Malta, Gozo e Comino
Partenza alle 10.30 con volo Ryanair da Bologna per La Valletta dove atterriamo alle 12.15, come accoglienza temperatura mite ma cielo nuvoloso. Ci siamo organizzati un po’ per gioco, Paso, mio marito, io, mia madre e il suo compagno. Vediamo come va l’esperimento di generazioni a confronto in viaggio!
Nel percorso obbligato di uscita dal piccolo aeroporto ci fermiamo innanzitutto nel primo noleggio auto che incontriamo, la società Sixt, e affittiamo un auto. L’addetto non ci dà molta scelta: un’Aygo, ok? …. ok. Col senno di poi, a parte gli spazi minuscoli che ci costringono a strizzarci sopra con le valigie (e per fortuna che avevamo solo due valigie grandi e due bagagli a mano), capiamo perché: le strade sono molto piccole e piuttosto trafficate, con una minimacchina ce la caviamo un po’ meglio, anche se sulle salite slitta di brutto tanto che è leggera (e piuttosto scassata, ma per una settimana va più che bene).
Usciamo dal parcheggio e l’impatto con la guida a sinistra è un po’ strano, ma Paso se la cava egregiamente e, seguendo scrupolosamente le indicazioni del navigatore portatile affittato assieme all’auto (indispensabile), attraversiamo l’isola a un primo impatto un po’ sporca e confusionaria. Poi man mano che ci allontaniamo dal caos cittadino, le cose migliorano e riusciamo ad orientarci meglio e a goderci anche un po’ di paesaggio. Ci dirigiamo verso nord-ovest, passando accanto a indicazioni di luoghi letti sulla guida che visiteremo nei prossimi giorni, e giungiamo sulla costa nord dove con facilità troviamo la strada che ci porta al Ramla Bay Resort, nella penisola di Marfa e… capiamo il perché di un’offerta così vantaggiosa come quella che abbiamo acquistato per venire qui. Pare che tutti gli alberghi della zona stiano facendo lavori di ampliamento contemporaneamente, ovunque è un cantiere, non c’è nessun paesello o anche un semplice lungomare dove fare una passeggiata. E dell’”unica grande spiaggia di sabbia dell’isola” declamata dall’impiegata dell’agenzia troviamo solo un budello di pochi metri quadrati completamente colonizzato dal resort, che in questa stagione non ha ancora allestito nulla all’esterno. Non posso dire che ci avesse detto una bugia: in effetti il resort ha diversi ristoranti, bar, la piscina… solo che sono ancora tutti chiusi. È in funzione solo il bar interno e il buffet nella sala ristorante. Va bè, non è un problema, però poteva essere più chiara. Comunque abbiamo la nostra auto e ci sposteremo senza problemi, solo che il sentore che subito abbiamo è che la vacanza che doveva essere un po’ di visita e un po’ di riposo, in realtà di riposo avrà ben poco dato che nei dintorni non ci sono posti dove riposarsi… L’hotel però è bello, nulla da dire, molto grande e molto industriale. Infatti, dopo una fredda accoglienza alla reception tipica delle grandi strutture in cui tutto è perfettamente funzionale e organizzato ma il rapporto umano praticamente non esiste, appoggiamo le valigie in camera e andiamo a mangiare qualcosa di veloce al bar perché il self service è già chiuso. Tutto è bello e pulito, c’è anche una SPA che non vediamo l’ora di provare, e l’area esterna nel periodo estivo deve essere molto accogliente e rigogliosa. Solo ora, purtroppo, è un po’ spoglia. Fanno tutti finta di non capire una parola di italiano e ci sembra un po’ scortese, del resto siamo a Malta, mica a Katmandu. Ci sta che non tutti parlino l’italiano, ma se ti chiedo l’ora e tu fai finta di non capire e mi dici “in English, please” mi sembra di essere tornata davanti alla professoressa di inglese delle scuole medie.
Pranziamo dignitosamente, esploriamo un pochino il resort e andiamo in camera per una doccia e un po’ di riposo. Verso le 18 usciamo di nuovo e come primo giorno decidiamo solo di esplorare i dintorni. Quindi ci dirigiamo verso nord-est, lungo l’unica strada della penisola di Marfa. Entrando in tutte le stradine secondarie che incontriamo sulla sinistra dove troviamo solo casette di villeggiatura basse e chiare quasi tutte ancora chiuse. Nulla a che vedere con l’incanto del bianco delle isolette greche, ma comunque particolari. I locali sono chiusi. C’è qualche anima che si gode i primi week end che preannunciano l’estate in un clima di relax, i bambini che giocano per strada e strade dissestate su cui la nostra Aygo arranca un po’ a fatica, anche perché ha le sospensioni che cigolano e durante il tragitto ops… ci vola via anche il tergicristallo! Torniamo indietro a raccoglierlo e proviamo a rimontarlo ma si è spezzato. Cogliamo quindi l’occasione per dare un’occhiata più approfondita alla nostra microauto e, in effetti, anche i cerchioni sono tutti rigati e legati con delle fascette da elettricista.
Giriamo pian pianino per tutte le stradine controllati a vista dalla Red Tower che troneggia sull’altopiano della penisola, senza trovare nulla di interessante. La White Tower non è raggiungibile, l’accesso è bloccato da una sbarra perché pericolante. Parcheggiamo in fondo dove c’è la statua della Madonna e una piccola e graziosa cappella. Facciamo quattro passi nei dintorni dove alcuni sentieri si snodano nel verde della macchia mediterranea e dove molti maltesi si addentrano con le auto per fare pic nic nella natura. Si sente anche musica. Esploriamo alcuni sentieri e le rocce delle scogliere a picco nella punta nord-est della penisola (in alcuni punti ci sono delle crepe abbastanza profonde, che nei prossimi decenni cederanno come i massi ammassati sul fondo). Peccato che le nuvole non rendano giustizia al colore del mare, che si vede da quassù.
Inizia a imbrunire quindi torniamo all’auto senza esserci tolti la voglia di camminare in questo bel luogo e ci dirigiamo verso l’estremità nord-ovest della penisola di Marfa dove troviamo l’imbarco per i traghetti di Gozo. Non troviamo nessun paesello dove mangiare qualcosa e fare due passi. Decidiamo così di dirigerci verso Mellihena, dove prima di mangiare facciamo una visita veloce al complesso religioso che troviamo lungo la via principale. Entriamo in un chiostro molto suggestivo, racchiuso da grandi grate e muri candidi che nel buio sono illuminati da una calda luce gialla. Entriamo in una chiesa ma non capisco di quale si tratti perché la Church of Our Lady of Victory rimane più in alto, su uno sperone di roccia, ma il complesso deve essere sempre lo stesso. Diamo solo un’occhiata veloce perché il sagrestano con qualche occhiataccia fa capire che non è orario per turisti. Probabilmente è appena finita una funzione visto che abbiamo incontrato un sacco di gente che usciva e sta per iniziare qualche altra celebrazione. Inoltre c’è anche movimento all’interno e il portone viene chiuso rapidamente dietro alle nostre spalle. Ci sentiamo fuori luogo, quindi ci guardiamo intorno rapidamente e altrettanto rapidamente usciamo da un uscita laterale.
Proviamo a cercare il ristorante da Giuseppe di cui abbiamo sentito parlare molto bene da più fonti. Non lo troviamo, così ci infiliamo da Tà Katrina, o qualcosa del genere, dove per 20 euro mangiamo degli ottimi piatti a base di pesce e carne innaffiati con vino, ma tutto decisamente troooooppo abbondante. Nessuno di noi riesce a finire la sua parte. È la tradizione, ci dice la cameriera. Anche un po’ di spreco, penso io. Peccato non poter fare la doggy bag perché era tutto squisito. Torniamo in hotel alle 22.30 sfiniti.
LUNEDÌ 27 MARZO 2017: HAGAR QIM, BLUE GROTTO E MARSAXLOKK
Siamo in una ex colonia inglese e la colazione ce lo ricorda. Felici mangiamo ogni ben di Dio e alle 9.30 siamo pronti per partire.
Come ieri il navigatore ci porta attraverso le strade più impervie e attraversiamo un paesaggio punteggiato da verde macchia mediterranea fino ai resti dei tempi di Hagar Qim e Mnajdra, nel sud dell’isola. Una volta lì prendiamo l’audioguida e ci lasciamo condurre alla scoperta della storia antica di questa terra. Come prima cosa si assiste a un suggestivo e particolare filmato in 4D, molto bello e interessante. Si prosegue poi in piccolo museo in cui si possono anche fare delle semplici prove che aiutano a capire meglio la geologia dei terreni e le tecniche costruttive e, infine, si prosegue a piedi nei siti veri propri, prima quello di Hagar Qim poi, dopo una passeggiata in leggera discesa con vista mare, in quello di Mnajdra. Entrambi sono coperti da enormi tensostrutture che li riparano dagli agenti atmosferici. La visita si snoda attraverso i percorsi segnalati guidati, ogni punto di interesse è ben spiegato, ma dopo un po’ stufa un pochettino che ogni spiegazione debba finire con una domanda che inizia con “secondo voi….”.
Il tempo da nuvoloso diventa soleggiato, ma la temperatura è piuttosto bassa e occorre una felpa, più che altro per il vento. Serve un’oretta circa per vedere bene tutto, dopo di che raggiungiamo in pochi minuti Blue Grotto dove finalmente troviamo un po’ di aria vacanziera: sole, caldo, gente smanicata, negozietti con souvenir esposti e ristoranti con tavolini all’aperto. Lo spazio è poco e d’estate deve essere un po’ invivibile, ma adesso si sta benissimo, quindi ci imbarchiamo (8 euro a testa) su una barchetta da 9 posti e andiamo a visitare le grotte, bellissime. Attorno a noi un’acqua stupenda che sembra velluto blu. Dato l’orario, sono le 12.00 passate, il sole è perpendicolare ed è già un filino fuori posizione per illuminarle a dovere, bisognerebbe venire un po’ prima, ma è tutto bellissimo anche così. Ci addentriamo in ogni grotta con la barchetta per ammirare il fondale a tratti sabbioso e a tratti roccioso, ma che regala scorci sempre diversi e stupendi, corredati da alghe, meduse rosse, pesci.
Per pranzo ci dirigiamo a Marsaxlokk, un villaggio di pescatori che hanno capito che i ristoranti rendono di più. Il lungomare è punteggiato di locali tranquilli e il porto brulica delle imbarcazioni tipiche maltesi ancorate nella baia. L’atmosfera è gradevole e pacifica e consumiamo un pranzo a base di pesce riscaldati dal sole non troppo cocente, poi facciamo una placida passeggiata tra le bancarelle del mercatino dove facciamo primi acquisti.
Nel pomeriggio visitiamo Ghar Dalam Cave. Un po’ deludente, si tratta di una grotta con alcune stalagtiti e stalagmiti, collocata alla fine di una lunga scala. Sicuramente molto interessante il museo accanto alla biglietteria in cui sono conservati i reperti trovati nella grotta, vista la quantità, ma nella nostra ignoranza non riusciamo ad apprezzarlo, ci sembra tutto uguale.
Siccome la visita è molto breve, usciamo molto presto, quindi torniamo verso Marsaxlokk per andare alla S. Peter’s Pool ma abbiamo un po’ di difficoltà, non tanto a trovarla, visto che è ben indicata, ma a credere che la strada per arrivarci sia proprio quella… la nostra Aygo passa a fatica e nel tentativo di trovare qualcosa di meglio sbagliamo più volte direzione finendo in alcune proprietà private. Alla fine desistiamo, parcheggiamo lungo la strada principale e passiamo a piedi nella strada che condurrebbe al parcheggio sulla quale qualsiasi auto, secondo noi, ci avrebbe rimesso le sospensioni e la carrozzeria laterale. Però in effetti alla fine c’è un parcheggio. Vuoto, ma c’è. Poco male, noi camminiamo lungo i sentieri che scendono verso l’insenatura, la superiamo e giriamo sulla collina dove dopo la curva dell’estremità avvistiamo le “pools”. Scendiamo per raggiungerle, giriamo nei dintorni e ci stendiamo un po’ al sole. Molto particolare queste piscinette naturali dove l’acqua bassa è calda e la roccia bianca e modellata invita al relax, il mare vicino è un po’ mosso e ci tiene compagnia con le sue onde.
Verso le 18 risaliamo dai sentieri da cui siamo venuti e riprendiamo l’auto per rientrare, ma troviamo traffico e ci mettiamo oltre un’ora. Durante il viaggio ci fermiamo ad Anchor Bay per ammirare il villaggio di Popeye dall’alto con il tramonto di fronte, ora è chiuso ma torneremo sicuramente a visitarlo.
Torniamo in hotel che è ancora presto per la cena e proviamo ad andare alla SPA, ma con delusione scopriamo che l’acqua della piscina è fredda e l’idromassaggio con l’acqua fredda una pessima esperienza. Facciamo una doccia calda nel nostro bagno e ceniamo al bar del resort con il sottofondo del piano bar.
MARTEDÌ 28 MARZO 2017: LA VALLETTA
Partiamo sulle 9.15 dopo un’altra sublime colazione, destinazione La Valletta. Il traffico in città è decisamente caotico, per fortuna gli incroci sono stati tutti sostituiti da rotonde ed è un pochino più facile girare. Il primo parcheggio che proviamo ad utilizzare è già pieno, così ci addentriamo in un altro sotterraneo in costruzione e solo dopo un po’ di peripezie troviamo un posto strizzato, giusto per l’Aygo. Emergiamo ed entriamo in città attraverso il City Gate, poi passiamo davanti al Parliament House e al Royal Opera House, tutte opere progettate da Renzo Piano, ma sono l’unica ad apprezzare il genere. I miei compagni di viaggio sono più interessati al bar di fronte dove bevono un buon caffè mentre io mi dedico all’architettura, che in così pochi metri quadrati offre tanta grandiosità. Continuiamo sull’affollata Triq ir Repubblica fino alla Co-Catedrale di San Giovanni dove entriamo e visitiamo l’interno con l’immancabile audio-guida che descrive nel dettaglio ogni singola opera, se non si è appassionati del genere è un po’ lunga, ma per fortuna si possono saltare i passaggi, comunque bellissimi i dipinti di Caravaggio e molto interessante la descrizione della storia dei Cavalieri di Malta che si ascolta nel punto vicino all’ingresso principale, quello chiuso.
Proseguiamo su Triq ir-Repubblica fino al Gran Master House, in una piacevole atmosfera: le strade lastricate, i locali, i negozi, donano un aurea placida nonostante sia pieno di turisti e non solo, passeggiare qui invoglia alla calma. Giriamo e scendiamo lungo una stradina secondaria fino all’insenatura del Gran Harbour dove ci fermiamo ad ammirare il bello e candido panorama sulle tre città Sanglea, Vittoriosa e Cospicua, che non visiteremo perché abbiamo sentito anche opinioni non tanto entusiaste sul fatto che sono decisamente sopravvalutate, e non riusciamo a far tutto. Un’altra tappa riposo la facciamo ai Lower Barakka Garden, ordinati e graziosi piccoli giardinetti con delle strane e scomode panchine circolari su cui si può sostare ad ammirare più o meno lo stesso panorama di prima, e con il sole che splende è decisamente spettacolare. Pian piano ci dirigiamo poi verso gli Upper Barakka Garden salendo delle ripide gradinate che però offrono scorci particolari su una zona della città normalmente fuori dai circoli turistici più classici. Sono piccoli giardini fioriti molto carini disposti su due livelli, dove al piano inferiore si trova anche il Saluting Battery e il relativo museo. Purtroppo però arriviamo tardi per il colpo di cannone di mezzogiorno, ma forse riusciremo a vedere quello delle 16. A differenza dei tranquilli e silenziosi Lower Barakka, qui c’è molta gente e difficilmente si trova posto a sedere, ma è piacevole fare un giro.
Cerchiamo un ristorante per il pranzo per festeggiare il compleanno del compagno di mia mamma e dopo averne escluso qualcuno optiamo per il South Street, in una traversa davanti al Royal Opera House, dove siamo accolti da una vivace cameriera italiana e la scelta si rivela azzeccata: ottimo cibo, ottimo vino, ottima location e ottima accoglienza. Gestione tutta italiana. Ma non solo per quello ci siamo trovati bene, era tutto veramente a modo.
Nel pomeriggio facciamo un giro con il trenino turistico così vediamo, anche se velocemente, la zona del Fort Elmo, che nella mattina avevamo saltato per mancanza di forze dei nostri senior, carino ma senza tappe, spiegazioni in inglese e musica assordante. Scendiamo alle 15.30 e siamo in perfetto orario per tornare agli Upper Barakka Garden dove, dopo un altro piacevole giretto, assistiamo al simpatico rito dello sparo del cannone con tanto di piccola cerimonia di caricamento del militare. Chi è entrato al museo e ha pagato il biglietto può assistervi dal piano inferiore, quindi vicini, altrimenti, come noi, si guarda dal terrazzo degli Upper Garden. Finita la visita di La Valletta torniamo all’auto, e cerchiamo di districarci attraverso il traffico in uscita per risalire in direzione hotel. Ma passando da Sliema, praticamente è un tutt’uno con La Valletta, oltre ad essere un ottimo centro turistico con hotel, ristoranti e locali non ci sembra offrire molto altro. Nelle stradine interne sono belli i bo-window all’inglese tutti allineati e colorati diversamente per ogni casa.
Risaliamo ancora verso St. Giulian e Paceville, ma non ci fermiamo. Facciamo invece una veloce tappa un po’ prima di Bugibba per stare un po’ a guardare le onde che si infrangono sui sassi… sta iniziando a fare piuttosto freddo. Prima di rientrare facciamo tappa al porto di Cirkewwa, che è vicinissimo al nostro hotel, per vedere gli orari dei traghetti per Gozo, ma non c’è bisogno di una grande organizzazione. Praticamente ogni tre quarti d’ora ne parte uno e non c’è bisogno di alcuna prenotazione. Purtroppo, però, ci dicono che domani pioverà… Speriamo di no, ma decideremo sul momento. Anche stasera cena al bar dell’hotel con un piatto in due, però. Hanno tutti delle porzioni troppo abbondanti per i nostri gusti e troppo pieni di peperoni. Poi a nanna perché dopo essere stati in giro tutto il giorno siamo abbastanza stanchi.
MERCOLEDÌ 29 MARZO 2017: MELLIENA, MOSTA, MDINA, RABAT, DINGLI CLIFFT E GOLDEN BAY
Sveglia un po’ prima per prendere il traghetto per Gozo, ma come ci avevano preannunciato ieri il tempo è brutto, piove ed è freddo. Decidiamo allora di rimandare e di visitare alcune cose all’interno dell’isola. Ma prima dobbiamo risolvere un problema: il tergicristallo rotto che dall’altro giorno abbiamo dimenticato, ma che ora si prospetta quanto mai utile! Su indicazione del barista dell’hotel, che un po’ di italiano lo parla, pian piano ci dirigiamo verso Melliena dove troviamo un benzinaio che in poco tempo ci procura un tergicristallo nuovo. Ma non fa ricevuta e quindi non credo riusciremo a farcelo rimborsare dall’autonoleggio. Già che siamo qui ci addentriamo nella cittadina vista al volo la prima sera e parcheggiamo per visitare la Church of Our Lady Victory, arroccata sulla collina sopra al complesso in cui siamo capitati per caso l’altra volta. Ma la troviamo chiusa.
Scendiamo per una scalinata ed entriamo nel Melliena Air Raid Shelters, più che altro per ripararci dalla pioggia. Ma risulta invece molto interessante la visita ai soffocanti rifugi aerei resi ancora più toccanti dai manichini allestiti in modo da ricreare alcune ambientazioni e dall’audio che a tratti emette il vagito di un bimbo. Siamo i soli e la visita è piuttosto veloce, anche se i rifugi sono abbastanza grandi. Quando usciamo il custode che è all’ingresso (che quando siamo entrati si è fatto una grassa risata perché la mia mamma ha chiesto lo sconto per senior e lui ha detto che è lui un senior a 82 anni, non mia mamma) ci dà indicazioni per visitare anche la Grotto della Madonna, in cui andiamo subito dopo. Si tratta di una grotta illuminata da alcune candele, raggiunta da una scalinata, all’interno della quale c’è una fonte di acqua la cui leggenda dice essere miracolosa e guarire i bambini. Attorno alla fonte è stato ricreato un piccolo santuario in cui si può sostare un po’ e alle pareti sono appesi fogli con messaggi di ringraziamento, foto e indumenti da bambino donati come offerta per le guarigioni avvenute. Il tutto è molto toccante e ci fermiamo un po’ in religioso silenzio.
All’uscita, miracolosamente, smette di piovere e così ci dirigiamo verso il villaggio di Popeye ma appena arriviamo ricomincia e quindi proseguiamo per Mosta, dove dopo un bel po’ di traffico cittadino troviamo il Mosta Dome ed anche un parcheggio proprio li dietro. Entriamo ed è veramente spettacolare: enorme, tondo, sui colori dell’azzurro, giallo e bianco, con l’impressionante cupola e la riproduzione della bomba qui caduta durante la Seconda Guerra Mondiale e rimasta inesplosa. E’ talmente particolare che è quasi fatica rendersi conto delle proporzioni, al centro ci sono miriadi di sedie tutte uguali, chissà quante sono, impossibile contarle o anche solo fare una stima. Da un senso di pace e serenità e ce lo godiamo tutto ma purtroppo dopo poco vengono a chiederci di uscire perchè sta per chiudere per l’ora di pranzo.
Sono le 11.45 e ci dirigiamo quindi verso Mdina, dove troviamo anche qui un parcheggio facile facile subito fuori dalle mura. Entriamo e andiamo subito a mangiare in un posticino appartato dove con 12-14 euro a coppia ci danno un piatto di tutto rispetto maltese per i senior e greco per noi con formaggi, verdure salsicce olive e crostini. Saziante ma leggero, nel complesso ottimo.
Dopo pranzo giriamo per la cittadina, che è molto piccola, arriviamo fino al belvedere ma non entriamo in nessuna chiesa o museo, andiamo invece al Fontanelle Tea Garden a prendere un caffè e un dolce. Questo posto citato in parecchie guide è in effetti molto particolare e la vista è impagabile, purtroppo quando siamo andati noi tirava un gran vento e abbiamo dovuto sederci in un tavolino all’interno, inoltre è affollatissimo e tutt’altro che rilassante.
Girelliamo senza meta ancora un po’. Nel pomeriggio compaiono i cavalli con le carrozze, personaggi in costume e orde di turisti che sbarcano dai pullman. Quindi decidiamo di levare le tende e andare anche a Rabat. Non assomiglia nemmeno un po’ a Mdina, ma ci sono parecchie catacombe e, scaricati i senior, visitiamo quelle di St. Paul, belle ma pensavo di meglio. Sono un dedalo di cunicoli protetti da pedane in metallo in cui si gira senza una meta precisa, di sicuro non è adatto per chi soffre di claustrofobia. Dopo la visita andiamo in piazza, ma non c’è quasi nulla, a parte la Chiesa di St. Paul e altre catacombe, quindi non visitiamo altro, ma stiamo un po’ seduti al sole a guardare il silenzio e il nulla. Dopo un po’ di shopping nel negozio di souvenir ripartiamo in direzione Dingli Clifft. Per fortuna, nel frattempo è definitivamente tornato il bel tempo.
Le indicazioni ci portano davanti alla Chiesetta di Magdalena, che però è chiusa, e dopo una sbirciata dalla serratura ne deduciamo per restauro. C’è un signore anziano con il suo camioncino parcheggiato proprio davanti, completamente attrezzato per vendere alcuni prodotti fatti da lui, frutta, liquori e caffè, anche se la pulizia lascia molto a desiderare i miei compagni di viaggio si fidano a prendere un caffè aromatizzato, ma, mi dicono, quando hanno guardato dentro al vasetto dello zucchero che gli era stato offerto per dolcificare, non ce l’hanno proprio fatta considerando quello che c’era dentro… Dopo un po’ di chiacchiere con lui e qualche acquisto ci soffermiamo a guardare un po’ il paesaggio e le scogliere dal belvedere. Poi ci spostiamo un poco con l’auto verso sud e quindi a piedi prendiamo un sentiero che si addentra nella roccia e raggiungiamo un punto da cui la vista è molto migliore e merita una sosta.
La giornata ormai è fatta ma non è ancora troppo tardi, quindi per non tornare subito all’albergo facciamo un tappa alla Golden Bay. È molto bella, peccato per l’imponente hotel alle spalle che deturpa un po’, e a quest’ora c’è un bellissimo sole solo che sono le 18 e non scalda più. Ci stendiamo comunque qualche minuto poi inizia a fare veramente freddo, e per il tramonto servirebbe ancora più di ora. I nostri vecchi hanno finito le batterie, quindi rientriamo in hotel dove ceniamo al bar e andiamo a letto presto.
GIOVEDÌ 30 MARZO 2017 – GOZO
Oggi finalmente si va a Gozo! Riusciamo a prendere il traghetto delle 9.45 da Cirkewwa e in 20 minuti siamo a Mgarr. Non ci soffermiamo, è una cittadina molto piccola e non ha nulla da offrire da quel che abbiamo capito. Quindi usciamo piuttosto velocemente e andiamo diretti fino a San Blas Bay, una piccola ma bellissima spiaggia con sabbia rossa. Bisogna addentrarsi un po’ con l’auto in una stradina sempre più stretta e malmessa, ma ormai siamo abituati, lasciarla in un parcheggio che ospiterà si e no quattro auto (e mi chiedo d’estate come si faccia…) e quindi scendere una ripida discesa, ma ne vale decisamente la pena. Il mare è mosso e le onde che si infrangono sulla sabbia e sui sassi sono meravigliose. Inizia anche a scaldarsi l’aria e siamo soli, quindi ci rilassiamo un po’. Purtroppo la roba nera che avvistiamo qua e là risulta essere… catrame… e ce ne accorgiamo troppo tardi. Il colore dona un aspetto decisamente piacevole all’insieme, ma per le nostre scarpe no e ce le ritroviamo inevitabilmente appiccicate! La risalita verso l’auto è decisamente da conquistare, ma pian piano ce la facciamo.
Proseguiamo per Ramla Bay, più grande, meno bella di San Blas, ma ottima per una giornata di mare, anche se ora è pieno di meduse sia a riva che in acqua. C’è un barettino aperto e due gatti buonissimi appollaiati sotto un albero, che se la godono proprio… decisamente dei buongustai ad insediare qui la loro colonia felina, io sarei la gattara ideale! Non visitiamo la Grotta di Calipso perché c’è da camminare mezz’ora e la guida dice non essere nulla di più di un buco. Vediamo da lontano i resti della Villa Romana e poi ripartiamo in direzione Xlendi.
Xlendi è un bel paesino di pescatori trasformato in ristoranti, tranquillo, piacevole, adagiato su una baia completamente cementificata ma che ha mantenuto un magnifica acqua blu su cui si affacciano i tavolini dei ristoranti. Qui si trova il ristorante Ta Karolina che ci aveva consigliato la cameriera del ristorante in cui abbiamo pranzato a La Valletta, ma dopo aver girato un po’ a vuoto non lo troviamo e quindi ci fermiamo in uno a caso dove mangiamo dei mediocri spaghetti con pesce.
Dopo pranzo ci arrampichiamo per un sentiero che costeggia la baia su cui si affaccia Xlendi, e per raggiungerla troviamo il ristorante Ta Karolina! È l’ultimo in fondo e rimane nascosto da un altro ristorante che ne oscura totalmente la presenza e anche l’insegna. Per arrivarci bisogna attraversare il primo ristorante, vai a saperlo… pazienza. Dal sentiero, molto breve e senza sbocco, si gode di un bellissimo panorama sul paese e sul mare. Alcuni ragazzini si arrampicano sulla roccia per arrivare ancora più in alto, ma noi non ci azzardiamo.
Ripartiamo per Dweira, dove ci attende un paesaggio lunare di rocce. Ammiriamo la ex Azure Windows, collassata su se stessa appena un mese fa. Il mare resta bellissimo, ma lo spettacolo purtroppo è cambiato molto dopo il crollo. Ci fermiamo a riposare un po’ in un punto in cui troviamo un po’ di sabbia e ci stendiamo a prendere il sole. Io vado in esplorazione delle rocce vicine, ma più o meno il paesaggio non cambia. Raggiungiamo l’Inside Sea, che è una insenatura racchiusa da alte rocce collegata al mare aperto solo da una piccola grotta che si vede solo da determinati punti. Qui l’acqua assume una colorazione particolarmente verde. Alcuni sub che stanno rientrando, ci informano che le barche che fanno fare ai turisti il giro attraverso la grotta fino in mare oggi non lavorano, perché il mare è troppo mosso. Peccato. Guardiamo da riva la piccola finestrella che sfocia su mare blu e torniamo all’auto.
Non può mancare una visita alla capitale Rabat, ma non ne siamo entusiasti, probabilmente perché siamo solo capitati nel momento sbagliato: inizia ad essere tardi e non c’è più tanta gente in giro e i negozi sono chiusi. Visitiamo la Cattedrale, poi io e mia mamma facciamo una passeggiata veloce ma i recenti lavori di restauro, rendono queste stradine vuote e asettiche. Non ci attira nessuna sosta, l’impressione però è che i lavori edili siamo proprio appena finiti e ancora manchi tutto quello che poi serve ad abbellire una città ovvero panchine, fiori, insegne, ho fiducia che tra un po’ di tempo l’impressione sarà migliore.
Per finire, siccome è di strada, facciamo tappa alla Rotunda di Xekijra, grandissima ma dagli interni piuttosto sobri, è molto più bella quella di Mosta.
La giornata volge al termine, ci avviamo verso l’imbarco dei traghetti, paghiamo (all’andata non ci avevano fatto pagare nulla) e ci imbarchiamo per la traversata che ci riporta a Malta, ci gustiamo il sole verso il tramonto su un’acqua placida che è una meraviglia, quando arriviamo a Cirkewwa il sole è diventato di un rosso intenso che è un peccato non fermarsi, ma gli anziani sono stracotti e purtroppo dall’hotel non si vede il tramonto perché rimane nascosto dietro all’insenatura (e all’enorme hotel di fronte).
Anche stasera cena al bar dell’hotel ma ormai abbiamo imparato a prendere un unico piatto per due perché le porzioni sono troppo abbondanti per noi.
VENERDÌ 31 MARZO 2017: VILLAGGIO POPEYE E PARADISE BAY
Partiamo con intenzione di imbarcarci per Comino ma un mega ingorgo ci blocca sulla via del traghetto. A passo d’uomo arriviamo ad un bivio dove ci obbligano a girare per una stradina secondaria e poco per volta avanziamo ma il tempo passa e si fa l’ora della partenza del traghetto delle 10.10 che ancora il porto non si vede neanche in lontananza. Ci sono altri traghetti, ma a questo punto iniziamo a chiederci se ne valga la pena… così mia mamma scende e prosegue a piedi per un po’ per cercare di capire cosa stia succedendo. Praticamente qualcuno che le ha spiegato che oggi a Malta è festa e tutti i maltesi stanno cercando di imbarcarsi per Gozo per trascorrere il week end lungo. È un delirio e decidiamo di cambiare itinerario. Superiamo la fila e giriamo in direzione opposta per tornare indietro destinazione villaggio di Popeye.
Non si tratta di un parco divertimenti, ma del set di un musical girato negli anni 80 in cui è stato ricreato un simpatico villaggio in cui tutt’oggi si può girare e visitare le casette ancora perfettamente arredate in stile. Molte purtroppo sono chiuse, non abbiamo capito se perché siamo ancora fuori stagione o perché pian piano si stanno deteriorando e non c’è l’intenzione di recuperarle. Veniamo accolti da un bravissimo animatore perfettamente calato nella parte di Popeye e poco dopo anche da Olivia, da Bruto e dall’esattore delle tasse che si prestano per alcune foto e alcune gag. Proseguendo si trova un punto in cui si possono fare delle foto ricordo e, se le condizioni meteo lo permettono, anche un giro in barca. Ma anche oggi le condizioni non sono favorevoli e la barca non può uscire nella baia. L’attrazione principale, a metà mattina e a metà pomeriggio, è la realizzazione di un pezzetto del famoso film. Il bravo animatore, che si rivela anche un bravo regista e cameraman, raduna tutti i visitatori nel teatrino esterno e spiega quello che si andrà a fare. In pratica vengono assegnate le parti, dati i costumi e poi lui spiega le battute e le scene e i visitatori recitano mentre lui riprende in sequenza. Dopo di che si va tutti a vedere il risultato immediato nel cinema vicino e chi vuole può acquistare il dvd. Noi decidiamo di non partecipare perché serve un po’ di dimestichezza (che non abbiamo) con l’inglese, ma restiamo a guardare e il tutto si rivela estremamente divertente grazie anche a qualche personaggio veramente simpatico.
Ci fermiamo fino all’ora di pranzo. Una foto di famiglia e un drink sono compresi nel prezzo. Mangiamo con hamburger e patatine al bar, il tutto è piacevole ma senza esagerare.
Per il pomeriggio i senior preferiscono tornare a riposarsi in hotel, gli abbiamo veramente tirato nel collo per tutta la settimana. Noi invece andiamo a prendere un po’ di sole alla Paradise Bay. La strada è la stessa di stamattina, sembra che tutti siano riusciti ad imbarcarsi. La spiaggia è molto piccola, ma carina e il tempo ventilato ma caldino, e rimaniamo tutto il pomeriggio.
Alle 17 torniamo in hotel per doccia, iniziamo a preparare la valigia perché domani si rientra, poi ci prepariamo per andare a prendere un aperitivo a Golden Bay dove finalmente ci gustiamo un moijto davanti ad un bel tramonto, anche se un pochino offuscato dalle nuvole.
Tornati in hotel beviamo un bicchiere di vino con i nostri vecchi, poi andiamo a pagare gli extra alla reception dove troviamo finalmente un addetta che ha voglia di chiacchierare, in italiano, e ci suggerisce di fare la gita a Comino direttamente dall’hotel. Non lo scartiamo a priori, dato che l’aereo domani ce l’abbiamo solo in serata.
SABATO 1 APRILE 2017: COMINO E RIENTRO
Dopo l’ultima colazione inglese andiamo a informarci sulle escursioni organizzate dall’hotel per andare a Comino. Ci sono diverse partenze e in tutto si sta fuori tre/quattro ore, per cui dopo un breve consulto con i nostri vecchi decidiamo di partire con la barca delle 11. Abbiamo tutta la giornata a disposizione dato che l’aereo partirà solo alle 21 questa sera e riusciamo comodamente a fare anche questa escursione.
Impieghiamo il tempo per finire di preparare le valigie e portarle al deposito, quando solo le 11 siamo già posizionati sulla barchetta e partiamo a tutta velocità, fa un freddo boia ma stanno tutti in canottiera. Sono arrivata alla fine della vacanza senza capire se sono fatta al rovescio io ad aver tenuto sempre la felpa o gli altri a stare sempre smanicati.
Impieghiamo una decina di minuti per arrivare a Comino e i successivi 40 a circumnavigarla pian piano da destra entrando nelle grotte e negli anfratti rocciosi di questa bella isola disabitata. Molto bello il giro, tutto molto selvaggio e tranquillo, con lo sfondo di Gozo da una parte e Malta dall’altra.
Arriviamo quindi a Blue Lagoon e la barca ci lascia al porticciolo dove ci sono già masse di turisti ammassati nella minuscola spiaggia. Il mare è bellissimo, non c’è che dire, il nome è decisamente azzeccato, ma non c’è una fazzoletto di posto libero dove sdraiarsi. Proviamo a incamminarci lungo un sentiero che costeggia il mare per cercare un altro posticino, ma è tutto pieno e man mano che ci si allontana dalla laguna si alza il vento freddo ed è disagevole anche solo stare sdraiati con i vestiti. Torniamo al porticciolo e io e mia mamma ci ricaviamo uno spazietto sopra a due sassi dove pensiamo di sdraiarci a turno. Gli uomini invece vanno in cerca di viveri dagli ambulanti che sono sopra. La situazione non è per nulla comoda e infatti dopo mangiato preferiamo fare una passeggiata a piedi nella direzione opposta rispetto a prima e riusciamo a vedere qualche altro bell’angoletto di Comino e del suo bel mare blu.
L’isola è disabitata, c’è solo un albergo, e non ci sono auto per cui regna il silenzio e la pace….se togliamo le orde di turisti che le strutture di Malta riversano qui a più ripetizioni, se è così ora, immagino che in piena estate sia del tutto invivibile, ed è un peccato perché è veramente bellissima.
L’ora a nostra disposizione passa in fretta e la barchetta torna a prenderci dopo aver scaricato i turisti del giro successivo. Ripartiamo per visitare qualche altra grotta e anfratto e poi lo skipper ci avvisa che la traversata di rientro sarà più movimentata dell’andata perché il mare ora è più mosso, e infatti… nei dieci minuti che servono per rientrare a Malta si balla proprio e ci si lava anche, i senior ridono come matti e noi pure.
Alle 14.30 siamo di nuovo al Ramla Bay e aspettiamo le 16.30 stesi sui lettini della spiaggia dove finalmente ci godiamo un po’ di relax sotto al sole. Quindi rientriamo in hotel per approfittare della courtesy room per una doccia veloce e per cambiarci. Prendiamo i bagagli e ci strizziamo nuovamente sulla nostra Aygo per raggiungere l’aeroporto. La sorpresa, per cui hanno telefonato poco fa dall’autonoleggio, è stata che non c’eravamo accorti che c’era un orario prestabilito per riconsegnarla, ed era lo stesso orario in cui l’abbiamo ritirata, ossia le 14. Dato che non lo sapevamo (ma effettivamente abbiamo verificato essere scritto nel contratto) ci addebiteranno una giornata di noleggio in più.
L’impiegato a cui riconsegniamo le chiavi, che è lo stesso dell’andata, è clemente e ci fa pagare solo una mezza giornata aggiuntiva.
All’aeroporto sbrighiamo le formalità piuttosto velocemente, ceniamo e partiamo puntuali alle 21 per il rientro in Italia.