India, un bagaglio pieno di vita

India, un'esplosione di colori, sapori e rumori.
Scritto da: samanthasitzia
india, un bagaglio pieno di vita
Partenza il: 26/12/2019
Ritorno il: 12/01/2020
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Un viaggio che aspetto da anni, ho girato a lungo prima di fare un biglietto per l’India. Mi sono preparata fisicamente, ma sopratutto psicologicamente. Ho iniziato con altri luoghi, più puliti (insomma), più tranquilli (parolone) ma sicuramente più facili. L’India è difficile.

Dicono che per andare in India bisogna essere pronti, ma non sarai mai abbastanza pronto per ciò che troverai. Per l’India non si è mai pronti!

Arrivo a Delhi e dopo ore dopo interminabili ore di controlli, finalmente sono in India. Inizio con la scoperta della parte vecchia di questa città, che mi proietta subito nell’India vera. Dopo la visita alla moschea Jama Masjid, un giro panoramico al Forte Rosso, visito il Raj Ghat, luogo della cremazione di Gandhi. Proseguo con l’India Gate, arco commemorativo dei soldati indiani, martiri durante la prima guerra in Afghanistan.

DELHI / MANDAWA

All’arrivo esploro la città a piedi. Mandawa è conosciuta per i suoi affreschi colorati su una vasta gamma di argomenti che vanno dalla religione all’erotismo. Ogni casa è dipinta con allegri murali, che illuminano il paesaggio arido.

MANDAWA / DESHNOK / BIKANER

Prima di raggiungere Bikaner faccio una sosta a Deshnok per visitare il Tempio Mata Karni (il tempio dei topi): dietro il cancello d’argento camminano centinaia di (sacri) ratti, che sono venerati come reincarnazioni futuri dei sadhu. Nella serata visita del forte di Junagarh, l’Hawa Mahal, il Badal Mahal e l’Anup Mahal.

BIKANER / Kheechan / Ramdevra / JAISALMER

Prima di arrivare a Jaisalmer faccio una sosta a Kheechan e Ramdevra. La città di Jaisalmer è un ricamo in pietra. Nel pomeriggio ammiro il tramonto tra le dune del deserto del Thar. L’indomani dedicato la giornata alla visita di numerosi templi e Haveli come Nathmal Ji Ki Haveli , Salim Singh Ki Haveli e Patwon-Ji-Ki-Haveli. Visita di Gadi Sagar e alla scoperta della “città d’oro”.

JAISALMER / OSIYAN / JODHPUR

Lungo il tragitto visito l’oasi naturale del deserto di Osiyan, con numerosi ed interessanti templi induisti e gianisti. Proseguo poi per Jodhpur dove arrivo nel pomeriggio e mi dedico subito al Forte di Mehrangarh (cittadella del Sole) e alla città.

JODHPUR / RANAKPUR / UDAIPUR

Prima di raggiungere Udaipur faccio una sosta al Tempio Jainista di Ranakpur. Continuo il viaggio attraverso le colline e i fitti boschi del Rajastha e sulla strada si possono ammirare tantissime scimmie che vivono in libertà. L’indomani faccio un giro per la città di Udaipur e visito il Tempio di Jagdish. Visito la famosa Scuola di Pittura di Miniature, dove ho avuto la possibilità di interagire con gli artigiani e imparare alcuni suggerimenti su questa arte tradizionale. In serata mi aspetta una gita in barca sulle acque tranquille del lago Pichola.

UDAIPUR / CHITTORGARH / PUSHKAR

Partenza per Pushkar con sosta a Chittorgarh per ammirerete il Forte di Chittor, il palazzo di Rani Padmini, il Vijay Stambha, la colonna della vittoria e il monumento giainista del Kirti Stambha. Arrivata a Pushkar partecipo alla preghiera della sera che si svolge nei templi della città. La mattina seguendo continuo la scoperta del villaggio di Pushkar e visito il tempio di Brahma, che attira pellegrini da tutto il mondo. Nel pomeriggio parto per Jauipur dove all’arrivo visito il Galtaji temple e Birla temple. L’indomani mi dedico ancora a Jaipur e non può mancare la visita al favoloso Amber Fort, dove decido di prendere una jeep e non l’elefante. Proseguo la visita al City Palace e i Osservatori Astronomici cinque Osservatori Astronomici costruiti da Sawai Jai Singh.

JAIPUR / FATEHPUR SIKRI / AGRA

Partenza per Agra con sosta ad Abhaneri al pozzo palazzo e alla città abbandonata Fatehpur Sikri. L’indomani mattina mi aspetta la visita al magnifico Taj Mahal, il monumento dell’amore!

DELHI / VARANASI

Nel pomeriggio avrei avuto il volo per Varanasi, ma è stato cancellato. Sono partita quindi l’indomani mattina. Nei due giorni a seguire mi dedico completamente alla città più sacra dell’India, Varanasi. La città che secondo le antiche scritture conferisce la liberazione a chi muore qui, è meta di pellegrinaggio per tutti gli indù che vogliono lasciarsi morire qui. Varanasi non può lasciare indifferenti, tra falò di cremazioni, la vita che si svolge lungo i ghat che conducono al Gange, le preghiere, i fedeli e soprattutto la cerimonia della sera. Ma prima di tornare a Delhi, non può mancare il giro in barca all’alba sul Gange, uno dei momenti più importanti e sacri per gli induisti. Chiudo il mio viaggio con la visita ad una scuola primaria di Varanasi, inutile dire che è stata l’esperienza più toccante di questi venti giorni. I bambini ci hanno accolto con un grande sorriso e una poesia recitata in lingua sanscrita. L’aula, senza lavagna, ospita un centinaio di bambini e i banchi/sedie sono meno della metà. Le aule in questo periodo sono gelide e non tutti i bambini vanno a scuola a causa del freddo. Quel poco che hanno viene fortino dal governo, ma non tutti i bambini possiedono un quaderno e una matita, chi ne possiede uno lo tiene stretto come una reliquia. Nonostante questo, hanno una gran voglia di imparare, leggere e scrivere. La cosa che colpisce maggiormente è la loro felicità e il loro sorriso. Grazie per quello che mi avete donato, non sarà mai paragonabile a quello che vi ho donato io. Una lezione di vita che non dimenticherò mai. Alla fine di questo viaggio ti viene posta una domanda “Com’è l’India?”

L’India è esagerata, non conosce mezze misure.

L’India è il suo traffico di giorno e di notte, è una coda di auto formate da una mucca che ha deciso di sdraiarsi sulla strada. L’India è trovarsi in mezzo alla strada circondati da moto, tuk tuk, camion, vacche, cavalli, carrozze e non riuscire ad arrivare nell’altro lato della strada.

In India inizi a pregare, anche se non l’hai mai fatto prima. Preghi che nessun camion/tuk tuk/vacca ti metta sotto. Preghi che quelle auto in contromano nella tua corsia si accorgano di te prima che sia troppo tardi.

L’India è camminare a testa bassa per guardare dove metti i piedi, se ti va bene pesti una cacca di mucca, se ti va male finisci dentro un condotto o in un tombino aperto.

L’India è i suoi clacson, dopo una settimana vorresti schioccare le dita e far sparire tutti gli autisti per almeno 10 minuti.

L’India è combattere. Combatti con i tuk tuk che iniziano a seguirti, combatti con i venditori che sono molto più bravi di te nel contrattare. Combatti con la guida che ti porta dallo zio dell’amico del cugino che vende stoffe di pura seta e tappeti di lana di capra.

Combatti con il cibo piccante che il tuo stomaco dopo due giorni inizia a non reggere più, nonostante le quantità industriali di fermenti lattici. L’india è non voler più mangiare un chicco di riso in vita tua.

L’India è l’arte dell’arrangiarsi. Devi aver sempre una soluzione a portata di mano, perché l’India ti fa saltare tutti i piani. Sai quando partirai, ma non quando arriverai. Anzi, a volte non sai neanche quando e se partirai.

L’India è degrado, è sporcizia, è tapparti il naso per gli odori nauseanti, le orecchie per il chiasso snervante e gli occhi alla vista di un animale o di una persona in fin di vita sul ciglio della strada.

L’India è suoi sguardi, quelli sguardi che non riesci ad evitare, quelli sguardi curiosi e che a volte ti fanno sentire fuori luogo, ma che basta un sorriso per riceverne un altro.

L’India è i suoi bambini, quei bambini che ti seguono ogni 10 metri e non riesci a lasciare più.

L’India ti fa incazzare. Nessun paese ti fa incazzare più dell’India.

Si, l’India la odi, ma un attimo dopo la ami con tutta te stessa.

L’India è amore.

Voglia di abbracciare il signore che ti ha offerto un po’ del suo riso nella ciotola dove probabilmente hanno mangiato altre 27 persone prima di te, è amore verso quelle persone che ti hanno regalato il loro sorriso. E’ voler portar via tutti i bambini che per strada ti chiedono aiuto, ma devi ricordarti che non puoi salvare un intero paese.

L’India è non vedere l’ora di andar via.

Ma soprattutto è non vedere l’ora di ritornare, sapendo che nessun viaggio, nessun posto visitato dopo, sarà mai più forte, più pesante e più emozionante dell’India.

Ho amato l’India con tutta me stessa, dal momento in cui sono atterrata e ho iniziato a combattere. Ho aperto il mio cuore a questo paese, ma in alcuni momenti ho dovuto mostrare indifferenza, rigidità e distacco.

In India combatti con qualunque cosa, con qualunque persona. I tuoi piani salteranno, il cibo ti farà star male, arriverà un momento in cui non tollererai più un solo indiano, eppure, in qualche strano modo, andrà benissimo così e andrai a dormire con una lunga, pesante ma bellissima giornata alle spalle.

Dopo 20 giorni sono tornata stremata, esausta, dolorante, triste e felice.

Tutti mi chiedono se ne sia valsa la pena. La mia risposta sarà sempre SI!

E spero un giorno di poter tornare in questa terra così diversa, ma altrettanto meravigliosa.

L’India è pazienza, è fatica, è dolore, ma è soprattutto ricompensa. L’India è tutto.

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Bikaner

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Fatehpur Sikri

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Jaipur

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Pushkar

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Jodhpur

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Varanasi

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Barbiere a Mandawa

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Udaipur

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