Nelle Terre del Grande Chinggis Khan
Lunedì 17 giugno
La sveglia è suonata alle 4 del mattino, messe le ultime cose in auto e preso nostro figlio dormiente dal suo lettino, alle 5 siamo partiti per l’aeroporto di Milano Malpensa. Dopo tre ore di viaggio, siamo entrati al parcheggio P1 dell’aeroporto, dove abbiamo lasciato la nostra auto (90 €). Presi i bagagli, ci siamo diretti al check-in dell’aeroporto. In poco tempo abbiamo imbarcato le valigie, così abbiamo fatto colazione e abbiamo aspettato che ci imbarcassero. Il decollo è avvenuto con 40 minuti di ritardo che sembrava quasi che dovessimo andare a Mosca via terra, visto che abbiamo girato tutto l’aeroporto con l’aereo! Il volo è durato poco più di tre ore, ma arrivati sopra Mosca, hanno tardato a dare l’ok per l’atterraggio. Finalmente abbiamo messo piede nell’aeroporto di Mosca, passato il controllo passaporti in poco tempo, ci siamo precipitati al gate. Di lì a poco hanno aperto l’imbarco, così siamo saliti sull’aereo diretto a Ulaan Baatar. In circa 6.30 ore di volo, ci sono stati bambini che hanno pianto in continuazione (per fortuna non il nostro)!
Martedì 18 giugno
Alle 5.30 del mattino, siamo atterrati all’aeroporto di Ulaan Baatar, che è davvero piccolo, anche se a breve dovrà aprirne uno molto più grande. Eravamo tutti e tre distrutti! Sbrigate le procedure doganali, siamo andati a recuperare le nostre valigie. Sorpresa! Di tre valigie che avevamo imbarcato, solo una era arrivata… amareggiati, abbiamo fatto reclamo, ma come noi anche ad altre persone non erano arrivati i bagagli. Ci hanno detto che probabilmente erano rimaste a Mosca e sarebbero arrivate con il volo del giorno successivo. E’ venuta a prenderci in aeroporto Dorjsuren Tagtaanyam, la ragazza di Dream Mongolia Tours, anche lei era amareggiata per quello che era successo. Ci ha portato al nostro albergo (Hotel Nine) così ci siamo potuti fare una doccia e riposare un po’. Alle 10 circa è arrivata la nostra guida, Tovuu (diminutivo di Tovuusuren Tugsjargal), un ragazzo di trent’anni dalla faccia simpatica. Per prima cosa ci ha accompagnato in banca per cambiare un po’ di soldi nella moneta locale (Tugrik Mongolo), poi attraversata la strada ci siamo trovati nella piazza Sukhbaatar, dove ha sede il parlamento. La piazza è molto grande ed è attorniata da edifici colorati. Proseguendo a piedi, siamo entrati al Museo Nazionale della Mongolia. Suddiviso in tre piani, ripercorre tutta la storia della Mongolia fino ad arrivare ai giorni nostri. Tovuu ci ha spiegato per filo e per segno tutto quello che c’era nelle teche, ma la stanchezza del volo si faceva sentire. Visto che era l’ora di pranzo, è arrivato il nostro autista Munuu e siamo andati tutti insieme a pranzare al Modern Nomads. Io e mio marito abbiamo optato per i loro ravioli, erano buoni ma noi eravamo talmente stanchi che non siamo riusciti a finirli. Dopo pranzo ci siamo fermati al supermercato per comprare alcune cose di prima necessità per lavarci, visto che il beauty case era nella mia valigia dispersa! Abbiamo fatto una passeggiata al Parco di Divertimento Nazionale, un piccolo luna park tenuto non molto bene, e siamo saliti sulla ruota panoramica per far felice il nostro bimbo. Vicino al parco c’era un edificio dove fanno spettacoli di musica e danze popolari e noi abbiamo assistito ad uno di questi spettacoli e ci è piaciuto moltissimo! Abbiamo potuto sentire il loro modo di cantare gutturale e vedere i loro strumenti musicali, inoltre i ballerini erano davvero bravi! Esausti dalla giornata, siamo rientrati in albergo. Mentre io e nostro figlio siamo rimasti in camera, mio marito è uscito per fare altre due foto e comprarmi della biancheria intima visto che ne ero sprovvista! Quando è rientrato ci siamo fatti una doccia, abbiamo ordinato qualcosa da mangiare in camera e finalmente ci siamo messi a letto!
Mercoledì 19 giugno
Quando è suonata la sveglia al mattino, saremmo rimasti volentieri ancora a letto! Qualcuno ha bussato alla nostra porta ed era il nostro autista che aveva portato la mia valigia! Alleluia!! Così la giornata è iniziata con il piede giusto. Abbiamo fatto colazione e alle 8.30 abbiamo iniziato il nostro tour. Saliti in auto, abbiamo lasciato la capitale e ci siamo ritrovati in mezzo alla steppa mongola. Colline ricoperte di erba sia a destra che a sinistra e ogni tanto qualche ger, per il resto nulla. Abbiamo viaggiato su strada asfaltata e gli ultimi 60 km li abbiamo fatti su strada sterrata. Siamo arrivati al Erdene-Ukhaa Camp, il nostro primo campo. C’era il comitato di benvenuto ad accoglierci e ci hanno sistemato le valigie nella nostra ger, al cui interno c’erano unicamente i letti e un piccolo tavolino. Abbiamo pranzato all’interno del ristorante del campo e verso le 15.30 siamo partiti per una piccola escursione. Ci hanno portato a Baga Gazarin Chuluu, formazioni granitiche. Alcune assomigliavano molto alle Pancake Rock in Nuova Zelanda. Abbiamo passeggiato tra queste formazioni modellate dal tempo e dal vento. La guida ci ha mostrato anche una piccola sorgente di acqua scavata nella roccia (Spring Water), la cui acqua dicono che sia benefica per gli occhi. Siamo rientrati al campo per farci una bella doccia, visto che la giornata era stata calda. Abbiamo cenato a buffet nel ristorante mentre nostro figlio giocava con i bambini del campo. Mentre un gruppo di turisti tedeschi cantava a gran voce, noi ci siamo coricati nella nostra ger.
Giovedì 20 giugno
Al mattino ci siamo svegliati presto e abbiamo fatto colazione, nel mentre alcuni cavalli si erano avvicinati alle ger, così li abbiamo potuti vedere da più vicino. Abbiamo caricato le valigie nella jeep e il comitato di addio ci ha salutato calorosamente. Abbiamo proseguito per un tratto su strada sterrata e poi abbiamo imboccato quella asfaltata. Abbiamo fatto una sosta in mezzo al nulla per vedere i cammelli a due gobbe (i veri cammelli), capre e pecore. Nostro figlio Leonardo si è divertito a rincorrere le caprette e a cercare di acchiapparle! Arrivati al campo Tsagaan Suvarga per l’ora di pranzo, siamo stati investiti da un’ondata di calore. Era davvero caldo! Abbiamo pranzato e poi alle 15.30 abbiamo raggiunto le formazioni di Tsagaan Suvarga con la jeep. Siamo arrivati fino in cima e da qui abbiamo preso un sentiero sabbioso che ci ha portato ai piedi di queste montagne sinuose di colore rosa, rosso e marrone. Dopo averle ammirate per bene, abbiamo fatto ritorno al campo. Una bella doccia rinfrescante e una cena a buffet. Abbiamo ammirato il tramonto e nostro figlio è andato a letto. Noi ci siamo goduti un po’ la pace e il silenzio prima di andare a dormire.
Venerdì 21 giugno
Quando ci siamo alzati, il sole era già caldo. Le ragazze del campo hanno voluto una foto ricordo con nostro figlio perché se ne erano innamorate! Dopo i saluti di rito, siamo partiti in direzione South Gobi. Man mano che ci avvicinavamo alle montagne, il cielo diventava sempre più buio. Ci siamo fermati a fare una passeggiata in una città a una cinquantina di chilometri dal parco nazionale. La città non ci ha entusiasmato molto. Abbiamo proseguito per il nostro campo Khanbogd deviando per una strada sterrata immersa nel verde. Il nostro campo era attorniato dalle montagne e le nuvole minacciose ci avevano seguito fino qui, infatti ha iniziato a tirare vento e dopo poco a piovere. Abbiamo pranzato nel ristorante e aspettato le 15 per partire per la Yol Valley. Entrati nel parco, abbiamo proseguito per una strada sterrata lunga 10 km. Lungo la strada siamo stati così fortunati da avvistare due ibex (stambecchi) che erano intenti a brucare l’erba sul versante di una montagna. Mio marito e la guida hanno scalato la montagna per potersi avvicinare di più a loro e catturare delle bellissime foto. Abbiamo proseguito in auto fino al parcheggio e siamo scesi per incamminarci a piedi lungo il Volture Canyon (per fortuna aveva smesso di piovere!), un bellissimo sentiero che costeggia un fiume circondato da montagne verdi. Siamo arrivati fino al punto dove il fiume era ghiacciato e abbiamo proseguito su di esso. In alcuni tratti era molto scivoloso. Non lo abbiamo percorso tutto perché mancavano ancora 3 km alla fine. Ritornati all’auto, c’erano alcune bancarelle che vendevano souvenir fatti a mano, così ne abbiamo comprato qualcuno. Prima di uscire dal parco, abbiamo visitato il museo di storia naturale che contiene animali impagliati che risiedono in Mongolia, ossa e uova di dinosauro, minerali e pietre. Siamo rientrati al campo per una bella doccia calda e una buona cena. Purtroppo quando ci siamo andati a letto il cielo era grigio e minaccioso di pioggia.
Sabato 22 giugno
Purtroppo abbiamo avuto un brutto risveglio, si sentiva il ticchettare della pioggia sulla nostra ger…il cielo era grigio e portava con se solo pioggia, che ci ha accompagnato per tutti i 200 km che abbiamo fatto per raggiungere il Deserto del Gobi. Arrivati al campo Gobi Erdene, abbiamo pranzato e aspettato che il tempo migliorasse. Il tempo passava ma la pioggia no, come noi anche altri turisti erano intrappolati nel campo. Ci siamo rassegnati e abbiamo passato il resto della giornata nella nostra ger. La nostra guida ci ha portato del cibo di conforto (merendine a forma di orsetto per nostro figlio e una birra per noi) e ci ha assicurato che l’indomani sarebbe stato bello. Si spera! Alla sera abbiamo cenato nel ristorante e siamo andati a dormire con la speranza di un giorno migliore.
Domenica 23 giugno
Al mattino la luce filtrava attraverso la nostra ger, e quando siamo usciti siamo stati colpiti dalla luce del sole. Per fortuna! Abbiamo fatto una colazione frugale e siamo partiti per le Khongor Sand Dunes. A poco a poco che ci avvicinavamo, le dune crescevano sempre di più e arrivati al parcheggio ci siamo trovati di fronte a dune alte 200 metri! L’obbiettivo delle giornata: scalarne una. Ci siamo incamminati sulla sabbia e siamo stati fortunati che era umida così abbiamo fatto meno fatica. Fino a metà è stato semplice, poi l’ultimo pezzo era una scalata quasi verticale fino ad arrivare in cima. Usate le ultime energie siamo arrivati in cima e abbiamo potuto godere di una vista spettacolare sul deserto del Gobi. Da una parte avevamo il deserto e dall’altra dei laghetti con il verde attorno. Ci siamo riposati e abbiamo ricaricato le pile per la discesa. Scendere è stato molto più semplice, anche se avevo la paura costante di prendere troppa rincorsa e rotolare giù come un tronco. Ritornati all’auto, abbiamo provato l’esperienza di una passeggiata in groppa ai cammelli (in Marocco eravamo saliti sui dromedari). Nostro figlio era entusiasta e ogni tanto ci guardava e non smetteva di sorridere! Abbiamo fatto una passeggiata di 45 minuti ai margini del deserto. Siamo ritornati al campo della sera prima per pranzare e siamo subito ripartiti per il campo successivo. Siamo arrivati circa a metà pomeriggio al Gobi Tour e siamo ripartiti verso tardo pomeriggio per andare alle Flaming Cliffs. In questa zona negli anni ’20 hanno trovato ossa e uova di dinosauro che sono state poi portate nella capitale. Abbiamo passeggiato sopra queste montagne di colore rosso che il vento ha modellato e alcune rocce ricordano degli animali. Rientrati al campo ci siamo lavati e abbiamo cenato. Ci siamo fatti una passeggiata al tramonto e siamo andati a dormire.
Lunedì 24 giugno
Alle 6.30 circa del mattino, ci siamo svegliati causa lavori di ampliamento del campo…abbiamo deciso così di andare a fare colazione visto che eravamo svegli e poi siamo saliti in auto. Dopo poco ci siamo fermati vicino ad un boschetto di alberi saxual, arbusti tipici del deserto, e abbiamo fatto una breve passeggiata. Abbiamo proseguito verso la nostra destinazione finale: il campo Secret of Ongi Resort. Questo campo sorge di fianco a un fiume e il ristorante è in stile tempio cinese. Il caldo era afoso e non tirava un filo di vento. Abbiamo pranzato e poi alle 16 siamo partiti per l’escursione all’ Ongi Temple sperando che fosse meno caldo. Per fortuna una nuvola di pioggia ci ha un po’ rinfrescato. Le rovine del tempio sorgono sulla collina a pochi passi dal campo, quindi in 10 minuti siamo arrivati a un piccolo tempio che è stato ricostruito dopo le purghe russe degli anni ’20. Purtroppo non c’è rimasto molto da vedere, se non alcuni oggetti recuperati che sono visibili all’interno di una ger. Ci siamo lasciati le rovine alle spalle e abbiamo proseguito lungo il fiume. Tovuu ci ha portato su di un’altura dove c’era la statua del dio delle acque e dalla quale si aveva una magnifica veduta del tempio e del fiume. Siamo rientrati al campo e ci siamo fatti una doccia veloce perché poi staccavano l’acqua calda. Siamo andati a cena e alle 21 abbiamo assistito ad un piccolo spettacolo nel cortile adiacente il ristorante dove il personale del campo si era vestito con gli abiti tradizionali e, per finire in bellezza, hanno ballato una danza tradizionale. Finito ciò ci siamo andati a letto.
Martedì 25 giugno
Quando siamo usciti dalla ger al mattino, tirava una piacevole brezza. Abbiamo fatto colazione e prima di andare via tutto lo staff si è riunito vicino all’ingresso per cantare un canto popolare e per i saluti di rito (ovviamente hanno voluto delle foto con Leonardo!). Siamo stati in auto tutta la mattina e ci siamo fermati per pranzare in un resort di recente costruzione in una città tra le montagne. Il resort dentro era super sciccoso e la nostra guida Tovuu ha voluto farci assaggiare alcuni piatti tipici mongoli, come i ravioli ripieni di montone. Prima di proseguire per il viaggio ci siamo fermati nel parco giochi dell’hotel per far sfogare un po’ nostro figlio. Risaliti in auto, siamo entrati nella Orkhon Valley, una valle incastonata tra le montagne, con verdi pascoli dove corrono felici cavalli, capre, pecore, mucche e yak. Verso tardo pomeriggio siamo arrivati al campo Orkhon Waterfall, più spartano di altri ma con le ger più belle. L’aria era fresca e il cielo un po’ nuvoloso. Abbiamo fatto una breve passeggiata nei dintorni del campo tra cavalli e capre. Siamo rientrati per una doccia e per la cena. Prima di andarci a letto ci siamo fatti accendere la stufa nella ger perché l’aria si era molto rinfrescata.
Mercoledì 26 giugno
Appena svegli, una ragazza del campo è venuta ad accenderci la stufa perché eravamo un po’ congelati! Abbiamo fatto colazione e siamo saliti in auto per andare a conoscere una famiglia nomade che vive vicino al fiume. La nonna (padrona di casa) ci ha accolto nella sua casa (ger). Subito ci ha offerto formaggio di yak (con qualche pelo), latte di yak, yogurt e la crema ricavata dalla bollitura del latte. Abbiamo esplorato un po’ i dintorni e abbiamo conosciuto dei bellissimi capretti, mentre nostro figlio ha giocato con i bimbi della casa. Ad un certo punto ci hanno vestito tutti e tre con gli abiti tradizionali (eravamo dei figurini) e siamo andati a vedere gli uomini mentre catturavano i cavalli con il lazzo. La padrona di casa ha steso un tappeto sul prato e ha preparato crema di latte con biscotti e altri dolcetti. Ci siamo seduti tutti (c’erano anche i vicini) a mangiare e bere birra e vodka mongola. Per loro era un giorno di festa perché c’erano dei turisti! Quando ci siamo alzati io e mio marito eravamo un po’ brilli! Non facevamo neanche più caso alle miriadi di cacche che adornavano il prato! Siamo ritornati alla ger per lasciare alcuni doni alla padrona di casa (biscotti e soldi). Mentre io ero uscita per vedere cosa combinava mio figlio, mio marito è rimasto nella ger e gli uomini continuavano a riempirgli il bicchiere di birra per vedere la sua resistenza! Ci siamo congedati e siamo ritornati al campo per il pranzo. Nostro figlio era ko e anche noi eravamo un po’ provati, anche se è stata una bellissima esperienza poter conoscere così da vicino i loro usi e costumi. Alle 15 ci siamo incamminati verso la Orkhon Waterfall, la cascata più grande della Mongolia. Per prima cosa l’abbiamo vista dall’alto, poi tramite un sentiero siamo andati alla base della cascata. Quando siamo rientrati al campo non vedevamo l’ora di cambiarci perché puzzavamo come dei capretti. Siamo andati a cena e ci hanno servito un piatto tipico mongolo, montone con patate e carote. C’erano tutte le parti più povere dell’animale, come zampe e coda, ed erano state cotte sopra pietre roventi. Ad allietare la serata i due gemelli, che avevamo conosciuto al mattino, hanno suonato musica tradizionale (usando un piccolo strumento che si inserisce al lato della bocca e c’è una corda da pizzicare). Siamo poi rientrati nella nostra ger per la notte.
Giovedì 27 giugno
Al mattino la ger era congelata, fuori c’erano 7°C ed era nuvoloso. Come solito abbiamo fatto colazione e ci siamo messi in marcia. Abbiamo imboccato una strada sterrata in mezzo alle montagne e lungo il tragitto ci siamo imbattuti in una miniera d’oro che per chilometri e chilometri ha distrutto un’intera valle. Sono rimasta molto colpita da ciò, da come l’uomo distrugge il pianeta che gli è stato donato. Siamo arrivati al campo Duut alle Tsenkher Hot Springs. Per la notte ci hanno assegnato una stanza con bagno dentro all’albergo! Si torna un po’ alla civiltà. Abbiamo pranzato nel ristorante (sembrava una baita di montagna) e nel primo pomeriggio siamo andati a fare una passeggiata ai margini del bosco fino alla sorgente termale, dove l’acqua scorre a 86°C e c’è un odore pungente di zolfo. Siamo ritornati al campo e abbiamo approfittato delle piscine termali per rilassarci. Siamo rimasti lì tutto il pomeriggio nell’acqua a 40°C mentre fuori l’aria era pungente. Ci siamo fatti una breve doccia e abbiamo cenato. Rientrati in stanza, nostro figlio era talmente rilassato che si è subito addormentato!
Venerdì 28 giugno
Ci siamo svegliati al mattino riposati e freschi. Fatta colazione, siamo saliti in auto e c’erano 7°C! Sembrava di essere ritornati in inverno. Abbiamo ripreso la strada sterrata e, dopo circa un’ora di viaggio, ci siamo imbattuti in una corsa di cavalli di bambini del Naadam (famosa festa nazionale mongola). Erano agli ultimi metri dal traguardo e così abbiamo assistito agli ultimi attimi prima della fine. Imboccata la strada asfaltata, la nostra guida ha voluto farci una sorpresa e ci siamo fermati a Taikhar Rock, una roccia molto famosa in Mongolia. La leggenda narra che un tempo c’era un serpente enorme e arrivò un gigante, prese una roccia e la mise sopra il serpente e così il serpente rimase sotto la roccia e si pensa che tutt’ora sia ancora li. Una prova di forza che si fa è quella di provare a spostare il masso gigante (con pochi risultati). Abbiamo proseguito il nostro viaggio e ci siamo fermati in un ristorante lungo la strada nei pressi del fiume Chullut. Infatti dopo pranzo abbiamo passeggiato a fianco del canyon formato dal fiume. Risaliti in auto, ci siamo avvicinati al Khorgo Volcano (estinto). In circa 15 minuti siamo saliti in vetta. Da qui abbiamo potuto vedere il cratere del vulcano e fare una passeggiata attorno ad esso. Dalla cima del vulcano si possono vedere i resti delle colate laviche avvenute secoli fa. Ritornati all’auto, ci siamo fermati in un altro punto formato sempre dalle colate laviche che è luogo di un’altra leggenda mongola che narra la storia di due innamorati che non sono potuti stare insieme. Nel tardo pomeriggio siamo arrivati al Great White Lake. Un bellissimo lago attorniato da dolci colline. Arrivati al campo Maikhan Togloi, l’aria era frizzantina. La nostra ger dava sul lago e su una piccola spiaggia sassosa. Ci siamo fatti una doccia calda e abbiamo cenato. Un ragazzo del campo ci ha acceso la stufa nella ger, così siamo stati al caldo per tutta la notte.
Sabato 29 giugno
Alle 6.30 del mattino il ragazzo dello staff è venuto ad accenderci la stufa nella nostra ger e dopo poco ci siamo alzati per la colazione. Il lago era calmo e non era troppo freddo. Prima di lasciare il campo, una ragazza vestita con abiti tradizionali ci ha salutato tenendo in mano un pentolino di legno contenente latte e con l’altra un mestolino di legno e ha lanciato alcune gocce di latte in segno di buon auspicio per noi. Abbiamo viaggiato per tutta la mattina e per pochi minuti abbiamo preso anche la grandine. Siamo arrivati a Karakorum per pranzo. Ci siamo fermati al campo Munktenger per pranzare e poi siamo subito ripartiti per il Monastero di Erdenezuu. Ci sono apparse in lontananza delle mura bianche decorate con stupa e abbiamo parcheggiato l’auto. Adiacente il monastero c’erano negozi di souvenir e alcune ragazzine con le aquile da poter fotografare, così mio marito ha voluto una foto con in braccio un’aquila. Entrati nel monastero abbiamo potuto visitare solo i pochi monasteri che sono rimasti intatti, alcuni in stile cinese e altri in stile tibetano. Solo un tempio in stile tibetano è ancora in uso oggi. Purtroppo dei tanti templi che adornavano la piana ne sono rimasti davvero pochi e al suo posto è cresciuta l’erba. Usciti dalle mura, la guida ci ha portato nel punto dove si pensa che un tempo sorgesse l’antica capitale Karakorum e dove hanno trovato alcuni resti. Ci siamo spostati al museo che parla della storia della Mongolia e, grazie alle spiegazioni di Tovuu, è stato molto interessante. Di fianco al museo c’è una ger dove al suo interno si possono vedere e provare i vari giochi di intelligenza e società che sono soliti fare i mongoli per intrattenersi. Una delle ragazze del museo ci ha scritto il nome di Leonardo in mongolo. Rientrati al campo, ci siamo lavati e abbiamo cenato. E poi tutti a letto!
Domenica 30 giugno
Al mattino abbiamo fatto una colazione scarsa perché il buffet era povero e per di più nostro figlio lamentava mal di stomaco. Siamo saliti in auto e dopo circa 1.30 ora ci siamo fermati alle Mongol Els. Sono dune di sabbia molto più piccole di quelle del Gobi, ma che molti turisti vengono a visitare se non riescono ad andare nel Deserto del Gobi. Finalmente nostro figlio stava meglio perché si era liberato il pancino (la sera prima aveva fatto incetta di olive per la sua ingordigia). Abbiamo passeggiato sulle dune e siamo ritornati all’auto. Ripresa la strada, ci siamo fermati in un ristorante lungo la strada per pranzare. Era pieno zeppo di turisti che partivano per i loro tour. Siamo arrivati al Parco Nazionale Khustai nel primo pomeriggio. Abbiamo lasciato le valigie nel campo di fianco al parco e abbiamo visto un video sulla fauna del parco e sul famoso cavallo selvaggio Przewalski o Takhi. Alle 16 siamo entrati nel parco con la nostra jeep. Il sentiero si faceva strada tra le dolci montagne verdi e hanno fatto capolino dalle loro tane delle simpatiche marmotte che zampettavano sul prato. Ci siamo fermati al primo parcheggio e la nostra guida, munita di binocolo, ha avvistato alcuni cavalli selvaggi, ma ha preferito proseguire per cercarne altri. Ci siamo fermati in un altro parcheggio e qui siamo scesi dalla jeep per poi proseguire a piedi lungo il pendio della montagna. Ci siamo avvicinati pian piano ai cavalli, sempre in silenzio, e vicino a loro c’erano anche tre cervi. Ci siamo potuti avvicinare circa di 150 metri, perché Tovuu ci ha detto che era pericoloso avvicinarsi troppo perché lo stallone solitamente attacca. Così mentre ritornavamo all’auto, ha iniziato a piovere. Rientrati al campo, nostro figlio si lamentava e provatagli la febbre, il termometro segnava qualche linea di febbre. Non ha voluto mangiare niente ed è andato a letto senza cena. Mentre lui dormiva abbiamo pensato di comprargli un cavallo selvaggio peluche per poterlo far star meglio.
Lunedì 1 luglio
Quando ci siamo svegliati al mattino, Leonardo stava molto meglio! Ha voluto fare anche colazione. Abbiamo salutato il nostro ultimo campo per dirigerci verso la capitale. Pian piano abbiamo iniziato a vedere traffico, fabbriche ai lati della strada e gente che andava al lavoro. Ci siamo così mescolati al traffico cittadino. Ci siamo fermati al Gandan Tegchenling Monastery, un complesso monastico di cui abbiamo visitato un tempio al cui interno c’era una statua di un dio alta almeno 20 metri tutta placcata in oro. Tovuu ci ha poi voluto portare in un centro commerciale per fare gli ultimi acquisti di souvenir. A pochi passi dal centro commerciale sorge Piazza Beatles, una piazza anonima dove al centro di trova un monumento dedicato alla band dei Beatles. Nulla di speciale. Ci siamo fermati a pranzo in un locale del centro e abbiamo ordinato il nostro ultimo piatto mongolo: noodles con verdura e montone. Abbiamo chiacchierato con Tovuu riguardo alla nostra esperienza in Mongolia e ed è stato molto felice di sapere che per noi è stata una bellissima vacanza! Con la pancia piena ci siamo spostati al Bogd Khan Palace, l’ultimo palazzo del re. Abbiamo potuto visitare sia la sua residenza estiva che quella invernale. Inoltre abbiamo visto un’ampia collezione di animali impagliati provenienti da tutto il mondo che il re amava collezionare. Ci siamo diretti fuori città per vedere la statua del Buddha dorato e lo Zaisan Monument, monumento recente (costruito nei primi anni 2000) che celebra l’unione con la Russia e dal quale si ha una vista totale della città. Era tardo pomeriggio e l’autista ci ha portato all’Hotel Nine. E’ finito così il nostro tour e abbiamo salutato i nostri compagni di viaggio (Munuu e Tovuu) con la speranza di ritornare un giorno. Entrati in hotel siamo rimasti piacevolmente sorpresi perché ci avevano riservato una stanza deluxe! C’erano tutti i comfort, anche la tazza del water riscaldabile! Ci siamo rilassati e ci siamo fatti una doccia come si deve! Abbiamo cenato in camera e siamo andati a letto.
Martedì 2 luglio
Sveglia alle 4 del mattino perché alle 4.30 è arrivata Doogi (la ragazza del tour operator) a prenderci per accompagnarci in aeroporto. E’ stata così carina da prenderci un regalo per tutti e tre! Arrivati in aeroporto ci ha accompagnato fino all’entrata e, come nei migliori film, ci siamo abbracciati e ci siamo salutati! Abbiamo fatto check-in e i vari controlli e alle 7 siamo decollati verso Mosca. In volo Leonardo era un po’ irrequieto e per di più c’era uno stewart poco simpatico. Siamo atterrati a Mosca di prima mattina (ora locale) e abbiamo atteso le 11 per il volo in direzione Milano. Prima di partire ci hanno cambiato il gate ben tre volte e le hostess di terra parlavano quasi esclusivamente russo! Che cafone! Saliti in aereo, nostro figlio si è addormentato dopo poco che eravamo partiti. Siamo atterrati a Milano Malpensa alle 13.40. Abbiamo ritirato i bagagli e ripreso la nostra auto. Ci siamo immessi in autostrada ma ci sono volute cinque ore per arrivare a casa (anziché tre) perché abbiamo trovato un incidente e del traffico. Ma poi finalmente siamo arrivati a casa nostra!
Questa era la nostra prima vacanza con autista e guida e direi che tutto sommato è andata bene. Ovviamente ci sono i suoi lati positivi e quelli negativi, però in Mongolia dove non ci sono indicazioni segnaletiche e le strade sono quasi tutte sterrate è meglio affidarsi ad un tour operator della zona che conosce a menadito tutto lo stato.
La Mongolia ci ha affascinato per i suoi immensi spazi aperti dove non si vede nulla nemmeno all’orizzonte. La gente è cordiale e curiosa di conoscere turisti come noi. C’è ancora molto spazio lasciato alla natura e agli animali. E’ una cultura molto diversa dalla nostra ma molto affascinante. Non so se noi avremo modo di tornarci, ma forse in un futuro nostro figlio potrà tornare insieme alla sua famiglia per vedere se qualcosa è cambiato.