Toccata e fuga in Giordania
Innanzi tutto, il viaggio è stato organizzato nella più completa autonomia, prenotando gli alloggi dall’Italia e muovendoci con auto a noleggio. Partiamo in un gruppo di 8 persone quindi noleggiamo due auto che ci costeranno a testa 42€ per i cinque giorni. Le strade sono ben tenute, bisogna solo fare attenzione ai numerosi dossi che non sono sempre ben segnalati. Entrambe le auto avevano il cambio automatico, è possibile chiedere una vettura con cambio manuale se non si è molto pratici. Lungo la strada incontriamo alcuni posti di controllo, nei quali ci viene chiesto di aprire il bagagliaio o di mostrare il passaporto, ma tutto si sbriga in pochi istanti.
Abbiamo deciso di alloggiare due notti a Wadi Musa e due notti a Wadi Rum, in modo da avere due giorni pieni per la visita di Petra e un giorno pieno per il deserto. Scelta ideale come verificheremo a posteriori.
Atterriamo mercoledì 13 novembre verso le 13 (con un’oretta di ritardo), ritiriamo le auto a noleggio e partiamo subito per Wadi Musa. Impieghiamo poco meno di due ore per raggiungere la cittadina, ci sono i cartelli stradali quindi non c’è possibilità di perdersi, nonostante la strada attraversi per km distese di sabbia delimitate da catene rocciose rosate. Un paesaggio davvero incredibile per noi che non abbiamo mai visto il deserto!
A Wadi Musa alloggiamo due notti all’hotel Esperanza Petra, una buona struttura confortevole (anche se non di lusso) che si trova a 10 minuti a piedi dall’ingresso del sito archeologico.
Prima di cena ci rechiamo alla biglietteria e acquistiamo gli ingressi per i due giorni successivi, pagando 55 Jod. Apro una piccola parentesi: leggo di gente che pensa di visitare Petra in giornata, magari arrivandoci da Aqaba per poi andarsene la sera stessa… inutile dire che in questo modo non si può godere nulla di quello che il sito offre, occorre un giorno intero come minimo, meglio due giornate come abbiamo fatto noi.
L’ingresso apre alle 6, il giorno successivo ci presentiamo alle 6.30 ed entriamo con poche altre persone. Dalla biglietteria si percorre il siq, il canyon che costituisce l’ingresso principale all’antica città di Petra. E’ una lunga camminata tutta in discesa all’andata e al ritorno (purtroppo) in salita. Lo spettacolo è unico, la gola si apre e si stringe, in alcuni punti quasi le due pareti verticali sembrano toccarsi e le arenarie che le costituiscono hanno colori incredibili che variano dal giallo al rosso al bianco al nero.
Ed infine quando allo sbocco del siq appare la facciata del El Khasneh al Faroun l’emozione sale a mille… E’ ancora presto e non c’è molta gente intorno, sulla destra c’è un sentiero che sale proprio di fronte al Tesoro, da lì si possono scattare bellissime foto, anche se occorre fare un minimo di attenzione nel salire.
Restiamo ad ammirare il panorama, cercando di imprimerci nella retina quello che abbiamo davanti e mi dico… finalmente sono qui!
Poi usciamo dalla catalessi che ci ha preso, scendiamo e riprendiamo il cammino. Abbiamo deciso nella prima giornata di dirigerci subito all’altare del sacrificio, da cui si ammira un panorama a 360°. La salita è piuttosto ardua, scalini un po’ sconnessi e un gran caldo mettono a dura prova i nostri muscoli, ma una volta in cima tutto passa. Ci riposiamo un po’ poi iniziamo la discesa, percorrendo il Wadi el Fasara che riporta alla piana sottostante. Questo sentiero non è ben segnalato quindi chiedete alla gente locale che potrà indicarvelo, non è particolarmente difficile né pericoloso, ma occorre sempre fare attenzione sia nella salita che nella discesa a dove si mettono i piedi.
Arrivati in prossimità del Qasr al-Bint facciamo una sosta per fare uno spuntino e poi prendiamo il sentiero che conduce alla soprastante chiesa bizantina. Procediamo in direzione delle meravigliose tombe reali, scavate nella falesia rocciosa ed infine riscendiamo al sentiero principale per dirigerci verso l’uscita. Alla fine avremo percorso circa 23 km e siamo piuttosto stanchi.
Torniamo in hotel, ci facciamo una (meritata) doccia calda, andiamo a cena e stramazziamo sul letto per una lunga dormita. La costante di questo viaggio saranno appunto le sveglie all’alba e l’andare a dormire come le galline, ma consiglio di fare in questo modo perché a metà mattina nel sito arrivano i gruppi organizzati e la magia si stempera di fronte a orde di turisti con bastone da selfie o turiste con improbabili minigonne e sandaletti argentati che si arrampicano sui sentieri per fotografarsi, tutte cose viste veramente!
Il secondo giorno si ripete: sveglia alle 6, colazione e ingresso verso le 7. Ci dirigiamo lungo il sentiero principale fino al Qasr al-Bint senza fermarci troppo e imbocchiamo subito il sentiero che conduce al Monastero (al-Deir). Salita sicuramente faticosa, ma non così dura come temevamo, in circa 45 minuti siamo in cima con pochissima gente intorno e se possibile lo spettacolo è ancora più grande perché questo tempio non è così famoso come Il Tesoro… tutto intorno poi una serie di tracciati minori porta a diversi punti panoramici. Ci sediamo di fronte al Monastero e stiamo lì ammirando e bevendo dell’ottimo tè beduino aromatizzato al cardamomo. Man mano la grande spianata si anima, arriva tanta gente e noi iniziamo la discesa per ripercorrere il sentiero principale passando davanti al Teatro ed al colonnato; verso le 15.30 usciamo e alle 16 partiamo in direzione Wadi Rum.
Impiegheremo circa 2 ore arrivando ormai con il buio al parcheggio che si trova vicino al Visitor Center, dove ci sta aspettando il nostro padrone di casa per le due notti successive. Alloggiamo al Panorama Wadi Rum, un campo tendato non lussuoso, ma comunque molto confortevole, il cui valore aggiunto è proprio Hani, che ci accoglie come se fossimo a casa sua, sempre sorridente ed attento ai bisogni dei suoi ospiti.
Le tende sono in muratura e molto pulite come può essere una struttura in mezzo al deserto, nella mia c’è il bagno privato con doccia con acqua calda mentre alcune altre hanno il bagno in comune (comunque pulito).
La vita nel campo si svolge sempre uguale, colazione nella tenda comune alle 7 poi partenza per l’escursione scelta. Noi dedichiamo l’intera giornata successiva a visitare il deserto in jeep, 4 ore al mattino e 3 al pomeriggio e devo dire che è stata una scelta molto azzeccata. Se si fanno escursioni brevi, ci si trova spesso con altre jeep e molte altre persone perché le prime soste sono uguali per tutti, invece noi per la maggior parte della giornata eravamo da soli e abbiamo potuto godere al meglio gli spettacolari panorami che ci si presentano di fronte. Rocce di bellissimi colori variabili tra il giallo e il rosso, dune sabbiose sulle quali ci inerpichiamo con la jeep, sparuti arbusti rinsecchiti, ogni tanto si incontra qualche beduino con i suoi cammelli o dromedari e sembra di stare nel film su Lawrence d’Arabia; archeologo, scrittore e ufficiale dei servizi segreti di Sua Maestà britannica e paladino del nazionalismo arabo di inizio Novecento, proprio qui fissò la sua base operativa durante la Rivolta Araba del 1917/18.
Dopo avere ammirato il tramonto sulle dune che ci circondano, rientriamo al campo e ci dirigiamo alla tenda più grande dove viene offerta una cena beduina. Il sottilissimo pane beduino accompagna lo Zarb, il barbecue del deserto fatto di verdure e pollo cotti su carboni ardenti sotto la sabbia. Si chiacchiera a bassa voce sorseggiando tè aromatizzato al cardamomo, non ci sono rumori molesti né musica, solo la volta stellata a farci da soffitto… momenti davvero unici di totale libertà.
Il giorno successivo, purtroppo l’ultimo per noi, lo dedichiamo a un po’ di meritato relax. Facciamo colazione con calma e lasciamo Hani che ci accompagna al parcheggio dove abbiamo lasciato le auto, abbracciandoci e facendosi fotografare con noi. Ci dirigiamo verso Aqaba, il nostro volo partirà alle 20.45 quindi abbiamo tutto il tempo di fare una veloce visita al castello (sinceramente niente di che) e di arrivare in spiaggia. Nonostante un po’ di venticello, riusciamo a fare ugualmente il bagno, l’acqua è molto bella e cristallina anche se freddina. Facciamo uno spuntino, ammiriamo il tramonto e ripartiamo verso l’aeroporto dove (con grande ritardo) partiremo verso casa.
Ovviamente cinque giorni non bastano per visitare tutta la Giordania, ma ci hanno dato la possibilità di ammirare luoghi fantastici ed emozionanti e di avvicinarsi ad una cultura che non conoscevamo, quella del popolo beduino. Sebbene i beduini nel Wadi Rum lavorino sempre di più nel turismo, mantengono ancora uno stile di vita autentico e capiscono che questo è ciò che i turisti vogliono vedere. Dalle loro parole traspare l’amore che provano nei confronti di questa terra così ostica e affascinante, che lo stesso Lawrence descrisse come “Vasto, echeggiante e simile ad una divinità”. E noi non possiamo che essere d’accordo con lui.
Buon viaggio a tutti e un grande grazie ai miei compagni di viaggio Barbara, Beppe, Umberto 1 e Umberto 2, Francesca, Emanuele e Federico. Con voi è stato un viaggio ancora più bello!
“Tutti gli uomini sognano. Non però allo stesso modo. Quelli che sognano di notte nei polverosi recessi della mente si svegliano al mattino per scoprire che il sogno è vano. Ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi, giacché ad essi è dato vivere i sogni ad occhi aperti e far sì che essi si avverino”.
Thomas Edward Lawrence, I sette pilastri della saggezza.