Cambogia e Vietnam: il percorso del serpente
INDOCINA 2020
31.12.2019 – 19.01.2020 – Partecipanti: Alessio Vitella e Marco Beltrame
VIAGGIO IN BREVE
– Martedì 31.12 e Mercoledì 01.01 Partenza. Voli VCE-FRA, FRA-VIE, VIE-BKK. Arrivo in aeroporto, treno fino al capolinea (45’ – 1,4€pp) + passeggiata + tuk tuk fino all’hotel, bagno in piscina, giro per Khaosan Road (quartiere backpackers) per cenare e bere qualcosa. Dormire: Trang Hotel Bangkok (30€/camera) – Bangkok
Indice dei contenuti
– Giovedì 02.01 Di prima mattina Grab per andare a prendere il bus (4h – 9,50€pp) che ci porta al confine cambogiano (via Aranyaprathet – Poipet). Pulmino da 9 posti, circa 4h di viaggio con una pausa. Passata la frontiera prendiamo un taxi condiviso (3h – 9€pp) con madre e figlia sul sedile anteriore, noi due, una signora e un altro ragazzo nei sedili posteriori. Arrivo a Battambang, pranzo, aperitivo e cena (in successione) in 3 street food lungo il fiume. Dormire: 333 Guesthouse (5€/camera) – Battambang
– Venerdì 03.01 Salta la barca per Siem Reap causa carenza di acqua nel fiume, bus locale Capitol Tours per Siem Reap (3,5h – 4,5€pp). Arrivo a Siem Reap nel pomeriggio, noleggio bici (2€pp) e tramonto a Phnom Bakheng. Serata a Pub Street e assaggio cavallette, scorpione e serpentello (nel pomeriggio al mercato, la sera verso il centro). Dormire: Siem Reap Pub Hostel (5€/camera) – Siem Reap
– Sabato 04.01 Alba ad Angkor Wat e smart circle in tuk tuk (16€ dalle 5.00 al primo pomeriggio). Al pomeriggio giro a sud fino al lago. Serata in ostello e verso mezzanotte direzione sleeping bus per Phnom Penh (5,5h – 11,50€pp). Dormire: sleeping bus
– Domenica 05.01 Giro a piedi della città, visita del palazzo reale (10€pp), Tuol Sleng Genocide Museum S 21 (7€ pp). A mezzogiorno barca in direzione Chau Doc (4h – 27,50€pp), formalità burocratiche alla frontiera e ingresso in Vietnam. Al tramonto giro in bici fino al Sam Mountain. Dormire: Murray Guesthouse (30€/camera) – Chau Doc
– Lunedì 06.01 Bus locale FutaBus prenotato dalla guesthouse per Can Tho (3h – 4€pp). Arrivo a Can Tho, giro in bici della città (2€pp), giro sulle foci del Mekong, in villaggi spersi. Dormire: Adora Central Park Hostel (4€/camera) – Can Tho
– Martedì 07.01 Sveglia all’alba per visita guidata in barca per il Cai Rang Floating Market di Can Tho, colazione con ananas saltando da una barca all’altra, visita alla fabbrica di noodle (Sáu Hoài Rice Noodle Factory) vedendo e provando le varie fasi della produzione. Il tour è continuato con una ricca colazione tipica, una passeggiata in centro visitando alcuni templi e si è conclusa degustando un ottima noce di cocco raccolta durante la mattinata. Trasferimento in aereo per Hanoi (2h – 40,5€pp). Serata ad Hanoi, Bia hoi, quartiere vecchio. Dormire: Zim’s House (7€/camera) – Hanoi
– Mercoledì 08.01 Bus organizzato per Halong Bay (3h), crociera Doris Cruise (140€ pp). Giro in kayak nella Ba Trai Dao e nella Dark and Bright Cave, aperitivo e cena in crociera. Dormire: Doris Cruise – Halong Bay
– Giovedì 09.01 Tai chi all’alba sul ponte della nave, colazione e uscita in barchette di bamboo guidate da locali (Kong Skull Island). Rientro ad Hanoi. Spettacolo marionette sull’acqua (4€pp) e Train Street. Dormire: Hanoi City Backpackers Hostel (5,93€/camera) – Hanoi
– Venerdì 10.01 Sleeping bus direzione Moc Chau (4h – 25€ pp), sistemazione in hotel, kebab, Bat Cave, ritiro pettorali e presentazione gara. Dormire: Nha Nghi Hoa Moc Ly (8€/camera) – Moc Chau
– Sabato 11.01 Vietnam Trail Marathon e post gara. Ritorno ad Hanoi in nottata con sleeping bus (4h – 25€pp). Dormire: sleeping bus
– Domenica 12.01 Aereo da Hanoi a Huè (1h – 32€pp), noleggio biciclette presso l’ostello (2€/pp), tomba di Khai Dinh, avanscoperta lungo il fiume, giro esterno della cittadella imperiale (chiusura prima delle 17!). Dormire: The Dreamers Homestay (7,80€/camera)
– Lunedì 13.01 Noleggio moto in ostello (19€pp – Motorvina) con trasporto bagagli a Hoi An.Hai Van Pass in moto e arrivo a Hoi An. Dormire: OYO 564 Legend Connect Homestay (8,54€/camera) – Hoi An
– Martedì 14.01 Giro in moto (13€/moto) con trasporto bagagli a Da Nang. Templi di My Son e Marble Mouitain. Arrivo nel pomeriggio a Da Nang, bagno al mare e cena al Son Tra Night Market. Dormire:OYO 475 Orange House (7,37€/camera) – Da Nang
– Mercoledì 15.01 Volo Da Nang – Dalat (1h10’ – 50€pp). Noleggio moto (4€), Datanla waterfall (cascata e discesa con lo slittino), Pongour waterfall, Elephant waterfall. Cena spaziale. Dormire: OYO 507 Son Lam Hotel (4€) – Dalat
– Giovedì 16.01 Sleeping bus (4h- 6€pp) al mattino per Mui Ne. Noleggio bici (4€/bici) percorso (del serpente) nel torrente e tramonto alle Red Sand Dunes. Alla sera sleeping bus per Ho Chi Minh (6h – 5,5€pp). Dormire: sleeping bus
– Venerdì 17.01 Alba a Ho Chi Minh, passeggiata per la città, salita Bixteco Tower, Ben Thanh Market, Heineken experience. Dormire: Vietdream Hostel (4,68€/camera) – Ho Chi Minh City
– Sabato 18.01 Visita ai cunicoli di Cu chi. Alla sera aereo per Bangkok (1h30’ – 101€pp).
– Domenica 19.01 notte per Bangkok e spostamento di prima mattina in aeroporto. Voli: BKK-MUC, MUC-VCE.
RIEPILOGO COSTI PER PERSONA
Voli intercontinentali: 500€ Voli interni 220€ Bus, moto, barca, tuk-tuk, bici: 170€ Crociera Halong Bay: 140€ Dormire: 60€ Ingressi e visite: circa 150€ Cibo: circa 150€ Extra: circa 400€
RACCONTO DI VIAGGIO
Il nostro primo viaggio in Asia comincia la mattina del 31 dicembre 2019 in direzione aeroporto Marco Polo di Venezia, pratiche di check in e imbarco per Francoforte. Nell’attesa del volo prenotiamo l’hotel per la prima notte a Bangkok e l’ostello per l’ottava notte ad Hanoi per avere un indirizzo in caso di smarrimento del bagaglio. Nella peggiore delle ipotesi la prima settimana avremo solo il bagaglio a mano. Partiamo carichi di aspettative, in piena forma, curiosi di conoscere una nuova cultura e di intraprendere esperienze all’avventura. Dal punto di vista organizzativo prima di partire abbiamo prenotato i voli per raggiungere Bangkok, due voli interni, due notti in hotel e l’iscrizione a una gara di trail; tutto il resto si vivrà alla giornata con un programma serrato, ma flessibile! Primo scalo a Francoforte, secondo a Vienna con arrivo alle 19.15, speranzosi in una succulenta cena di capodanno in aeroporto… peccato sia tutto chiuso!! Ce la caviamo con due tramezzini confezionati delle macchinette e un riposino sui divanetti; ore 23.20 partenza per Bangkok!
Il volo scorre liscio, arriviamo in Thailandia, pratiche burocratiche di dogana, ritiro bagagli (fortunatamente arrivati entrambi gli zaini!) e in treno ci dirigiamo verso il centro di Bangkok. Arrivati al capolinea mancano 4 km al nostro hotel, usciamo dalla stazione e ci incamminiamo incuriositi dal primo impatto con la nuova realtà. Dopo una bella passeggiata saliamo su uno dei migliaia tuk tuk che sfrecciano in strada e arriviamo all’hotel. Lasciamo gli zaini in camera, indossiamo il costume e ci buttiamo in piscina. E’ l’1 gennaio, ci sono 27° e in acqua si sta da dio! Usciamo per la serata in zona Khaosan Road, cominciamo ad assaggiare i primi piatti tipici (pad thai, noodles, spiedini di pesce…) e ci immergiamo nella confusione e nei rumori della città. Non c’è altro aggettivo se non caotica! Il 2 gennaio sveglia presto (sarà un’abitudine di tutto il viaggio ahimè), prendiamo un taxi con Grab (applicazione molto comoda per il taxi, con indirizzo preciso già definito e prezzo concordato in anticipo) e ci dirigiamo a prendere il bus per il confine cambogiano.
La “stazione dei bus” consiste in due parcheggi accerchiati da un mercato, all’interno di una strada circondata da condomini; il primo impatto è sicuramente sorprendente e curioso. La situazione è un po’ confusa, prima ci fanno salire sul pulmino, poi ci dividono, quindi ci fanno scendere e ci dicono di attendere; contro ogni nostra aspettativa nel giro di 20 minuti arriva un altro pulmino che rapidamente si riempie e parte in direzione Aranyaprathet / Poipet. Attraversare un confine di stato a piedi è un’esperienza particolare, camminare per quei 200 metri nella terra di mezzo, vedendo sfrecciare in strada una miriade di motorini, auto, carri tirati da buoi, mezzi a motore non meglio precisati… è tutto molto strano, ma sicuramente affascinante! Passiamo il confine e appena entrati in Cambogia veniamo assaliti da svariati tassisti che si propongono; ci accordiamo con una signora per un passaggio fino a Battambang, dopo aver prelevato dollari americani e aver comprato una sim.
Ci appropinquiamo a salire sul taxi e con sorpresa vediamo che saremo in 7 a bordo! Madre e figlia nel sedile davanti, noi due, un’anziana e un ragazzo nei sedili dietro; fortunatamente la macchina è grande e le 3 ore di viaggio scorrono velocemente. Cominciamo ad apprezzare come guidano in Cambogia… da brividi! Non viene rispettato minimamente il codice della strada, non ci sono limiti di velocità, si sorpassa ovunque, ma soprattutto si suona il clacson continuamente per avvisare del proprio arrivo, per chiedere strada a qualsiasi mezzo viaggi più lentamente. Cominciamo a vedere la vita in strada, ci sono tante persone, bambini, anziani, chi lavora, chi gioca, ma sono tutti fuori. Ci fermiamo in un paio di bancarelle lungo la strada e la tassista ci offre dei biscotti tipici, molto zuccherati ma buoni. Arriviamo a Battambang a metà pomeriggio, ci incamminiamo fino alla guest house e lasciamo gli zaini in camera. Di certo siamo in una zona molto diversa dalle nostre abitudini, ma anche da quel che abbiamo lasciato a Bangkok la mattina stessa. Una città molto più povera, con strade in terra battuta, ma la cosa che più mi colpisce sono le discariche a cielo aperto. In ogni strada si trova qualche angolo con immondizie di tutti i tipi, carta, rifiuti organici e tanta plastica; notiamo subito la tendenza a bruciare tutto e gli odori che sentiamo sono nauseabondi.
Ci si abitua a sopportare, ma rimarrà un ricordo indelebile nell’olfatto. Giriamo la città, visitiamo il mercato e poi ci abbuffiamo negli street food lungo il fiume. La mattina dopo avevamo in programma la navigazione in battello fino a Siem Reap, ma la situazione del fiume è drammatica: non c’è acqua quindi desistiamo e ripieghiamo sul bus. La sera stessa ci informiamo in un’agenzia, la quale ci comunica l’orario del bus per la mattina successiva e ci assicura i biglietti. Alle 7 di mattina arriviamo per il bus e scopriamo che magicamente i biglietti sono finiti. Ci indirizzano su un’altra compagnia che ha ancora posti e, fortunatamente, si tratta di un bus locale, vecchio, caldo, scomodo, ma tipico. Esattamente quello che stavamo cercando! Partiamo con il bus mezzo vuoto, ma ogni mezz’ora fa una sosta e salgono diverse persone, fino arrivare all’ultima ora di viaggio ad essere circondati da bambini di tutte le età. Si nota come non siano abituati a tutte le comodità occidentali, come abbiano una vita molto più semplice, ma sorridono, sorridono tutti. Sono tutti gentili, nessuno ti nega un saluto o un sorriso; sono tutte persone solari e questo regala un senso incredibile di serenità.
Arriviamo a Siem Reap e il primo impatto è di esser tornati alla civiltà, a una città più moderna, più occidentale. Si è sviluppata grazie ai templi di Angkor Wat e tutto gira intorno al turismo. Il pomeriggio noleggiamo le bici, giriamo un paio di mercati tipici e ci dirigiamo al Phnom Bakheng per il tramonto. Notiamo che in Cambogia molte persone vivono nel negozio dove lavorano, è molto frequente vedere il banco che affaccia sulla strada che vende gadgets, cibo, elettrodomestici ecc. e dietro si vede il materasso dove dormono, la cucina, la televisione. Inoltre appena fuori dal centro si vedono molte case di terra, palafitte, strutture di lamiera. Non ho avuto l’impressione di persone che morissero di fame, ma di certo la povertà c’è ed è evidente. Passiamo una bella serata a Pub Street dove assaggiamo qualche insetto, cavallette, un serpente e uno scorpione. E’ tutto fritto, quindi i gusti sono molto simili tra loro, ma la curiosità doveva esser soddisfatta.
La mattina successiva alle 5 puntuale troviamo Ti, il nostro tuk tuk per la giornata, che ci porta ad Angkor Wat per l’alba. C’è poco da commentare su questi splendidi templi, imponenti e immersi nella natura. La visita regala tante emozioni diverse, ma l’alba ad Angkor Wat rimarrà impressa per sempre nella memoria. Arrivare dal fossato che circonda la struttura, sentire l’umidità che risale dall’acqua, vedere le prime luci, le ombre imponenti e il profilo che man mano prende tutti i colori dal blu, all’azzurro, al rosa, al fucsia, al rosso. E’ un’emozione che difficilmente può esser descritta. Noi siamo saliti appena sono stati aperti i cancelli e veder sorgere il sole dalla cima dell Angkor Wat è qualcosa di unico al mondo! Successivamente abbiamo fatto lo Small Tour, il giro dei templi più vicini all’Angkor Wat, ad una distanza di qualche km uno dall’altro; apprezziamo le diversità delle varie strutture, ognuna con delle peculiarità e dei particolari davvero interessanti. Ora ci è chiaro il motivo della fama di questo sito, tanto da esser raffigurato persino sulla bandiera cambogiana. Dal nostro punto di vista per una visita globale è sufficiente una giornata piena con il tuk tuk.
Noi il primo pomeriggio abbiamo girato e siamo saliti al primo tempio in bici, ma fare una visita completa sulle due ruote diventa impegnativo, per le distanze, la temperatura e l’umidità. Alla sera prendiamo il nostro primo sleeping bus che ci porta dopo quasi 6 ore di buon riposo a Phnom Penh. Facciamo un giro a piedi della città che mostra diverse sfaccettature, da una parte la povertà e la sofferenza cambogiana legata alla sua storia, dall’altra una modernizzazione e uno sviluppo che crea un mix alquanto curioso. Visitiamo il palazzo reale e soprattutto il Tuol Sleng Genocide Museum S 21. Questo museo merita una menzione particolare per le atrocità che sono state commesse al suo interno; nella visita d’obbligo l’audioguida che racconta particolare agghiaccianti della dittatura dei Khmer rossi dal 1975 al 1979. Lascia davvero senza parole vedere dove può arrivare la malvagità umana e fanno rabbrividire le testimonianze dirette su questa prigione di tortura. E’ un’esperienza sicuramente molto forte, viene presentato tutto senza filtri, ma aiuta a capire la sofferenza a cui è stata sottoposta questa popolazione.
A mezzogiorno prendiamo la barca che ci porterà in Vietnam! Lasciamo Phnom Penh ancora un po’ scossi per la visita al S21, direzione Chau Doc, formalità burocratiche alla frontiera e ingresso in Vietnam. Arrivati nella graziosa cittadina ci sistemiamo nella guest house; al tramonto facciamo un giro in bici fino al Sam Mountain e alla sera passeggiata per il centro. Primo (e forse unico) inconveniente del viaggio: non riusciamo a prelevare! Proviamo le varie carte in 6 diversi ATM e non c’è verso; fortunatamente al 7° e 8° ATM riusciamo a prelevare contemporaneamente entrambi. La mattina successiva alle 7 bus direzione Can Tho, sulle foci del Mekong. Lasciati gli zaini in ostello, prendiamo le bici e cominciamo a girovagare in città e successivamente nei villaggi lungo i vari canali. E’ incredibile l’aria leggera che si respira, è un mondo tranquillo, sembra di essere dentro una bolla. Emozionante vedere tutti i bambini che ti salutano, che ti corrono incontro, che si stupiscono di vederti. Rispetto alla Cambogia le case sono tutte in muratura e si respira un’aria più tranquilla, anche se ancora segnata nei visi, soprattutto dei più anziani, da quella che qui viene chiamata American war. Il giorno dopo sveglia all’alba per la visita guidata in barca al mercato galleggiante Cai Rang Floating Market di Can Tho, spuntino con ananas saltando su un’altra barca, visita alla fabbrica di noodle (Sáu Hoài Rice Noodle Factory) provando le varie fasi della produzione.
Il tour è continuato con una ricca colazione tipica, una passeggiata in centro visitando alcuni templi e si è conclusa degustando un ottima noce di cocco raccolta durante la mattinata. Il pomeriggio trasferimento in aereo per Hanoi e giro del centro storico in serata. Sicuramente la prima cosa che colpisce è la quantità di motorini; ce ne sono davvero ovunque! I marciapiedi diventano i migliori parcheggi per motorini, bici, bancarelle, sedie, locali, vengono utilizzati per tutto tranne che per camminare. Si sente molto parlare della difficoltà per attraversare la strada in Vietnam: noi abbiamo constatato che vige la legge del più grande. I camion e i bus comandano, poi le automobili, infine motorini, bici e pedoni. Per attraversare la strada precedenza ai ‘grandi’, mentre con le migliaia di motorini l’importante è tenere un passo costante, lento o veloce non ha importanza, saranno loro ad evitarti. Sembra un metodo pericoloso, ma in realtà funziona! Anche qua le regole della strada non sono presenti, non ci sono stop, dare la precedenza, sensi di marcia; è davvero incredibile come in tutta questa confusione e anarchia si crei una situazione di sicurezza e amalgama che permette al tutto di funzionare. Riporto una frase di P.J. O’Rourke che ho letto prima del viaggio e, solo dopo aver toccato con mano, ho capito a pieno: In Giappone la gente guida a sinistra. In Cina la gente guida a destra. In Vietnam non importa. Dopo il caos di Hanoi ci attende la crociera alla tanto attesa Halong Bay. Partenza alla mattina col transfer e arrivo sulla barca verso mezzogiorno. Pranzare con la nave che scorre nelle acque smeralde tra gli isolotti ricoperti di vegetazione è un’emozione unica. Semplicemente sono paesaggi da film, veniamo travolti da un senso di tranquillità, di silenzio, di pace interiore. Dopo la prima parte di navigazione, abbiamo preso i kayak e abbiamo fatto un giro tra le rocce. Aperitivo in idromassaggio sul ponte della nave e cena a bordo. La crociera è stata il capriccio del viaggio, ma non avendo possibilità e tempo per vedere la baia in maniera avventurosa abbiamo, per una volta, puntato alla comodità. La mattina dopo sveglia presto per la lezione di tai-chi all’alba sul ponte della nave con l’incantevole spettacolo della baia come sfondo. Dopo una lauta colazione abbiamo fatto una gita in barchette di bambù guidate da autoctoni. Il pomeriggio abbiamo lasciato questo paradiso e abbiamo fatto rientro ad Hanoi. Ci siamo persi ancora una volta per l’affascinante Old Quartier, tra il lago Hoan Kiem (con il tempio Ngoc Son nell’isola al suo interno collegata dal ponte rosso Huc Bridge), lo spettacolo delle marionette sull’acqua e il passaggio del treno a Train Street. Da sottolineare questa esperienza perchè vedere passare un treno regionale a tutta velocità, in una stradina larga circa 50 cm più del treno stesso, è un’esperienza unica. Da qualche mese per ragioni di sicurezza la polizia non permette di entrare nella via, ma se si viene invitati ad entrare da uno dei gestori dei bar casalinghi all’interno della strada le guardie fanno finta di niente. Ci siamo riposati bevendo qualcosa di fresco in una terrazza e, quando le speranze del passaggio del treno stavano svanendo, abbiamo sentito il fischio e in un attimo il treno sfrecciava sotto di noi. Degno di nota di Hanoi l’eccezionale scoperta assolutamente casuale dei Bia Hoi, cioè dei piccoli bar con bassissimi sgabelli lungo i marciapiedi della capitale. Propongono birra locale, artigianale, fresca, leggera e a bassa gradazione a cui vengono associati diversi stuzzichini e piatti tipici, come il pho bho tipica zuppa di Hanoi; la qualità è buona e il prezzo è veramente basso (indicativamente 30-40 centesimi a bicchiere di birra e circa 1€ al piatto). La mattina successiva trasferimento con uno sleeping bus (stipati vicini vicini, circa 70 persone in un bus da 50) fino a Moc Chau, dove il giorno dopo ci attende la gara di trail. Arriviamo all’hotel che avevamo prenotato 2 mesi prima e… sorpresa! Ci viene detto che la prenotazione è stata fatta troppo tempo prima e pensavano fosse un errore. Naturalmente le ragazze in reception non parlavano inglese, ma con l’aiuto di google translate e un paio di telefonate ci trovano un’altra sistemazione. Saliamo in motorino con i due zaini e ci portano all’altro hotel. Usciamo per vedere la zona, visitiamo la Bat Cave, una bellissima grotta con interni naturalistici di rilievo, infine ritiriamo il pettorale e assistiamo alla presentazione della gara, ahimè pressoché totalmente in vietnamita. Eccoci finalmente all’11 gennaio, data attesa da quando abbiamo cominciato a programmare il viaggio. Ci svegliamo carichissimi per correre (circa!!), colazione con un pacco di biscotti e pronti per la Vietnam Trail Marathon. Cerchiamo un taxi che ci porti alla partenza della gara, ma Grab non ne segnala a disposizione, chiediamo alla reception e l’unica soluzione è un motorino; naturalmente accettiamo e in un lampo siamo in 3 su un cinquantino, con 4 zaini appresso! La gara scorre regolarmente, vediamo paesaggi davvero belli, prati interi di peschi in fiore e attraversiamo alcuni villaggi sulle colline dove i bambini ci corrono incontro gioiosi e tutta la popolazione è lì per farci il tifo. Nonostante fosse una gara con partecipanti di tutto il mondo, all’arrivo siamo oggetto di curiosità con qualche richiesta di foto e perfino un’intervista. Alla sera sleeping bus per il ritorno ad Hanoi e la stanchezza prende il sopravvento, si dorme serenamente fino alle 5 di mattina quando arriviamo. Abbiamo il volo per Huè in mattinata, quindi riposiamo ancora un po’ in una panchina, vediamo da fuori il mausoleo di Ho Chi Minh e con calma ci dirigiamo in aeroporto. E’ curioso come durante si vedano pochi vietnamiti camminare per le strade, girano tutti in motorino, ma alle 6 di mattina si trovano davvero moltissime persone di tutte le età che corrono, passeggiano, fanno yoga, pilates, tai chi nei parchi della città. Arriviamo a Huè, noleggiamo le biciclette presso l’ostello, visitiamo la tomba di Khai Dinh, ci perdiamo in avanscoperta lungo il Perfume River e facciamo il giro esterno della cittadella imperiale perché purtroppo la troviamo chiusa. La mattina seguente sveglia di buon’ora, colazione in ostello e partiamo con gli scooter presi a noleggio in direzione Hoi An. Molto comoda l’offerta di Motorvina (che sfrutteremo anche il giorno successivo) che preleva i bagagli in hotel e li fa trovare dove lasceremo i motorini. La strada da Huè a Hoi An, via Da Nang, viene ritenuta una delle strade più belle del Vietnam; si passa sul Hai Van Pass dove si apprezzano svariati paesaggi tipici del centro Vietnam e panorami davvero stupendi. Per la prima e unica volta in 20 giorni di viaggio prendiamo 15 minuti di pioggia che ci costringono a fermarci per ripararci. Ci fermiamo per pranzare nel lungomare a Lang Co Beach, visitiamo le cascate Elephant spring e infine arriviamo a Hoi An. La città è davvero bella, curata, più turistica rispetto a quanto abbiamo visto finora, molto frequentata e con locali decisamente più adattati al mondo occidentale. Da vedere tutto il centro con il mercato notturno, il Japanese Covered Bridge e lo spettacolo delle lanterne nel fiume per tutta la sera. La mattina del 14 gennaio riprendiamo un motorino in direzione templi di My Son, i quali portano i segni indelebili degli attacchi aerei americani; successivamente visitiamo le Marble Mountain: stupende cinque colline di marmo e calcare con diverse grotte e templi al loro interno. Il pomeriggio arriviamo a Da Nang, che, al primo impatto, ci dà l’impressione di una tipica città occidentale: costruzioni moderne, molti hotel di lusso, il Dragon Bridge, insomma, sembra di essere ovunque tranne che in Vietnam. La sera ci saziamo a dovere di street food nell’immenso Son Tra Night Market. La mattina seguente sveglia presto, direzione aeroporto e volo per Dalat; atterrati prendiamo uno scooter a noleggio per la giornata, ci sistemiamo in hotel e partiamo in direzione sud verso le Datanla Waterfall. Scendiamo con il bob su rotaia e poi camminiamo in mezzo alla gola per vedere questa cascata da tutte le angolazioni. Dopo il pranzo ripartiamo verso la Pangour Waterfall e, infine, per le Elephant Waterfall, che si trovano al cospetto della Linh An Pagoda e della sua imponente statua. Da Dalat siamo scesi in sleeping bus fino a Mui Ne, graziosa località turistica e di pescatori sul mare cinese meridionale. Con la bici siamo arrivati al Red Canyon, un percorso nel letto di un torrente, molto interessante da un punto di vista naturalistico in quanto si incontrano le rocce chiare, la sabbia rossa con l’acqua e la foresta. Al tramonto ci siamo spostati sulle Red Sand Dunes per ammirare il calar del sole enfatizzare i colori della natura. Abbiamo passato la notte sull’ennesimo sleeping bus in direzione Ho Chi Minh City, vecchia capitale del Vietnam del sud e centro economico nevralgico del paese. Il primo impatto è stato sicuramente forte, arrivati alle 5 del mattino ci siamo diretti all’ostello (Bui Vien Street) e la movida era ancora nel pieno dell’entusiasmo, con musica a tutto volume e karaoke improvvisati. Lasciamo gli zaini e passeggiamo per la città all’alba, fino al lungo fiume, dove regolarmente alle 6 di mattina troviamo moltissime persone intente a fare jogging o esercizi per il fisico. Curioso come noi in occidente tendiamo a chiuderci in palestra per eseguire tecniche ed esercizi orientali, mentre lì molto più semplicemente camminano, corrono, fanno allungamenti ed esercizi a corpo libero. Continuiamo la visita di Saigon salendo alla Bixteco Tower, al Ben Thanh Market e facciamo l’Heineken experience. Personalmente non mi aspettavo una città così moderna, cosmopolita, molto diversa rispetto al resto del Vietnam; ci sorprendiamo che venga rispettato il codice stradale, anche se necessario considerato la quantità di automobili e soprattutto motorini in circolazione. Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita guidata dei cunicoli di Cu Chi, un intrecciata rete di tunnel sotterranei usati dai Vietcong durante la guerra. Son più di 250 km di rete sotterranea, di dimensioni veramente ridotte, dove si spostava la vita quotidiana durante gli attacchi della guerra. Abbiamo percorso 70 metri nei cunicoli (5 metri sotto terra) e posso assicurare che il passaggio veramente stretto, associato all’alta temperatura e umidità regalano sensazioni davvero forti; inimmaginabile pensare la situazione durante la stagione umida e per periodi che si protraevano per dei mesi. Terminata la visita rientriamo a HCMC e ci dirigiamo in aeroporto per il ritorno a Bangkok; controlli di dogana e siamo pronti a tuffarci nel caos cittadino per l’ultima notte… prima di scoprire che il nostro ostello ci ha cancellato la prenotazione! A mezzanotte di sabato non si trova facilmente una camera libera, però una struttura ci permette di lasciare gli zaini e di farci una doccia al nostro rientro, prima di andare in aeroporto. Lasciamo tutto lì, usciamo in Khaosan Road e nei quartieri limitrofi fino a tarda notte, poi una doccia rigenerante e ci dirigiamo in aeroporto, dove comodamente facciamo una meritata dormita (di ben 2 ore). Consegniamo i bagagli al desk, impieghiamo 2 ore spaccate per i controlli di sicurezza (e non causa Covid-19), semplicemente l’aeroporto non è adeguato strutturalmente e organizzativamente per un flusso così cospicuo di passeggeri. Il ritorno da Bangkok a Venezia con scalo a Monaco di Baviera scorre liscio, lasciando alle spalle tante bei ricordi, emozioni forti e moltissime cose da riordinare in testa!
CONSIDERAZIONI VARIE
Si trova spazzatura buttata ovunque, nelle città, nelle campagne, a bordo strada ecc. e tendono a bruciare di tutto, soprattutto tanta plastica, con conseguenti odori molto forti. Manca proprio la cultura dei rifiuti, in quando anche nelle città più evolute si fatica a trovare cestini pubblici. In contrasto, invece, solitamente i ristoranti e gli street food hanno un cestino sotto ogni tavolo. Al contrario della gestione dei rifiuti abituale, nei templi e nei monumenti è tutto immacolato, pulitissimo e in ordine. Soprattutto in Cambogia ci sono molti cani randagi, tendenzialmente non danno problemi e simulando di lanciare qualcosa tendono a distrarsi e allontanarsi. Abbiamo avuto un paio di incontri spiacevoli quando siamo finiti in giardini privati, ma uscendo lentamente nessun problema. E’ impressionante il numero di pagode/templi presenti in tutto il territorio; se ne trovano anche nei posti più impensabili. Una menzione particolare lo meritano i motorini. Abbiamo visto portare di tutto, da famiglie intere di 4-5 persone, a un frigorifero, pentole, tavoli, sedie, addirittura carrelli appendice attaccati dietro. Il meteo è stato veramente bello praticamente sempre, temperature dai 20° ai 30° (unica eccezione i 10° la sera a Dalat a 1500m di quota). Nel Vietnam del nord ci sono 4 stagioni nell’anno, mentre al sud e in Cambogia le temperature sono pressoché costanti durante l’anno, ma si differenzia tra stagione secca e umida. Da sottolineare la gentilezza e la disponibilità di tutte le persone che abbiamo incontrato e con cui abbiamo avuto a che fare. Sia in Cambogia che in Vietnam tutti si sono sempre presentati con un grosso sorriso sul viso e propensi ad aiutarci in tutto. Ad esempio il terzo giorno di viaggio abbiamo perso la GoPro in un trasfer per prendere un bus, si sono prodigati di recuperarla e riportarla nel giro di 1 ora.
TRASPORTI
Abbiamo usato svariati mezzi e non abbiamo avuto alcun grosso problema in nessuno di questi. L’unico sventura è stato uno sleeping bus gremito di persone, dove lo spazio era veramente risicato. In generale in Cambogia ottimo la tratta notturno Siem Reap-Phnom Penh, mentre in Vietnam bus tendenzialmente più vecchi e rumorosi. Per la Cambogia si trovano molti bus online, mentre per il Vietnam si trovano solamente quelli più turistici; per diversi trasferimenti siamo andati in agenzia (ce ne sono veramente tantissime) e abbiamo trovato molta più scelta, pagando piccole commissioni e spesso risparmiando rispetto l’e-ticket. Molto comodo il servizio di pick up in hotel che offrono quasi tutti i mezzi.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=HRX-37fR7rA