Bhutan, piccolo regno rurale
Preparazione viaggio
Di ritorno dal nostro viaggio a Cuba nel febbraio 2018, si pensa già alla prossima destinazione e nel ricevere una newsletter da Evaneos, mi vengono sottoposti diversi itinerari fra i quali spicca il Bhutan, giovane monarchia costituzionale (il 1. Re eletto nel 1907) fra India e Cina, meta già espressa da Elena. E così mi metto all’opera per capire come organizzare il viaggio.
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Per prima cosa, per poter andare in Bhutan bisogna prenotare tramite un agenzia locale elencate dal governo bhutanese, esser seguiti da una guida/autista e aver a disposizione USD. 200.00/250.00 giornalieri a dipendenza della stagione.
Contatto Evanes che mi mette in contatto con un agenzia locale che mi prepara il primo preventivo della durata di 10 giorni in loco, alberghi 3 stelli, guida in inglese (per una guida in italiano, il supplemento è di Eur. 600.00), veicolo e autista, entrate nei diversi monumenti/monasteri musei, tutti i pasti, e servizio per ottenere il visto d’entrata. A questo importo (già di una certa consistenza) dobbiamo aggiungere il volo per Paro, raggiungibile da Kathmandu o da New Dehli o da Bangkok o da Kolkata e il volo internazionale. Nel frattempo navigando in internet mi imbatto nel tour operator GetsHolidays al quale chiedo un preventivo, che risulta inferiore al precedente con alberghi quotati 4 stelle, tutti servizi per come il precedente, servizio e costi per il visto, tutto le tasse e una bottiglia d’acqua al giorno per persona. Metto a confronto gli itinerari e a parità di visite decidiamo per Getsholidays che non ci ha delusi.
Da parte nostra provvediamo a prenotare il volo con Oman Air per Kathmandu (con scalo a Muscat) e il 13.04.2019 siamo pronti a partire anche se abbiamo avuto qualche contrattempo nell’ottenere il visto che ci è stato inviato il giorno prima della partenza, però Claudio aveva il visto della famiglia reale e poteva “andare” in qualunque posto in Bhutan mentre il resto della truppa il classico visto con la descrizione del percorso permesso (concordato con The Great Himalayan)
Diario di viaggio
13.04.2019 – 14.04.2019
Partenza da Milano Malpensa in serata e come detto scalo a Muscat. Nell’atto di prenotazione avevo già riservato i posti a sedere e i menù vegetariano per me e per Elena. Arriviamo puntuali a Kathmandu, il terminal è pieno di viaggiatori, tutti alle prese con il visto per il Nepal. Meno male che ho optato per il visto online, così dobbiamo solo metterci in fila per il pagamento, procedere al controllo passaporti e ritirare i bagagli. All’uscita cerchiamo il nostro contatto che, cartello alla mano con “nome” del gruppo (siamo in 4), ci accoglie con un grande sorriso e ci porta al Shambala Hotel. Dopo aver depositato i bagagli in camera, usciamo per un giro nei dintorni dell’hotel. Kathamndu è veramente caotica e soprattutto tanto inquinata. Non troviamo la strada percorsa molto interessante e speriamo che al ritorno dove ci fermeremo per un giorno intero possiamo avere la possibilità di visitare qualche altro angolo della città.
15.04.2019
Volo Kathmandu – Paro, durata ca. 1 e 30. Prima di salire rigoroso controllo del visto d’entrata altrimenti non ti fanno accedere al velivolo. Avremmo potuto vedere la catena dell’Himalaya e l’Everest ma ci troviamo dal lato opposto e quindi ci dobbiamo accontentare di un altro paesaggio. Saremo più fortunati al ritorno. L’aereo segue la valle per poter atterrare a Paro e già il verde e il paesaggio ci conquista. L’aeroporto di Paro è decorato e costruito come la maggior parte delle case bhutanesi, una vera meraviglia di ordine e pulizia. Espletate le formalità di entrata troviamo all’uscita la nostra guida Phuntstu in abito tradizionale, il Gho che ci presenta al nostro autista. Carichiamo i bagagli a bordo di una Luxury Hunday H1/Hiace Bus e partenza per Thimphu, la capitale. Nel tragitto ci fermiamo a visitare un ponte sospeso il Tachogang Lhakhang bridge al quale sono sospese le bandierine di preghiera tibetane di diversi colori e con i loro significati: il blu simboleggia il cielo e lo spazio; il verde simboleggia l’aria e il vento; il bianco simboleggia l’acqua; il rosso simboleggia il fuoco; il giallo simboleggia la terra. Un primo incontro anche con le ruote della preghiera, sistemata attorno al Taschogang Lhakhang, “il tempio del cavallo eccellente”. Si tratta di cilindro ruotanti su un asse realizzato in metallo, legname, pietra, cuoio. Tradizionalmente, sull’esterno della ruota è impresso il mantra Oṃ Maṇi Padme Hūṃ in sanscrito. Talvolta, inoltre vi si trovano raffigurati degli spiriti Ḍākinīprotettori e molto spesso gli 8 simboli di buon auspicio dell’Aṣṭamaṃgala. Il mantra Om Mani Padme Hum è quello più comunemente usato, ma ne possono essere utilizzati altri. Secondo la tradizione del buddhismo tibetano basata sui testi che riguardano le ruote della preghiera, far girare questa ruota ha più o meno lo stesso effetto meritorio di recitare una preghiera. Come ci insegna la guida facciamo ruotare tutte le ruote girando attorno all’efidicio per almeno 3 volte. Riprendiamo il viaggio verso Thimphu (51 km percorsi in 1 e 30 minuti) con sosta al Chuzom, dove confluiscono i fiumi Thimphu e Paro. Arrivo a Thimphu, capitale del Bhutan, centro del governo, della religione del commercio. Pranzo in un piccolo ristorante a buffet sopratutto verdure (l’unica carne servita in tutto il tour era pollo), deliziose. Al termine del pranzo ci infiliamo in un primo negozietto dove compriamo qualche incenso, delle calamite e dei braccialetti. Visitiamo il museo della posta e proseguiamo verso il Ramada Valley hotel, dove ci vengono assegnate due spaziosissime e affascinanti camere con balcone. Ritroveremo Phuntshu il giorno seguente alle 09.00 per la visita di Thimphu. Abbiamo ancora tempo prima della cena e decidiamo di arrivare in centro a Thimphu. L’hotel ci consiglia di prendere un taxi perché il paese è pieno di cani randagi, che non vengono soppressi o limitati. Scendiamo dal taxi vicino alla piazza dell’orologio, una graziosa piazzetta nel cuore di Thimphu che deve il suo nome all’orologio finemente decorato che si trova al centro. Scendiamo le gradinate e troviamo anche dei negozi di artigianato locale e ci rendiamo conto che i prezzi sono abbastanza elevati. Gironzoliamo nei dintorni fino alla postazione decorata dell’ufficiale di polizia in guanti bianchi che con simpatici gesti dirige il traffico. Thimphu è infatti l’unica capitale al mondo senza semafori. Rientriamo in hotel e cena a buffet. Ritrovo il paniert indiano che mi era piaciuto tanto in India.
16.04.2019
Puntuali alle 09.00 e dopo una discreta colazione, ritroviamo guida, autista e veicolo e patiamo alla scoperta di Thimphu. Prima tappa il Memorial Chorten (una grande stupa bianca in stile tibetano) Fu costruito nel 1974 in memoria del terzo re, Jigme Dorji Wangchuck (1928-72). A qualsiasi ora del giorno il sito è frequentato da fedeli che vi camminano intorno e fanno girare le grandi ruote rituali rosse pregando rivolti verso un piccolo altare situato all’interno del recinto. Tappa successiva Buddha Dordenma o Bhudda point un’enorme statua del Buddha, alta 50 m, che domina l’ingresso alla valle di Thimphu. L’imponente trono, grande come una casa a tre piani, sarebbe in grado di ospitare numerose cappelle, mentre il corpo della statua contiene 125.000 statue più piccole del Buddha. La statua fu realizzata in Cina, sezionata e poi trasportata in nave e in camion. Davvero impressionante! Scendiamo verso Thimphu e raggiungiamo il Changangkha Lhakhang un popolare tempio simile a una fortezza, arroccato su un crinale sopra Thimphu. Venne fondato nel XII secolo in un luogo scelto da Lama Phajo Drukgom Shigpo, giunto da Ralung, in Tibet. I genitori di solito vengono qui per trovare l’ispirazione per un nome benaugurale da dare ai figli o per chiedere la benedizione per i propri bambini alla divinità protettrice Tamdrin. Si prosegue verso lo Zoo nazionale sono si può fra l’altro ammirare il Takin, animale nazionale del Bhutan. Secondo gli zoologi, si tratta di una specie di capra, però, con la sua figura corpulenta, ricorda piuttosto una mucca. Prima di pranzare allo stesso ristorante del giorno precedente visitiamo anche la Scuola d’Arte, istituto che forniscono una preparazione artistica nelle 13 arti tradizionali del Bhutan. La scuola prevede un corso di pittura (mobili, Thangka – immagini sacre dipinte in genere su tela), intaglio (maschere, statue, scodelle), ricamo (arazzi, stivali, vestiti) e scultura (argilla). Nel pomeriggio si passa alla Biblioteca nazionale e poi andiamo al Pangri Zampa, un monastero buddista dove si trova un istituto universitario per l’astrologia tradizionale. Il complesso deve il suo nome al ponte acconto ad esso. La giornata è stata lunga ma non vogliamo rinunciare alla visita del Tashichho Dzong, il centro amministrativo e religiosa dello Stato: un maestoso complesso in cui hanno sede i vari Ministeri, l’Assemblea Nazionale e la Sala del Trono, oltre ad essere il più grande monastero del Bhutan. Arriviamo al complesso verso le 17.00 e “assistiamo” all’ammaina bandiera (attraverso gli arbusti del recinto) in rigoroso silenzio. Finalmente alle 17.30 (orario in cui gli impiegati lasciano i ministeri) si aprono i cancelli al pubblico e possiamo entrare (dopo rigorosi controlli, compresi di metal detector) a visitare questa meraviglia. Il nostro programma prevedeva anche di recarci al Simtokha Dzong ma visto l’orario si decide per la visita il giorno seguente prima della partenza per Punakha. Ritorno in hotel cena, qualche chiacchera e buona notte
17.04.2019
Colazione, ritrovo puntale con guida e autista, visita al mercato locale della verdura che al contrario di mercati visitati in altri viaggi, la merce è ben disposta ed in ordine sopra dei banchi. A pianterreno si trovano i prodotti importati mentre al piano superiore i prodotti locali. Passiamo in banca per un veloce cambio, attraversiamo un mercatino locale e visitiamo l’emporio dell’artigianato. Tutti i prodotti esposti sono molto belli, i prezzi sono però molto cari rispetto ad altri paesi asiatici. Al termine lasciamo Thimphu per recarci a Simtokha che si trova a circa 5 km a sud di Thimphu, sulla vecchia strada per Paro.
Il Simtokha Dzong, il cui nome ufficiale è Sangak Zabdhon Phodrang (Palazzo del Significato Profondo dei Mantra Segreti), è ritenuto da molti il primo dzong edificato in Bhutan. Ve ne sono in realtà alcuni che risalgono al 1153, ma questo in effetti è il primo dzong fatto costruire dallo Zhabdrung, l’unico che abbia mantenuto intatta la struttura originaria e il primo ad aver riunito monaci e laici in un unico complesso. Poco sopra lo dzong si trova la sede dell’Institute for Language and Culture Studies (Istituto di Cultura e Linguistica). Secondo la tradizione, la scelta del luogo per la costruzione di questo dzong fu determinata dalla necessità di sorvegliare un demone che si era nascosto in una roccia; il suo nome, Simtokha, deriva infatti da simmo (demone femminile) e do (pietra). Quando arriviamo è in corso una cerimonia di “veglia funebre” per la morte della madre del capo della polizia: molto caratteristica.
Riprendiamo il viaggio verso Punakha passando per il Doucha La Pass (3088 m), coperto di nuvole e nebbia che non ci permette di vedere la catena dell’Himalaya (saremo più fortunati al ritorno). Sul passo è stato eretto un memoriale composto da 108 stupe per ricordare i soldati bhutanesi morti per difendere il paese da dei terroristi, pronti ad uccidere il re (2003). Sosta per un the e proseguiamo verso Lobesa dove ci fermiamo a visitare con una bella camminata nella natura il tempio dl Divino Pazzo, un monaco, responsabile di avere introdotto il buddismo nel paese nel quindicesimo secolo, si cimentava in una particolare branca del buddismo illuminato, detta dei “monaci pazzi”. Predicava la rottura delle convenzioni sociali e l’ipocrisia, e invitava a tornare alla forza della natura e alla nostra vera essenza animale. Drukpa Kunley con il suo membro, soggiogò orchi e demoni, salvò bambini dalle fauci delle tigri e convertì moltissime donne. Il fallo dipinto sui muri serve anzitutto a scacciare questi demoni che i butanesi odierni percepiscono come reali. In secondo luogo diventa il simbolo di un culto della fertilità, fiorito nel monastero di Drukpa Kunley a Punakha, dopo la sua morte. Qui le donne in cerca di figli ricevono un pene gigante con un nastro giallo e devono abbracciarlo mentre girano tre volte attorno al tempio. Il monaco del monastero poi provvede a dare un piccolo colpo in testa ai partecipanti, con un fallo di legno. I negozietti vicino al tempio propongono fra gli articoli esposti, falli di diverse dimensioni, colore e materiale! Ripendriamo la strada per Punakha, con sosta per il pranzo e arrivo al Drubchhu Resort.
18.04.2019
Antica capitale del paese, Punakha ospita uno dei più bei Dzong circondato da due fiumi sacri (Pho e Mo) Ore 09.00 ritrovo con Phuntshu che ci propone di visitare un ponte sospeso nell’attesa dell’apertura del Punakha Dzong alle 11.00. Accettiamo di buon grado e dopo una discreta passeggiata fra il verde arriviamo vicini al ponte, ch attraversiamo non senza qualche timore, visto il dondolio. Torniamo sui nostri passi e sempre a piedi ci avviciniamo allo Dzong, seguendo la riva del fiume. Alle 11.00 si entra nello Dzong non prima di aver coperto gambe e braccia (fa caldo ma è obbligatorio). La visita ci regala un’altra meraviglia dell’architettura bhutanese. Questo dzong fu il secondo a essere costruito in Bhutan e fu la sede del governo fino alla metà degli anni ’50, quando il ruolo di capitale passò a Thimphu. È probabilmente lo dzong più bello del paese, con elaborate decorazioni in legno, intagliate e dipinte in oro, rosso e nero. ll Punakha Dzong è lungo 180 m e largo 72 m; il suo utse si innalza per sei piani. Al termine della visita è previsto il pranzo che ci aspetta in riva al fiume grazie a l catering organizzato in precedenza. A metà pomeriggio ci facciamo accompagnare da Phuntstu in fondo alla città per un giro e ritonro a piedi in hotel. Non c’è molto da vedere, ci fermiamo per acquistare delle bibite e andiramo in riva al fiume per un una merenda rilassante. Punakha si trova a ca 1’200 metri e la giornata è veramente calda (28° gradi). Sul fiume tanti praticano il rafting. Rientriamo in hotel, relax e cena a buffet.
19.04.2019
Si parte per il Bumthang, passando per Trongsa. La visita del famoso Dzong di Trongsa verrà effettuata al ritorno, anche se lo ammiriamo passando per il paese. Il viaggio durerà ca 7 ore, la strada tortuosa e quasi inesistente sale e scende dalle colline. Ci fermiamo ad ammirare la catena dell’Himalaya, attraversando il passo Pele-la, incontriamo qualche yak e arriviamo finalmente al Yurgharling di Bumthang, camere ampie con balcone con vista su Jakar.
20.04.2019
Ritrovo puntuale con Putnschu e cominciamo la nostra visita dal Kurjey Lhakhang, grande, importante e molto attivo complesso di templi che deve il proprio nome all’impronta (jey) del corpo (kur) di Guru Rinpoche, custodita in una grotta all’interno del più antico dei tre templi facenti parte del compless I tre templi sono il Guru Lhakhang, il Sampa Lhundrup Lhakhang e il modern Tempio fatto costruire nel 1964 dalla Regina Madre del 3° Re. Al termine della visita a piedi e passando per un ponte sospeso raggiungiamo il Tamshing Lhakhang, un monastero fondato dal santo buddista locale Pema Lingpa. L’edificio a due piani contiene alcuni affreschi incantevoli, e ha un soffitto molto basso (a quanto pare Pema Lingpa era molto basso!) Inoltre, c’è una catena di metallo di 500 anni fatta da Pema Lingpa situata al primo piano. È considerato di buon auspicio circoscrivere il tempio tre volte con la catena drappeggiata sulla schiena e sulle spalle. Dopo pranzo è la volta del Jakar Dzong, uno degli dzong più grandi e imponenti del Bhutan Jakar Dzong significa la “Fortezza dell’uccello bianco”.
21.04.2019
Giornata immersi nella natura con l’escursione nella valle di Ura. a sud-est di Jakar, la più elevata e anche la valle più bella del distretto di Bumthang con culture e tradizioni ben conservate, oltre ad essere ritenuta il luogo in cui comparvero i primi insediamenti umani nel paese.Tanta natura e pace. Partiamo dapprima con il nostro bussino che poi ci lascia a piedi percorrere la strada fino al villaggio di Ura dove visitiamo il locale monastero. A passeggiata conclusa ci aspetta un bel picnic sull’erba (oggi i cristiani festeggiano la Pasqua). Ci rimettiamo in viaggio per il ritorno con la sosta al “The Burning Lake”. Questo piccolo lago (pozza) di acqua dolce è un luogo di pellegrinaggio sacro per i Bhutanesi con bandiere multicolori che lo circondano e un piccolo altare dedicato a Terton Pema Lingpa. Durante il periodo di tertoen (Treasure Discoverer) Pema Lingpa si dice che abbia scoperto il tesoro nascosto di Guru Padmashambava da quel lago con una lampada accesa sulla sua mano.
22.04.2019
La giornata di preannuncio nebbiosa e piovosa, anche Puntshcu ce lo conferma. Si parte per Gantsey passando per Trongsa dove visitiamo l’imponente Dzong che si trova nella posizione più spettacolare di tutto il Bhutan. Il Trongsa Dzong è la dimora della famiglia reale del Bhutan. I primi due sovrani governarono da qui, e la tradizione vuole che tuttora il principe ereditario ricopra per un mese la carica di penlop di Trongsa prima di salire al trono. Visita umida anche perché non si possono indossare copricapo o cappucci all’interno dello Dzong. Proseguiamo verso Gangteng e se il tempo dovesse essere clemente dovremmo fare una bella camminata nella natura. Purtroppo continua a piovere e per strada troviamo anche un incidente, un camion pieno di catrame sprofondato nel terremo che rischia di cadere nel precipizio. Rimaniamo fermi per ca. 30 minuti, poi il nostro autista tenta di superare l’ostacolo, caratterizzato sia dal camion che dalla strada stretta. Con l’aiuto di tutti i presenti riusciamo a passare e speriamo che gli uomini al lavoro riescano a salvare il camion. Raggiungiamo il monastero di Gangteng e ci troviamo nel mezzo di una cerimonia / lezione. Nel grande cortile sono riunite centinaia di persone che ascoltano il discorso / preghiera del capo monaco. Con rispetto e senza dar fastidio facciamo il giro del Monastero, imponente. Poi veniamo accompagnati all’Hotel Dewachen di Gangtey con le sue ampie camere con stufa a legno (la serata è “freddina”)
23.04.2019
Prima del nostro viaggio di ritorno verso Paro, effettuiamo la camminata nel verde della valle di Phobjikha, un paesaggio rurale da favola, con mucche e cavalli al pascolo, piccola arrampicata nel bosco fino a giunger dopo 1 e 30 davanti al monastero di Gangteng. Veloce visita al mercatino locale e partenza per Paro che raggiungiamo nel tardo pomeriggio, dopo sosta al Doucha-la Pass (questa volta senza nuvole) e sosta per il pranzo. Pernottamento al Tashi Namgay Resort.
24.04.2019
Ritrovo prima del solito per raggiungere il punto di partenza verso il monastero di Taktsang Palphug (noto anche col soprannome di Tana della Tigre), un complesso di templi del buddismo himalayano, posto su di un picco montuoso nella valle di Paro, a 3100 m, dislivello di 900 m. Secondo la leggenda legata a questo Taktsang si crede che Padmasambhava (Guru Rinpoche) si sia portato dal Tibet a questo luogo sulla groppa di una tigre da Khenpajong. Guru Padmasambhava, fondatore dell’originaria caverna di meditazione. Una leggenda alternativa narra che la moglie di un imperatore, conosciuta col nome di Yeshe Tsogyal, volle diventare discepola del Guru Rinpoche (Padmasambahva) nel Tibet. Si trasformò dunque in una tigre e portò il Guru sul suo dorso dal Tibet a Taktsang. Questo profondo legame con la figura della tigre espresso in entrambe le leggende fece sì che il luogo venisse consacrato a questa divinità.
Noleggiamo i “bastoni” da salita e ci arrampichiamo sul monte. Raggiungiamo la caffetteria, a circa metà percorso, dove ci viene offerto del the e del caffè con biscotti e proseguiamo la salita non senza qualche affanno fino a raggiungere il belvedere dove possiamo godere della vista del tempio dall’altro. Ci mancano ancora diversi gradini sia in discesa che in salita e finalmente siamo nella “Tana della Tigre” con vista sulla valle di Paro. Visita ai tre templi e ritorno verso valle. Puntschu ci fa i complimenti per il nostro tempo di salita, circa 2 ore, pausa compresa. A valle le mie gambe cominciano a risentire dello sforzo. Un ultimo giro in città per acquistare gli ultimi souvenir e rientro in albergo per una doccia rigenerante e un po’ di relax prima della cena, al termine della qual conosciamo il big boss del tour operator bhutanese.
24.04.2019
Sveglia prestissimo per prendere il volo verso Kathmandu e questa volta siamo sulla parte giusta dell’aereo per vedere il monte Everest e la catena himalaiana. Claudio e Enzo riescono pure a fotografarli. In aeroporto troviamo il nostro contatto che ci accompagna al Shambala Hotel e ci informa di aver organizzato una visita del centro della città e ci chiede se preferiamo farla subito o nel pomeriggio. Ci accordiamo per il pomeriggio e alle 14.00, fra scrosci di pioggia e occhiate di sole, la guida ci preleva dall’hotel per portarci dapprima allo stupa di Swayambhunath, un antico complesso religioso che sorge sulla collina nella valle di Kathmandu, È noto anche come il “Monkey Temple” o tempio delle scimmie poiché ci sono scimmie sacre che vivono in alcune parti del tempio e che accompagnano fino a quasi a disturbare, il visitatore lungo la scalinata (365 gradini) che conduce allo stupa. Dallo stupa il panorama sulla valle i Kathmandu. Visitiamo anche un negozio di arte nepalese dove acquistiamo un piccolo dipinto dei monte Annapurna. Ripartiamo verso il caotico disordinato agglomerato della centro storico della città, dove attraversiamo un maleodorante fiume di rifiuti, strette stradine per arrivare a Durbar Square, patrimonio dell’UNESCO, Durbar Square è la piazza dove un tempo venivano incoronati i La piazza è il cuore storico della città vecchia e il luogo in cui si concentrano gli edifici tradizionali più spettacolari della capitale nepalese; un magnifico mosaico di templi, pagode, padiglioni e santuari medievali. Al termine ci fermiamo anche in alcuni negozi soprattutto di pashmine dove l’acquisto non manca.
26.04.2019
E’ arrivato il momento di congedarci dal continente asiatico, in aeroporto regaliamo le ultime banconote alla signora delle pulizie, ci sottoponiamo al controllo di sicurezza divisi in due file, uomini da un lato, donne dall’altro e attendiamo il nostro volo per Muscat, in ritardo per il maltempo. A Muscat si imbarcano diverse famiglie italiane con bimbi anche piccoli che piangono e urlano per 7 ore, la pace interiore del viaggio rischiamo di perderla durante il volo!