India. Domande e risposte
Trovato un ottimo volo da Torino per Delhi (via Roma), ottenuto il visto online, ho contattato un’agenzia locale, che già avevo adocchiato da tempo,affinchè mi mettesse a disposizione un driver per l’itinerario che avevo scelto e che si occupasse delle prenotazioni alberghiere. Tale agenzia aveva ottime recensioni e, sebbene in genere mi fido poco, devo dire che si è rivelata una scelta perfetta. Il driver Vinod si è rivelato una persona squisita, sempre puntuale, disponibile e prodigo di ottimi consigli. Anche gli alberghi scelti si sono rivelati a dir poco grandiosi, ben più di quanto mi aspettassi e di quanto in genere sono abituato in viaggio.
Ma veniamo alle tappe:
DELHI: Dopo una lunga coda per sbrigare le pratiche di controllo passaporto e visto (ben 3 ore nonostante fosse piena notte!) arrivo all’hotel Avalon Courtyard, una buona struttura in stile giapponese (e in effetti molti ospiti sono nipponici), con l’unico difetto di essere distante dal centro, ma a soli 20 minuti dall’aeroporto. Poche ore di riposo, e sono pronto per la visita della città: si parte dal complesso del Qutb Minar, un’imponente torre che celebra la diffusione dell’islam in India, a seguire breve sosta di fronte all’India Gate, un arco di trionfo che celebra le vittime indiane della prima guerra mondiale, alla residenza presidenziale e all’edificio del parlamento. Ma la zona di maggior interesse della immensa capitale indiana è Old Delhi (il centro storico), che ospita la splendida moschea seicentesca Jama Masjid, la più grande del paese, in arenaria rossa e marmo bianco. A seguire visito l’imponente Red Fort, costruito dai sovrani Moghul, che risulta una sorta di copia di quello di Agra e il Raj Ghat, un parco in cui vennero cremati il Mahatma Ghandi e alcuni dei più importanti personaggi dell’India moderna (Nehru, il primo capo del governo, Indira Ghandi, Sanjay e Rajiv). Vale la pena, infine, visitare la tomba dell’imperatore moghul Humayun, un vero e proprio capolavoro che può essere considerato il “precursore” del Taj Mahal.
KHAJURAHO: Di buon mattino mi reco alla caotica stazione di Delhi, dove prendo un treno (tutto sommato abbastanza comodo) per raggiungere, in circa 4 ore, la città di Jhansi. Di qui una vera propra odissea su una strada in condizioni a dir poco pietose, per raggiungere finalmente Khajuraho. Meritato riposo all’Hotel Clarks (che ospita nell’occasione un matrimonio, per cui un pò rumoroso) e poi visita ai superbi templi indo-ari del gruppo occidentale. Diventati celebri soprattutto per le sculture con immagini erotiche del Kama-Sutra, in realtà sono raffigurati, con delicatezza e maestria, molteplici aspetti della vita indiana (dei, guerrieri, animali, raconti mitologici …). Considero questa tappa come una delle più affascinanti, se non la più affascinante dell’intero viaggio. Meno grandiosi, ma altrettanto interessanti, sono i templi giainisti del gruppo orientale.
ORCHHA: Rimango nel Madhya Pradesh per visitare il piacevole villagio che ospita alcuni bei palazzi in stile arabo medievale, soprattutto il Jehangir Mahal e il Raj Mahal, un paio di interessanti templi (il Ram Raja temple e il Lakshmi Narayan temple), e i cenotafi sulla riva di un piccolo fiume.
AGRA: Città universalmente conosciuta per quello che, a mio avviso, è uno degli edifici più spettacolari al mondo, il Taj Mahal. Descritto da Rudyard Kipling come “l’incarnazione di tutto ciò che è puro”, è di una bellezza inesprimibile a parole. I magnifici marmi bianchi del mausoleo di Shah Jahan e della moglie Mumtaz, ma anche i giardini, la moschea adiacente e l’imponente portale, vanno visitati, punto. Immancabile la foto con il riflesso dell’edificio nell’acqua delle fontane. Ma Agra non è solo Taj Mahal: il massiccio forte di arenaria rossa è un’altra delle tappe imperidbili. Pernottamento all’hotel Atulya Taj, molto comodo perchè posizionato solamente a poche centinaia di metri dall’ingresso principale del Taj Mahal, in una zona ricca di ristoranti e negozi.
FATEHPUR SIKRI: Situata a meno di 50km da Agra, è una bellissima città fortificata, costruita a fine 1500, ormai abbandonata. Il complesso dei palazzi, riccamente decorati, i cortili e la moschea Jama Masjid valgono il prezzo del biglietto. Unica nota negativa, le numerose false guide che bazzicano il sito.
RANTHAMBORE NATIONAL PARK: Il desiderio di poter vedere una tigre libera in natura era uno dei sogni della mia vita: da amante della natura, ho fatto parecchi safari in giro per il mondo, soprattutto in Africa, ma il desiderio di poter immortalare questo splendido animale in grave pericolo di estinzione, mi ha spinto in questo piccolo parco nazionale del Rajasthan. Purtroppo il sogno rimarrà tale: avvistare una tigre non è semplice (nonostante la bravura delle guide ci va molta fortuna), ne vedrò solo una in lontananza e nascosta tra la vegetazione (impossibile da fotografare) e alcune impronte. Tuttavia il parco merita una escursione, si possono comunque vedere parecchi animali (cervi maculati, Sambar, Nilgau, gazzelle, entelli, macachi e una ricca avifauna) e sui crinali il parco offre panorami decisamente fotogenici. Una menzione all’hotel RH Haveli, uno dei migliori del viaggio.
ABHANERI: Sulla strada per Jaipur mi fermo in questo piccolo villaggio per visitare il Chand Baori, un pozzo con particolari scalini a zig-zag, l’adiacente palazzo e il piccolo tempio Harshat Mata, dove mi fermo per una breve “benedizione”, con tanto di bindi in fronte, in cambio di una piccola offerta alla dea Parvati.
JAIPUR: La capitale del Rajasthan, la città rosa, è purtroppo l’ultima tappa del viaggio. Ma non è certo da dimenticare! Sebbene caotica è una città che mi è piaciuta moltissimo. Le porte di accesso alla città vecchia, il particolare e famosissimo Hawa Mahal, dalla struttura architettonica a nido d’ape, il Lake Palace, il City Palace con l’adiacente osservatorio astronomico Jantar Mantar e l’interessantissimo museo della Albert Hall sono imperdibili. Ma a pochi chilometri fuori città, è il magnifico palazzo fortificato di Amber fort, costruto dall’imperatore Akbar e ampliato dai suoi successori, a rubare la scena. Le luminosissime sale, le colonne, i cortili, i portoni scolpiti hanno decorazioni veramente incredibili. Pernotto due notti all’hotel Traditional Heritage Haveli, il migliore in assoluto del viaggio, con personale gentilissimo, stanze ampie, un ottimo ristorante ed estremamnete tranquillo.
Vengo ora a provare a dare risposte ad alcune domande che un viaggiatore che voglia approcciarsi per la prima volta all’India spesso si chiede, pur conscio che il mio breve periodo in questo affasciante paese non mi permette di averne una visione completa.
L’India è sporca? Si, se si prendono come termine di paragone gli standard occidentali, l’India non può certo definirsi un paese pulito. E tuttavia non mi è parso peggiore di altri peasi visitati in questi anni (Indonesia, Filippine, Egitto, Marocco ad esempio), e nemmeno ho visto fogne a cielo aperto, nè sono stato assalito da odori mefitici. Inoltre tutti gli alberghi in cui ho soggiornato e i siti turistici visitati erano pressochè perfetti.
L’India è caotica? Decisamente. A parte le autostrade principali (come il tratto Delhi-Jaipur) le strade sono in pessime condizioni, piene di buche se non addirittura prive di asfalto, con continui cantieri. Ma ciò che è peggio è che le città come i villaggi sono in preda ad un traffico caotico, definirei delirante: una babele di motorini, tuk-tuk, auto, camion, bus, biciclette, mucche, maiali, scimmie, cammelli, capre, elefanti e tantissimi cani randagi. Il suono dei clacson, suonato incessantemente, diviene in breve tempo la colonna sonora del viaggio. Avere un autista affidabile è fondamentale
L’India è povera? Purtroppo si Nonostante sia considerata una delle potenze emergenti (è parte dei BRICS), ho avuto l’impressione che a fianco di pochi super-ricchi, vi sia un mondo di sventurati, tra cui molti bambini, che vanno avanti grazie alle elemosine o alle poche cianfrusaglie che riescono a vendere, gente la cui dimora è una aiuola o l’atrio di una stazione, gente che fatica a mettere insieme un pasto decoroso e che sembra essere senza alcuna speranza.
L’India è pericolosa? Assolutamente no. Mai ho avuto l’impressione che qualcuno o qualche situazione particolare potesse arrecarmi alcun danno.
L’India è economica? Direi proprio di si. A titolo di esempio non ho mai speso più di 6/700 rupie a pasto (meno di 10 euro), a volte anche molto meno, in ristoranti più che discreti. Tutti i siti turistici sono comunque a pagamento (dalle 200 alle 600 rupie in genere). Va detto però che il turista è considerato un bancomat ambulante: al di là dei vari negozianti che ti invitano ad entrare nelle loro botteghe (“only see, no buy” …. certo, come no!), senza peraltro essere nemmeno troppo insistenti, il concetto di mancia è praticamente un obbligo: dal cameriere al facchino, chiunque si aspetta qualche rupia da te.
Com’è il cibo? Se vi piace la cucina vegetariana può essere il vostro paradiso, se amate la carne un pò meno. In particolare ho apprezzato le varie versioni di naan (un pane soffice e sottile, servito caldo, con burro, aglio o olive) e il palak paneer (una sorta di passato di spinaci e formaggio). L’India è inoltre il paradiso delle spezie (ve ne sono decine e decine di tipi) e del thè (servito con latte e ginger). C’è però un possibile inconveniente: se non siete abituati al piccante ricordatevi sempre di dire “no spicy please” a chi prende le vostre ordinazioni, o dite pure addio alle papille gustative. Scordatevi l’alcool, una birra (peraltro nemmeno eccezionale) costa quasi come un pasto intero e molti locali non sono autorizzati a vendere bevande alcooliche.
In conclusione, vale la pena un viaggio in India? È un paese molto affascinante, un mondo a parte, magari difficile al primo impatto, ma per me è stato meraviglioso. Anzi, il mio unico rimpianto è quello di non avere avuto più giorni a disposizione per poter visitare luoghi quali Pushkar, Jelsaimer, Jodhpur o Varanasi. Oppure raggiungere il Sud, tra Kerala, Karnataka e Tamil Nadu, che dicono essere altrettanto meravigliosi. Sarà per il prossimo viaggio … anzi, vado segnarlo sul file che ho citato all’inizio.