Oman, sultanato delle favole

Breve viaggio in un paese ricco di tradizione, cultura e modernità
Scritto da: fiore456
oman, sultanato delle favole
Partenza il: 02/03/2019
Ritorno il: 11/03/2019
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Siamo partiti il 2 marzo 2019 per Muscat, prima volta in Oman e il giorno successivo cominciamo con le visite. La prima tappa è alla Grand Mosque fatta costruire nel 2001 dal sultano Quaboos, per cui noi donne dobbiamo avere velo in testa e braccia coperte. Il luogo è incantevole, la moschea stupenda, i giardini fantastici e le gallerie veramente belle. Dopo la visita ci rechiamo al Mercato del pesce di Muttrah, tonni enormi e bellissimi granchi e gamberi, poi raggiungiamo la Corniche che è un gran bel lungomare e dove pranziamo in un localino con vista e quindi ci addentriamo nel souq che è un po’ come tutti i souq che abbiamo fino ad ora visitato. Tutti i commercianti sono indiani o pakistani. L’ultima visita della giornata è dedicata al Museo di Bait al Zubair, una vecchia casa omanita adibita a museo per far conoscere gli usi e i costumi domestici dell’Oman, e poi ci facciamo una panoramica sul Palazzo governativo di Al Alam, vediamo i forti di Miranie Jalali e un altro del quale non ricordo il nome e alle 15 abbiamo terminato, per cui ritorniamo in albergo, dove abbiamo tempo per riposarci e farci trovare pronti alle 19 per andare a cena in un locale dove si mangia dell’ottimo pesce, il Turkish Diwan dove assaggiamo anche una buona focaccia tiepida e una splendida cernia alla brace oltre a vari antipasti molto buoni. Purtroppo vino o birra non sono presenti.

Il 4 marzo cominciamo il vero e proprio tour che ci porta dapprima al Bimah Sinkhole – una cavità carsica ampia 40 metri e profonda 20 dove si trova una splendida acqua blu dove fare il bagno – che i i locali chiamano buca del diavolo. La visita prosegue al al Wadi Tiwi. La parola wadi letteralmente significa letto di fiume, e così è. Questo wadi ha acqua tutto l’anno in quanto sgorga direttamente dalla sorgente ed è molto carino ma da qui comincia la vera avventura: ci addentriamo nel deserto! Infatti cambiamo il nostro pullmino con delle 4×4, con guida e autista. Scorrazziamo un po’ nel deserto dopo aver visto cittadine a dir poco tristi, così come sono piazzate in mezzo al nulla. Lo Sharqiya Sands ci accoglie con le sue rocce e la sua sabbia dal rosa al rosso. Raggiungiamo pertanto il nostro campo, l’Arabian Oryx Camp che è molto caratteristico e accogliente. Dopo la cena e lo spettacolo di danze e canti ci fermiamo più volte ad ammirare un cielo così pieno di stelle che è veramente impressionante.

Il nostro tour prosegue nei giorni successivi con la visita a una casa beduina e al Wadi Bani Khalid, che è impressionante per la sua bellezza, palmeti lussureggianti, laghi d’acqua azzurra – ce ne sono due – dove si può fare il bagno, un ristorantino dove rifocillarsi e pace e tranquillità. Riprendendo la strada verso il campo facciamo quello che ci aspettavamo: un gran giro del deserto sulle 4×4 saltando tra duna e duna, con discese ardite e risalite… hem hem… per poi arrivare su una grande duna dove ammirare il tramonto. Camminiamo a piedi scalzi ed è indescrivibilmente bello farlo. Spettacolo! Subito dopo che il sole è tramontato l’aria diventa fredda fredda, per cui torniamo nuovamente al campo.

Abbiamo poi visitato il Mercato delle donne di Ibra, che è caratteristico anche se non ci dice moltissimo, dove ci sono ancora le donne che usano la maschera di cuoio sul viso e che non vogliono farsi fotografare. Visitiamo poi il Catello di Jabrin che è davvero molto bello – l’unico che conserva ancora vestigia storiche – e poi anche il forte di Bahla che è grandioso anche se tutto ricostruito, per cui delle antiche vestigia non si vede traccia. La prima costruzione risale all’età preislamica, mentre le mure più recenti, si fa per dire, sono del 1600. Arriviamo quindi a Nizwa che è stupefacente sia per il forte grandioso che per l’asta del bestiame che è un’usanza antica, folkloristica ed elettrizzante sia per un souq eccezionale.

Come non parlare dei villaggi abbandonati di Al Hamra con una vecchia casa omanita divenuta museo, il Bait al Safah che è veramente molto ma molto bella o del villaggio abbandonato di Misfah o dello Jabal Shams ovvero la Montagna del Sole, da dove si ha un panorama strepitoso delle montagne e dove si ammira il Wadi Ghul a cui si arriva con delle jeep in quanto ci si inerpica per una strada di montagna che sale vertiginosamente ed è anche per vari pezzi sterrata con curve notevoli, ma finalmente raggiungiamo la cima a 2000 metri ed ammiriamo il Grand Canyon che è davvero fantastico. Vale anche la pena di fermarsi al Birkat al Mauz dove visitiamo uno dei cinque afalaj – cioè i vecchi canali di irrigazione – patrimoni dell’UNESCO.

E qui finisce il tour, si ritorna nella capitale dove abbiamo soggiornato per tre giorni in un hotel fantastico sul mare, bella spiaggia, anche se piccola, ma albergo fantastico, una vera coccola per riposarsi dal viaggio che per la verità non è stato neppure stancante.

CONSIDERAZIONI FINALI

Ottimo viaggio, gran bel paese.

Abbiamo volato con Oman Air che è una buona compagnia, abbiamo avuto buoni alberghi con un plus ultra per l’ultimo, a Muscat, dove a fine tour ci siamo fermati al mare, buoni trasporti, ottima guida. Splendido il campo nel deserto dove ci siamo fermati due notti e ne valeva assolutamente la pena. I wadi sono proprio incantevoli.

Certo che l’attuale sultano l’ha stravolto in meglio, questo paese, e infatti i ritratti di Quaboos sono dappertutto. Da quando ha preso il potere nel 1970 con un colpo di stato incruento – ha mandato il padre ultra conservatore in Gran Bretagna – ha dato un colpo di spugna al medio evo che affliggeva il paese. Basti pensare che quando ha assunto il potere la schiavitù era ancora in uso e che le entrate del petrolio erano utilizzate soltanto a scopi militari, bloccando così lo sviluppo economico del Paese. La popolazione si è schierata immediatamente a fianco del giovane Sultano. Soltanto nel Dhofar il Fronte di Liberazione del Dhofar si oppose sostenendo che, nonostante le promesse la situazione politica dell’Oman non sarebbe mutata, sbagliando. Sempre nel 1970 il Paese ha assunto il nome di Sultanato dell’Oman. Sin dal suo insediamento, il Sultano Quaboos ha fatto molto per migliorare la situazione economica del paese e mantenere buoni rapporti con tutti gli stati mediorientali. Nel 1996, inoltre, il Sultano ha emanato un decreto con cui si stabilivano norme precise per regolare la successione reale, dotando inoltre l’Oman di un’Assemblea bicamerale con limitati poteri legislativi, introducendo la figura del Primo Ministro e portando a una prima concessione di diritti civili agli abitanti.

Quando Quaboos ha preso il potere esistevano 10 km di strade asfaltate in tutto il paese e solamente tre scuole. Ha iniziato con l’istruzione, costruendo scuole e università, dove i ragazzi studiano gratis, e hanno anche la possibilità di fare l’università all’estero, Europa o America, pagata, hanno la sanità pubblica gratis, non pagano tasse, l’autostrada, sempre gratis, è lunga più di 1000 km ed è illuminata! e quando gli omaniti, uomini e donne compiono 18 anni vengono messi in lista per ricevere un terreno dove potranno costruire la loro casa.

Le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, anche se secondo me una vera parità non c’è proprio, non c’è neppure in occidente, ma per essere un paese islamico basta guardare l’Arabia Saudita per vedere la differenza. Ci sono molte donne in posti importanti, lavorano e sono indipendenti.

Abbiamo visto villaggi abbandonati che ora stanno restaurando, quando al potere c’era il padre di Quaboos è andato tutto in rovina, invece lui ha avuto ed ha una grande attenzione per quello che c’è nel paese e per la sua gente, ha voluto condividere con i suoi la ricchezza del petrolio, e questa è una scelta lungimirante, quando questo si esaurirà il paese non sarà allo sbando ma avrà tutte le infrastrutture e le condizioni per poter continuare una vita normale e non precipitare nella povertà.

Certo la condizione degli immigrati è diversa, vengono pagati meno degli omaniti e fanno lavori che questi non vogliono più fare ma, come ci ha detto Mohamed la nostra guida egiziana, hanno lasciato la miseria al loro paese e qui vivono discretamente. Le cibarie costano pochissimo, al ristorante si mangia con 4 dinari, più o meno, e gli immigrati regolari quando arrivano hanno regolare contratto che prevede anche l’alloggio.

Tutti i contadini, manovali, muratori, pastori, insomma tutto il lavoro non qualificato viene fatto da indiani, pakistani, filippini e persone del Bangladesh.

Un gran bel Paese, quindi, con le sue contraddizioni e i suoi valori aggiunti.

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