In Trentino fra mercatini, musei e castelli

Cultura e divertimento a Trento, dal Muse ai mercatini, poi un tuffo nel passato al castello di Avio e ambientazioni barocche fra i banchetti natalizi di Ala.
Scritto da: alvinktm
Diario letto 5082 volte
in trentino fra mercatini, musei e castelli
Partenza il: 28/11/2019
Ritorno il: 30/11/2019
Viaggiatori: 3
Ascolta i podcast
 
Cultura e divertimento a Trento, dal Muse ai mercatini, poi un tuffo nel passato al castello di Avio e ambientazioni barocche fra i banchetti natalizi di Ala.

Già molte volte siamo stati nel CAPOLUOGO TRENTINO. Conosciamo il fascino che la città sprigiona nelle settimane dell’Avvento. Prima però di tuffarci tra i profumi, i sapori e i suoni del Natale vogliamo visitare una delle maggiori attrazioni cittadine. Sto parlando del MUSE, il museo delle scienze inaugurato nel 2013 sulle ceneri del museo tridentino di scienze naturali e che, aggiungo io, ha sostituito egregiamente. La sua struttura moderna in vetro e acciaio pare germogliare dal prato che lo circonda e contrasta, senza stonare, con l’attiguo Palazzo delle Albere, l’antica fortezza del XVI secolo ancora oggi protetta da un fossato. I due stili architettonici opposti convivono l’uno di fianco all’altro regalando un colpo d’occhio potente e invitano il turista a esplorarli.

Noi iniziamo dal Muse.

Varchiamo la soglia nel primissimo pomeriggio dopo un viaggio di di tre ore e mezza dalla Valtellina attraverso gli incantevoli colori autunnali della Val di Non.

Il complesso museale sorge a sud di Trento, accanto al nuovo quartiere residenziale progettato dal celebre studio Renzo Piano building workshop e del quale vi parlerò più avanti. I parcheggi del Muse sono pochi e costosi, 2 euro all’ora, perciò meglio andare alla ricerca di un posto gratuito nel piazzale Sanseverino, accanto allo stadio, o nell’area Montebaldo. Entrambi distano 500 metri ma il primo, quello dove abbiamo parcheggiato noi e più vicino al centro storico, consente un sosta di due ore. Inconveniente ovviabile ricordandosi di uscire temporaneamente dal museo per aggiornare il disco orario.

Il costo del biglietto intero è di 11 euro, gratuito per bambini fino a 6 anni o in alternativa 14 se accompagnati da un adulto, prenotabile anche on-line con l’aggiunto di 1,5 euro di prevendita. Durante la settimana non si creano file alle casse ma se prevedete di andarci durante le festività vi consiglio vivamente di acquistare il ticket su internet visto che stiamo parlando di un’attrazione che in cinque anni ha oltrepassato i 3 milioni di visitatori. L’orario di apertura è dalle 10 alle 18, prolungato alle 19 nei week end, chiuso il lunedì. Per qualsiasi informazione consultate il sito internet: https://www.muse.it/it/Pagine/default.aspx .

Entrando nella hall alta e spaziosa si respira la modernità e le pareti in vetro abbattono le barriere visive e creano subito un contatto con ciò che ci si accinge a visitare, oltre che sul mondo esterno.

Il museo si dispone su sei piani, più la terrazza panoramica, organizzati attorno a uno spazio verticale vuoto in cui trovano posto esemplari di fauna locale e non, sistemati su supporti talmente esili che sembrano lievitare in aria. Uccelli e animali scrutano i visitatori con la loro straordinaria espressività, amplificata dal fatto di non essere rinchiusi in una teca come avviene invece nella maggior parte delle altre esposizioni. Questo è possibile grazie a una tecnica moderna di preparazione e conservazione degli stessi che durante i primi mesi di apertura del Muse consentiva addirittura di accarezzarli. Ora non è più possibile per via dell’elevato afflusso di visitatori, non preventivato, che causerebbe il danneggiamento permanente degli esemplari.

Tutte le sezioni sono presentate in maniera innovativa e la loro disposizione ne facilita l’esplorazione. Le più interessanti per noi sono state quella dedicata ai ghiacciai con una parete di ghiaccio tattile, la mostra sulla missione Apollo 11 con cui il 20 luglio del 1969 l’uomo posò il piede sulla luna, le impressionanti sculture in legno iperrealistiche dell’artista tedesco Rebetez e l’immancabile serra tropicale. Se avete figli al di sotto dei cinque anni merita pure il Maxi Ooh! Con un piccolo sovrapprezzo di 2 euro si accede scalzi a uno spazio rilassante e tranquillo dove all’interno di tre sfere bianche si sperimentano esperienze sensoriali diverse. Bisogna interagire con lo spazio però. Se non ci si muove non accade nulla, se invece si tocca, si canta, si balla le installazioni si attivano. La tecnologia comunica con l’essere umano in modo divertente ed educativo e al nostro Leonardo questa esperienza è piaciuta moltissimo. Come pure la vicina zona della scienza traslata in giochi interattivi. Qui sperimentare assieme, bambini e genitori, si trasforma in un momento di gioia e complicità.

Per il pernottamento scegliamo l’agriturismo la Locanda de l’Arguta (sito internet: http://www.locanda-arguta.it/ a una manciata di chilometri da Trento. Deve il nome al frutto prodotto dai proprietari, l’arguta appunto, dei mini kiwi che risultano più zuccherino rispetto ai classici frutti verdi dalla buccia pelosa. Si possono assaggiare al mattino, assieme a una selezione di torte fatte in casa e al caffè. La colazione è di buona qualità ma soltanto dolce e con troppa poca varietà di prodotti. Le camere appaino ampie, semplici e pulite, così come i bagni, i materassi invece non sono molto comodi. L’agritursmo dispone di un parking per i camper, di un grande prato con campo da beach volley e di qualche gioco per i bambini, non sfruttabile durante i mesi freddi. Il rapporto qualità prezzo è discreto. Nel complesso per una notte può andare bene ma non lo consiglio per soggiorni prolungati.

Il ristorante pizzeria la Smorza (http://www.smorza.it/), a solo un chilometro dalla Locanda de l’Arguta, ci accoglie per una cena sfiziosa in un ambiente dagli arredi in legno tipici trentini. Prezzi onesti, porzioni abbondanti, servizio veloce e personale estremamente gentile. Oltre a una pizza margherita molto buona spartita in tre come aperitivo, abbiamo provato i piatti del giorno e Leonardo le tagliatelle del menù bimbi. Punto di forza del locale è la presenza di un locale defilato dalla sala principale dove i più piccoli possono divertirsi con i lego di ogni genere e dimensione. Davvero una bella idea che consente ai genitori di cenare con calma e ai figli di non annoiarsi.

Il recente QUARTIERE DELLE ALBERE, al quale ho accennato nelle righe precedenti, è il primo obiettivo del mattino seguente.

Inaugurato nel 2013 assieme al Muse rappresenta la nuova concezione di città. Gli architetti di Renzo Piano hanno creato degli edifici dalle linee moderne ed ecosostenibili che si integrano perfettamente con il paesaggio alpino circostante. Sono riusciti a riqualificare l’area del vecchio stabilimento Michelin, abbandonato dal 1999, creando uno spazio dall’alta qualità di vita dove gli appartamenti si affacciano su viali lastricati e pedonali, vivacizzati da alberi, canali d’acqua e ponticelli. Caffè, negozi, ristorantini, panificio e pasticceria animano il piano terra delle abitazioni, sulla piazza si affaccia la biblioteca universitaria e ci sono persino un hotel quattro stelle della catena NH e il ristorante Old Wild West. Il tutto lambisce un immenso parco pubblico con giochi per bambini e prati sconfinati. Sembrerebbe un eden moderno e in parte lo è, tanto da suscitare in noi la voglia di trasferirci lì. Tuttavia un’inchiesta giornalistica ha portato alla luce le difficoltà del quartiere di formare una sua piena identità e autonomia per via, ad esempio, dei disagi legati alla scarsità di parcheggi pubblici nelle vicinanze e a quella di autobus urbani, alla mancanza di un supermercato, alla vicinanza della ferrovia e alla presenza ingombrante del Monte Bondone, barriera naturale contro un soleggiamento adeguato. Molti degli appartamenti sono rimasti invenduti per via del loro costo elevato, sostenibile al solo ceto medio-alto della popolazione che però, in una città come Trento di nemmeno 120000 abitanti, è risicato.

In conclusione, se abitarci non è idilliaco come appare, il trascorrerci un po’ di tempo lo è sicuramente.

Dalle concezioni futuristiche di Renzo Piano ci spostiamo nella vicina fortezza rinascimentale a cui il quartiere deve il suo nome.

Il PALAZZO DELLE ALBERE appare austero e robusto, con le torri ai quattro angoli a rafforzarne la struttura a base quadrata. Solo le tante finestre assieme agli archi e alle colonne dell’ingresso principale alleggeriscono le facciate. Gli interni ben ristrutturati conservano ancora una parte degli affreschi e le stanze, fino al 23 febbraio 2020, ospitano l’interessantissima mostra ‘il mondo di Leonardo‘. L’ingresso libero e l’orario di apertura continuato dalle 10 alle 18, prolungato nei fine settimana alle 19, elimina ogni scusa per non visitarla se vi trovate a Trento.

Noi siamo rimasti affascinati dai modelli in legno delle macchine studiate dal genio toscano. Come la bombarda multipla, la macchina da guerra dotata di cannoni disposti a raggiera e perciò in grado di colpire in ogni direzione, la cordatrice a tre fili capace di intrecciare le corde sfruttando il lavoro di una sola persona, la filettatrice, congegno per la realizzazione delle viti. E poi il grande organo continuo e i modellini di barche, il Codice Atlantico e il Codice del Volo in versione digitale e integralmente consultabile. Gli studi sul volo e l’esemplare di tandem volante. Per celebrare in modo adeguato i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci non manca neppure l’approfondimento sul suo lato artistico con i dipinti interattivi: l’Ultima Cena, la Dama con l’ermellino e la Gioconda.

Assieme al nostro di Leonardo, quello di tre anni scalmanato, è stato divertente e istruttivo utilizzare i touch screen per ricostruire in modo virtuale e 3d i macchinari esposti, così come ridipingere i quadri celebri in tutto il mondo.

Dopo una scorpacciata di cultura non c’è niente di meglio che lasciarci attirare dai profumi sprigionati dalle bancarelle natalizie in Piazza di Fiera, nel CENTRO STORICO DI TRENTO, distante dieci minuti a piedi dal Palazzo delle Albere e dal Muse.

Man mano che ci si avvicina alla piazza, delimitata su un lato lungo dalle antiche mura Vanghiane, lo stomaco brontola sempre più e il naso viene stuzzicato da aromi forti, mentre il palato si prepara a gustare le prelibatezze trentine. Una volta giunti a destinazione è difficile scegliere cosa assaggiare e dove guardare. Solo una cosa è certa: il vagabondare tra le casette di oggettistica è rimandato a più tardi.

Crauti e salsicce, frittata di patate, zuppe, spatzle e panini, polenta farcita con salse e formaggi vari, brezen, torta sacher e di noci, strudel, vin brulè classico o aromatizzato con fragole e mirtilli, succo di mele caldo: tutto si mischia con i colori delle palline natalizie e con le fragranze delle candele profumate.

Una volta placata la fame è piacevole curiosare fra le statuine in legno, le palle di vetro decorate e i caldi calzettoni in lana di alpaca alla ricerca del regalo perfetto per gli altri e per noi stessi.

Una pausa veloce al Loacker café, proprio sull’angolo della Piazza, e poi ci si può intrufolare nei vicoli di Trento per scoprirne le zone più nascoste. Ancora qualche passo ed ecco piazza Cesare Battisti rallegrata da altre bancarelle. L’atmosfera qui è più tranquilla, silenziosa e meno congestionata di gente. Di tanto in tanto sollevate lo sguardo sulle facciate dei palazzi per scoprire decorazioni, dipinti e sculture.

Percorrendo via Oss Mazzurana è d’obbligo sbirciare, attraverso le finestre, gli interni folcloristici del ristorante birreria Forsterbrau il cui ingresso è segnalato da due bandiere svolazzanti. In piazza Lodron lo spazio è occupato da un presepe con sagome in compensato a grandezza naturale, da uno scivolo e un paio di giochi a molla.

Ancora qualche passo e davanti a noi si apre piazza Duomo con la Fontana del Nettuno. L’area è delimitata dalle mura merlate di Palazzo Pretorio, dall’alta Torre civica e dalla Cattedrale di San Vigilio il cui esterno, se pur austero, è impreziosito da rosoni, portali e logge. Le facciate dipinte di Case Cazuffi e Rella assieme agli edifici quattrocenteschi, alcuni dei quali abbelliti da portici, concludono il disegno del perimetro. Per chi volesse usufruirne da qui parte anche il trenino di Natale. Noi come al solito preferiamo esplorare a piedi la città e raggiungiamo piazza Santa Maria Maggiore dov’è stata allestita una piccola fattoria e in una casetta si svolgono laboratori per bambini, testati anche da noi. L’attrazione regina però, se così vogliamo chiamarla, sono i due poni che è possibile cavalcare al modico costo di 3 euro. Leonardo non si è lasciato sfuggire la passeggiata per le vie del centro in groppa al tenero quadrupede e si è divertito moltissimo: non la smetteva più di ridere.

La ruota panoramica installata in piazza Dante ci obbliga ad allungare il percorso fino ai giardini davanti alla stazione ferroviaria. Il biglietto di 5 euro a persona, gratuito solo per i piccoli dai tre anni in giù, è davvero eccessivo, ma decidiamo comunque di salire su una delle cabine completamente aperte per ammirare il tramonto dall’alto. Devo ammettere che la vista sui campanili, le torri, i palazzi e le montagne innevate appaga gli occhi e addolcisce il disappunto per il costo del biglietto.

Se volete conoscere di più sulla città, come per esempio del suo castello del Buonconsiglio, curiosate su un mio vecchio diario di viaggio dedicato a Trento, Merano e a castel Thun un val di Non: https://turistipercaso.it/trentino/74611/mercatini-e-castelli-la-magia-del-trentino.html

La lunga giornata nel capoluogo trentino volge al termine e un tragitto di trenta minuti, per la maggior parte sull’autostrada del Brennero, ci trasporta all’hotel Mercure Nerocubo a sud di Rovereto (sito internet: https://www.nerocubohotel.it/, prenotato sfruttando una vantaggiosa offerta su Booking.com.

La struttura sorge accanto la A22 ed è perciò comodissima da raggiungere, offre stanze ampie, pulite e insonorizzate sebbene, se come a noi capita una camera sul lato rivolto all’autostrada, il rumore leggero delle macchine si avverte comunque. Gli spazi comuni sono ampi, curati e fra le altre cose ci sono una spa, di cui purtroppo non siamo riusciti a usufruire, e una piccola biblioteca con volumi interessanti sulle bellezze del Trentino. Il punto di forza dell’albergo è la colazione a buffet. Non manca proprio nulla, le pietanze dolci e salate sono tante, abbondanti e squisite. Torte, brioches, cereali, frutta, yogurt e marmellate si contendono lo spazio con uova, formaggi, bacon, wurstel, prosciutto e legumi in salsa. Il personale è gentile, disponibile e simpatico, di certo valore aggiunto.

Scegliamo di cenare al ristorante pizzeria 3 Pini, a nemmeno un chilometro di distanza dall’hotel. I prezzi sono davvero onesti e il menù offre una vasta scelta di pizze, primi, secondi e piatti per bambini, aspetti che insieme alle sale ampie e alla presenza di un’area recintata dove le piccole pesti possono sfogarsi lo rendono un posto ideale per le famiglie, compresa la nostra.

La terza giornata dell’itinerario trentino è baciata da un sole caldo e un cielo limpido. Condizioni perfette per visitare il vicino CASTELLO DI AVIO (sito internet: https://www.fondoambiente.it/luoghi/castello-di-avio), sistemato sopra uno sperone di roccia addossato alla montagna e dal quale si ha un’ottima visuale sulla Vallagarina. Questo è uno dei motivi che hanno convinto gli antichi romani a costruire qui una prima fortificazione in legno, a protezione della linea transalpina contro gli attacchi dei nemici. Nel medioevo, fra l’XI e il XII secolo la struttura viene riedificata con robuste pietre, ampliata, si edificano il Mastio, ovvero la grossa torre principale, e delle robuste mura intorno a esso. Cento-duecento anni dopo spuntano il Palazzo Signorile, a una quota inferiore rispetto al mastio, e una seconda cinta muraria più ampia che ingloba gran parte della collina rocciosa. Trasformato in feudo, poi sottoposto al controllo di Venezia e nel 1815 dell’impero Austriaco, si deve attendere la fine della Grande Guerra per riaverlo in Italia e il 1977 per essere donato al FAI (Fondo Ambiente Italiano) dall’allora proprietario.

Cenni storici a parte, il castello di Avio si staglia sopra il fondovalle ed essendo ben visibile dall’autostrada del Brennero funge da biglietto da visita della regione Trentino, per chi proviene da Verona. Man mano che ci si avvicina la sua imponenza aumenta. Spunta al di sopra del borgo di Sabbionara e dei filari di viti. Per arrivarci bisogna attraversare a piedi le vie strette del paese e proseguire lungo un viale acciottolato in salita fino alla Torre aperta, ai piedi della quale si accede al maniero. Non si può raggiungerlo in auto, bisogna parcheggiare nei posteggio del cimitero e fare una passeggiata di circa venti minuti. In alternativa è possibile usufruire della navetta gratuita ma in tal caso si deve lasciare la macchina in un’area ben segnalata dai volontari, lungo la strada provinciale sp90. Durante il periodo invernale il complesso resta chiuso e riaperto solo in qualche week end antecedente il Natale, perciò meglio consultare il sito internet prima di pianificarne la visita onde evitare spiacevoli sorprese.

Oltrepassata la Torre Aperta, così chiamata per la mancanza di uno dei quattro lati al fine complicare la vita al nemico che avrebbe faticato a proteggerla in caso l’avesse conquistata, ci si trova protetti dalle mura meno antiche. Un bookshop dove acquistare i biglietti e il ristoro si trovano all’inizio della visita.

Il sentiero prosegue con pendenze significative, all’ombra di un pergolato, fino alla Casa delle Guardie. Sulle pareti campeggiano ancora degli affreschi databili fra il 1315 e il 1360. Li osserviamo senza poterci soffermare troppo perché l’interesse di nostro figlio è calamitato da uno gnomo di pezza di nome Gnut, mascotte dei due bravi cantastorie che in questo periodo, due volte al giorno, affascinano i bambini con le loro storie.

Ci spostiamo ancora più su, fin dentro la prima cerchia muraria che delimita la cima del colle. Seguiamo le voci delle persone e il suono di una fisarmonica per trovare le casette natalizie disposte nei due cortili ai piedi della grossa torre. Le bancarelle proseguono al piano superiore del Palazzo Baronale, tra i dipinti e il grande camino. Una breve pausa per curiosare fra gli oggetti esposti e poi una scalinata in pietra ci guida fin dentro il Mastio. Altri gradini installati durante i lavori di restauro consentono di arrivare alla stanza dell’Amore per ammirare quel che rimane degli affreschi eseguiti sulle pareti e il soffitto a volta. Oltre non è consentito andare.

E’ tempo di lasciare il castello, prima però è d’obbligo contemplare gli splendidi panorami attraverso le finestre aperte nelle pareti spesse del torrione. Allungate il collo e spiate verso il basso, poi soffermatevi a pensare che la stessa posizione veniva tenuta già dall’anno mille dai primi signori del castello: emozionante.

Da un maniero a dei palazzi. Cambiano lo stile, l’ubicazione e l’anno di costruzione ma ci troviamo sempre in edifici sopravvissuti alla storia che vivono una nuova vita grazie ai visitatori del presente. Sto parlando delle dimore signorili nel borgo di ALA, appena al di là del fiume Adige, ospitanti la consolidata manifestazione ‘Natale nei Palazzi Barocchi’.

Ala spalanca le porte ai turisti sfoggiando il suo volto barocco a testimonianza di un’epoca d’oro dal punto di vista economico, compresa tra il XVII e il XVIII secolo, in cui gli abitanti si arricchivano grazie all’industria del velluto di seta. I protagonisti internazionali della storia di quegli anni come ad esempio Napoleone Bonaparte e l’imperatrice Maria Teresa d’Austria si incontrarono, sostarono e passeggiarono sotto le volte che ora ospitano le mostre natalizie. Non si tratta di un mercatino tradizionale. Location caratteristica a parte, che regala un valore aggiunto alla manifestazione, sono i prodotti e le esposizioni a rendere davvero imperdibile questo appuntamento prenatalizio.

A Palazzo Pizzini si scoprono chitarra, violino, violoncelli, mandolino, mandolone, contrabbasso a otto corde e si ha la possibilità di parlare con l’artigiano creatore. Più in là si ammira ‘il telaio di velluto’ originale risalente al 1700, a Palazzo Angelini ci si trova davanti a un vecchio presepio che per i vent’anni successivi al 1960 veniva esposto a Milano in piazza Duomo. Imperdibili sono pure il Museo del Pianoforte Antico e la nascita di Cristo interpretata in chiave moderna dall’artista Margherita Pavesi Mazzoni. ‘Natale dell’anima’, così si chiama l’installazione, misura sei metri di larghezza e quattro di altezza e profondità. Ha perciò un impatto importante anche per via delle sue dimensioni. Le tonalità del bianco e dell’oro vengono esaltate dal grande lampadario acceso, pendente sopra di esso, e dall’eleganza del salone affrescato. La Mazzoni in quest’opera vuole lanciare un messaggio positivo al mondo, affinché le persone riflettano sull’amore di Cristo per tramutarlo in qualcosa di concreto e dimostrabile verso chi ci circonda.

Anche ad Ala coccolano i bambini e a loro hanno dedicato il Palazzo Malfatti. Leonardo ha partecipato ai laboratori creativi portandosi a casa, oltre al bel ricordo, la sua piccola creazione. Nell’officina di Babbo Natale ha conosciuto il vecchio dalla barba bianca e la divisa rosso, scritto e imbucato assieme a lui la letterina dei regali, e alla fine si è meravigliato davanti alle dame bianche sui trampoli accompagnate da un orso polare gigante.

Tutti noi, bambini e adulti, se pur in maniera diversa, siamo rimasti colpiti dall’atmosfera di Ala. Ce ne andiamo portandoci nel cuore delle belle emozioni, con la speranza di riuscire a conservarle anche nell’intimità della nostra casa.

Guarda la gallery
trentino-s9cvw

Trento dalla ruota panoramica

trentino-6d9mj

Vallagarina vista dal castello di Avio

trentino-nrb6z

Muse di Trento

trentino-mw58h

castello di Avio



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari