Dolomiti Friulane tra laghi e letture nella Valcellina
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1 GIORNO
Arrivati a Barcis è possibile dimenticarsi dell’automobile e girare il borgo a piedi, avendo tutto a portata di mano. Io ho alloggiato nell’albergo diffuso, il primo della regione Friuli. L’albergo è caratterizzato da diverse case distribuite in vari luoghi del borgo con una reception comune che si trova nel palazzo Centi, il punto di riferimento della comunità per le sue antiche origini. Cjasa Ustin, quella in cui si è svolta la mia permanenza, è una tipica struttura di montagna, di pietra e legno e con un ampio parcheggio. Sulle pareti, negli angoli e sui letti (comprese le lenzuola sono antiche e caratteristiche) oggetti, immagini, lettere e fotografie che raccontano la storia della famiglia di Giuseppe De Zan. Dalla struttura è possibile vedere il lago, che è la maggiore attrazione, assieme alle alte vette, della zona. Si tratta di un lago artificiale nato nel 1954 per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica, in cui oggi è possibile praticare molti sport: vela, surf, canoa, kayak, hovercraft, motonautica (Barcis ospita una gara internazionale di questa disciplina) ed immersioni subacquee. Non manca la possibilità di dedicarsi a free-climbing, speleologia e parapendio. Barcis offre anche percorsi ciclabili per gli appassionati della mountain bike e per gli amanti della fotografia, invece, la possibilità di catturare quelle mille sfumature di verde e azzurro, che rendono questo specchio d’acqua attraente e soprattutto molto conosciuto. Da immortalare anche le sculture lignee presenti nel paese, che offre molte possibilità di ristorazione, dall’enoteca, alla tavola calda passando per il classico ristorante.
2 GIORNO
È possibile consumare la colazione nel proprio appartamento perché al momento della consegna delle chiavi, gli operatori dell’albergo diffuso di Barcis, offrono un set di benvenuto contenente anche the e tisane. Ad ogni modo le cucine sono dotata di ogni comfort (forno, lavastoviglie, 4 punti cottura in vetro ceramica, macchina del caffè elettrica) Dal punto di vista sportivo interessante è anche l’altopiano di Piancavallo, con moderni impianti sciistici, pareti per l’arrampicata, percorsi per il trekking e campi di calcio, tennis, bocce e minigolf. Approdare in questa zona del Friuli Venezia Giulia a 40 minuti da Pordenone cancella ogni tipo di differenza tra Nord e Sud, se non fosse per l’orario dei pasti. Le cucine chiudono molto prima se si è abituati al ritmo meridionale. I locali sono però tutti caldi ed accoglienti. Gli abiti tipici dei camerieri favoriscono positivamente l’immersione nel clima alpino. La cucina si basa molto sulle tradizioni contadine e montanare; infatti troviamo tra i prodotti più rinomati il prosciutto di San Daniele e di Sauris. Molto tipiche sono le minestre (minestra di fagioli, il Goulash una minestra molto densa di carne con cipolla e peperoncino), famosi sono gli gnocchi di patate e di susini. Interessanti anche i formaggi: dalla ricotta affumicata, al formaggio salato della Carnia, e il Montasio. Tra i dolci più famosi, vi sono: lo strudel di mele. E poi c’è la tipica Pitina, una polpetta di carne affumicata. Il tutto potrebbe essere felicemente accompagnato da un vino Venezia Giulia IGT. La sera a Barcis potrete immergevi nella cultura soprattutto durante il periodo estivo, e che prevedono presentazioni di libri, concerti in riva al lago, degustazioni con reading di poesie fino al premio Giuseppe Malattia, originario della Vallata, frazione di Barcis, che oggi gli dedica l’omonimo premio arrivato alla XXXI edizione. Il percorso che contorna il lago di Barcis è caratterizzato da piccoli tronchi libreria (marchio del Network borghi della lettura), da cui è possibile estrarre libri per consultarli in un clima magico, dove si respira aria fresca a pieni polmoni, dove non c’è pericolo di calca e dove relax e la parola d’ordine.
3 GIORNO
Proseguendo fuori dal centro abitato in direzione Nord, vi è un percorso naturalistico che si ramifica nelle gole del Cellina, dove è possibile rilassarsi al sole. Proseguendo si arriva a Cimolais e poi ad Erto, paese dove vive il famoso scrittore, alpinista e scultore Mauro Corona. Il suo laboratorio è accanto al comune, di fronte la chiesa. Se siete fortunati potete beccarlo lì. Corona ha scritto molto, soprattutto dopo la strage del Vajont “Hanno ricostruito qui una cittadina di cemento dove le cucine non esistono più come le ricordavo. Ci sono questi salotti immensi, è stato davvero difficile adattarsi a una nuova casa, nel vero senso della parola. Le case ora non sono di pietra”. Erto vecchia oggi appare infatti silenziosa, immobile, se non fosse per le voci dell’unica TV che si sente, e che proviene dal ristorante “Gallo Cedrone”, dove potreste consumare il vostro pranzo. Proseguendo, poi per altri 4 kilometri, la diga del Vajont, dove il tempo si è fermato il 9 ottobre 1963, quando una frana si è staccata dal monte Toc, che significherebbe “guasto” arrivando nel bacino idroelettrico della diga e alzando un’onda di 300 metri, che si è portata dietro vite, paesi, case, alberi. Circa duemila i morti, tra cui molti bambini e bambini mai nati. Il maggior numero di vittime fu contato a Longarone, paese totalmente distrutto, poi ricostruito, oggi tra i centri più moderni della zona e da cui potreste riprende l’autostrada per tornare a casa.