India del Nord 4

Delhi, Rajasthan e Agra in 15 giorni
india del nord 4
Partenza il: 13/10/2018
Ritorno il: 27/10/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Diario di viaggio in India dal 13 al 27 Ottobre 2018

13 Ottobre Milano Malpensa

Arriviamo a Malpensa con la navetta e, come sempre, con un congruo anticipo. Non abbiamo stampato il visto per l’ingresso in India ma abbiamo solo la mail: ce lo facciamo stampare in aeroporto alla non modica cifra di 20 euro per due fogli: iniziamo bene!

Nell’attesa ci mettiamo a chiacchierare con Enrico un simpatico hippy di una 60ina d’anni di Cremona che ci dice di vivere 6 mesi all’anno in India e ci spiega un po’ della filosofia induista e i suoi numerosi dei. Le 8 ore di volo trascorrono tranquille tra una piacevole cena a base di riso carne e verdure (abbiamo scelto la versione non vegetariana) e dolce di zucca e uvetta, la visione dell’unico film in Italiano “I Tulipani “e vani tentativi di dormire un po’.

1) 14 Ottobre Delhi

Sbarchiamo a Delhi alle 8.30 in perfetto orario. Il controllo dei passaporti è veloce e all’uscita, come da programma, ci aspetta il nostro driver, Rajesh, un uomo sulla sessantina dai grandi baffi all’insu’ e un occhio offeso dal quale sicuramente non puo’ vedere. Io e Maurizio ci guardiamo dubbiosi e saliamo in macchina. La prima cosa che ci colpisce appena usciamo dall’aeroporto è lo smog e l’inquinamento che è visibile a occhio nudo, quasi palpabile, una specie di nebbia. E’ domenica mattina e la strada per arrivare in città è libera e per niente trafficata: ci illudiamo che sia una situazione normale ma non sappiamo ancora del traffico pazzesco che ci aspetta una volta arrivati in città e per tutto il resto del nostro viaggio. Passiamo all’ufficio della Kalka Travels dove con dei tempi lunghissimi e una lentezza incredibile formalizziamo il contratto di noleggio macchina con conducente, paghiamo e cambiamo un po’ di contanti. Usciamo provati e accaldati dal piccolo e caldissimo ufficio della Kalka Travels e il nostro autista ci porta all’albergo che abbiamo appena cambiato dato che l’hotel prenotato dall’Italia, in mancanza del pagamento anticipato tramite bonifico, che non avevamo capito che dovevamo effettuare, non ci da la certezza di tenerci la stanza.

Il nostro nuovo albergo si chiama Hotel Krishna (2.130 rupie/27 euro) e si trova vicino all’albergo dove pernotteremo gli ultimi due giorni di tour. Anche se non era previsto l’autista rimane a nostra disposizione per oggi, quindi ci prendiamo un’ora di tempo per rinfrescarci e cambiarci e a mezzogiorno ci incontriamo con lui per fare un giro nella Old Delhi. Il traffico ora è pazzesco: macchine, moto, tuk tuk, biciclette, persone,mucche, cani tutti si riversano in strada in assenza assoluta di regole, in una totale confusione e con un rumore assordante. Tutti suonano il clacson per qualsiasi cosa. E’ incredibile. Arriviamo nella città vecchia e qui il nostro autista ci affida ad un conducente di risciò che per 400 rupie (circa 5 euro) ci porta in giro per circa un’ ora.

Il risciò si muove senza rispettare il senso di marcia, spesso va in contromano, anche in mezzo alla folla che a volte sposta con la mano per poter passare tra la gente. I suoni dei clakson delle macchine e dei tuk tuk sono continui: il rumore è pazzesco. Il primo impatto con la citta’ è impressionante: la gente vive praticamente in strada dove dorme, cucina, mangia, fa i propri bisogni. Impressionante è anche la quantita’ di gente che si trova in strada: in molti punti non si riesce a camminare da tante persone ci sono in giro. L’autista del riscio’ ci porta al bazar delle spezie dove facciamo un rapido giro visto che non ci sentiamo sicuri e siamo anche un po’ prevenuti dato che il ragazzo che ci porta in giro insiste nel farci comprare qualcosa e quando noi gli diciamo che vogliamo solo vedere, visto che è il primo giorno che siamo in India, lui si dimostra scocciato.

Andiamo al Red Fort che vediamo da fuori ed entriamo nella Jama Masjid la grande moschea di Old Delhi il cui enorme cortile puo’ ospitare fino a 25.000 fedeli. Per entrare nel sito noi occidentali dobbiamo pagare 300 rupie a testa. In realta’ l’ingresso sarebbe gratuito ma se si possiede un cellulare o una macchina fotografica i turisti devono pagare il biglietto. Nonostante già indossi i pantaloni lunghi mi fanno indossare una lunga tunica oltre ovviamente a toglierci le scarpe che non ci fidiamo a lasciare fuori insieme a centinania di altre scarpe e teniamo nello zaino.

Alla fine dell’ora paghiamo al conducente del risciò le 400 rupie concordate (ma ci chiede comunque una mancia extra) e riprendiamo il giro con la macchina. Ci fermiamo al Delhi Gate, una grande porta che si trova in fondo a un lungo e affollato viale pieno di gente. Ci sono dei palchi, forse la sera ci sarà uno spettacolo. Alcuni ragazzi ci chiedono di fare dei selfie: rimaniamo stupiti e titubanti ma accettiamo. Maurizio è un po’ contrariato e si convince della innocuità della richiesta solo quando ci chiede un selfie anche un bambino. Peccato che quando chiedo di fotografare i banchetti dove fanno da mangiare ottengo un gelido rifiuto; ovviamente è un loro diritto non farsi fotografare ma il loro rifiuto mi risulta esagerato e anche un po’ ostile.

La notte insonne del viaggio comincia a farsi sentire: siamo tanto stanchi e fa parecchio caldo quindi verso le 15 ci facciamo portare al nostro albergo e decidiamo di dormire un’oretta prima di uscire di nuovo per fare un giro a piedi nei dintorni dell’hotel. Nonostante sia una zona piena di alberghi ci rendiamo conto che siamo gli unici turisti in strada e non ci sentiamo sicuri. Cerchiamo senza successo un tempio indu’ che si trova nelle vicinanze; un ragazzo ci avvicina e ci dice che la zona, come del resto tutta la città, è piena di templi ma alcuni non sono visibili dalla strada. Rinunciamo al nostro intento e cerchiamo nei dintorni un ristorantino dove cenare visto che sta per imbrunire e non ci fidiamo ad allontanarci dall’albergo.

A poche decine di metri dall’albergo troviamo un ristorantino dove vediamo un gruppo di turisti ed entriamo. Nonostante il menu sia scritto anche in inglese non riusciamo a capire e ordiniamo quasi a caso. Riusciamo solo a comprendere che è un ristorante vegetariano perchè ci dicono che non cucinano carne. Mangiamo due buonissime zuppe speziate con anacardi e peperoncino: uno dei piu’ buoni pasti di tutta la vacanza e anche uno dei piu’ economici: 415 rupie + mancia.

Quando usciamo è già buio e in pochi minuti a piedi siamo in albergo.

2) 15 ottobre Delhi – Mandawa

Ore 6.30 sveglia.

Ore 7 colazione servita sul tetto dell’hotel ( zuppa di fagioli, omelette, uova, toast con formaggio e aglio, frutta).

Ore 8 appuntamento con l’autista. Prima abbiamo un piccolo intoppo con il check out: non risulta il pagamento che abbiamo effettuato il giorno prima in contanti ad una persona diversa da quella che c’è al mattino. Ci chiedono la ricevuta che non abbiamo mai avuto e dopo qualche telefonata e un po’ di attesa ci fanno andare ma ci dicono per le prossime volte di richiedere sempre la ricevuta. In tutti i nostri viaggi, non c’era mai capitatob che ci contestassero il pagamento dell’albergo.

Il traffico che incontriamo per uscire dalla citta’ è impressionante; per fare qualche km ci impieghiamo davvero tanto ma fuori dalla città va meglio. A circa metà viaggio ci fermiamo ad un Mid Way un locale per turisti dove si puo’ mangiare e acquistare costosi souvenirs. Non è il nostro genere di locali e noi ci limitiamo ad un caffè + una bottiglietta d’acqua (200 rupie) anche perchè siamo sazi dell’abbondante colazione. Il nostro autista appena arriviamo sparisce alla nostra vista per riapparire dopo una ventina di minuti: immaginiamo che a lui venga offerta la colazione in separata sede.

Arriviamo a Mandawa alle 15 dopo circa 6 ore di viaggio sani e salvi per miracolo: un’ora prima di arrivare a destinazione a causa di una momentanea distrazione del nostro autista che ci indica un palazzo rischiamo di fare un frontale con un fuoristrada. Alla vista della macchina che ci veniva incontro Maurizio sussurra a Rajesh un debole “Occio!”, mentre io urlo a gran voce “Attentoooooo!!!” ed evitamo per un pelo lo scontro. Da quel momento fino alla fine del nostro viaggio Maurizio avrà sempre l’attenzione alla guida e cercherà con la sua “padronanza della lingua inglese” (è ironico) di tenere sveglio Rajesh con domande a volte anche senza senso e alle quali il nostro autista risponderà sempre: “ya ya”.

Prendiamo possesso della nostra camera all’ hotel Shekhawati (1000 rupie/13 euro, senza clazione), un graziosissimo albergo con tutte le pareti dipinte di recenti affreschi. Anche la nostra camera è tutta decorata con grandi e coloratissime immagini di uomini e donne rappresentati in varie scene di vita quotidiana.

Quando usciamo dall’albergo accettiamo la guida in iglese di un simpatico ragazzo che ci sembra serio e ci fa una buona impressione; con lui vediamo ed entriamo in alcune antiche haveli. Siamo nella regione di Shekhawati, nota per le dimore dei mercanti che nel XXIII secolo in questa zona hanno costruito splendide residenze, le haveli, impreziosite da dipinti coloratissimi e oggetti di grande valore frutto dei commerci che seguivano la via della seta.

Alla fine del giro delle haveli la nostra guida ci propone di vedere il negozio di tessuti di proprietà della sua famiglia dove Maurizio acquista una pashmina per Camilla: la qualità è ottima e anche se forse potremmo tirare un po’ piu’ sul prezzo siamo contenti di acquistare da un ragazzo cosi simpatico e del quale ci fidiamo.

Ci facciamo consigliare da lui un ristorante non turistico e lui ci porta in un ristorantino all’aperto per studenti dove in realtà saremo gli unici avventori e mangeremo da soli, forse anche perchè è abbastanza presto, in compagnia di una mucca che ogni tanto si avvicina al tavolo. Io prendo dell’ottimo pollo masad, Maurizio un altrettanto buon piatto vegetariano a base di cipolle, 2 coca cola, 1 acqua, totale 545 rupie + mancia . Siamo molto soddisfatti.

Come da intese con la nostra guida il ristoratore ci accompagna a piedi all’albergo, ma una volta arrivati decidiamo di uscire per fare un giro in piazza da dove sentiamo arrivare della musica e c’è una festa. C’è anche un gruppo di turisti incuriositi come noi; il centro del paese è veramente piccolo e veniamo avvicinati da un ragazzo che parla italiano e che ci dice essere il fratello del ragazzo che ci ha fatto da guida nel pomeriggio e si offre di accompagnarci per fare un pò di pratica di italiano con noi. In realtà siamo un po’ dubbiosi, ci sembra troppo insistente ma il fatto di essere suo fratello ci tranquillizza e anche se un po’ titubanti gli diamo retta. Dopo qualche minuto la nostra guida del pomeriggio passa in moto, ci vede e si ferma a salutarci e senza farsi vedere da “suo fratello” ci fa segno con la testa di “no” e capiamo che non dobbiamo fidarci di quello che molto probabilmente non è nemmeno suo parente.

Lo abbandoniamo immediatamente e dato che la festa sembra iniziare dopo un’ora e i pochi turisti che erano in piazza ora non ci sono piu’ e siamo gli unici stranieri decidiamo di tornare immediatamente in albergo che raggiungiamo percorrendo la strada oramai buia dove incontriamo solo delle sonnolente mucche.

3) 16 ottobre MandawaDeshnoke – Bikaner

Ore 7:30 colazione sulla terrazza; la città è ancora sonnolenta: poche le persone in strada, si vedono i ragazzini che vanno a scuola e le donne che con la ramazza spazzano la strada non asfaltata sollevando cosi un sacco di polvere, oltre alle solite mucche che camminano indisturbate per le vie della città.

Ore 8:00 partenza destinazione Deshnoke dove si trova il Karni Mata, il tempio dei topi in cui le migliaia di ratti che vivono nel tempio sono considerati delle divinità e sono venerati e nutriti con latte e dolci. Siamo ancora dubbiosi se entrare oppure no ma alla fine decidiamo di provarci e dopo 4 ore di tragitto arriviamo a Deshnoke. Qui troviamo una grande sorpresa: dal 10 al 19 ottobre c’è un grande festival in onore di Karni Mata e intorno al tempio troviamo migliaia di persone in coloratissimi abiti della festa. La macchina fa fatica a trovare un posto dove parcheggiare (con mancia) e il nostro autista ci lascia nei pressi del tempio: ci sono tante bancarelle sopratutto di mangiare e tantissima gente ma …ben presto ci accorgiamo che siamo gli unici occidentali e abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso. Siamo impreparati ad una situazione del genere e siamo un po’ perplessi sul da fare.

Cerchiamo il tempio ma per entrare c’è una fila enorme di persone tutte accalcate e desistiamo. Per un momento intravediamo un turista giapponese ma dopo poco non lo vediamo piu’ e rimaniamo gli unici occidentali in mezzo a migliaia di indiani in festa. Ogni tanto qualche donna ci chiede un selfie e noi lo facciamo volentieri. Questo ci rasserena un po’ ma non ci sentiamo ugualmente al sicuro. C’è veramente troppa gente e noi siamo gli unici non indiani. Acquistiamo acqua e dolcetti e cercano di fregarci sul prezzo. Un po’ titubanti facciamo qualche foto alla folla ma poi decidiamo di ritornare alla macchina e ripartiamo destinazione la vicina Bikaner.

In poco piu’ di 45 minuti arriviamo al forte di Bikaner, lo Junagarh Fort, una fortezza imponente con mura che la circondano e all’interno diverse costruzioni, la piu’ importante è la sala delle udienze affrescata in stile moghul. C’è anche un vecchio tappeto di chiodi da fachiro. Prendiamo l’audio guida in francese e giriamo per le varie sale del forte e gli ampi cortili. Anche qui un gruppo di ragazze ci chiedono timidamente di fare dei selfie: ci sembra di essere dei vip. Ci accorgiamo che a volte ci fanno le foto di nascosto, proprio come capita a noi quando siamo in giro e quando qualcuno di piu’ coraggioso si fa avanti per chiedere il selfie, alla nostra risposta affermativa, anche i piu’ timorosi chiedono di farsi fotografare con noi.

Rimaniamo nel forte per circa un’ora e mezza e poi ci facciamo accompagnare al nostro albergo, l’Hotel Udai Niwas (2.240 rupie/27 euro con colazione).

In realtà si tratta di una camera all’interno di una grande casa con giardino di una benestante famiglia indiana. La nostra camera è ampia e arredata con mobili antichi. Il bagno è grande e funzionale: la doccia comoda con scaldabagno elettrico. Fuori dalla nostra stanza c’è un’antisala e una grande sala della famiglia con una grande zona pranzo dove ci sono numerose foto dei loro antenati e vari ricordi di famiglia.

Dopo esserci sistemati in camera abbiamo appuntamento con un tuk tuk contattato dal nostro autista che per 400 rupie e per 2-3 ore ci fa fare il giro della città vecchia, del mercato delle spezie e del tempio giainista.

Per entrare nel tempio bisogna togliersi le scarpe: come sempre indossiamo le calze che portiamo apposta per entrare nei templi. Il tempio è abbastanza piccolo ma riccamente decorato con statue, dipinti, colonne dorate e coloratissime. Lasciamo un’offerta per le foto e facciamo un rapido giro per la città vecchia e il mercato delle spezie. Il conducente del tuk tuk sembra che abbia molta fretta: cammina qualche metro davanti a noi e quando ci fermiamo per vedere qualcosa o fare foto quasi rischiamo di perderlo. Capiremo solo piu’ tardi che è tutto previsto: il nostro giro finisce dopo appena un’ora anziché le 2-3 ore concordate e allora l’autista del tuk tuk invece di riportarci subito in albergo ci propone di visitare una fabbrica di tessuti o un laboratorio di dipinti a mano. Dopo mille assicurazioni che non siamo costretti ad acquistare nulla ci facciamo portare alla fabbrica dei tessuti dove naturalmente ci viene proposto di ogni: copriletti, vestiti, pashmine e altro: sono indubbiamente belli ma non ci attrae nulla in particolare e nonostante le loro insistenze riusciamo a non acquistare niente.

Il tuk tuk ci riporta al nostro hotel (e ha la sfrontatezza di chiederci pure la mancia !) dove ci rilassiamo un po’ prima di cenare con i padroni di casa: sono una coppia più o meno della nostra età, molto educati e gentili, con un buon livello di cultura ed economico e trascorriamo una piacevolissima serata mangiando piatti tipici con vari intingoli speziati e piccanti serviti proprio come se fossimo in famiglia. Noi assaggiamo un pò di tutto, dal riso alla zuppa di formaggio e pollo, dai vari tipi di pane fatto in casa al dolce a base di riso. Ci concediamo anche la birra. Purtroppo il nostro inglese non ci permette di intavolare grandi discorsi ma siamo soddisfatti di aver vissuto l’atmosfera di una vera casa indiana.

4) 17 ottobre – Bikaner– Jaisalmer

Dopo colazione salutiamo i nostri ospiti e proseguiamo il viaggio, destinazione Jaisalmer. Sappiamo essere un tratto di strada impegnativo e in effetti ci impieghiamo oltre 6 ore non tanto per la lunghezza (circa 330 km) quanto per la strada. Jaisalmer è la città alle porte del deserto Thar, chiamata anche città d’oro per via del particolare colore giallo ocra della pietra usata per la sua costruzione.

Lungo la strada il panorama diventa più arido e secco. Le strade oltre a ogni genere di auto cicli e motocicli e alle sempre presenti mucche sono percorse anche da cammelli che trainano vecchi carretti.

Questa volta l’autista non conosce l’albergo dove abbiamo prenotato, l’Hotel Silk Route ( 2 notti 3.050 rupie/39 euro, senza colazione), e ci dobbiamo affidare a google maps (per fortuna dal secondo giorno di viaggio l’autista ci ha dato la scheda sim da utilizzare) che però ci porta in una zona piena di fatiscenti baracche dalle quali escono un mucchio di bambini con vestiti sporchi e senza scarpe. Siamo increduli e meravigliati: dalla descrizione di booking.com l’albergo dovrebbe essere molto bello e nuovo ma non c’è traccia. Dove siamo finiti? Eppure vediamo il cartello che indica che l’albergo è a pochi metri…. dubbiosi seguiamo un signore che ci porta all’ingresso dell’albergo che si trova proprio sopra le baracche. Entriamo titubanti: in effetti l’albergo è nuovissimo e molto bello. La nostra camera è ampia, molto comoda, pulitissima e riccamente arredata. Il copriletto è spettacolare con i colori giallo ocra e riccamente ornato. Abbiamo anche una grande finestra che rende la camera luminosissima.

L’albergatore ci offre un caffè sulla splendida terrazza con vista del forte, proprio uno spettacolo, e ci spiega che intorno all’albergo che si trova su una piccola collinetta c’è una comunita’ di gipsy che la città ha accolto e si stanno integrando con la popolazione; sono gente pacifica che manda i bambini a scuola e per nulla pericolosa.

Sono le prime ore del pomeriggio e siamo impazienti di fare un giro nella cittadella fortificata: diciamo all’autista di ritenersi libero per il resto della giornata perchè preferiamo andare al forte a piedi. Attraversiamo le baracche che stanno sotto l’albergo senza problemi e distribuiamo dei piccoli giochi che avevamo portato da casa ai bambini che quasi si ammazzano per averne uno dalle nostre mani.

La città ci appare stupenda mano a mano che ci avviciniamo al forte con i suoi 99 bastioni. A differenza di tante altre cittadelle fortificate il forte medioevale è abitato da qualche migliaio di persone ed all’interno si trovano case e botteghe private, caratteristica che la rende unica nel suo genere e con un fascino impareggiabile. Ci perdiamo nei suoi vicoli di pietra gialla-ocra arricchiti da dipinti di divinita’ e curiosiamo nei negozi di artigianato. Il forte è ricco di haveli che decidiamo di non visitare in quanto già ampiamente viste. Nel tardo pomeriggio ci troviamo in un punto panoramico dei bastioni dove ammiriamo un tramonto spettacolare in compagnia di numerosi scoiattolini che vivono nel forte. Prima di lasciare il forte visitiamo il piccolo laboratorio di un artigiano orafo che crea dei preziosissimi gioielli d’argento con minuscoli incisioni di paesaggi e personaggi. Chiacchieriamo con il simpatico artista e apprezziamo il suo lavoro.

Usciamo dal forte e sulla strada del ritorno ci fermiamo in un piccolo ristorante tibetano dove ceniamo su di un terrazzo mangiando seduti su colorati tappeti. La cena è ottima, molto simile alla cucina indiana e il nostro cameriere-cuoco (fa tutto lui) è stravagante ma cordiale.

Torniamo in albergo stanchi ma soddisfatti della bella ed intensa giornata e con un grosso dubbio….non avremo mica preso zecche e pulci seduti su quei tappeti?? Ci sentiamo prudere un po’ dappertutto e dopo un’attenta ispezione arriviamo alla conclusione che forse qualcosa abbiamo davvero preso. Oltre ad un’accurata doccia ci spelucchiamo un po’ come delle scimmie e ci disinfettiamo per bene mettendo in quarantena gli abiti che indossavamo e….buonanotte!!!

5) 18 ottobre Jaisalmer

Ieri abbiamo dato appuntamento all’autista nella tarda mattinata perchè prima vogliamo tornare al forte che ci è tanto piaciuto e anche per vedere all’interno i templi giainisti che nel pomeriggio erano chiusi. Facciamo colazione per strada con dosa e samosa. I dosa sono dei fagottini a base di farina di riso e lenticchie ripieni di verdure. I samosa sono delle sfoglie di pasta fritte ripiene di verdure (patate cipolle piselli) e spezie o pollo e spezie. Buonissimi.

Per entrare nei templi bisogna pagare un biglietto (200 rupie a persona/2,5 euro). Anche questi templi sono riccamente decorati con statue e colonne finemente intarsiate. I monaci sono a dorso nudo e indossano un semplice telo giallo tipo pantaloncini. Davanti alla bocca tengono un fazzoletto per non inghiottire inavvertitamente degli insetti !! Ci invitano a fare le foto per poi chiederci soldi; tanti principi inneggianti alla semplicità e religiosità per poi cadere nella volgare richiesta di mancia alla prima foto. Un po’ delusi dall’atteggiamento usciamo dai templi e ci dirigiamo verso il palazzo del maharajah che decidiamo di non visitare all’interno. Davanti al palazzo veniamo fermati da un indiano che parla bene l’italiano e ci dice di aver vissuto e lavorato per tanto tempo a Monza occupandosi di import export di prodotti artigianali indiani.

In una bottega lungo la strada del ritorno trovo finalmente un bellissimo copriletto, che ho intenzione di appendere in casa come un batik, che rispecchia i miei gusti un po’ esigenti e dopo una lunga contrattazione lo acquisto per 1.000 rupie e 40 euro, circa 53 euro in totale.

Torniamo all’albergo dove ci attende Rajesh, il nostro driver che ci porta a Bada Bag dove ci sono una serie di cenotafi reali. Il luogo è molto suggestivo; si respira un’atmosfera di pace, un’oasi di relax lontana dal caos della città . Le tombe reali sono una vicino all’altra e formano un piacevole agglomerato di piccoli templi in mezzo al nulla.

Con dispiacere lasciamo Bada Bag e raggiungiamo il Gadisagar Lake, 6 km da Jaisalmer , un lago artificiale fatto costruire secoli fa da un maharajah al centro del quale ci sono dei Chhatri, templi funerari. Il luogo è molto piacevole con i ghat, le scalinate che scendono fino all’acqua, dove ci sono numerosi pesci gatto che si affollano appena butti qualcosa da mangiare. Vicino a noi c’è una famiglia indiana con una bambina di circa 8 anni e un bambino di 3 a cui offriamo il nostro pane da buttare ai pesci. Sono sorridenti e ci facciamo una foto insieme. Per tornare alla macchina percorriamo il viale pieno di bancarelle e ci fermiamo a fare una foto ricordo vestiti con abiti locali.

Torniamo in albergo a riposarci un po’ perchè nel tardo pomeriggio, su insistenza del nostro driver, abbiamo prenotato un’escursione nel deserto del Thar comprensiva di giro sul cammello e cena. In realtà non eravamo molto interessati all’escursione nel deserto che sappiamo essere molto diverso da quelli visti in altri paesi molto piu’ spettacolari (come Marocco, Giordania e Oman) ma Rajesh ci convince che è un escursione imperdibile e visto che abbiamo tempo a disposizione accettiamo. Con la macchina percorrendo una strada non asfaltata per circa un’ora arriviamo ai margini del deserto che in realtà è semplicemente una zona arida dove sono presenti arbusti e qualche pianta e le dune di sabbia si vedono solo in alcuni punti. Il deserto infatti è abitato da animali selvatici e riusciamo a vedere alcune antilopi.

Come noto io ho paura di salire sul cammello e la nostra passeggiata sul cammello si riduce ad una ridicolissima passeggiata su un carretto di legno trainato dal cammello guidato da un indiano che non parla una parola di inglese e che passerà tutto il tempo con un dito nel naso. Ci sentiamo molto ridicoli ma prendiamo la passeggiata con allegria e ci godiamo il tramonto su una delle poche dune di sabbia che incontriamo.

Al rientro al campo ci aspetta una lunga serata di balli e musica etnica e, al termine dei lunghi canti, una cena tipica in modalita’ self service. Al tavolino accanto al nostro c’è una allegra famiglia indiana composta da genitori con due figlie e qualche altro parente che partecipa attivamente ai canti e balli. Solo verso la fine della serata la signora inizia allegramente a parlare con me come se ci conoscessimo da una vita e in meno di 10 minuti ci scambiamo sotto sua richiesta nome e telefono: si chiama Neeru e ci ha invitato a casa sua vicino a Dehli gli ultimi giorni del nostro viaggio !

Il ritorno all’albergo è avventuroso: Rajesh corre sulla strada non asfaltata e becca un avvallamento del terreno che ci fa fare un grande balzo dal sedile toccando la calotta della macchina con la testa. Ogni tanto i fari della macchina illuminano gli occhi di qualche animale.

Arrivati all’albergo sani e salvi ci fermiamo in terrazza ad ammirare lo stupendo panorama del forte illuminato.

6) 19 ottobre Jaisalmer – Jodhpur

Facciamo colazione sulla terrazza, ci fermiamo alle soglie di una baracca per regalare ad una donna alcune magliette che abbiamo portato da casa e proseguiamo il viaggio direzione Jodhpur dove arriviamo dopo circa 5,30 ore di macchina.

Ci fermiamo fuori dalla città per visitare lo stupendo forte Mehrangarh che si erge su una collina che domina la città. Con le sue mura alte 36 metri il forte è maestoso e dato che per la costruzione della fortezza sono stati utilizzati materiali della roccia sottostante non si distingue dove finisce la roccia e dove inizia la costruzione. Saliamo a piedi oltrepassando diverse porte di accesso alla fortezza; alcune sono disposte dopo curve e strettoie per impedire l’ingresso ai nemici con gli elefanti.

Sulla sommità raggiungiamo una grande terrazza dove ci sono dei cannoni; qui il panorama della città di Jodhpur, la città blu, è stupefacente con le sue numerose case dipinte di bianco e blu.

All’interno del forte ci sono diversi palazzi con splendide stanze riccamente decorate con le caratteristiche architetture rajput e graziosi cortili.

C’è tanta gente ma gli spazi sono ampi e si puo’ visitare tutto in modo molto piacevole con l’ausilio delle audioguide questa volta in italiano.

Usciti da Mehrangarh l’autista ci porta al vicino Jaswant Thada, un maestoso mausoleo in marmo bianco che ospita i cenotafi di diversi maharajah. La struttura si affaccia su di un piccolo lago e al suo interno vi sono le foto dei numerosi regnanti che si sono succeduti nel tempo. Di fronte si gode una splendida vista della fortezza.

Siamo abbastanza stanchi e ci facciamo portare all’ingresso della città vecchia dove abbiamo prenotato l’albergo; da li in poi proseguiamo con un tuk tuk contrattato dal nostro autista al quale diamo appuntamento il mattino seguente alla piazza dell’orologio.

Il tuk tuk percorre una strada molto affollata di gente e di altri tuk tuk nel solito frastuono di rumori e clacson; ai lati vi sono numerosi negozietti di ogni genere.

Quando arriviamo all’albergo, il Juna Mahal Boutique Home Stay (2.222 rupie/28 euro senza colazione) che è una bellissima haveli graziosamente ristrutturata, abbiamo l’impressione che non aspettassero il nostro arrivo ma dopo una lunga attesa ci danno la camera. La stanza è molto bella e ci ricorda una delle numerose camere del forte con i mobili di pregio, i numerosi ripiani, le nicchie ricavate dal muro e le vetrate colorate di rosso, blu giallo e verde. Come nelle stanze della fortezza al soffitto sono appese delle palle colorate come se fosse Natale. La porta della stanza è un enorme portone di legno antico e la chiusura è fatta con un catenaccio e un grande lucchetto. C’è anche un terrazzino di pietra intarsiata. Unico neo il nostro bagno è fuori dalla camera: anch’esso decorato in stile e tutto nuovo.

Usciamo per una passeggiata tra i negozi e i vicoli della vecchia città ma prima facciamo un giro al terrazzo dell’albergo dove si ammira un paesaggio incantevole della città blu. Attendiamo il tramonto osservando le numerose scimmie che saltano da una casa all’altra. Un vero spettacolo. Salvo Maurizio da una sicura caduta dalla terrazza in un punto dove non c’è il muretto (memorabili le sue parole qualche minuto prima: “stai attenta che qui non c’è il muretto e cadi !”).

Facciamo qualche acquisto (essenze di profumi), entriamo in un bel tempio per niente turistico dove ci fermiamo, seduti per terra come loro, ad osservare con rispetto il tempio e i fedeli che pregano ricevendo in cambio i loro sorrisi (questi si che sono veri luoghi di culto!). Dopo poco usciamo alla ricerca di un ristorante dove cenare ma non riusciamo a trovare nulla se non street food. Su indicazione di alcuni negozianti raggiungiamo dopo una lunga camminata una vera bettola dove mai avremmo pensato di mettere piede ma non abbiamo scelta. I proprietari sono gentilissimi, vanno anche fuori ad acquistare una bottiglia d’acqua (loro hanno solo acqua di rubinetto) e mangiamo decentemente in compagnia di un ragazzino al nostro tavolo.

Esausti della lunga e forzata camminata serale ritorniamo in albergo e ci fermiamo di nuova in terrazza ad ammirare lo splendido paesaggio notturno della città.

7) 20 Ottobre Jodhpur – Ranakpur – Udaipur

Facciamo colazione sul terrazzino della nostra stanza con il caffè del bollitore e i dolcetti acquistati la sera prima e ci facciamo portare da un tuk tuk al luogo di incontro fissato con il nostro autista: scopriamo cosi che se la sera prima all’uscita dell’albergo fossimo andati a dx invece che a sx con meno distanza saremmo usciti dalla città vecchia e avremmo trovato numerosi ristoranti !

Prima di giungere alla prossima tappa ci fermiamo ad un emporio di tessuti consigliato dall’autista dove compero diversi copricuscini sia per me che da regalare e alcune sciarpe. Dopo circa 3 ore di viaggio giungiamo a Ranakpur dove si trova un importante e maestoso tempio giainista. Per entrare dobbiamo acquistare i biglietti e io nonostante abbia una gonna lunga fino ai piedi e una maglietta a maniche corte sono costretta a noleggiare un telo da mettermi sulle spalle. All’ingresso c’è il divieto di entrare nel tempio per le donne che hanno il ciclo in quanto durante quei giorni la donna in India è considerata impura.

Prima di entrare siamo anche sottoposti ad un controllo da delle antipatiche donne in divisa.

Il tempio edificato nel 1400 è costruito su un enorme basamento e vi si accede accede tramite una splendida scalinata. L’edificio è su tre livelli, ma i turisti possono visitare solo il primo. All’interno c’è fresco e aleggia un’aria di serenità; è possibile attraversare tutte le corti fino ad arrivare al sacrario centrale a cui però i turisti non possono accedere. Il marmo bianco è davvero scolpito in maniera sublime, camminiamo in un silenzio reverenziale, nonostante i numerosi turisti, osservando gli idoli e le sculture che si susseguono ininterrotti uno più bello dell’altro. Davvero notevole.

Prima di arrivare a Udaipur ci fermiamo in un ristorantino all’aperto, nel mezzo della vegetazione simile ad una giungla, a mangiare una pietanza in due e dopo circa 2 ore arriviamo a Udaipur chiamata anche città bianca per il colore dei suoi edifici.

Il nostro albergo, Panorama Guest House (2 notti 2.620 rupie/33 euro senza colazione ), si trova al di la del ponte, per cui percorriamo gli ultimi 400 metri a piedi trascinando le valigie. Anche questo albergo è carino e ben arredato: letto di legno a baldacchino con tanto di zanzariera, vetrate colorate e ampia stanza. I gestori sono gentilissimi, senza essere insistenti e abbiamo un’ottima impressione.

Desiderosi di visitare subito la città usciamo dopo una doccia: il paese sorge sulle sponde del lago Picchola in mezzo al quale si nota il Lake Palace, un hotel di lusso. L’atmosfera della città è festosa; le vie sono addobbate ed è molto piacevole gironzolare per la città fino a quando diventa buio.

Contrariamente al solito che preferiamo mangiare fuori, decidiamo di cenare sulla terrazza del nostro albergo che ci ha fatto un’ottima impressione. Il panorama dall’alto è spettacolare e ceniamo ammirando il lago con le sue innumerevoli luci. Anche la cena non delude le nostre aspettative sia per bonta’ che per il prezzo 660 rupie (poco piu’ di 8 euro) per 2 buonissime pietanze con carne e verdure, 2 coca cola e 1 acqua.

8) 21 Ottobre Udaipur

Oggi giornata tutta dedicata alla citta’. Di mattina andiamo al City Palace l’imponente palazzo reale situato sulle rive del lago Pichola. Il palazzo, in marmo bianco e granito, è l’insieme di più edifici realizzati dai vari maharajah che si sono susseguiti nel tempo. Oltre agli appartamenti reali, visitiamo le sale delle udienze, quella del trono, le armerie, oltre a cortili, giardini e fontane. Attualmente, è ancora abitato dalla famiglia reale, un’ala del palazzo è adibita a museo mentre una terza ala è stata convertita ad albergo di lusso, il Fateh Prakash Hotel.

La visita è incantevole cosi come il panorama del lago e della città che si vede dal palazzo ma io mi sento stranamente molto stanca e decidiamo di tornare in albergo prendendo un tuk tuk perchè non me la sento di camminare. Dormo un’oretta e poi facciamo un altro giro per la citta’, girando per i vari ghat che scendono al lago e alla ricerca di un abito che la figlia di Maurizio gli ha appena commissionato. Facciamo un po’ di acquisti, tra cui diversi mala, i rosari induisti – buddisti che hanno lo scopo di numerare i mantra o le preghiere. Visitiamo un tempio induista. Veniamo quasi costretti a visitare un laboratorio di pregiate pitture su papiro, ma riusciamo a non comprare nulla. Nel tardo pomeriggio ci imbattiamo in una sorta di festa per strada: la gente balla a suon di musica formando un rumoroso corteo.

Ripetiamo la cena sulla terrazza dell’albergo dove io mangio un chicken tikka masala (pollo al curry indiano servito assieme a una delicata e cremosa salsa speziata di colore arancione a base di pomodoro, panna e curry) e Maurizio un stuffed capsicum curry, un gustoso piatto vegetariano con peperoni ripieni (+ 2 coca cola costo 610 rupie, circa 7,50 euro)

9) 22 ottobre Udaipur – Pushkar

Stamattina decidiamo di fare colazione sulla terrazza dell’albergo. Il cameriere che le scorse sere ci ha servito e che non si distingue per brillantezza e celerità oggi supera se stesso: dopo un’attesa di 45 minuti ci porta la colazione dell’altro unico tavolo presente: io me ne accorgo subito che non era quanto avevamo ordinato ma oramai è troppo tardi perchè l’altro tavolo ha gia’ iniziato a consumare la mia colazione e non abbiamo piu’ tempo.

Ci troviamo con Rajesh, la meta di oggi è Pushkar, la città santa, che dista circa 5 ore di viaggio.

A meta’ strada facciamo la solita sosta imposta dall’autista in un midway dove troviamo un pulman di italiani che vengono presi d’assalto dai commessi che cercano di vendere loro souvenir a prezzi sproporzionati.

Arriviamo a Pushkar nel primo pomeriggio. Per arrivare al nostro albergo dobbiamo percorrere a piedi uno stretto vicolo e passare sotto un balcone dove troneggia una grande e minacciosa scimmia. L’albergo è l’Hotel Rising Star (1.434 rupie/18 euro, senza colazione) che ha nella parte centrale dell’edificio un cortile all’aperto con tante piante e le camere tutte intorno, a ringhiera. Le aree in comune e il giardino sono riccamente decorati con affreschi colorati riguardanti la vita quotidiana e divinità induiste. La nostra camera è ampia pulita e tutta colorata. Io sono ancora molto stanca e accuso un po’ di debolezza ma la voglia di visitare il luogo è tanta, mi faccio forza e usciamo.

La città ci appare subito diversa dalle altre visitate fino ad ora: innanzitutto c’è un turismo piu’ “hippy” e alternativo: per strada si vedono camminare aspiranti pellegrini e santoni. Pushkar, la città santa, è infatti un luogo magnetico e meta di pellegrinaggio hindu. Intorno al lago ci sono le gradinate che s’immergono nei ghat, intorno al lago ce ne sono 52, tra cui uno splendido dedicato a Gandhi.

Prima di tutto facciamo un giro lungo la via principale della città che è un unico lungo bazar con botteghe odorose di cuoio e baracchini che vendono ogni cosa: bizzarri strumenti musicali, vestiti tradizionali e tessuti hippy-chic, borse e tessuti, frittelle e chapati.

Visitiamo il tempio di Brahma e oltrepassata la via dello shopping scendiamo lungo un ghat, una scalinata di pietra bianca che conduce al lago sacro, dove i fedeli pregano, intonano canti e fanno le abluzioni immergendosi nell’acqua per purificarsi.

Veniamo subito avvicinati da un giovane che si presenta come un holly man. Abbiamo letto sulla guida di finti santoni che cercano di raggirare i turisti chiedendo loro denaro ma pur non incoraggiandolo mi sembra maleducato cacciarlo in malo modo e lo ascolto incuriosita. Maurizio invece è molto scocciato di questo ennesimo approccio e si allontana arrabbiato. Penso che anche questo faccia parte dell’esperienza del viaggio e ascolto incuriosita l’ “holly man” che mi fa ripetere una sorta di preghiera per le persone della mia famiglia e alla fine mi spiega che per far realizzare le preghiere devo fare una donazione di qualche migliaia di rupie. Metto nelle sue mani 100 rupie per il disturbo , lo saluto e recupero Maurizio.

Lungo le rive del lago non ci sono solo truffatori ma diversi veri pellegrini, anche famiglie con bambini, che fanno le abluzioni nel lago per purificarsi. Percorriamo gran parte della riva stando attenti a non calpestare cacche di mucche, di cani e uccelli visto che siamo scalzi. Arriviamo al ghat principale, quello dedicato a Gandhi dove c’è maggior gente. Qui ci facciamo fotografare insieme ad un numeroso gruppo di persone che si dimostrano particolarmente simpatici e desiderosi di scambiare qualche parola con noi.

L’atmosfera è ricca di spiritualità e avvolge anche noi semplici turisti, complice lo spettacolo rilassante del lago e la luce dorata del tramonto che ammiriamo.

Torniamo al punto di partenza dubbiosi di ritrovare le nostre scarpe perchè temiamo una ritorsione dei falsi bramini e raggiungiamo la via principale. Qui veniamo avvicinati da persone che ci offrono della droga; Pushkar infatti è molto tollerante nell’uso di marijuana che viene ampiamente utilizzata dai santoni che l’utilizzano per avvicinarsi ulteriormente alle divinità (!!!).

Io oramai mi trascino con molta difficoltà: mi sento debolissima e con una grande nausea. Faccio un ultimo grandissimo sforzo a fermarmi a fare qualche acquisto (io borsettine e pochette, Maurizio dei mala) ma sulla via del ritorno all’albergo non ce la faccio piu’ e in mezzo alla strada mi ritrovo a vomitare .

Non so come ma in qualche modo arrivo in camera dove passo la serata e la notte a vomitare in compagnia di diarrea e febbre alta.

10) 23 ottobre Pushkar – Amber Fort – Jaipur

Sorretta da Maurizio arriviamo all’appuntamento con il nostro autista. Io sono in uno stato pietoso e faccio il tragitto per arrivare ad Amber, tre ore e mezza di viaggio, dormendo in macchina. L’autista ci porta vicino all’ Amber Fort che vediamo in lontananza.

Da qui dovremmo salire a piedi o sull’elefante. Io sto malissimo e non sono proprio in grado; sprono Maurizio ad andare da solo ma non accetta e allora risaliamo in macchina per arrivare alla vicina Jaipur, la città rosa, a soli 10 km di distanza.

Giusto per la cronaca l’Amber Fort, forte dell’ambra per il suo caratteristico colore arancio-giallo, è stato inserito nel patrimonio mondiale dell’UNESCO. È una delle principali attrazioni turistiche di Jaipur e sappiamo essere rinomato per la sua architettura metà indù e metà mussulmana.

Prima di arrivare all’albergo facciamo una sosta davanti al Hawa Mahal – Palazzo del vento, uno splendido palazzo in arenaria rosa così chiamato perché è stato costruito in modo che le donne della famiglia reale potessero osservare le feste di strada senza essere viste dall’esterno.

Facciamo una rapida fermata in prossimità del lago e del City Palace e arriviamo al nostro hotel, il Pandya Niwas (1.520 rupie/19 euro, senza colazione). E’ molto prima dell’orario di check in previsto e attendiamo un po’ nella hall dove io mi appisolo su una poltrona incurante del via vai di gente intorno a me. La camera è semplice ma funzionale e pulita e i gestori sono gentili e premurosi. Io trascorro tutta la giornata a letto alzandomi solo per andare in bagno o a vomitare. Anche bere un goccio d’acqua o di coca cola mi sembra una fatica disumana. Su mia insistenza Maurizio esce un’oretta in solitaria e per cena ordina del cibo in camera.

A Jaipur avremmo dovuto visitare il City Palace, l’Hawa Mahal (che abbiamo visto da fuori), lo Jantar Mantar (osservatorio astronomico ) e il Monkey Temple.

11) 24 ottobre Jaipur – Fatehpur Sikri – Agra tot 4,30 h

La giornata di oggi era stata programmata per finire di vistare Jaipur, arrivare a Fatehpur Sikri a circa 3,30 ore di strada ed giungere ad Agra che dista da Fatehpur Sikri circa 45 minuti .

Le mie condizioni sono un migliorate ma non sto ancora bene quindi arriviamo direttamente ad Agra e ci fermiamo a visitare il Forte Rosso di Agra fatto costruire dal primo sovrano Mughal. Il Red Fort è un’ imponente fortezza di colore rosso circondata dal fiume con stanze riccamente decorate ad intaglio e ampi cortili e giardini. Ci vollero 95 anni e quattro generazioni di re Moghul per arrivare a completarlo cosi come lo vediamo oggi (non per niente è dal 1983 Patrimonio dell’Umanità UNESCO). Visitiamo gli appartamenti della Principessa Rajput, l’harem, e diversi edifici dalla cui balconata si vede il Taj Mahal.

In uno di questi edifici fu imprigionato Shah Jahan, il sultano che fece costruire il Taj Mahal per la sua amata.

Io sono ancora molto debole e priva di forze: ci fermiamo nel giardino all’interno e veniamo circondati da numerosi scoiattolini abituati alla presenza umana tanto da venire a prendere da mangiare direttamente dalle nostre mani.

Per oggi puo’ bastare; devo mettermi in forza per la giornata di domani: ci facciamo portare al nostro albergo, l’Anukampa Paying Guest House (720 rupie/ 9 euro, senza colazione ), la sistemazione piu’ semplice di tutto il viaggio, una sorta di pensione gestita da un’intera famiglia, padre, madre e figli molto gentili e affabili. La nostra è una delle poche camere che hanno il bagno privato (anche se il lavandino è fuori dalla camera). Vista la mia condizione decidiamo di mangiare alla guest house dove mi preparano una sorta di minestra di lenticchie che mi assicurano aiuterà la mia guarigione. In effetti è l’unica cosa che riesco a mangiare da 3 giorni e non mi procura altra nausea.

12) 25 Ottobre Agra – Delhi

Sveglia prima dell’alba, oggi è il grande giorno: il Taj Mahal ci aspetta.

Abbiamo appuntamento con il nostro autista che ci porta in macchina fino ad un certo punto; poi si accorda con un tuk tuk che ci porterà al Taj Mahal. Il conducente ci lascia un suo biglietto da visita: dovremo chiamarlo 10 minuti prima per farci venire a riprendere.

E’ molto presto ma c’è già coda alla biglietteria ( 1.100 rupie a testa per i turisti occidentali, circa 14 euro, un costo decisamente molto elevato rispetto a quanto pagato fino ad ora) e subito dopo ci sono altre 4 code (uomini indiani, donne indiane, uomini occidentali, donne occidentali) per i controlli di sicurezza.

Finalmente entriamo e di fronte a noi, immerso in una foschia prima delle luci dell’alba, si presenta uno spettacolo mozzafiato. Nonostante le grandi aspettative e le numerose persone che già affollano il sito, siamo affascinati da tanto splendore. Il Taj Mahal è imponente e leggero nello stesso tempo, quasi sospeso nella foschia che mano a mano si dirada quando sorge il sole.

Come noto il Taj Mahal è ritenuto il più grande monumento al mondo dedicato all’amore, il simbolo di amore eterno, una delle sette meraviglie del Mondo e riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.

Shah Jahan,il quinto sovrano mughal, fece costruire questo capolavoro in memoria della sua amata seconda moglie, conosciuta con il nome Mumtaz Mahal (che in persiano significa “gioiello/eletta del palazzo”), principessa originaria della Persia.

Il mausoleo è creato in marmo bianco e i 4 minareti, alti oltre 40 metri, sporgono leggermente verso l’esterno, questo perchè in caso di crollo non possano toccare la struttura centrale.

Facciamo numerose foto da ogni angolazione; il sole sta sorgendo e i colori del Taj Mahal stanno cambiando. Entriamo all’interno del mausoleo, indossando copriscarpe di plastica, dove si trova il cenotafio di Mumtaz Mahal rigorosamente sull’asse est-ovest in direzione della Mecca.

Il luogo è magnifico e nonostante la presenza di una gran folla di gente si respira un’atmosfera magica e surreale. Rimaniamo nel sito circa due ore, ma ci saremmo rimasti volentieri tutta la giornata.

Quando usciamo veniamo assaliti dai venditori di souvenirs, facciamo l’acquisto di qualche calamita e prendiamo il tuk tuk che ci porta alla macchina dove ci aspetta Rajesh.

Sono felicissima di essere riuscita a vedere bene il Taj Mahal ma ora comincio a sentire la debolezza e stanchezza e con un ultimo tragitto di circa 3 ore arriviamo a Delhi dove lasciamo il nostro driver non prima di avergli dato la mancia consigliata dall’organizzazione. In realtà ci sembra doveroso aggiungere qualcosa di piu’ rispetto a quanto consigliato e ci rimaniamo un po’ male quando lui davanti a noi conta i soldi ma non ci ringrazia nemmeno con un sorriso. Mah! La prendiamo come un’usanza del luogo e lo salutiamo.

L’albergo dove alloggiamo è il Prime Balaji Deluxe (due notti 6.956 rupie /88 euro con colazione) scelto per la sua centralità e comodità ed è indubbiamente l’hotel piu’ lussuoso che ci siamo concessi in India.

Ci riposiamo un po’ e poi decidiamo di fare un giro in una zona dove ci sono numerosi negozi alla ricerca di un vestito indiano per la figlia di Maurizio. Vorremmo andarci in metro ma siamo un po’ incerti quindi ci lasciamo convincere da un tizio che ci consiglia di prendere un tuk tuk alla modica cifra di 20 rupie che ci dovrebbe portare in un posto dove c’è un mezzo che porta direttamente dove vogliamo arrivare. La cosa si prospetta un po’ contorta ma io sono abbastanza stanca per cercare soluzioni alternative e accettiamo.

Il tuk tuk in realta’ ci porta ad un’agenzia di servizi turistici privata che organizza escursioni programmate. Pazienza. Decidiamo allora di prendere un tuk tuk e farci portare nella via dei negozi; dopo aver contrattato per 30 rupie saliamo su un altro tuk tuk che ci lascia davanti ad un grande emporio di articoli da regalo palesemente per turisti occidentali dove al nostro arrivo ci aprono la porta e ci accolgono con mille sorrisi. Capiamo subito che non è il posto richiesto, ma mangiamo la foglia e paghiamo il conducente con una banconota da 100 rupie. Lui mi dice che non ha resto (ma che strano….) e mi invita ad entrare nell’emporio per cambiare la banconota. Io entro, sono costretta ad attraversare tutto il grande negozio in quanto la cassa si trova in fondo, cambio i soldi, esco incurante dei commessi che cercano di fermarmi, pago il tuk tuk e ce ne andiamo senza considerare il commesso che ci tiene aperta la porta invitandoci ad entrare.

Percorriamo un pezzo di strada a piedi per allontanarci dal negozio e dal tuk tuk che rimane fermo davanto all’emporio e quando siamo ad una distanza di sicurezza ci fermiamo per ragionare e capire dove ci troviamo. Mentre stiamo guardando ancora incerti la cartina ci raggiunge il conducente del tuk tuk e ci chiede a muso duro perchè non siamo entrati nel negozio, gli rispondo che non vogliamo entrare, e lui scocciato e con durezza ci chiede il perchè, io semplicemente gli rispondo con altrettanta durezza “perchè non vogliamo”. Scocciato se ne va e noi per lo meno rimane la soddisfazione di essere stati raggirati solo per metà.

Dalla cartina riusciamo a capire che il luogo dove vogliamo andare si trova a 10-15 minuti a piedi, ma prima entriamo in un negozio di tessuti che ci ispira: qui, dopo una lunga scelta, lunghe contrattazioni e svariati tentativi di venderci metà negozio, acquistiamo il vestito verde smeraldo commissionato e qualche altro regalo, salutiamo le simpatiche commesse e la manager del negozio e raggiungiamo finalmente la nostra meta. Qui gironzoliamo tra le botteghe senza fare ulteriori acquisti e alla fine scopriamo che la via non è poi cosi tanto distante dal nostro albergo che esausti, piu’ psicologicamente che fisicamente, raggiungiamo a piedi.

Io non sono ancora a posto di stomaco e decidiamo di cenare al ristorante dell’ albergo dove mi limito a mangiucchiare mezzo piatto di riso bollito mentre Maurizio si gusta la penultima cena indiana.

13) Ottobre – Delhi

Facciamo colazione in albergo, io con grande rammarico visto che il buffet offre una gran varietà di pietanze anche preparate al momento, ma io mi limito a mangiare qualcosina.

Il programma della giornata avrebbe previsto un lungo giro per la città ma io non sono ancora in forma per cui decidiamo di visitare un solo luogo: il Mausoleo di Humayun che si trova nella zona orientale di Delhi, abbastanza decentrato dove ci arriviamo prendendo due diverse linee di metropolitana e con una lunga camminata.

Prendere e vedere la metropolitana di Delhi è oramai una questione di principio viste le varie volte che ci abbiamo provato ma non ci siamo mai riusciti. Anche questa volta rischiamo di non farcela perchè c’è in programmazione una manifestazione e il trasporto pubblico è a rischio. Della metropolitana mi hanno colpito due cose: la prima è che il biglietto è una sorta di gettone e la seconda che ci sono le carrozze riservate a solo donne delimitate sulla banchina da linee rosa. Il primo tratto della metropolitana lo facciamo su carrozze separate ma attigue, poi capiamo che le donne possono andare nella carrozza degli uomini che in effetti è mista anche se le donne sono molto in minoranza.

L’ingresso della tomba di Humayun è abbastanza costoso per gli standard indiani ( 600 rupie cad, quasi 8 euro) ma è ampiamente ripagato dalla bellezza del posto. Superato l’ingresso si trovano dei bei edifici e giardini e dopo aver attraversato il parco arriviamo al maestoso mausoleo del sovrano moghul Humayun morto verso la fine del 1500. Davanti all’edificio c’è una struttura di giardini quadrilateri in stile persiano, divisi da passerelle e da canali d’acqua poco profondi. Il mausoleo di Humayun ricorda il piu’ famoso Taj Mahal che abbiamo visto il giorno precedente. L’impianto architettonico è simile e infatti sembra che gli architetti che progettarono il Tai Mahal si ispirarono alla tomba di Humayun. Un’altra analogia tra i due mausolei è che il mausoleo in marmo bianco di Agra è stato voluto da un marito innamorato della moglie perduta, mentre il mausoleo di Delhi è stato voluto da una moglie devota al marito, il sovrano moghul.

Ci riposiamo un po nel bel parco abitato da numerosi scoiattolini e per il ritorno decidiamo di prendere un tuk tuk perchè io comincio ad essere troppo stanca e debole.

Trascorriamo tutto il viaggio di ritorno cercando di evitare le insistenti richieste del conducente che ci vuole portare a tutti i costi nei negozi e ristoranti che conosce lui. Noi invece ceneremo ancora presso l’hotel dove io non mi azzardo a mangiare più di una porzione di riso lessato.

14 27 Ottobre Delhi – Malpensa

Dopo colazione il taxi messo a disposizione dall’albergo ci porta in aeroporto. La partenza è prevista per le ore 14:15 e come sempre arriviamo con un largo anticipo. In aereo ci offrono il pranzo, ultima occasione per mangiare della cucina indiana. Arriviamo a Malpensa alle 19:30, in perfetto orario. La nostra avventura indiana è finita.

I nostri sentimenti verso questo paese sono contrastanti.

Fin dall’inizio sapevamo che un viaggio in India non sarebbe stato facile: povertà e sporcizia erano messe in conto da subito, ma toccare con mano la miseria e le condizioni veramente al limite in cui vive la gente povera è molto impressionante e sconvolgente.

Sapevamo che l’India è popolata da oltre un miliardo e 200 milioni di persone ma non eravamo preparati all’enorme traffico e inquinamento atmosferico e acustico che regna sopratutto nelle grandi citta’.

Eravamo preparati alle insistenze e ai vari tentativi di piccole truffe e imbrogli che puntualmente si sono verificati, ma non eravamo pronti a vivere la sensazione di non sentirci sicuri in tante situazioni e momenti del nostro viaggio.

E soprattutto io non mi sarei mai aspettata di stare cosi male, e per tanto tempo, a causa della cosi detta sindrome del viaggiatore, nonostante le precauzioni che abbiamo avuto.

Il mio stare male ha esasperato tutti quegli aspetti negativi della nostra esperienza in India (traffico, rumori, odori, inquinamento, tentativi di truffe, continue richieste di soldi), ma devo riconoscere che l’India è un paese da visitare almeno una volta nella vita, per vedere da vicino una cultura cosi diversa da noi, per le sue religioni, i suoi colori e anche per le belle persone che comunque abbiamo avuto la fortuna di incontrare nel nostro viaggio.

Namastè.

Costi

Costi totali per due persone: euro 2.322 (euro 1.161 a persona) cosi suddivisi:

aereo: euro 862

visto + stampa in aeroporto: euro 163

noleggio macchina (compreso di vitto alloggio autista, benzina, pedaggi, parcheggi): euro 420

altri trasporti (navetta Malpensa, tuk tuk, risciò, metro): euro 52

pernottamenti: euro 301

ingressi: 145 euro

mangiare: euro 104

mance: euro 40

acquisti personali e regali: euro 235

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India del Nord



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