India, quello che non ti aspetti e che nessuno racconta
India, quello che non ti aspetti e che nessuno racconta
Decidere di passare le vacanze in India è stata un’emozione iniziale andata poi ad aumentare il giorno della partenza per poi avere tante rivalutazioni tra alti e bassi durante le vacanze, fino al ritorno e ad oggi a quasi 2 anni dal nostro viaggio indiano con un pensiero più lucido dato dal tempo di ragionare. Partenza da Cagliari, scalo a Roma, direzione Nuova Delhi con Alitalia. Arriviamo a New Delhi la sera tardi e al parcheggio ci aspetta un’autista dell’agenzia “Colourfulindiatravel”, trovata online, seria e competente, per svolgere lo spostamento di 3 giorni tra Delhi, Agra e Jaipur. Da qui inizia il nostro viaggio con 6 ore di auto verso Agra, cosi da arrivare al mattino presto per visitare il Taj Mahal. Agra è una cittadina carica di turismo, di auto, di tuktuk, di mucche per strada, di persone di ogni nazionalità, in pratica di quello che ci si aspetta in India ma che qui diventa realtà amplificata. Qui il nostro driver ci lascia vicino a un parcheggio perché è vietato percorrere ed entrare in auto nell’area del Taj. Da qui a piedi ci mettiamo meno di 10 minuti e arriviamo alla biglietteria. Biglietto in mano, controllo borse fatto ed entriamo.
Quello che ci troviamo davanti è indescrivibile. È la bellezza di tutta l’arte davanti ai nostri occhi, un mausoleo immenso circondato da verdi giardini, il silenzio e l’ordine fanno da padroni. Essendo le 8 del mattino troviamo davvero poche persone e riusciamo a fare delle foto meravigliose. Per la visita all’interno è obbligatorio indossare dei calzari che troverete fuori per evitare di rovinare i pavimenti di marmo. All’esterno tantissimi indiani ripuliscono le fontane, i giardini e si occupano della manutenzione del sito ( tutto ciò che purtroppo non viene fatto lo stesso per il loro paese). Si può restare nel sito quanto si vuole, noi ci trascorriamo circa 3 ore. Pranziamo in un locale indiano dove impariamo che tutto ciò che ordini è piccante , giriamo un po’ Agra e dormiamo in un b&b centrale mooolto alla mano. La mattina dopo partiamo per Jaipur per visitare Forte Amber. Qui la visita si svolge con un audio guida in italiano e la storia è incredibilmente da mille e una notte, fatta di Raj e principesse e la vista dall’alto è magnifica. Il pomeriggio visitiamo un parco con gli elefanti e l’Hawa Mahal. Il traffico a Jaipur è immenso, l’aria è soffocante ma quello che abbiamo visitato in 2 giorni ha ripagato tutta la nostra stanchezza.
Il nostro secondo hotel in India si trova in un vicolo di Jaipur e dall’esterno sembra quasi sia stato appena bombardato, ma dentro è pulito ed efficiente e quello che più ci sorprende è una terrazza con luci e suoni tipicamente indiane, dove abbiamo potuto cenare con vista sull’illuminato Forte Amber e alla luce dei fuochi d’artificio (gli indiani festeggiano ogni giorno un dio diverso, ci tengono tantissimo!). La mattina dopo partiamo presto direzione Nuova Delhi, circa 6 ore di viaggio. Percorriamo un tratto di autostrada che descriverlo sarebbe molto difficile. Otto, nove corsie in cui nessuno rispetta il proprio verso di marcia, ai lati della strada le persone vivono nelle baracche ed è come se le città non avessero mai fine e la strada non avesse mai l’inizio. Circola qualunque mezzo a motore e non, carichi di elefanti, mucche, pulmini strapieni di persone, automobili, carretti e motocicli. Purtroppo la guida in India non è gestita da nessuna regola né tanto meno si intravedono cartelli stradali: passa prima chi è più veloce o chi ha il mezzo più pesante e la cosa che più è allarmante è che il 90% dei guidatori non ha la patente. Il viaggio prosegue a una velocità sostenuta, a pensarci ora forse andavamo anche un po’ troppo veloci, in effetti eravamo in vacanza e un ritardo è sempre previsto e ben accetto.
Improvvisamente la macchina dietro di noi ci tampona in modo molto brusco e fortunatamente il nostro driver è stato attento a tenere l’auto per evitare di schiantarci contro chissà cosa alla nostra sinistra. Purtroppo la macchina ha dei seri danni e ci dobbiamo fermare e l’autista ci ripete di non scendere dall’auto e di tenere i bagagli. E’ noto che gli incidenti in India siano la prima causa di morte e anche purtroppo lo sciacallaggio durante questi. Il driver si preoccupa anche di vedere le condizioni dell’altra auto ma soprattutto di un furgone che per evitare il nostro incidente è finito fuori strada e le condizioni dei passeggeri erano molto preoccupanti. La botta è stata forte e la paura di essere sperduti in mezzo a un’autostrada con le macchine che sfrecciavano troppo vicino a noi era alta! Sistemato il porta bagagli chiediamo al nostro driver come vanno le cose in questi casi, ma ci spiega che se la sbrigherà poi lui e gli chiediamo di portarci a Delhi. Riprendiamo il viaggio per pochi chilometri e un’auto della polizia indiana ci obbliga a fermarci. Fanno scendere il nostro autista con documenti e lo perquisiscono sicuramente causa dell’incidente poco prima. La polizia non parla nemmeno una parola in inglese quindi decidiamo di restare in auto e di non consegnare i passaporti, mimiamo il gesto di un aereo che ci aspetta a Delhi, nel mentre all’autista viene preso una sorta di libretto dell’auto e gli dicono di portarci all’aeroporto ma che poi dovrà tornare indietro per sistemare le cose dell’incidente, questo è quello che ci dirà lui e poi ci confermerà l’agenzia a cui abbiamo chiesto notizie. Ci fermiamo un attimo in un locale vicino per riprenderci dallo spavento e valutando le condizioni della macchina siamo stati davvero fortunati.
Arrivati a Delhi non visitiamo la città, abbiamo un aereo per Mumbai tra poche ore e purtroppo siamo molto scossi dall’accaduto e decidiamo di sostare in aeroporto per riposarci. Salutiamo e ringraziamo il nostro driver.
Arrivati a Mumbai ci sistemiamo presso il nostro b&b e ci dirigiamo subito al centro dove ci accoglie la grande e maestosa porta dell’India. Decidiamo di goderci un pomeriggio in una delle sale del Taj Mahal Palace Hotel per bere qualcosa e notiamo subito che gli interni sono meravigliosi, con uno staff d’alto livello in un’atmosfera davvero rilassante. Mumbai è una città incredibile, a cui è difficile stare dietro ma sicuramente ci rimarrà impressa! La sera ceniamo in un locale del centro, ottimo cibo e fantastici drink.
Il giorno dopo ci dirigiamo verso le “famose” Dhobi Ghat, enormi lavanderie a cielo aperto, qui a Mumbai si trova la più grande del mondo, dove tutto viene lavato dagli stessi abitanti della lavanderia e lo scenario che troviamo all’interno è surreale: si vive nella stessa postazione di lavoro, ognuno ha il suo compito, dalle donne ai bambini e con i materiali e le tecniche più semplici escono tonnellate di capi puliti, ovviamente senza lavatrici! Non è consigliato entrarci da soli, all’entrata troverete delle pseudo guide che vi chiederanno un’offerta e vi guideranno attraverso un giro base della lavanderia dove però non ci è stato concesso di fare dei video, solo delle foto, per rispetto a chi vive e lavora nel posto. E’ incredibile come una mole di lavoro cosi venga svolta senza l’uso dei macchinari.
Il pomeriggio visitiamo un tempio Hindu dove è obbligatorio per le donne coprirsi le gambe e successivamente il museo di Ghandi. Dopo aver visto per giorni milioni di persone decidiamo che 2 giorni a Mumbai siano sufficienti e la mattina dopo prendiamo il volo per Goa, dopo aver prenotato un bungalow sulla spiaggia di Cola beach. Arrivati al “resort” Blue laguna Beach inizia finalmente il nostro relax infatti per 3 giorni goderemo di infiniti tramonti, passeggiate sulla spiaggia e pesce fresco mangiato in riva al mare. Non aspettatevi grandi lussi quando troverete la scritta “resort”, il nostro era fatto di semplicissime casette di legno con un ventilatore e ovviamente niente acqua calda ma ci si adatta e ci si rilassa ugualmente anche nella semplicità.
Finiti i nostri 3 giorni di totale relax prendiamo un taxi con un’autista che ovviamente non aveva la patente visto la sua difficoltà nell’inserire dapprima la cintura nel punto esatto e poi nel cambiare le marce e in effetti poco più avanti ci da la conferma strisciando contro un muro ma riusciamo anche questa volta ad arrivare all’aeroporto sani e salvi per prendere il volo per Kochi, nello stato del Kerala. Giusto un’ora e mezzo di volo e atterriamo in un aeroporto veramente piccolo dove troviamo un taxi che ci porta al nostro b&b dove il proprietario è entusiasta di mostrarci il suo banco escursioni e ci propone subito dei tour. La sera giriamo per la città che brulica di turisti e visitiamo subito le famose reti cinesi ancora utilizzatissime dai pescatori del posto, volendo è possibile provare con loro. La sera andiamo ad ascoltare un concerto di musica indiana molto emozionante. La mattina dopo iniziamo il nostro tour con le tipiche barche del posto senza motore ma con il “capitano” che rema lentamente per i corsi d acqua che circondano la città e ci mostra l’altro lato, quello dove le donne lavano la roba nei fiumi, dove si pesca per poter mangiare e si vive in baracche costruite con materiali che trasportano i fiumi. Ci fermiamo per pranzo in un piccolissimo villaggio dove ci viene servito riso con verdure e frutta tutto rigorosamente sopra una foglia di banano da mangiare ovviamente con le mani. Il tour prosegue attraverso la foresta che si crea attorno al fiume dove ci vengono mostrate piante di anacardi, banane, cannella e come viene preparato il pepe nero. La sera ceniamo vicino al mare e ci rilassiamo davanti a un tramonto meraviglioso. Purtroppo anche qui a Kochi prevale l’inquinamento quindi non badate ai rifiuti sulle spiagge che troverete interamente ricoperte, adattatevi a loro modo di vivere, seppur sbagliato, per godervi le vacanze e tornare con la consapevolezza che c è tanto ancora da insegnare al resto del mondo, e questo l’abbiamo capito gli ultimi giorni della vacanza.
La seconda giornata a Kochi la passiamo tra il mercato delle spezie, il museo marittimo e la spiaggia. La mattina dopo prendiamo un taxi e ci dirigiamo verso Alleppey, chiamata anche la Venezia indiana, dove troviamo un gentilissimo ragazzo che con il suo tuk tuk organizza dei piccoli tour e ci porta a visitare prima i campi di riso e il ricordo di quei campi immensi è ancora vivo nei nostri ricordi, poi la fabbrica dell’ olio di cocco, immancabile souvenir da portare a casa.
La giornata successiva facciamo un giro sulla casa galleggiante e nel pomeriggio visitiamo il faro di Alleppey, uno dei pochi fari ancora visitabili e la sera partecipiamo a una grande festa che unisce comunità Hindu, musulmani e islamici, veramente pazzesca come festa e indescrivibile. Il giorno dopo facciamo Ritorno a New Delhi con il volo interno e poi partenza per Roma.
L’India è tutto un racconto, un sentito dire da un amico di un amico, un documentario in tv, cosi da farci un’idea (errata o meno) che sia la patria della spiritualità, la terra degli elefanti e delle vacche sacre trattati come figli e quel luogo mistico e affascinante fatto di sari luccicanti e turbanti che nascondono segreti. Ma la realtà è ben altro ed è quella che nessuno racconta.
Nessuno racconta che l’India è stato un viaggio devastante, inimmaginabile, dove vi sono montagne di rifiuti talmente gradi che tantissimi indiani trovano alloggio negli scarti, uno stato dove non esiste la raccolta differenziata (e nominarla è un sacrilegio), dove invece che portar fuori il secchietto della spazzatura la si porta fuori e le si da fuoco, cosi tranquillamente davanti casa/bar/hotel/attività. Dove tutto è il contrario di ciò che conosciamo noi europei.
Le spiagge di sono ricoperte di rifiuti, ma non pensate alle bottigliette di plastica o ai fazzoletti, per rifiuti si intende motorino, pezzi di auto, mobili, scarpe e tutto quello che non è più necessario in un’abitazione di un qualunque indiano tra un miliardo e duecentomila indiani (quelli censiti ovviamente).
L’India dove gli elefanti vengono sfruttati per guadagnare sui turisti ignari, malnutriti e costretti ad essere colorati da testa a zampe (unghie comprese) per partecipare a feste religiose di un Dio che ha le sembianza di un elefante, “animale sacro”. Le mucche sono sacre quindi devono stare libere a vivere la loro vita per strada con gli uomini, gli stessi uomini che le lasciano denutrite e malate mentre mangiano i rifiuti bruciati per strada.
L’India dove la maggior parte dei bambini non vive in una casa ma vive e lavora nelle discariche e dove le bambine vengono costrette a sposare uomini anziani.
Come si dice tutto serve nella vita, anche vedere ciò che non ti piace, ciò che non concepisci, che ti fa arrabbiare, cosi da poter rendere , al tuo ritorno, la tua vita un po’ più responsabile con degli accorgimenti che prima di partire non avevi.
Ma l’India è fatta anche di sorrisi, di gentilezza, di ingenuità e di perfezione, si perché nel caos più totale loro vivono nella serenità della loro vita perfetta che a noi è impossibile capire e forse il bello di questo viaggio è aver visto un aspetto del mondo totalmente diverso dal nostro.