passato, niente frenesia delle grandi città, la vita prosegue in totale relax; gente a piedi, in bicicletta, il mercato caratteristico, locande storiche, botteghe dell’artigianato … in una delle fabbriche dove lo producono, assaggio il famoso sakè. A parte la micro tazzina che portai a casa di ricordo, non lo apprezzai molto, un sapore alcolico per me eccessivamente forte.
Attraverso una enorme vetrina ammiriamo l’esposizione di tipici carri allegorici utilizzati durante il Festival di Takayama uno dei più famosi del Giappone, in un museo folcloristico di Kusakabe; ogni carro è una vera propria opera d’arte, con dettagli in oro e finiture bellissime, unica pecca sono i manichini alquanto inquietanti “mamma tipo i nostri di carnevale … insomma non proprio così sfarzosi”. Durante una passeggiata nel quartiere antico di Kamisannomachi, ci imbattiamo in svariati gruppi di ragazzi provenienti da piccoli paesi limitrofi in gita; la nostra guida ci dice che faremmo loro un grande dono a concedergli delle piccole interviste. Ovviamente mio figlio si imbarazza a fare certe cose, ed eccomi dunque protagonista, contro la mia “indole” da basso profilo, mi offro volontaria in più scolaresche. Anche i nostri amici di avventura facevano lo stesso, non riscuotendo però, il nostro medesimo successo, perché al rispondere alla prima semplice domanda “where are you from?” “Italy, Milano” si lasciavano andare in esaltazioni scenografiche tipiche giapponesi. È presto detto la provincia di provenienza dei nostri compagni, non era cosi conosciuta come la nostra. Mi sono sentita una vera star, in quanto per loro era la prima volta che vedevano in carne ed ossa, i volti occidentali come i loro beniamini manga; siamo stati immortalati su infinite loro fotografie … io come sempre in centro, Oscar nascosto in un angolo!
Ed eccoci a Shirakawa-go, si trova nella valle del fiume show gaua nelle remote montagne che abbracciano le prefetture di Gifu e Toyama. Dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1995 è un villaggio fiabesco, noto soprattutto per le tipiche 200 case in stile “Gassho” dal tetto tipico spiovente di paglia. Fa molto caldo ma i colori delle risaie intorno, sono meravigliosi; questo villaggio era nato principalmente per allevare i bachi da seta ( ne abbiamo visto all’interno di una casa), la cosa inusuale è che al loro interno, si stava freschi nonostante l’afa: sembra un miracolo dell’architettura.
Ci fermiamo in un punto panoramico molto suggestivo dove si può vedere l’intera vallata dall’alto; se non ci fossero stati i negozio di souvenir, il villaggio sarebbe stato davvero “un viaggio nel tempo del Medioevo”.
A Kanazawa rimaniamo affascinati dal giardino fiorito di Kenroku-en, considerato tra i più incantevoli del Giappone, ampiezza, panorama, antichità, posizione appartata, abbondanza di acqua e fedeltà alla natura , dove ogni pianta ogni profumo, era al suo posto … tanto da far credere a mio figlio che l’erba fosse finta. Scattiamo foto all’inverosimile, ma la più significativa è il signorino in mezzo ad un gruppo di fanciulle in chimono.
A CASA DI GHEMON
L’antica residenza guerriera dei samurai appartenenti alla famiglia dei Nomura, risalente al periodo Edo, era ben conservata, camminare sui tatami era assai rilassante, salire gli scalini in pietra e osservare i pesci rossi enormi nello stagno che costeggiava l’edificio, in un giardino delizioso. Resta inquietante l’armatura al suo ingresso, che era della misura esatta di mio figlio, che ricordo avere solo 9 anni.
L’ultima sera con la nostra fantastica guida, decidiamo di farci portare in un locale tipico. Come in ogni ristorante in cui abbiamo mangiato, dovevamo lasciare le scarpe all’esterno, e mangiare in ginocchio o quasi sui loro tavolini a terra. Ogni volta un’ esperienza stupenda per la location, il “modo” di mangiare, la cucina di sapori squisiti e alternativi, sana, dietetica e con ingredienti sempre freschi. Ci è rimasto impresso la tecnica di cottura della carne su delle micro griglie, le sublimi verdure fritte, il loro sushi, tempura … decisamente diverso da quello a cui siamo abituati, la salsa di soia, gli intingoli, e soprattutto l’usare le bacchette obbligatoriamente. Questa nostra ultima cena insieme, è stata coronata dall’imbarazzo totale della nostra dolce guida; nostro uso è fare Cin Cin per brindare alla stupenda compagnia, ma vediamo che in quell’istante tutti i clienti del ristorante ci guardano inorriditi … e tra una risata e l’altra ci viene spiegato il significato di quel termine nel loro paese: genitali maschili. In un pub tutti insieme beviamo un mojito made in Japan, avevo tanto insistito per berlo; non sia mai dire a noi italiani di non fare una cosa, ovviamente anche in questa occasione abbiamo dato spettacolo con un Cin Cin “un po’ malizioso”.
È giunto il momento di salutare la nostra giuda, quante lacrime, e dopo tutti i dettagli riguardo il nostro spostamento, restiamo soli con i nostri amici, ad affrontare il viaggio in treno per Tokyo. Durante il lungo viaggio, scopriamo che i sedili del treno potevano girarsi a modi salotto, e dunque al via della tipica “caciara” italiana … veniamo opportunamente sgridati dal resto del vagone per il nostro tono di voce esagerato … loro ovviamente viaggiano in totale silenzio ma tirando su di naso.
Essendo passati molti anni da questo viaggio, non è facile ricordare proprio tutto nei minimi dettagli, tanto che della città di Osaka non ricordo assolutamente nulla, se non come mi suggerisce il mio compagno di tour, una metropoli caotica, fredda e un po’ più “disordinata” delle altre. Qui abbiamo pernottato in un hotel, che al pianterreno aveva un centro commerciale comunicante con la stazione ferroviaria, roba da matti.
TOKIO
Il nostro primo commento alla vista dell’immensa capitale: WOW! Ora abbiamo un ragazzo come guida, diversamente dall’altra, è assai professionale e molto freddo inizialmente, ma durante il tour con il gruppo di matti con cui aveva a che fare, si è leggermente sciolto. Iniziamo con l’imponente Tokyo Metropolitan Government Building, dalla cui vetta panoramica, ossia al 202°esimo piano, si gode di una splendida vista su tutta la città a 360°. Durante questa visita voglio raccontare un episodio “inusuale” che mi ha colpito molto portandomi ad ammirare l’onestà di questo popolo meraviglioso; non avevo abbastanza contanti per acquistare i souvenir all’interno di questi negozietti, e dato che il bancomat non veniva accettato, la guida si è offerta gentilmente di pestarmi i soldi, giusto due spiccioli, bensì 11,863.83 yen ovvero 100 euro.
La mitica Tokio Tower vista nei cartoni di Lupin, è la seconda torre artificiale del Giappone con i suoi 333 metri, la sua struttura è liberamente ispirata alla tour Eiffel, ci fa ammirare dalla sua altezza e attraverso le sue vetrate, un panorama mozzafiato, attenzione a chi soffre di vertigini.
Oramai ci siamo abituati all’afa, ma durante la visita del Santuario Meiji ci siamo sciolti; è uno dei più imponenti templi di Tokyo, dedicato all’imperatore Meiji che segnò il passaggio dall’era feudale al Giappone moderno. E’ senza dubbio uno dei luoghi sacri più simbolici della città e amati dai giapponesi; è avvolto in un’oasi di pace e tranquillità offrendo un netto contrasto con i grattacieli nelle vicinanze, soprattutto grazie alla passeggiata nel verde per arrivarci. Come tutti i santuari scintoisti, l’ingresso all’area sacra è contrassegnato da una grande porta torij rossa in legno, arriviamo all’interno di un bellissimo santuario dove si respira aria di solennità incredibile. Abbiamo avuto la fortuna di vedere un momento della celebrazione di un matrimonio, con i loro vestiti tipici, i loro sorrisi e la bellezza tipica giapponese. Ho fatto un servizio fotografico oltre che agli sposi, soprattutto ai visi simpatici degli invitati. Comunque non fanno tutto il “casino” che noi italiani usiamo fare post celebrazione.
DA UN ESTREMO ALL’ALTRO
Ci si inoltriamo poi tra i vicoli di Harajuku, un quartiere giovanile e luogo di tendenza, “dove andare a guardare e a farsi guardare” nonché frequente ritrovo degli appassionati di “cosplay”. È davvero un altro mondo ovunque si ponga lo sguardo. Veramente difficile per me descrivere ciò i nostri occhi hanno visto, e trasmettere le giuste emozioni che abbiamo vissuto in questa colorata Street art, pazzesca e surreale in ogni sua parte, dove si trova il fulcro delle culture adolescenziali più estreme di tutto il Giappone. Tra risate e scatti “contestati” (mi hanno insultato stile manga arrabbiati) ci immergevamo in questo flusso di gente. Essendo finalmente Oscar entusiasta di questi luoghi, iniziamo a strisciare la carta di credito per acquisti folli … da Doraemon a Hello Kitty, ai mitici Pokemon ecc. vogliamo parlare dei loro multisala? Con un Godzilla in dimensione reali all’ingresso nel cinema; altra situazione “imbarazzante”, ci ritroviamo in un quartiere con molti cartelloni pubblicitari con bellissimi ragazzi ritratti, “mamma come mai tutti questi poster vicini?” la guida cerca a modo suo di spiegare che per sbaglio eravamo finiti in una zona a luci rosse, ove le giovani giapponesi potevano “scegliere” un amico “playboy” con cui bere il sakè, eccome no!
Proseguiamo a malincuore poi (stare immersi nella “follia” manga a noi piaceva da impazzire) nel quartiere più alla moda, risalendo l’Omotesando-Dori, la via più famosa e ricca, luogo assai rinomato per fare shopping di lusso. Catapultati sugli Champs Elisees parigini per il vialoni alberati e per i negozi da strappa cervello! Pranziamo in un ristorante dove al suo ingresso sono immortalate le foto di molti attori famosi di Hollywood che hanno mangiato qui; io posso solo ricordare la figuraccia di quando ho ingerito i bianchetti credendo fossero germogli di soia, risputandoli nel piatto! Raggiungiamo infine Shibuya, cuore della città di Tokyo famoso per il suo immenso attraversamento pedonale diagonale, orizzontale, verticale … strabiliante la folla di gente che attraversa la strada, un fenomeno tipico delle metropoli, qui è assai suggestivo davvero, sembra il centro del mondo; già adoro scattare foto in mezzo alla strada, dunque ero in paradiso! Non poteva mancare la tappa alla statua del cagnolino “Hachiko”, le immagini e la storia sono ancora molto impresse dentro di loro e non solo.
A TUTTO MANGA
Finalmente giungiamo alla meta tanto ambita da mio figlio, Akihabara, un vero e proprio “manga distric”, vera mecca per gli amanti delle “anime giapponesi”. Restiamo senza fiato per i mega centri commerciali dedicati all’elettronica, grattacieli impressionanti, palazzi che si illuminano proiettando immagini e filmati a led sulle loro facciate, immense sale giochi e molto di più e di più ancora. Vaghiamo come due assatanati Nerd; era tutto così inverosimile, entravamo e uscivamo da negozi, salivamo le scale di immensi simil Game Stop, ma da non credere nessuno di noi due ha trovato ciò che desiderava realmente, in quanto i cartoni animati a cui noi ambivamo, Candy Candy, Lupin, Daitan 3 ecc qui in Giappone facevamo parte della “preistoria”. Altra grande scoperta, nei bagni pubblici c’era la colonna sonora dei suoni della natura, in quanto a parte stimolare, non creava disagio tra una persona e l’altra. Desolati ritorniamo al nostro gruppo di amici. Alcuni di loro hanno assaporano un caffè al tipico Maid Cafè con ragazze in costume stile Sailor Moon, con voci assai stridule, spendendo una cifra assurda; non abbiamo capito se fossero meravigliati per l’originalità di questo locale, o disprezzati per la stupidità vissuta.
Lasciamo la follia digitale, per il quartiere di Asakusa, tra i più antichi della città, dove si respira ancora l’atmosfera della vecchia Tokio, per gli usi e costumi; si possono trovare souvenir di ogni genere e street food per tutti i gusti. Visitiamo il Tempio buddista di Asakusa Kannon il più antico della città e uno dei più importanti, è unico nel suo genere e la spiritualità che trasmette è tanta. Percorriamo l’annessa via Nakamise lunga 250 metri con le sue tipiche bancarelle in una atmosfera da quartieri popolari, trovando vere curiosità a cui noi europei non siamo abituati. È impressionate come dopo alcuni kilometri tutto intorno a noi muta; Ginza, considerato uno dei quartieri più eleganti della città dove la “Tokyo bene” va a fare shopping di lusso (la maggior parte italiani), strade piene di insegne e maxi pubblicità di attori hollywoodiani. Bellissimo ricordo è la fotografia di tutti noi ragazzi del gruppo sulle strisce pedonali a modi Beatles (ho dato disposizioni precise ad un giapponese con una macchina fotografica da sballo al collo). Quanto ridere poi che fece Oscar con l’altro ragazzo, quando durante una intervista in strada di una giornalista, loro continuavano a passare dietro alla telecamera, siamo proprio italiani!
Che ricordo disgustoso, presso il mercato ittico Tsukiji, causa l’odore nauseante del pesce ho preferito lasciar andare Oscar solo con il resto del gruppo; a lui è piaciuto molto, ha visto un’infinità di pesci, ha assistito all’asta dei tonni e assaggiato sushi fresco.
Siamo arrivati alla fine del tour organizzato, ci tocca salutare tutti i nostri compagni di viaggio, la guida, stare con loro non ci ha mai fatto sentire la mancanza del resto della famiglia rimasto a casa.
L’ultimo giorno oramai rimasti soli, abbiamo la libertà di girare tutti i centri commerciali, andando alla ricerca del fatidico e imponente Gundam Rx-0 Unicorn, omaggio alla serie manga del 1979, la scultura che controlla l’ingresso del mega centro Diver City, con la sua altezza di quasi 20 metri. Qui gli ipermercati sono immensi, puoi trovare davvero di tutto anche ciò che alla tua fantasia non può arrivare, persino un piccolo museo del Re del Pop, Michael Jackson, ove poter acquistare pezzi introvabili. Non possiamo non raccontare poi cosa abbiamo visto all’interno di una rinomata pizzeria “italiana”… ERRORI o ORRORI di ortografia? Questo è il meno, la cosa più grave era la cartina del nostro paese con le città tutte geograficamente sbagliate. Ho cercato di spiegare simpaticamente ai camerieri quello scempio, ma al posto di ringraziarmi, mi hanno guardato malissimo confabulando qualcosa tra loro, insieme al resto del ristorante quasi “offeso” per le mie correzioni… noi dovevamo essere “feriti” nell’orgoglio, invece ce la siamo risa alla grande!
Viviamo inoltre l’esperienza di una piccola scossa di terremoto; mio figlio si è ritrovato giù dal letto a dormire ed io incavolata perché pensavo mi avesse svegliato a strattoni senza un buon motivo, lui che se la continuava a dormire a terra, nonostante la sballottamento.
In tutta questa terra ammirabile, abbiamo apprezzato la pulizia impeccabile, non solo nei siti visitati, anche sulle strade, sui marciapiedi, dappertutto; i fumatori stessi dovevano o rinunciare ad accendersi una sigaretta, oppure a cercare gli angoli apposta per poterlo fare. Guai gettare i mozziconi a terra, verrai multato, come portare in giro i cani senza calzini o su di un passeggino apposito. Come non ricordare le colazioni con vista grattacieli, memorabili; un paese stravagante, bisogna sapere che bere la zuppa senza il risucchio non fa parte del galateo, e non aspettatevi che loro parlino o scrivano in inglese (compresi i cartelli stradali), giapponese 100%!
Tutto ebbe inizio con il tasto Rec del telecomando, bianco con un pallino rosso uguale alla loro bandiera “schiaccia il Giappone mamma”, fino ad arrivare ad raccontarvi un viaggio divenuto reale madre e figlio, che ci ha dato il la per altre avventure nel mondo da soli; un popolo straordinario, entusiasmante, che ci ha fatto crescere come coppia (madre e figlio) insegnandoci a comprendere la nostra anima. Ritorneremo, in questa terra meravigliosa tutta da scoprire solo vivendola!