Namibia, incredibile bellezza

Panorami fantastici, tramonti e albe infuocati, le dune rosse, il parco Etosha. Le parole non sono sufficienti a descrivere l'incredibile bellezza di questo Paese.
Scritto da: Lurens55
namibia, incredibile bellezza
Partenza il: 18/08/2019
Ritorno il: 31/08/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Namibia – Tour in gruppo – 18/08/19 – 31/08/19 – Partecipanti: io e Franca, in compagnia di (in ordine alfabetico): Alfredo, Elena, Loredana, Mariella, Nadia, Pippo, Rossella, Simone, Stefano, Valentina

Cambio valuta: 100 NAD ~ 6.00 €

Prologo:

È da un bel po’ di tempo che stiamo pensando ad un viaggio in Namibia. Visto il costo non proprio irrisorio dei viaggi con guida-autista locale che parli italiano, abbiamo cercato per qualche anno tra gli amici qualcuno per andare in modo autonomo noleggiando una jeep, ma senza successo. Per non spendere un capitale ci sono proposte di tour in tenda, ma essendo ad agosto inverno nell’emisfero australe e non essendo più giovani è meglio andare nei lodge. Essendoci trovati bene nei due recenti viaggi in Nepal e Oman in piccolo gruppo anche per la Namibia ci siamo orientati su questa soluzione un po’ meno costosa. A gennaio abbiamo trovato una proposta del T.O. viaggigiovani (con cui eravamo andati in Nepal) di un tour in lodge, max 12 persone, guida in italiano. Quello in partenza il 4 agosto a gennaio era già completo e con una discreta lista d’attesa in caso di rinunce. Rimaneva quello dal 18 al 31 agosto. Per noi non è l’ideale, ma ce lo facciamo andare bene. Prenotando entro il 31 gennaio c’è lo sconto di 150€ a persona. Il 29 mattina prenoto e il 29 sera è rimasto un solo posto libero. Hanno atteso tutti all’ultimo. Costo del tour 3095€/persona a cui bisogna aggiungere le spese per tutti i pranzi, 2 cene e bevande (si stima di aggiungere circa 200€). Escursione facoltativa in jeep sulle dune di Swakopmund lungo l’oceano 80€ extra. Il parcheggio più economico è il “Parcheggio Malpensa” di Somma Lombardo convenzionato con il Tour Operator. Dal 18 agosto pomeriggio al 31 mattina costa 85€ (6,50€/giorno).

Arriva finalmente il 18 agosto…

Diario di viaggio

Domenica 18 Agosto 2019

I bagagli sono pronti. Alle 16 si chiude casa e si parte per Malpensa. Alle 17.45 siamo al Parcheggio. Alle 18 siamo in coda per il check in. Arrivano anche gli altri componenti del gruppo tranne 3 che saliranno a Roma dove il volo fa uno scalo di un’ora. Rispetto al viaggio in Nepal l’età media è piuttosto alta. Forse i giovani preferiscono il tour in tenda. L’allestimento del Boeing 787 della Ethiopian Airline è comodo. Da Milano il volo ET703 decolla quasi vuoto in perfetto orario. Ci aspetta un viaggio ben lungo. Arriviamo a Roma con oltre 20′ di anticipo, ma dovremo aspettare mezzanotte per ripartire. A Roma sale parecchia gente, ma di posti vuoti ne rimangono molti e così si riesce a dormire almeno un po’.

Lunedì 19 Agosto 2019

Arriviamo ad Addis Abeba alle 6:45 e nonostante che siamo in Africa, in Agosto, in zona tropicale dell’emisfero boreale, c’è un cielo grigio-Londra, 14° e una bruma tipicamente novembrina. Ce ne andiamo al Gate e puntualissimi iniziano l’imbarco per Windhoek.. Poi si parte con mezz’ora di ritardo. Dormire in aereo è già difficile; su tratte di poche ore quasi impossibile tra annunci, passaggio di carrello bevande, distribuzione vassoietti “gourmet”, ritiro vassoietti, gente che passa e ti urta, ecc. Il viaggio è un po’ pesante, ma non se ne può fare a meno se si vuole vedere un posto speciale come la Namibia. Arriviamo in perfetto orario. In fase di atterraggio, gli ultimi dieci minuti sono stati un po’ da paura. Scrolloni e salti, poi per fortuna arriviamo a terra. Controllo passaporti abbastanza veloce. Al nastro bagagli scaricano molte tonnellate di roba e dopo circa mezzora, quando cominciamo ad essere un po’ preoccupati che abbiano smarrito le nostre valigie, le vediamo comparire. Per uscire ci scannerizzano i bagagli (perché?) e finalmente usciamo nella zona arrivi dove ci attendono Kenneth e Marco di Sense of Africa (l’agenzia locale a cui si appoggia viaggigiovani.it).

Dobbiamo cambiare la valuta (c’è un bel po’ di coda) e poi andiamo al pulmino. Un 20 posti non molto panoramico che sarà il mezzo usato per tutto il viaggio (ma non sarà così). Tronfi e fieri partiamo con il nostro rumoroso pulmino. Lungo la strada vediamo facoceri che rovistano a bordo strada, una colonia di babbuini, qualche giraffa e dopo circa 20 km il catorcio si pianta. Mentre siamo fermi a bordo strada arrivano un po’ di pattuglie della polizia, poi arriva l’unità cinofila con un bel pastore tedesco che fiuta tutto il pulmino. Stupiti da questo spiegamento di forze ci rassicurano dicendo che deve passare il presidente del Ruanda in auto e che devono garantire la sicurezza. Dopo un po’ passa un corteo di almeno una trentina di auto e qualche moto ad alta velocità con sirene spiegate e lampeggianti. Nel frattempo era arrivato un camioncino del soccorso stradale e dei meccanici-elettrauto-esorcisti cercano di rimettere in sesto il mezzo. Dopo vani inutili tentativi di riparazione in real time, arriva a soccorrerci un altro bus più grande. Questo contrattempo ci fa perdere più di un’ora.

Ripartiamo e alle 21.15 siamo all’Intu Africa Zebra Lodge stravolti dalla stanchezza. Il Lodge è molto bello. La camera è enorme, il bagno altrettanto. Pulitissimo. Per cena mangiamo del passato di verdura e poi dello springbok (una specie di piccola gazzella) e un dolce non particolarmente buono. Durante la cena Kenneth ci dice che l’attività prevista per domani è un giro a piedi di un’ora e dato che il giro che si potrebbe fare nel pomeriggio, un extra non compreso nel costo del viaggio, non ha mezzi disponibili, praticamente in tutta la giornata abbiamo impegnata una sola ora (!!!) e poi tempo libero fino a sera in mezzo al nulla. Un nulla anche bello da guardare, ma dopo un po’ diventa monotono. Non è certo questo il modo di organizzare una giornata, per cui gli esprimo il mio disappunto e scrivo una mail di protesta a viaggigiovani. Poi alle 23 finalmente il letto (comodo).

Martedì 20 Agosto 2019

Sveglia alle 7.30. La colazione non è molto varia ma più che sufficiente. A seguito delle mie lamentele di ieri sera Kenneth si è dato da fare e il lodge ci propone un giro nella loro gigantesca riserva con i fuoristrada per 450 NAD (circa 27€) dalle 10 alle 12. Alle 8.30 c’è l’esibizione di un gruppo di 5 giovani boscimani che recitano lo svolgimento di alcune attività tipiche degli abitanti (ormai pochi) delle zone rurali del Kalahari come la preparazione di trappole per gli uccelli, la cattura dell’oritteropo, una battuta di caccia con arco e frecce e la danza di ringraziamento se la caccia è andata bene. La spiegazione di ciò che stanno mimando è fatta in lingua boscimane. È una lingua molto strana. Mentre parlano fanno degli schiocchi molto secchi. Ci abbiamo tutti messo un po’ a capire che erano loro. Ci guardavamo tutti intorno per capire da dove arrivassero quei “tick”. Nonostante non capissimo ovviamente questa strana lingua la mimica era talmente espressiva da riuscire ad intuire a grandi linee ciò che raccontavano. C’era in seguito una spiegazione in inglese che ci veniva poi tradotta in italiano.

Alle 10 si parte per il giro in jeep. Si vedono subito un bel po’ di springbok (uh! uno springbok! foto foto foto), kudu (uh! un kudu! foto foto foto), orici (uh! un orice! foto foto foto). Al ventesimo springbok, kudu, orice, ecc. l’entusiasmo fotografico scema in attesa di trovare qualcosa di nuovo. Che arriva. Incontriamo infatti alcune giraffe (tra cui una famiglia con cucciolo di 2 settimane), struzzi, gnu e al di fuori della riserva anche una vecchia leonessa (trovata a colpo sicuro sotto una pianta all’ombra) che, non essendo più in grado di cacciare, viene nutrita dal Lodge. Sugli alberi ci sono degli enormi nidi (anche un paio di metri cubi) in cui vivono colonie di piccoli uccellini (tipo passeri). Questi nidi sono costruiti in modo da impedire ai serpenti di entrare. La guida ci ha detto che le colonie possono anche arrivare a 200 unità e che i nidi sono costantemente manutenuti nel tempo dalle generazioni di uccellini che ci abitano e durano anche molti decenni. In caso di piogge torrenziali la paglia con cui sono costruiti si bagna e il nido può arrivare a pesare anche molti quintali se non addirittura una tonnellata. Se i rami a cui sono ancorati non sono abbastanza robusti cadono a terra e gli uccellini devono costruirne un altro. Alle 12.30 si rientra.

Al pomeriggio non c’è un tubo da fare se non girulare per il lodge e guardare zebre, orici, ecc. che vengono a mangiare e bere a poche decine di metri dalla nostra camera. L’organizzazione di questa prima giornata non è certo soddisfacente. La Namibia è un posto così bello (e venirci anche costoso) che è un peccato buttare via mezza giornata (vedi paragrafo “considerazioni sul viaggio”). C’è la piscina, ma l’acqua oltre ad essere gelata è pure un po’ sporca. Facciamo passare il pomeriggio leggendo, passeggiando nel nulla, seppur bello, poi alle 18 siamo saliti sulla cima di una duna da cui si vede il panorama a 360° per assistere al tramonto. Alle 19.30 cena a base di zuppa di pomodoro e cipolla, scaloppa di springbok e dessert. Saldato il conto. Qualche foto al cielo stellato con via lattea ben visibile e poi in camera. Domani mattina si riparte.

P.s. nel pomeriggio è arrivato un pulmino in sostituzione di quello che si è guastato ieri. Questo ha dei finestrini più panoramici.

Mercoledì 21 Agosto 2019

Sveglia alle 7. Colazione e poi alle 8 si parte con destinazione Sussouvlei. Dopo un bel tratto di strada sterrata si arriva ad una strada perfettamente asfaltata. Ci fermiamo a Mariental a fare il pieno di gasolio (0.90 €/litro). Si prosegue fino alla cittadina di Maltahöhe dove c’è un supermarket per acquistare qualche snack per il viaggio. Acquistiamo un po’ di cose tra cui una confezione di cracker TUC made in Ukraina. Spero non li facciano a Černobyl’ o con materie prime coltivate in zona. Qui abbiamo visto la vera Africa. Non quella dei lussuosi lodge per turisti danarosi. C’erano bambini e adulti fuori dal supermarket che non chiedevano denaro, ma se potevi comperare del pane per loro. I bambini puntavano di più a farsi comperare della cioccolata. Ne abbiamo accontentati due che stazionavano vicino alla cassa. Risaliti sul pulmino abbiamo preso la sterrata che porta a Sussouvlei. Scrolloni e vibrazioni fino a destinazione. Sembrava che il pulmino si dovesse smontare.

Lungo il percorso, sotto un sole cocente e una temperatura da forno abbiamo visto un gruppo di persone con un carretto trainato da un povero asino. Kenneth ci ha detto che serve a spostarsi da un villaggio all’altro, ma guardando un po’ in tutte le direzioni dai finestrini del pulmino di villaggi non se ne vedono. Abbiamo anche visto gente sul ciglio della strada con piccole fascine di legna in attesa che qualcuno dia loro un passaggio. La cosa curiosa è che per decine di km su quella strada non si vede nessuna abitazione. La strada passa poi in una valle in mezzo a montagne bellissime e di vari colori, ma visto che sembra si debba correre (inutilmente) non si fa nemmeno una foto.Alle 14 siamo al Dead Valley Lodge. Oggettivamente stupendo. Le abitazioni sono delle tende, ma lussuosissime. Curato sotto ogni aspetto. C’è una piscinetta con l’acqua abbastanza fredda. L’unica attività possibile (a pagamento – 600 NAD) è un giro di un paio d’ore alle 17 con la jeep per andare a vedere il tramonto sulle dune con annesso aperitivo. Dato che siamo andati a Pasqua in Oman a fare due ore di su e giù sulle dune fino al tramonto non ci andiamo. E anche altri lasciano perdere.

Esserci alzati presto e aver corso tanto per essere qui alle 2 del pomeriggio a cosa è servito? Arrivare alle 15 cosa cambiava? Avremmo anche potuto prendercela più comoda e fare qualche sosta per fare delle foto quando abbiamo attraversato la vallata tra le montagne. Speriamo di cominciare a riempire le giornate, perché se no è un po’ una noia. L’attività del pomeriggio è stata prendere il sole a bordo piscina e chiacchierare del più e del meno. Per cena c’era un buffet pantagruelico con grigliata mista di carne di tutto il campionario namibiano: struzzo, orice, kudu, gnù, coccodrillo, ecc. A dormire un po’ appesantiti dalla cena.

Giovedì 22 Agosto 2019

Sveglia alle 6, preparazione lampo, caffè al volo, distribuzione dei packet breakfast e alle 6.30 col pulmino si va verso Big Daddy, la duna di sabbia più alta della Namibia – 380m s.l.m. 220m rispetto al piano parcheggio (così ci ha detto Kenneth). Arrivati nelle vicinanze abbiamo parcheggiato il minibus e con delle jeep gestite dal Parco Nazionale di Naukluft percorriamo 5 km di pista di sabbia a velocità folle e verso le 8 siamo all’inizio del sentiero che porta alla cima. C’è un primo tratto in piano per arrivare ad un sentiero abbastanza impegnativo che sale abbastanza dritto fino ad una selletta. Salire sulla sabbia è tutt’altro che facile. Si tende a scivolare verso il basso e quindi la salita è molto più lenta che su un solido sentiero di montagna. Arrivati alla selletta tre del gruppo danno forfait e tornano indietro per raggiungere deadvlei (l’area con gli alberi scheletrici di 800-1000 anni fa). I più intrepidi continuano a salire sulla cresta della duna. Qualcuno va più veloce, qualcuno tra cui io, va più lento. Qualche tratto è meno impegnativo, ma qualcuno, in particolare l’ultimo, mi fa sputare i polmoni. A fronte di una fatica spaventosa nel giro di un’ora e un quarto arrivo in cima con le gambe che mi reggono poco e il fiato al limite e le pulsazioni a mille. Comunque il panorama che si vede da lassù ripaga con gli interessi tutta la fatica.

Scendere invece è molto più rapido e divertente. Si va giù dritti a passo veloce (tanto si viene frenati) riempiendosi le scarpe di sabbia. Arrivati sotto si attraversa il fondo bianchissimo della piana e si arriva agli alberi scheletrici. Più o meno si scatta una milionata di foto per tenersi stretto il ricordo di un luogo straordinariamente bello. Oggi abbiamo finalmente fatto una cosa indimenticabile. Ci piazziamo all’ombra di una acacia spinosa come fanno i namibiani e aspettiamo la jeep per tornare al minibus. Le jeep arrivano e si fermano un po’ a muzzo così si deve un po’ lottare con gli altri gruppi per accaparrarsene una. Dopo qualche infruttuoso tentativo riusciamo a far fermare una jeep e a salirci sopra. Arrivati al parcheggio la quantità di auto e minibus è incredibile. Alle 7 eravamo quattro gatti. Tra l’altro a mezzogiorno fa un caldo incredibile e salire sulla duna neanche a pensarci a meno di avere un fisico adatto. Si riparte e l’idea è di andarci a dare una lavata, prendere qualcosa di fresco al bar del lodge, riposare un po’ e nel pomeriggio quando fa meno caldo andare a vedere il Sesriem Canyon. Mentre viaggiamo Kenneth butta lì la brillante idea di andare subito a vedere il canyon alla veloce e poi tornare al lodge (e non fare un tubo per il resto della giornata). Idea bocciata. Meglio fare con calma e non di corsa. Ci prendiamo un paio d’ore di relax chi al bar, chi in camera, chi alla piscina con birretta fresca (noi) e alle 16 partiamo per il Sesriem canyon, una profonda gola scavata da un fiume in molte centinaia di migliaia di anni. C’era ancora acqua durante il periodo coloniale tedesco, poi si è seccato definitivamente. Si riempie solo durante le rarissime piogge. È un sito dove vengono portati tutti i turisti. Francamente nel corso degli anni ho visto cose più interessanti. Si torna al lodge, si cena, si chiacchiera un po’ e poi a dormire.

Venerdì 23 Agosto 2019

Sveglia alle 6.30. Colazione alle 7. Viste le temperature non fredde, ieri sera ho disfatto la borsa da viaggio e ho messo tutti gli indumenti pesanti sotto e quelli leggeri sopra. Questa mattina ovviamente fa ben freddo. La colazione è all’esterno e per i più freddolosi sono disponibili delle spesse coperte da mettersi sulle spalle. Alle 7.30 si parte con la prospettiva di circa 250 km di strada sterrata (più un lungo tratto asfaltato).

Prima tappa Solitaire. Un centro commerciale nel mezzo del nulla più assoluto costituito da bar, pasticceria, minimarket, pompe di benzina, gommista, ecc. e da numerose carcasse arrugginite di vecchissime auto. C’è anche il forno dove fanno la torta di mele con ricetta tedesca. Pensavo di assaggiarla, ma entrando si sentiva l’odore della cannella che non mi piace così mi sono limitato a prendere un caffè espresso di soddisfazione un po’ scarsa. Si riparte e tra uno scrollone e l’altro arriviamo in un posto dove c’è una strana pianta che somiglia vagamente ad una di quelle piante grasse che si coltivano nei giardini liguri. Invece è della famiglia delle Euforbiacee e precisamente è una Euforbia virosa. Una pianta dal lattice velenosissimo, usato dai boscimani per avvelenare le frecce con cui cacciavano (o cacciano ancora?). Infatti basta ferire l’animale e dopo un po’ questo stramazza.

Si riprende la strada e facciamo una sosta al Kuseib Canyon. Una gola abbastanza pittoresca. Poi si fanno un sacco di km in mezzo al nulla oltretutto brutto. Un piattone di sabbia grigiastra mista a sassi. Quando manca un’ottantina di km a Walvis Bay la strada è di nuovo asfaltata. Ci fermiamo sul lungomare dove c’è una colonia di molte decine di migliaia di fenicotteri in parte bianchi, in parte rosa (nel 2017 hanno stimato una popolazione di 250.000 fenicotteri rosa). Sono molto più piccoli di quelli che ci sono dalle nostre parti (Camargue, Sardegna,…). Sosta pranzo che si dilunga esageratamente e quindi si arriva all’hotel Deustche Haus che sono quasi le 16. Rapido check in, molliamo i bagagli in camera e andiamo al noleggio dei quad per fare il giro sulle dune. Sono solo disponibili giri di un’ora (col senno del poi, meno male). Costo 450 NAD quad+driver, secondo passeggero 225. Siamo in 9, e facciamo 4 coppie e un single. Ci danno cuffiette igieniche e casco e si prende possesso dei mezzi. Breve sommaria spiegazione di come si guida il trabiccolo da parte del ragazzo che ci accompagna. Se si andasse da soli la probabilità di perdersi tra le dune o di fare qualche fesseria a causa dell’inesperienza non è trascurabile. Si parte.

Sti cosi fanno un fracasso tremendo, ma la velocità è sui 35-40 km/h. La sensazione di instabilità è inquietante. Corriamo su e giù dalle dune per un’ora prendendoci anche qualche piccolo spavento. Concludiamo il giro senza incidenti. È stato proprio divertente. Birretta al Tiger Reef, un rustico pub sulla spiaggia. Tramonto rossissimo. Poi andiamo al ristorante Kuckis Sea Food che cucina pesce (vicino all’hotel). È strapieno e, non avendo prenotato, mangiamo al bancone appollaiati sugli sgabelli.. Cena assai soddisfacente e leggera. Un piatto di tonno con contorno di spaetzle (reminiscenza tedesca) e un grosso filetto di un non ben identificato pesce (molto buono) e acqua 600 NAD.

Sabato 24 Agosto 2019

Di nuovo sveglia alle 6.30. Colazione (non entusiasmante) e alle 7.40 si parte. Alle 8.20 siamo al porto di Walvis Bay. Alle 9 partiamo col catamarano. Poco dopo compare tra i passeggeri una enorme otaria, probabilmente assunta dalla compagnia di navigazione per intrattenere i turisti. Piccolo show dell’otaria che chiede (e ottiene) numerosi pesci e poi gran tuffo e se ne ritorna in mare pronta a salire su un altro catamarano. Scesa l’otaria planano sul ponte 3 pellicani (altri impiegati della compagnia di navigazione) facendo spaventare i passeggeri che se li sono visti piombare davanti con un atterraggio un po’ scomposto. Cominciano subito a spintonarsi per mettere i loro lunghi becchi nei pressi del tizio che distribuisce i pesci. Finito il secchio di pesci se ne vanno pure loro. Si arriva nelle vicinanze di una lunga lingua di sabbia dove vive una colonia di otarie (svariate decine di migliaia; al momento stimano una popolazioni di 200.000 unità). Siamo un po’ sottovento e perviene un certo olezzo non proprio gradevole. Si girula a vuoto nella grande baia, perché oggettivamente non c’è granché altro da vedere. Spunta qualche pinna dorsale di delfini, ma nulla di più. I delfini delle Maldive erano molto più vivaci. Inoltre con tutte le foche che usano il mare come latrina l’acqua è torbida e non si vede nulla sotto il pelo dell’acqua.

Verso le 11 l’equipaggio allestisce un sontuoso buffet con ostriche, finger food di vario tipo e spumante. Quelli a cui piacciono le ostriche se ne sono fatti una bella scorpacciata. Giunti in prossimità del porto approfittando di un cancelletto dimenticato aperto è risalita a bordo l’otaria che però è stata fatta subito scendere buttando un pesce in mare. Giunti a terra, mezzora di sosta per funzioni corporali e poi alle 12.45 siamo sulle jeep per andare a Sandwhich Harbour dove le dune del deserto del Namib lambiscono l’oceano. Al momento della prenotazione avevo chiesto quante persone ci sarebbero state in ogni jeep, visto il costo di 80€ a persona per mezza giornata. Mi avevano detto 3 più driver e successivamente mi era stato confermato via mail. Qualche giorno prima avevo chiesto conferma a Kenneth degli equipaggi e mi aveva detto che il gruppo prima del nostro erano stati in 6 più driver. Al che ho scritto una mail a viaggigiovani, mi hanno risposto di essere intervenuti con l’agenzia locale e oggi in effetti abbiamo avuto il servizio come pattuito.

Si parte. Il nostro autista è un corpulento e gioviale sudafricano che si è trasferito in Namibia dove, dice, si sta molto meglio. Lungo la pista di sabbia vediamo a 200 metri uno sciacallo molto simile ad un cane di taglia media con un bellissimo mantello marroncino. Le jeep si fermano e l’animaletto si avvicina incuriosito poi visto che dalle auto non casca nulla di commestibile se ne va via trotterellando. Visto che ci sono solo sabbia e cespugli a perdita d’occhio e il simpatico canide è tutt’altro che patito, chiedo all’autista cosa mangia. Mi risponde che sulla spiaggia trova uccelli e foche morte e uova di uccelli. Dopo un po’ che viaggiamo cominciamo a percorrere una stretta striscia di sabbia con a destra l’oceano e a sinistra delle altissime dune e in lontananza vediamo una bella nebbia, frutto dello scontro della corrente umida e fredda dell’atlantico con la corrente calda che arriva dal deserto. Arrivati a Sandwhich harbour c’è un’area sabbiosa molto grande, ci fermiamo, gli autisti preparano un tavolino e tirano fuori una vagonata di ostriche, stuzzichini vari e bottiglie di spumante. Già abbiamo mangiato e bevuto un sacco sul catamarano poco più di due ore fa. Ora si replica. Finito il party on the beach prendiamo la via del ritorno sulle dune. Praticamente un otto volante. Come cantava Lucio Battisti, le discese arditeeee e le risaliteeee…. Alle 16.45 siamo di ritorno leggermente appesantiti dai due festini. Dopo una rinfrescata e un po’ di relax andiamo a fare quattro passi per Swakopmund. Cittadina con dei begli edifici in stile tedesco (ci ricorda il giro in Baviera) pulitissima. La passeggiata si conclude al ristorante The Tug dove abbiamo prenotato per le 20.45 (è sabato ed è strapieno). Alle 21 siamo ancora lì che aspettiamo il tavolo. Finalmente alle 21.15 ci sediamo, poco dopo prende le ordinazioni, qualche piatto arriva rapidamente poi più nulla. Prima che ci servano passa un’ora. Era tutto buono, porzioni abbondanti e prezzi modici. Poi finalmente il letto.

Domenica 25 Agosto 2019

Di nuovo sveglia alle 6.30, colazione e partenza alle 7.30. Facciamo una sosta poco dopo la partenza per vedere una delle varie navi naufragate su un tratto di costa rinominato dopo i vari naufragi “skeleton coast”. Quella che abbiamo visto noi è una nave che era stata acquistata nel 2001 da una società indiana, era partita diretta a Mumbay, si è miseramente arenata e lì è rimasta. Altra sosta per fare la foto al Massiccio Brandberg il cui punto più alto è il monte Königstein (2573 m – vetta più alta della Namibia). Sosta successiva a Uis alla stazione di servizio dove comperiamo qualcosa da sgranocchiare in viaggio. A Uis ci sono 27 tombe di persone che negli anni 70 si erano sistemati per fare un barbecue e hanno usato dei cespugli secchi di euforbia damarana che ha emesso vapori tossici asfissiando tutta la comitiva. Sosta fotografica su una vallata di granito e poi diretti a Twyfelfontain su una strada molto dissestata. Un paio d’ore di scrolloni continui.

Arriviamo a destinazione verso le 13, il sole picchia e il caldo è torrido. Partiamo a piedi per un giro guidato (Lion Tour) per vedere alcune incisioni rupestri di età variabile dal 4000 al I sec. a.C. Sono raffigurati solo animali. L’uomo non è mai rappresentato. C’è giusto qualche incisione che raffigura le orme dei piedi. Pur essendo una zona molto lontana dal mare, c’è la raffigurazione di un pinguino e di una foca. Ciò significa che le antiche popolazioni nomadi si spostavano parecchio. Terminato questo tour ne abbiamo fatto un altro: quello detto del Kudu danzante. Nome che deriva da una strana incisione che rappresenta un kudu con le zampe molto divaricate, che sembra che danzi. Su questo percorso ci sono anche alcuni dipinti rupestri di figure umane. Si va poi a vedere la montagna bruciata, una piccola montagna tutta nera e le formazioni di basalto a canne d’organo. Successivamente una breve spiegazione sulla tossicità dell’euforbia damarana. E nelle vicinanze vediamo la prima Welwischia Mirabilis, scoperta a metà del ‘900 dal botanico austriaco Friedrich Welwitsch. Una pianta stranissima che esiste solo in Namibia e nel sud dell’Angola e può vivere fino a 2000 anni.

Si parte quindi per tornare al Lodge. Fatta poca strada il minibus si pianta. Scendiamo e vediamo che una ruota anteriore è diritta e l’altra sterzata di 45°. Si è rotto un pezzo che tiene la ruota collegata allo sterzo. Meno male che era in un rettilineo e su una sterrata per cui andava piano. Se fosse mai capitato su una strada asfaltata, magari in curva avrebbe potuto causare un incidente con conseguenze anche gravi. Nel giro di mezzora arriva un mezzo di Sense of Africa che stazionava in zona. Ci ha caricati con i bagagli e ci ha portati al campo tendato (Buruxa Camp). Nel frattempo sono partiti dei meccanici da Windhoek (600 km) con il pezzo di ricambio e contano di riparare il bus nella notte. Speriamo sia vero. Lungo la strada sterrata ci sono delle fattorie fatiscenti dove vivere deve essere decisamente duro. Il Buruxa Camp è un po’ basic, però ha la connessione wifi. Le camere sono tende montate su una piattaforma di legno rialzata e hanno il bagno privato. La cena va bene per essere un posto nel bel mezzo del nulla. Cucinano dentro pentole di ghisa poggiate sulla brace. Cielo stellato superlativo. È una notte senza luna. Quando spegniamo la luce in tenda il buio è totale. Fa quasi impressione.

Lunedì 26 Agosto 2019

Sveglia alle 7 e subito verifichiamo che sia arrivato il pulmino. Incredibile ma vero c’è. Sono partiti da Windhoek col pezzo, hanno riparato il mezzo di notte e lo hanno portato al lodge. Una cosa da tedeschi. Alle 8 si parte per la foresta pietrificata. Sosta per fare il pieno e ritirare al bancomat, visto che si è deciso di fare un giorno al Parco Etosha con i fuoristrada dei ranger invece che col pulmino. Costo 900 NAD. E meno male che abbiamo chiesto, quasi pro forma, se si paga con la carta di credito. No!

Facciamo un po’ di spesa. Fuori ci sono un’infinità di bambini e tre ci girano intorno. In tasca ho tre monete da un dollaro e gliene do una ciascuno. Ovviamente ne arrivano altri, ma ho finito le monete.Arriviamo alla foresta pietrificata. La guida ci spiega che dopo la glaciazione l’acqua ha trasportato dalle zone ora occupate dai paesi dell’Africa centrale (Zaire ecc.) i tronchi fino nell’attuale Damaraland e sono stati sepolti da molti metri di terra. I minerali hanno progressivamente sostituito il legno creando così una copia 3D pietrificata. Sono i progenitori preistorici delle attuali conifere. C’è un tronco di circa un metro di diametro e oltre 30 metri di lunghezza. Essendo un’area protetta se ti beccano a portare via un pezzo di legno pietrificato c’è una multa di 5000 NAD (e questo è il meno) e 12 mesi di soggiorno nelle galere namibiane. Ritorniamo alla stazione di servizio di prima e comperiamo dei buoni croissant salati farciti. Prendo pure una lattina di birra e arrivato alla cassa mi dicono che oggi non vendono alcoolici perché è una “public holiday”. Vabbé.

Si parte per il villaggio Himba.

Prima di arrivare a destinazione ci fermiamo alla stazione di servizio.

Entro nel supermarket, prendo una lattina di birra, vado alla cassa e qui non si fanno problemi di public holiday. Arriviamo al villaggio himba. È un villaggio finto. Nel senso che la gente che ci abita è di etnia himba, ma si paga per entrare, una guida racconta usi e costumi di questa etnia, le ragazze coperte di ocra e burro vengono mostrate ai turisti un po’ come fossero oggetti in esposizione. L’ho trovato un po’ imbarazzante, nonostante sia stato molto interessante conoscere questa etnia e il loro modo di vivere, ai nostri occhi, primitivo. Quando ci eravamo fermati al supermarket avevamo preso un po’ di caramelle, matite colorate, quaderni, ecc. per i bambini. Come siamo arrivati e hanno visto i sacchetti alé! circondati. Anche qui però purtroppo ho dovuto riscontrare che ci sono i furbetti. Certi bimbetti pigliavano una cosa e subito la imboscavano per pigliare di nuovo qualcosa a discapito di quelli più corretti. Quando non avevamo più nulla da dare i bambini ci sono stati comunque dietro per un bel pezzo, volevano essere presi per mano e camminare insieme a noi per il villaggio. La guida, con la collaborazione di una ragazza, ci ha mostrato come le donne si puliscono col fumo (si possono lavare con l’acqua solo gli uomini), poi come si cospargono il corpo di ocra e burro. Noi pensavamo che il burro fosse prodotto con qualche metodo particolare, invece ci ha detto che lo comperano al supermarket. Molto prosaico. Ci ha raccontato anche di una usanza raccapricciante. Quando maschi e femmine raggiungono i 12 anni devono sdraiarsi supini vicino al fuoco sacro (che non si deve mai spegnere). Il capo villaggio appoggia un bastone di legno di mopane sui quattro incisivi inferiori e poi battendo sul bastone con una grossa pietra li fa saltare. Dopodiché i denti vengono gettati nel fuoco sacro. Il motivo per cui fanno questo è che senza gli incisivi inferiori la lingua himba si parla correttamente. Da quanto ho capito gli himba in questo villaggio vivono solo temporaneamente. Ogni tanto cambiano. Sono lì come attrazione turistica.

Infine si raggiunge il lodge Etotongwe. L’esterno è bello ma le camere non sono un granché. La cena a buffet ha finalmente diverse verdure e una buonissima zuppa. Dopo cena sono arrivati una decina di ragazzi che hanno cantato canzoni popolari africane accompagnati solo da un bongo. Bravissimi. Un coro molto armonico. Poi a dormire.

Martedì 27 Agosto 2019

Sveglia alle 6 (manco in caserma). Colazione alla veloce e poi alle 7 si parte. Alle 8 siamo alla porta sud dell’Etosha (Andersson Gate). Qui ci aspettano 2 fuoristrada, di quelli panoramici con tre file di panche scalate in altezza così tutti vedono bene, con cui attraverseremo il parco fino al Namutoni Von Lindequist Gate. Stando al programma di viaggio questo giro avremmo dovuto farlo col minibus. Fatto con i fuoristrada panoramici ci costa 900 NAD a persona ma è tutta un’altra cosa. Potrebbero aumentare di 50€ il costo e includerlo nel programma. Ci porta subito di fronte ad una pozza d’acqua e lì troviamo un branco di zebre che si stanno abbeverando. Appollaiata in cima ad un albero c’è un’aquila. Si gira per il parco e incontriamo una quantità spropositata di springbok e qualche giraffa. Vediamo un fuoristrada messo di traverso e altre auto ferme. Si fermano anche i nostri mezzi. Ci fanno segno che ci sono dei leoni. Tutti fermi e zitti. Poco dopo sbucano da un cunicolo 6 giovani leoni. La guida dice che hanno un po’ più di un anno.

Scatto una vagonata di foto così da averne una bella quantità per zavorrare l’hard disk del PC. Poi continuiamo il nostro giro incontrando springbok come se piovesse (sono come le pecore in scozia; ce ne sono ovunque). Vediamo anche un bel campionario di antilopi e gazzelle di vario tipo poi mentre ci avviciniamo ad una pozza d’acqua vediamo in lontananza qualche elefante. Dalla boscaglia cominciano ad arrivarne parecchi. Nel giro di poco a bere nella pozza c’è una cinquantina di elefanti tra cuccioli e adulti. Per pranzo ci fermiamo al ristorante di un lodge dove il personale è particolarmente scorbutico e antipatico. Nel pomeriggio vediamo più o meno sempre i soliti animali e una leonessa che sembra tenere d’occhio una numerosa mandria di gnu. Solo che non possiamo aspettare eventuali sviluppi. Alle 16, dopo aver fatto tantissime foto terminiamo il giro alla porta est dove ci aspetta il nostro minibus. Facciamo ancora un giro nel parco mentre il sole si sta abbassando sull’orizzonte e incontriamo una coppia di elefanti anzianotti che sta pascolando. Li osserviamo da vicino e vediamo con quanta abilità strappano i ciuffi d’erba con la proboscide. La giornata sta per finire e mentre andiamo verso il lodge ci fermiamo ad un’altra pozza. Arriva un branco di femmine di elefante con diversi cuccioli (abbiamo contato 25 elefanti) e vanno tutti a mollo per lavarsi. Anche qui saremmo rimasti ore, ma il sole sta per tramontare e dobbiamo andare. Poco prima di uscire vediamo due dik dik, gazzelle piccolissime. Più grandi di un cane pinscher, ma più piccole di un cane di taglia media.

Quindi andiamo al lodge Mokuti. Molto bello. La cena è a buffet molto vario. Questa sera c’è un barbecue con le carni dei vari animali della zona. I formaggi sono buoni. Le insalatine invece, a parte la banale insalata verde con pomodori e cetrioli, sono tutte con condimenti dolciastri (?!?). Anche le pagnottine e i grissini sono dolci.

Mercoledì 28 Agosto 2019

Il nostro lodge è a 2 km dall’ingresso del parco che apre i cancelli alle 7.30. Così anche stamattina sveglia alle 6.30 per essere lì appena apre. Per colazione c’è ogni sorta di salato e dolce e c’è, al contrario che a cena, del pane di molti tipi buonissimo. Chissà perché a cena c’è solo quello dolce? Alle 7.30 siamo sul pulmino. Alle 7.35 sosta dal benzinaio che dice di tornare alle 9. Allora partiamo per il giro delle pozze, punto di raccolta degli animali che vanno a bere. Prima pozza nemmeno un animale, seconda idem, terza pure. In giro si vedono solo springbok. Poi finalmente tre elefanti, un paio di giraffe. Nel frattempo si sono fatte le 9 e torniamo a fare il pieno. Il pulmino non è proprio un campione di ecologia. Fa 2,5 km con un litro di gasolio. Si riprende la strada. Si comincia a vedere un po’ più di fauna. Quando si incrocia un mezzo che arriva dal senso opposto ci si scambia informazioni e ci viene data una dritta per dove dovrebbe essere possibile vedere un rinoceronte nero (abbastanza raro). Arrivati al punto che ci hanno indicato il pachiderma c’è, però è un po’ lontano, ma comunque ben visibile a occhio nudo. È un bestione enorme che sta mangiando. Purtroppo poco dopo comincia ad allontanarsi e va a sdraiarsi sotto un grosso albero. Spettacolo terminato.

Il giro prosegue e ad una pozza c’è un notevole assembramento di zebre, orici, alcefali, impala, springbok e pure un facocero che si abbeverano in amicizia. Si è fatto quasi mezzogiorno e torniamo al lodge per una pausa fino alle 15. Approfitto della lunga siesta per andare a vedere il rettilario del lodge, ma a parte delle tartarughe, un coccodrillo, la testa di un varano e un black mamba (uno dei serpenti più velenosi del mondo) non si vede nulla perché sono nascosti sotto le pietre e si intravedono appena. Girando per il parco del lodge nei pressi della piscina ci sono due facoceri, mamma e baby, che ravanano nel prato e alcune manguste striate. Quando, con la panza piena, il baby facocero si sdraia all’ombra per dormire le manguste cominciano ad infastidirlo aggrappandosi alla coda e mordendogli le orecchie. Lui si rivolta, loro si spostano come fulmini di un metro e poi ricominciano. Fastidiose come le zanzare.

Alle 15 si parte. Non c’è molto movimento di animali. Troviamo una pozza dove ci sono giraffe che bevono mettendosi nella tipica buffa posizione con le zampe anteriori molto divaricate, se no non riescono ad arrivare con la bocca all’acqua. Per il resto nulla di nuovo. Springbok ovunque, qualche elefante (gli elefantini sono simpaticissimi), un kudu, zebre. Alle 17.45 siamo di nuovo al lodge. Oggi, a parte vedere il rinoceronte nero (purtroppo non molto vicino) non è stata una gran giornata. Ieri siamo stati davvero fortunati.

Giovedì 29 Agosto 2019

Sveglia alle 6. Ottima colazione. Trasferimento a Windhoeck. 550 km di noia mortale. Qualche sosta per sgranchire le gambe. Alle 15 siamo a destinazione. Lasciamo uno dei nostri compagni di viaggio all’hotel Safari e proseguiamo per il mercato dell’artigianato africano. Cena senza infamia e senza lode.

Venerdì 30 Agosto 2019

Giorno della partenza. Giretto super rapido per Windhoek, città molto moderna, con la chiesa luterana Christuskirche costruita i primi anni del ‘900. Alcuni del gruppo se ne vanno a vedere un tourist market, io invece sono salito sulla terrazza panoramica del museo vicino alla chiesa da cui si vede tutta la città. Poi via all’aeroporto. Il mio posto sull’aereo non ha il video funzionante così mi fanno spostare nell’ultima fila al finestrino. Meglio che in mezzo. Il decollo è un continuo susseguirsi di forti scrolloni e salti. Verso i 4500 metri si stabilizza rendendo la permanenza a bordo più serena. Ma non dura molto. Quando si sorvola lo Zambia e la Tanzania ci sono turbolenze molto forti. Più che un volo è un incubo. Di forti turbolenze mi è capitato di trovarne, ma così estese e di così lunga durata mai. L’atterraggio invece è tranquillissimo. Siamo per terra! Per accedere al gate del volo per Milano fanno di nuovo la scannerizzazione dei bagagli e mi fanno mettere sotto lo scanner anche le infradito così passeggio scalzo su una una moquette non proprio pulita. Il senso di tutto questo? L’aereo per Milano è pieno come un uovo e quindi sarà un viaggio abbastanza scomodo. Sulla tratta da Addis Abeba a Malpensa nessuna turbolenza, viaggio tranquillissimo. Alle 5.30 siamo con le ruote per terra. Veloce controllo passaporti, i bagagli arrivano subito, la navetta del parcheggio pure e alle 6.30 prendiamo l’auto. Dato che avevo fotografato i km alla consegna ho scoperto che hanno usato la mia auto per 25 km!!! Il “Parcheggio Malpensa” non mi vedrà mai più come cliente. Se in quei 25 km hanno fatto un’infrazione e mi arriva una multa? Alle 8.10 siamo a casa.

Spese per 2 persone

Pacchetto viaggio con giro extra in jeep sulle dune a Swakopmund e Zebra Lodge 6400€ Casa-MXP-casa ~45€ Parcheggio MXP ~80€ Spese varie inclusi piccoli souvenir, quad sulle dune ~450€ TOTALE ~7000€

Considerazioni sul viaggio

Abbiamo visitato un luogo incantevole. L’organizzazione ha avuto a mio giudizio alcune pecche che potrebbero essere facilmente superate. Il giorno in cui si arriva si è stanchissimi dal lungo viaggio notturno. Invece di andare subito al lodge nel Kalahari (3 ore e mezza di viaggio) si potrebbe dormire a Windhoek e partire per il Kalahari il mattino successivo. Anche perché il programma prevede per l’intera giornata al lodge appena una sola ora di attività e la possibilità, con un costo extra di 25€, di fare un giro in fuoristrada di due ore nella riserva dove ci sono tantissimi animali. Però questo giro non è certo, perché potrebbero non esserci mezzi disponibili. Sarebbe più sensato arrivare riposati al lodge per pranzo, avere il giro della riserva incluso nel pacchetto viaggio (aumentandone di 25€ il costo) e assistere all’interessante recita dei ragazzi boshimani prima di cena. Anche il traferimento al Dead Valley Lodge non c’è nessun bisogno di farlo di corsa. Si attraversa una gola con montagne colorate e sarebbe bello fare qualche sosta di pochi minuti per fare qualche foto. Se invece di arrivare alle 14 si arriva alle 15 fa proprio lo stesso, visto che non c’è nulla da fare se non una escursione a pagamento (600 NAD) dalle 17 alle 19 per tramonto sulle dune con aperitivo. Sul programma è scritto che c’è una guida locale che parla italiano. Nel nostro caso non è stato così. C’era un autista namibiano che parla inglese e un ragazzo italiano che traduceva i sintetici commenti dell’autista. Non essendoci una guida locale che parla italiano non abbiamo avuto modo di farci raccontare nulla sulla storia di questo bellissimo paese, su come si vive in Namibia, la sua organizzazione sociale, ecc. Il viaggio in Nepal che abbiamo fatto anche con viaggigiovani a capodanno aveva una guida nepalese (molto competente) che parlava benissimo italiano e un autista che guidava il minibus. Abbiamo avuto modo di fare domande e soddisfare qualunque curiosità che avevamo sul Nepal. Quando il pulmino si è guastato in una sterrata in mezzo al nulla sono riusciti ad organizzare il soccorso in poco più di mezzora e riparare il guasto durante la notte. Una notevole efficienza.

L’alimentazione in Namibia nei ristoranti è basata sulla carne e poco pesce e pochissima verdura. Vegetariani e vagani è meglio se fanno il viaggio in self drive facendo la spesa nei supermarket e cucinando in proprio.

Suggerimenti

Stando alle informazioni raccolte prima di partire avremmo dovuto trovare molto freddo dal tramonto alla mattina inoltrata, in particolare la notte che abbiamo passato in tenda nel deserto. Così ho messo in valigia molti indumenti pesanti. Invece è sempre stato sufficiente un giubbotto leggero sopra la T-shirt. E dalle 9.30 al tramonto si moriva di caldo.

Quindi sarebbe meglio un bagaglio 50% estate 50% inverno.

Se avete domande specifiche potete scrivermi a lorenzo.masera@gmail.com

Il foto racconto è sul mio canale youtube https://www.youtube.com/user/LurensM a partire da Ottobre 2019.

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