Da Barbados a Barbuda
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Alla fine il nostro tour si è così sviluppato: Barbados (5 notti) – Martinica (5 notti) – Santa Lucia (6 notti) – Antigua (4 notti). Si tratta di 4 isole paesaggisticamente bellissime e anche molto diverse l’una dall’altra: Barbados con le sue atmosfere reggae è un’isola relativamente pianeggiante, che ben si presta ad essere esplorata in lungo e in largo, offrendo meravigliosi paesaggi dalla tranquilla costa caraibica, all’impetuosa costa atlantica, passando per il verdeggiante centro. Martinica è un’isola dove l’ordine europeo si fonde con la musica e la cucina caraibiche, fra le quattro la più tranquilla, e pertanto privilegiata da famiglie e pensionati. Santa Lucia è un’isola aspra che richiede un certo impegno: il traffico di Castries, la scalata ai Pitons e le discese impervie alle spiagge, le strade terribili: è un’isola che mette il viaggiatore a dura prova, ma sa ricompensarlo con i paesaggi più scenografici. Antigua è l’isola delle spiagge, ognuna coi suoi colori, ma tutte ugualmente da cartolina, ma anche della gente sorridente, e le sue dimensioni ridotte consentono di esplorarla proprio tutta.
Barbados:
Partiamo il 13 gennaio da Venezia con la British Airways: la peggior compagnia di bandiera mai vista, peraltro sui voli a breve raggio non è incluso nemmeno un bicchiere d’acqua!!! Costo totale Venezia-Barbados + Antigua-Venezia, con scalo a Londra, € 570,00. All’andata lo scalo prevede anche il cambio di aeroporto, da Heathrow a Gatwick, da organizzare da sé con tanto di recupero bagagli e nuovo check-in per il volo internazionale! Lo scalo è comunque di 5 ore e questo ci da tempo in abbondanza per svolgere tutte le operazioni con gran calma. Costo del transfer £ 25,00 a persona. Al ritorno niente cambio di aeroporto, ma cercheranno di trattenere i nostri rum acquistati ad Antigua con gli ultimi dollari caraibici rimasti, nonostante siano correttamente sigillati e accompagnati da uno scontrino firmato e timbrato dal negozio. Per non lasciarglieli siamo perciò costretti ad imbarcarli in stiva in uno dei nostri bagagli a mano – e perciò uscire e rifare il check-in anche stavolta. Dopo un volo tutt’altro che tranquillo (Barbados sembra essere la meta ideale per gli operai bergamaschi in vacanza premio aziendale e per gli addii al nubilato delle 40enni, la compresenza di questi gruppi all’apparenza divergenti sullo stesso volo potrebbe rivelarsi fatale. Per fortuna qualche vodka di troppo ad una certa ha quietato gli animi festosi), atterriamo in un Paese che è chiaramente quanto di più lontano dalla Svizzera ci si possa immaginare. Due code a caso più tardi siamo finalmente fuori, alla gradevole temperatura serale di 26°C!!!
Abbiamo prenotato un appartamento a Rockley Beach, nel sud-ovest dell’isola, il taxi ci costa 34 BBD (con cambio 1BBD = € 0,42. Il cambio con USD è invece fisso 1BBD = 0,50 USD). Una rapida visita all’appartamento ci da la conferma che siamo ad anni luce dalla precisione (e pulizia, in questo caso) delle nostre parti! Ma in fondo siamo in vacanza, e la padrona di casa sarà pure un po’ strana ma ci fa un sacco ridere! Rockley Beach è una zona abbastanza turistica, ma allo stesso tempo tranquilla, ciò vuol dire che trovate facilmente ristoranti e bar per fare colazione/pranzare/cenare e negozi aperti fino alle 22:00, qualche rent-a-car qui e là, e sulla strada principale, che costeggia la spiaggia, passano i minivan collettivi e i bus di linea ogni pochi minuti, per recarsi verso la capitale, le spiagge a ovest fino a Speightstown e quelle a sud. I minivan bianchi sono una sorta di trasporto privato, dove il proprietario del minivan fa su e giù per la costa raccattando quante più persone riesce, in genere con l’aiuto di un “buttadentro”. Le fermate sono comunque più o meno le stesse dei bus di linea e anche il prezzo è lo stesso, ovvero 2BBD a viaggio. Il Gap a St. Lawrence è la zona turistica per eccellenza, e di sicuro se non vi accontentate di una cenetta e un cocktail sulla spiaggia, ma volete vedere un po’ più di gente e di movimento la sera, dovete andare lì. Il contro è che i ristoranti sono quasi tutti molto turistici e propongono per lo più prezzi alti e trovare parcheggio richiede un po’ di pazienza. Un altro appunto da fare su questa zona, quantomeno, di Barbados riguarda appunto i prezzi: se pensate di prendere la casa per cucinare voi e risparmiare qualcosina, ripensateci! Il nostro interesse a dire il vero era prendere al massimo qualcosa per la colazione o per farcire i panini da portarci al mare, ma abbiamo finito col consumare fuori tutti i nostri pasti dopo aver trovato dei supermercati onestamente poco forniti per i nostri gusti, e con prezzi folli, quali 7USD per un cartone di succo d’arancia, 7€ per qualche fetta di tacchino (per altro di qualità non eccelsa…) e anche le bottiglie d’acqua costavano 6 volte tanto quanto le paghiamo in centro storico a Venezia!!! Una cosa con cui dovrete imparare a convivere fin dal primo giorno sono le piogge improvvise: c’è chi ormai non se ne cura e rimane a prendersi tutta l’acqua finché dura; altri invece non si abituano mai e corrono ogni volta alla ricerca di un riparo. Se siete fra quest’ultimi, imparate prima a riconoscere gli alberi di mancinella ed evitate accuratamente di usarli come riparo dalla pioggia in quanto sono velenosi (o meglio: le mele che producono sono velenose, gli alberi di per sé dovrebbero provocare delle fastidiose irritazioni); e a differenza di quanto sostenuto on-line, non tutti sono segnalati da una striscia rossa sul tronco!!! Le piogge possono essere anche molto forti, ma durano in genere pochi minuti e poi torna a splendere il sereno – anche se a volte in una giornata sole e pioggia si possono alternare decine di volte, se mai vi venisse la tentazione di controllare il meteo la mattina vi verrebbe la depressione perché in genere mostra sempre brutto tempo!!!!
La spiaggia di Rockley/Accra è considerata da molti una delle più belle dell’isola ed infatti si spende volentieri qualche ora sulla sua sabbia bianca ammirando il turchese dell’acqua. Resta comunque una spiaggia molto popolare, anche per il facile accesso al piccolo centro con i suoi negozi, bar, supermercati, ristoranti. Per chi, come noi, ama un po’ di tranquillità, sul lato ovest parte il famoso boardwalk che vi porta fino ad Hastings e poi oltre, a spiagge un po’ più incontaminate, con la sabbia resa quasi rossa dai coralli frantumati; ma anche a tratti di mare più agitati man mano che si procede verso Needham Point. Altra spiaggia molto popolare è Carlisle Beach, se non altro per essere la spiaggia della capitale e quindi facilmente raggiungibile anche da chi viaggia in crociera. Ma soprattutto è una spiaggia davvero molto grande, perciò ci si può facilmente allontanare dalla folla e dalla zona attrezzata piena di lettini ed ombrelloni e sistemarsi sulla spiaggia libera più a sud (se reggete il sole, le zone di ombra naturale su queste spiagge sono davvero rare). Anche qui il contrasto tra sabbia bianca e acqua turchese è veramente impressionante, però il continuo via-vai di barche che tengono occupati i tanti visitatori, nonché il panorama delle grandi navi da crociera sullo sfondo, non ne fanno certo il luogo più idilliaco dell’isola. Senz’altro più tranquille e incontaminate sono le spiagge a nord della capitale, fra tutte la nostra preferita è stata Paynes Bay: una lunga striscia di sabbia bianca, poca gente, mare di un blu intenso sul lato nord, e acqua azzurra che sembra quasi lavata col sapone sul lato sud (che è anche la parte un pelino più ombrosa), palme scenografiche che sembrano essere state messe lì da una mano umana e, dulcis in fundo, tartarughe marine che nuotano fino quasi a riva la mattina, cavalli in passeggiata sulla riva al tramonto e granchietti che sbucano dalla sabbia durante tutto il giorno. C’è anche una piccola rivendita di bibite fresche, mentre per mangiare qualcosa dovrete tornare sulla strada. Per noi questa è la più bella spiaggia di Barbados! Ancora più a nord, Alleynes Bay è forse anche meno frequentata di Paynes Beach e ciò significa pure che gli incontri con le tartarughe sono ancora più probabili. Noi ci siamo fermati ad aspettare il tramonto, assieme solo ad un gruppo di locali, e la pace era tale che non ce ne saremmo mai andati, non fosse stato per l’ennesima pioggia tropicale!
Tornando alla costa sud, invece, ad est di Accra Beach trovate una serie di altre spiaggette balneabili, tutte raggiungibili con i minivan. Se cercate qualcosa di speciale, Rainbow Beach è una baia di dimensioni contenute, ma con delle belle palme, un bar e un’acqua meravigliosa!!! Ha anche delle belle onde e, dato che lo spazio sulla spiaggia è piuttosto ridotto, attenzione a borse ed asciugamani! La spiaggia immediatamente successiva, Dover Beach, ne è incredibilmente l’esatto contrario: una grande spiaggia, con molti più servizi e anche molto più frequentata. I bar sulla spiaggia all’happy hour propongono la formula 2×1! Dalla stessa “fermata” di Dover Beach si arriva anche a Turtle Beach, altra bellissima spiaggia che ospita 3 resort, uno di fila all’altro, quindi poca ombra e poco spazio per chi non è ospite. Per di più anche i bar sono di proprietà dei resort e non sembrano essere aperti al resto del pubblico, o almeno questa è l’impressione che ci hanno dato i tanti cartelli di divieto di “trespassing” un po’ ovunque! Per raggiungere le spiagge del sud-est ed est è preferibile noleggiare l’auto piuttosto che affidarsi ai mezzi pubblici, o al massimo visitarle con un gruppo organizzato. Noi abbiamo scelto di noleggiare un piccolo fuoristrada con Top Rental Car per 215BBD per una giornata. Prima meta Crane Beach, una spiaggia spettacolare che offre vari punti panoramici per ammirarne la bellezza anche dall’alto, da dove forse rende ancora di più. La parte est è attrezzata, la parte ovest offre degli spazi liberi, ma poca ombra o nulla. Da qui parte anche un breve sentiero accostato alla scogliera da cui si gode appunto di un bellissimo panorama. Le onde sono forti, ma si può ancora fare il bagno. Un po’ più agitato il mare a Bottom Bay, che però è ancora più scenografica, tutta circondata com’è da alte scogliere a picco sulla spiaggia e sul mare. Quando arriviamo siamo da soli e la spiaggia si riempie giusto un po’ nel tempo che vi facciamo sosta. Qui ci sono meno lettini, ma più ombra naturale e addirittura una grotta. Non si può parlare esattamente di spiagge servite, ma i locali che gestiscono il parcheggio vi tagliano volentieri qualche cocco fresco da cui bere. Attraverso stradine strette che si inerpicano verso nord, con poche indicazioni qua e là, arriviamo a Bathsheba, famosa per le sue caratteristiche formazioni rocciose che sembrano stare in equilibrio precario nell’acqua. Qui la balneazione è impossibile, mentre si può passeggiare lungo la riva per osservare questo bellissimo panorama da tutte le angolazioni possibili. L’interno dell’isola è una serie continua di alture verdeggianti dove i cavalli pascolano su prati che sembrano di velluto e ogni tanto un cane o una famiglia di caprette ti attraversa la strada nel mezzo di un paesino tranquillo e assonnato. Passare da una parte all’altra dell’isola attraverso queste colline è piacevole e rilassante e, senza quasi accorgertene passi come per magia dalla burrascosa costa est, al tranquillo mare blu della costa ovest.
Martinica:
Incalzati dalla proprietaria di casa e dal tassista che ci verrà a prendere, che ne sanno a palate (…), ci rechiamo all’aeroporto per il nostro volo verso Martinica con ben tre ore di anticipo. Serve che ve lo dica che l’aeroporto è un buco e che il check-in non apre se non due ore prima del volo?!? E per altro non siamo nemmeno in tanti a prendere un volo per la Martinica, tant’è che il gate segnato sulla carta d’imbarco, l’8, nemmeno esiste. Se prendete un volo locale vi succederà probabilmente la stessa cosa: dal gate 1 si passa direttamente al 9, da dove tutti quelli che devono recarsi ai gate dal 2 all’8 vengono effettivamente imbarcati; non esistono annunci con l’altoparlante, ma cenni della testa da parte del personale che sa già benissimo chi siete (se non altro perché li avrete già assillati tutti più volte con le vostre domande su cosa fare e dove andare dopo aver scoperto che la saletta del gate 9 sta tutta lì!). Noi abbiamo viaggiato con AirAntilles (€ 107,00/pax) e abbiamo anche avuto l’onore di essere accolti sulla pista direttamente dal capitano, che era anche colui che si occupava dei bagagli in stiva e occasionalmente sventola le bandierine per i colleghi, e poi a bordo i nostri posti numerati si sono trasformati magicamente in “sedetevi un po’ dove vi pare che tanto i numeri qui hanno una valenza tutta loro”. Il volo comunque è comodo e rapidissimo, per la gioia dell’unica hostess, e in 45 minuti dall’antitesi-della-Svizzera ci ritroviamo di nuovo in Europa. Ma con 31°C. All’aeroporto di Fort de France ci sta aspettando la referente di Tropical Location, rent-a-car che consigliamo senza riserve per la cortesia, l’ottima condizione dell’auto e, non da ultimo il prezzo di € 224,00 per 6 giorni di noleggio.
Che la Martinica sia un’isola europea ce ne rendiamo subito conto: le strade principali sono ben asfaltate, ben illuminate, le indicazioni presenti e non vige la regola del parcheggio selvaggio ai lati delle strade come nelle altre isole!!! La nostra casa si trova ad un chilometro dal centro della cittadina di Sainte-Luce, ed affaccia direttamente sul mare e sulle montagne che fanno da sfondo. Sainte-Luce è un piccolo centro con panifici da cui ogni mattina escono i villeggianti francesi con la baguette sotto braccio; piccoli negozietti di tabacchi e souvenir; una serie di ristorantini sulla spiaggia che a volte sono meta di band locali che improvvisano concerti dal vivo su ritmi caraibici. Insomma un piccolo centro, tranquillo ma vivo, dotato di tutto ciò che vi può servire durante la vacanza e comodo alle spiagge del sud. Anche fuori del centro vero e proprio trovate ristorantini, anche sulla spiaggia! Il problema con la Martinica è stato che le guide on-line presentavano dei luoghi con parole fantastiche quanto fantasiose e spesso la realtà era un tantino diversa. Così ecco che il primo giorno puntiamo sicuri su Pointe Borgnèse, sulla strada che da Saint-Luce si dirige verso Marin, “un vero e proprio acquario naturale”, in quanto la sua barriera corallina “è una delle meglio conservate di tutti i Caraibi”. Dopo aver lasciato l’auto in un piccolo parcheggio e rischiato le caviglie in una discesa ripida e sconnessa, sbuchiamo in una caletta quasi deserta, visto che non è da tutti trovarla e poi raggiungerla senza contusioni! Ombra ce n’è e palme anche, ma nessun servizio ovviamente; l’acqua è di uno splendido verde acqua e noi felicissimi ci mettiamo la maschera per esplorare i ricchi fondali. Dopo un bel po’ di esplorazione finalmente trovo un gruppo di rocce con tre pescetti in croce e nel chiamare il mio ragazzo naturalmente attiro l’attenzione di tutti gli altri presenti che ugualmente cercano dei segnali di vita marina da un po’ di tempo e corrono tutti lì con l’unico effetto di spaventare le tre povere creature che si dileguano alla velocità della luce. La nostra sosta a Pointe Borgnèse non dura perciò moltissimo, ma ci regala una bella spina nel mio piede, che si farà ricordare per bene per le due settimane successive. Quindi, nonostante la “spiaggia di sabbia fine”, le scarpette da scoglio sono raccomandate!
Ripieghiamo allora su Anse des Salines, “la più bella spiaggia della Martinica ed una delle più belle di tutti i Caraibi”. Si tratta di una grande mezzaluna di sabbia bianca, con striature nere e orlata di palme e nel suo insieme è davvero bella. Peccato che sia stracarica di gente scesa dalle crociere (quasi tutti italiani, almeno quel giorno), accampata in ogni angolo con provviste di ogni tipo e che passa le ore al cellulare, approfittando della giornata in zona europea (lo dico pure con un pizzico d’invidia visto che io sono partita con la Wind che invece anche in Europa mi fa pagare 5€ al minuto, li mortacci…). Anche se non è esattamente il genere di paesaggio “che ci fa pensare all’Eden, ad Adamo ed Eva”, né tanto meno che “ci fa dire che laddove la mano dell’uomo non è arrivata, il nostro piccolo pianeta blu rimane una meraviglia”, questa spiaggia ben si presta a qualche foto e la nostra giornata scorre piacevolmente fra bagni e sole. Se siete in crociera e decidete anche voi di fare il vostro scalo in questa spiaggia, non sottovalutate il traffico al ritorno! Dal parcheggio trovate anche l’ingresso al Trace des Caps, un sentiero che si snoda lungo la costa della penisola di Sant’Anna, passando dalle tranquille spiagge caraibiche a quelle più violente dell’oceano. Attenzione alla carenza di alberi lungo il sentiero! Noi ci spingiamo fino a Cap Macré, attirati dalla promettente “magnifica vista su una bella lingua di sabbia bianca splendente” con le sue “acque generalmente calme dai colori semplicemente sensazionali”. Ecco: questa senz’altro vince il premio come miglior descrizione fantasiosa. L’unica cosa che sembra reale è che “non è facilmente accessibile”, ma ciò non significa assolutamente che “il paradiso te lo devi meritare”! Dopo un sentiero (ma non troppo, è che non saprei come definirlo) dissestato e contornato dai cactus, da affrontare solo con scarpe chiuse, arriviamo ad una spiaggia ricoperta di alghe, per cui il colore resta un mistero, ma di sicuro il mare non è adatto alla balneazione! In cambio, tornare indietro in auto, attraverso le strette e ripide stradine piene di tornanti e dossi, ci regala una serie di impareggiabili panorami verdi.
Quella che secondo noi è davvero la più bella spiaggia della Martinica, si trova all’inizio della penisola di Sant’Anna, Pointe Marin: una lunga spiaggia di sabbia bianca ed acqua cristallina, con tanto spazio per tutti. Un lato della spiaggia è occupato dal Club Med, la cui passerella sembra venir fuori direttamente da un catalogo sulle Maldive! Dal lato opposto rispetto alla penisola di Sant’Anna, un’altra penisola comprende spiagge totalmente diverse fra di loro. Bella lunga la spiaggia di Le Diamant, ed orlata di palme che ci regalano pure un bel cocco fresco (ovvero: non fidatevi dell’ombra delle palme! Fra l’altro: ma come fanno ad aprire i cocchi con tanta facilità?!? La nostra cucina sembrava una segheria dopo l’operazione!!!), bella soprattutto per la vista dello scoglio di Le Diamant, che si può ammirare ancora meglio dal pontile dei pescatori. Avventurandosi lungo le coste della penisola, attraverso strade che si inerpicano nel verde, è d’obbligo una sosta al Memorial de l’Anse Cafard, che tanto vi attirerà comunque per lo splendido panorama di cui si gode da lì. Purtroppo la storia del luogo è invece molto triste, il pensiero di un posto tanto ameno e tanto importante allo stesso tempo vi tratterrà qui un pochino più a lungo di quanto avreste immaginato. Poco più avanti trovate anche un punto panoramico proprio di fronte alla famosa Roccia di Le Diamant. Di Anses d’Arlet non si può dire altro se non che si tratta forse di uno dei luoghi più idilliaci dell’isola, purtroppo la spiaggia è di nuovo molto ristretta e praticamente senza ombra, nonostante questo è veramente affollata e anche nei giorni feriali trovare parcheggio è un’impresa. La domenica addirittura abbiamo trovato la strada per la spiaggia chiusa al traffico! Comunque qualche foto dal pontile con la bellissima chiesetta sul mare non ve la negherà nessuno. Più a nord si trovano le “gemelle diverse”, Anse Noire e Anse Dufour, due piccole spiaggette separate solo da uno stretto promontorio eppure totalmente diverse l’una dall’altra. La vista dall’alto del promontorio è bellissima! 136 scalini vi portano all’Anse Noire, chiamata così per la sabbia nera, ma veramente nera! Si tratta di una spiaggia “selvaggia” che “offre ombra generosa”; per noi questo si traduce in una spiaggia poco curata, dove risulta difficile rilassarsi a causa dei tanti sassi e delle radici degli alberi (oltre ai locali che la fanno da padroni con grigliate e spinelli in gran quantità) e anche i “bellissimi fondali marini” per noi restano una leggenda, visto che l’acqua non è molto dissimile a quella dell’alto Adriatico, quindi è già un impresa vedere a qualche centimetro dalla superficie dell’acqua! Anse Dufour è invece decisamente più piacevole, con una bella acqua chiara, calda e, questa sì, piena di pesci, ed una piccola spiaggia dorata orlata dalle immancabili palme. C’è anche un bar.
Fra le due penisole c’è tutta la costa sud, ovvero un alternarsi di spiagge e calette, collegate fra di loro anche da un sentiero da fare facilmente a piedi e per lo più ombreggiato. Quasi ogni spiaggetta ha il suo ristorante e/o bar, che però spesso e volentieri risultano chiusi o al completo, per cui è consigliabile partire con un pranzo al sacco! Anse Figuier è una piccola baia molto apprezzata dai locali, lo spazio non è molto e se siete in auto, attenzione al parcheggio che metterà a dura prova l’integrità di qualsiasi tipo di auto! Gros Raisin è probabilmente la più spaziosa e sono disponibili anche lettini da noleggiare. Anse Pont Café offre l’ombra degli alberi (ma attenzione sempre alla mancinella!!!) e svariate possibilità di sport acquatici, dato che è in pratica la spiaggia – ma non esclusiva – del residence Pierre et Vacances. Di questa serie di spiaggette, la nostra preferita è stata Fond Banane, un po’ più selvaggia, con la solita sabbia bianca e l’acqua chiara. Al nord dell’isola ci volevamo recare per una escursione al Canal de Beauregard, per fortuna abbiamo scoperto prima di metterci in viaggio che per qualche motivo sarebbe stato chiuso per alcuni mesi: informatevi sempre bene prima di muovervi che ciò che cercate effettivamente esista/sia aperto/funzioni/ etc. Le guide per la Martinica NON sono affidabili!
Santa Lucia:
Dalla Martinica ci spostiamo su Santa Lucia in traghetto (Express-des-Iles; € 69/pax), mezzo che sembra scelto molto più dai locali che dai turisti. I primi si riconoscono soprattutto perché si imbarcano con decine di scatoloni e borse della spesa a testa per evitare di pagare il prezzo del bagaglio da stiva; gli ultimi vengono facilmente riconosciuti dal personale del porto (e non solo per la pelle bianca, che, ebbene sì, a volte su alcune di queste isole è una discriminante) che non manca di controllarne i bagagli con molto rigore: a me lo stesso bagaglio l’hanno fatto aprire ben tre volte all’interno dello stesso terminal, che peraltro non è molto grande…! Dopo un’ora e mezza di viaggio col mare agitato, gente che urla da una parte all’altra della barca e piedi appoggiati su qualsiasi sedile, arriviamo a Castries, dove quasi scoppia una rivoluzione quando annunciano che le pratiche di immigrazione si faranno a bordo invece che a terra! Un’oretta più tardi riusciamo ad uscire da questo caos e recuperiamo le nostre valigie in quello che ha l’aria di essere una sorta di magazzino abbandonato, per poi incastrarci nuovamente nel traffico dell’ora di punta della capitale. Ci vorrà un’ulteriore ora per arrivare alla nostra casa in un paesino chiamato Monchy. L’isola di Santa Lucia si caratterizza per un territorio montuoso che degrada non troppo dolcemente sulle coste, il simbolo di quest’isola infatti sono i Pitons, due picchi che si fronteggiano sul bordo del mare. Per quanto l’isola possa sembrare piccola, percorrerla da nord a sud richiede delle ore, per cui nella scelta dell’alloggio vi consiglio:
– di fare attenzione all’aeroporto dal quale arriverete e/o partirete: il tragitto dal piccolo aeroporto di Castries all’aeroporto internazionale di Hewanorra, nel sud dell’isola, richiederà facilmente 3-4 ore!
– di scegliere un alloggio vicino alla costa e non troppo interno. Le salite troppo ripide, i tornanti, le strade troppo strette, le condizioni delle strade di per sé, la scarsa illuminazione di notte, la scarsa segnaletica, gli animali randagi per le strade, … tutte queste cose fanno sì che i “due chilometri che vi separano dal centro” siano un percorso arduo ed eterno! Scegliere un paesino all’interno, inoltre, vuol dire che se avete intenzione di spostarvi con i mezzi pubblici, dovrete cambiarne più d’uno per arrivare a destinazione (costo per tratta 1,50 EC$. 1EC$ = 0,30 EUR).
Personalmente, inoltre, non starei nella capitale che, per quanto offra maggiori servizi e scelta in termini di ristoranti/agenzie/trasporti, risulta spesso troppo caotica e soprattutto trafficata per i miei gusti. Noi abbiamo scelto Rodney Bay, nel nord-ovest dell’isola, un piccolo centro turistico, e quindi con una buona scelta di ristoranti (molti fast-food), bar, supermercati, banche, negozi di souvenir, vicino ad alcune delle attrazioni principali dell’isola e decisamente più tranquillo rispetto alla capitale, da cui dista un quarto d’ora d’auto. Poi, come detto poc’anzi, ci siamo ritrovati in una location differente, sulle montagne retrostanti Rodney Bay, dove davvero non c’è nulla, se non posti poco invitanti frequentati a malapena dai locali che abitano in zona. Una bella alternativa alle spiagge, che abbiamo visitato finora, ci è offerta da Pigeon Island (ingresso 43EC$), un promontorio che, dopo aver servito da base per i pirati francesi, venne utilizzato per quasi tre secoli come fortezza militare alternativamente da inglesi, francesi e ribelli locali. Oggi si tratta di un posto ricco di fascino e storia, dove il verde si mescola con gli edifici conservatisi più o meno bene, come le baracche dei soldati, con le finestre aperte sull’oceano; o il forte in cima alla collina, con i suoi cannoni ancora puntati sul mare e verso la Martinica, che si intravede nei giorni di bel tempo. Le salite, per quanto richiedano un po’ di fiato, sono alla portata di tutti, a meno che non si decida di visitare il sito in costume ed infradito come vediamo fare a diversi visitatori – presumibilmente quelli che poi postano i loro commenti scoraggiando chi non è in perfetta forma fisica ad affrontare una visita a questo meraviglioso luogo. C’è anche da dire che i panorami da cui si gode dall’alto valgono ben più dello sforzo fatto per arrivarci! Sul sito si trovano anche diversi ristoranti a tema e due piccole spiaggette tranquille (5 US$ per lo sdraio) e anche se la chiusura ufficialmente è alle 17:00, in realtà nemmeno dopo le 18:00 il sito accenna a chiudere – forse per via dei molti concerti ed eventi che vi si organizzano la sera. Si può parcheggiare liberamente fuori del sito, dove c’è anche una spiaggia pubblica di sabbia chiara (Causeway Beach).
Però la più bella spiaggia del nord-ovest dell’isola secondo noi è Reduit Beach, una spiaggia di sabbia chiara e acqua cristallina, purtroppo non molto grande e pure occupata da due resort con i loro ristoranti. Si parcheggia tranquillamente appena fuori della spiaggia, ma evitate di lasciare l’auto sotto gli alberi, per quanto la loro ombra possa sembrarvi invitante, o la ritroverete ricoperta da più strati di ricordi dei volatili che evidentemente ne occupano i rami! Per il week end è preferibile scegliere una spiaggia più grande o meno frequentata: entrambe caratteristiche di Choc Beach, una lunga spiaggia di sabbia chiara, generosamente ombreggiata, senza alcun servizio, che si trova alle porte di Castries. Al momento della nostra visita domenicale c’era solo qualche locale, forse perché è difficile per i turisti trovare un accesso pubblico, forse perché l’acqua è più agitata e decisamente meno limpida che in altre zone, forse anche perché per un periodo sembra che ci sia stato qualche furto ai danni dei turisti che la frequentavano. Paradossalmente noi proprio qui abbiamo incontrato gli unici locali gentili (esclusi quelli che lavorano nei ristoranti/bar/banche/etc, che sono stati quasi sempre super educati e cortesi), che si sono fermati a chiacchierare con noi, augurandosi pure che ci portassimo a casa un bel ricordo dell’isola e della sua gente. Purtroppo per loro, l’impressione che noi abbiamo portato a casa di Santa Lucia è invece quella di un’isola molto bella paesaggisticamente, anche se ostica strutturalmente, ma abitata da persone razziste e spesso sopra le righe, e poco inclini all’amore e al rispetto, che sia verso gli esseri umani, gli animali o la natura. E’ forse l’unica meta dei nostri viaggi a cui non abbiamo voglia di far ritorno! Altro appunto sulla domenica: la maggior parte dei ristoranti rimane chiusa!
Le spiagge più belle comunque si trovano all’altezza dei Pitons (ad un paio d’ore d’auto da Rodney Beach, considerati anche i pit-stop per le foto panoramiche!), ed una delle più celebrate è Sugar Beach, dal nome del resort che vi sorge, o Anse des Pitons. Ma non vi preoccupate del resort: l’accesso è libero! Sì, libero se avete la pelle nera, o se avete voglia di pagare 50 US$ a testa per accedervi con l’auto o farvi trasportare dal loro shuttle. Altrimenti per i più impavidi l’auto si può lasciare fuori dal resort e farsi 15 minuti a piedi, tutti in discesa all’andata e ovviamente tutti in salita al ritorno, nessuna eccezione, nemmeno per una donna gravida e azzoppata (ricordate la spina nel piede della Martinica?!?). Ma niente paura, noi ce li siamo fatti tutti, approfittando delle frequenti pause sulla via del ritorno per fotografare il verde lussureggiante intorno a noi e non disdegnando dei nostri saluti e sorrisi neppure uno dei taxi e minivan che ci superava lungo la strada. Molto meglio arrivarci con un’escursione in barca, comunque!
La fatica è ricompensata da un luogo incantevole: l’acqua sembra quella di una piscina, i Pitons svettano ai lati della spiaggia, il verde intenso del piccolo Piton si rispecchia nell’acqua, una distesa calma, punteggiata di barche. Il lato est è segnalato come riserva marina, e infatti è il punto migliore per fare snorkeling, anche se paradossalmente questo stesso punto è un’area dove viene data priorità alla pesca?!? Probabilmente per rifornire i ristoranti che affacciano su questo piccolo paradiso, dove i prezzi per i piatti più leggeri partono da almeno 20 US$ (escluse tasse e mancia). L’ombra è poca, ma pochi sono anche i visitatori. E poi a Santa Lucia piove tutti i giorni più volte al giorno, quindi vorrete godervi il sole quando c’è, per quanto forte possa essere!
Altra bellissima spiaggia in zona è Anse Chastanet, e anche qui l’accesso alla spiaggia passa obbligatoriamente per un resort, il Jade Mountain, ma in questo caso la camminata per raggiungere la spiaggia dal parcheggio pubblico è solo di un paio di minuti e totalmente sul piano! Diversa la storia per ciò che riguarda la strada sterrata che dalla principale porta al resort, e che si imbocca appena prima di entrare nel centro di Soufrière: ma questi che pagano 1000€ a notte per poi trovarsi sbattacchiati a bordo di una jeep su una strada tutta buche ogni volta che devono arrivare o lasciare il resort sono contenti?!? Gli scorci panoramici lungo la strada, comunque, valgono tranquillamente tutti gli ammortizzatori della vostra auto che ci lascerete. La spiaggia di Anse Chastanet è una di quelle di sabbia nera, ma l’acqua è trasparente, bellissima. È definito il miglior posto per lo snorkeling a Santa Lucia, e infatti arrivano e partono barche in continuazione. L’aeroporto di Castries dovrebbe, a ragion veduta, essere annoverato fra gli aeroporti più piccoli del mondo, o quantomeno fra quelli più strani. Si tratta di qualche sedia sistemata sotto una tettoia, uno schermo che annuncia i voli del giorno – quattro in arrivo e quattro in partenza per tutta la giornata – ma c’è anche un caffè, una banca e ben 4 rent-a-car!!! E’ proibito fare foto o usare cellulari una volta che si entra in pista, accompagnati in fila indiana da una hostess come se si partisse per una gita delle elementari, ma il lato social non manca del tutto, visto che poi, arrivati all’aereo, ci si incontra e saluta con chi da quell’aereo sta scendendo; sarà per questo che ci controllano i biglietti ogni 4 passi?!? Ma la cosa migliore resta senz’altro il decollo proprio a fianco del cimitero, al momento del nostro c’era pure una nuova area in costruzione, così per rendere il tutto un po’ più rassicurante!
Antigua:
In un’oretta di volo da Santa Lucia si arriva ad Antigua, un’isola questa di dimensioni contenute ma, come si dice, con 365 spiagge, una per ogni giorno dell’anno. Non a caso le targhe delle auto riportano la scritta “land of sea and sun”. La nostra casa si trova sulle colline retrostanti Dickenson Bay e con un bellissimo panorama sulla baia e il suo mare blu e turchese. La capitale St. John’s si raggiunge in pochi minuti d’auto e qui si trovano la maggior parte dei ristoranti e negozi; lungo la strada si trovano comunque banche, negozi e supermercati, addirittura un supermercato ”epicurean”. Se però preferite un centro che abbia un po’ di vita notturna, allora meglio ripiegare sulla zona di English Harbour. La spiaggia di Dickenson Bay è piuttosto lunga ma quasi interamente occupata dal resort Sandals, oltre a qualche bar e negozietti di souvenir. È senz’altro una delle spiagge più turistiche dell’isola, ma questo non toglie nulla alla sua bellezza. Altra spiaggia turistica ma non per questo senza fascino è Jolly Harbour, enorme spiaggia di soffice sabbia bianca, attrezzata con lettini e piena di bar con dj-set anche in pieno giorno, campi di pallavolo, e bellissime ville direttamente sulla spiaggia, ma c’è anche ampio spazio per chi preferisce la spiaggia libera. Una delle zone più belle dell’isola è quella denominata Five Islands, ad ovest, una sorta di penisola, che è un susseguirsi di spiagge meravigliose, ma purtroppo non tutte accessibili. Deep Bay è una bellissima spiaggia di sabbia bianca ed acqua azzurra, anche se non limpidissima, ma è praticamente deserta, fatta eccezione per qualche barca delle escursioni di gruppo, che però rimangono per poco tempo. Dietro la spiaggia si trova una collinetta con sulla cima un forte, Fort Barrington, raggiungibile con un sentiero ben segnato, a patto di avere le giuste calzature, e da cui si gode di un bel panorama sulla baia. Hawksbill ha invece una spiaggia piuttosto stretta, ma con una bellissima acqua blu. Anche questa poco frequentata. Galley Bay richiede un po’ di pazienza per accedervi, in quanto è occupata da un resort che tenta di scoraggiare i visitatori ad accedere alla spiaggia, sostenendo che c’è un’altra entrata pubblica (che è invece chiusa da un cancello). Se riuscite a convincere la guardia che non avete alcuna intenzione di approfittare delle strutture riservate agli ospiti del resort, sarete ricompensati da una baia di sabbia bianca e acqua turchese che si fa via via più blu.
Appena più a sud di Five Islands si trova un’altra piccola penisola, occupata da un altro resort esclusivo e dalla sua spiaggia, Hermitage Bay. Anche qui cercheranno di scoraggiarvi ad entrare, meglio quindi evitare del tutto le guardie, arrivando direttamente davanti al cancello del resort; lì, a sinistra, noterete una stradina sterrata che porta alla spiaggia e annesso parcheggio. La spiaggia è veramente meravigliosa, piuttosto grande e poco frequentata e piena di conchiglie!!! Proseguendo ancora verso sud, Valley Bay potrebbe tranquillamente arrogarsi il titolo di spiaggia più bella dell’isola, con la sua acqua praticamente bianca, la spiaggia ombreggiata da una ricca vegetazione e la baia racchiusa fra delle alture che rendono il paesaggio una cartolina. Ovviamente questo rende il luogo anche piuttosto affollato (nel nostro caso specificamente da croceristi italiani – quindi nessun problema a trovare parcheggio direttamente in spiaggia, dato che questi si muovono in taxi), soprattutto contando che la spiaggia è molto stretta. Più grande e più tranquilla Ffrye’s Beach, e dall’alto del bar Denni’s si gode di una belissima vista sulla spiaggia di sabbia bianca e sul mare azzurro. Anche Darckwood Beach si conferma una meraviglia e anche se è vero che è molto vicina alla strada, il suono delle onde (piuttosto forti, in pochi secondi ti ritrovi in Normandia!) sovrasta decisamente quello delle auto. E poi l’acqua qui è di un blu accecante, chi ci pensa alle auto e alla strada?!?
Per quanto riguarda la costa sud, troviamo segnalata a più riprese Carlisle Bay. Per accedervi non è affatto necessario affrontare il custode del resort, da molti descritto quantomeno burbero; ad un certo punto Fig Tree Drive fa una grande curva a gomito e lì si trova l’accesso alla spiaggia, che in realtà è meno scenica delle altre e forse per questo non c’è praticamente nessuno. L’acqua è molto calma, quindi l’ideale se si viaggia con bambini, e le montagne intorno fanno comunque da sfondo di tutto rispetto per le foto. Sulla costa est Halfmoon Bay è una lunga spiaggia a forma appunto di mezza luna. Il mare è molto mosso, ma divertente per chi sa nuotare. In linea di massima cerchiamo di tenerci lontani dalle attrazioni che sfruttano gli animali, però Stingray City ci è sembrato molto carino (50 US$ a persona) e in pochi altri posti si ha l’occasione di nuotare con le razze in modo del tutto sicuro. Con un’imbarcazione ci si spinge un po’ al largo in una zona dove le razze sanno per abitudine che arriverà loro da mangiare, per cui si precipitano a mucchi, pur essendo totalmente libere. Dopo aver mangiato rimangono sul posto a strofinarsi un po’ fra le gambe dei presenti e a farsi fare qualche foto, il tutto durerà una mezz’ora e al ritorno si può comprare la foto per 15US$. Solo al ritorno ci siamo resi conto che, invece, sulla proprietà ci sono sì degli animali in gabbia che hanno un’aria non certo felice (anche perché non tutti i visitatori sanno comportarsi in maniera rispettosa verso di loro) e per questo vorrei raccomandare questa attrazione solo se e quando non ci siano più animali in cattività.
A nord ci incuriosisce Jabberwock, descritta da alcuni come “incontaminata”, “bellissima spiaggia”… In realtà di spiaggia non ce n’è proprio, impossibile trovare un tratto di sabbia per sedersi, non parliamo di stendersi!!! Ha comunque un suo fascino, per cui se siete di passaggio vale la pena fermarsi per una foto, ma non vi consiglierei di venire qui apposta per questa spiaggia. Il nostro viaggio avrebbe dovuto concludersi a Barbuda, ma purtroppo quest’isola è stata praticamente spazzata via dall’uragano Irma e, al 2018, le uniche persone ammesse sull’isola sono i residenti, che però sono stati evacuati ad Antigua, e i giornalisti. Noi però sappiamo che queste isole, oltre ad essere assolutamente meravigliose, caratterizzate da un clima invidiabile – almeno in inverno! – abitate da gente ospitale e con una cucina e dei liquori eccellenti, sanno anche riprendersi in fretta da eventi catastrofici quali sono gli uragani che colpiscono queste zone ogni anno fra agosto e ottobre. Nella speranza che anche questo terribile uragano diventi presto solo un brutto ricordo e che anche Barbuda possa tornare ad accogliere i suoi abitanti e i turisti, noi siamo già pronti a pensare ad un nuovo tour alle Antille.