Tour della Puglia agosto 2018
Partenza venerdì 10 agosto alle 23,45 un po’ in ritardo rispetto a quanto avevo pensato. Secondo il navigatore, l’orario presunto di arrivo doveva essere alle 12,40 circa e quindi andava più che bene visto che erano circa 1030 km. Traffico scorrevole e nessun intoppo. Peccato che in zona Cerignola abbiamo trovato circa 4 km di coda e poi abbiamo trovato anche tanto traffico usciti dall’autostrada. Finalmente arriviamo a Cisternino e ci mettiamo a cercare il nostro bed and breakfast, che sapevamo essere in campagna. Con il navigatore non riuscivamo a venirne a capo. Abbiamo chiesto informazioni e in due occasioni ci è stato detto “molto difficile arrivarci”. Quindi abbiamo telefonato alla signora della struttura che ci ha chiesto dove eravamo, di non muoverci da lì e che ci sarebbe venuta a prendere lei… Quindi siamo arrivati e abbiamo scaricato la macchina. Ma la signora ci ha anche detto che il navigatore non ci aveva aiutato in quanto le strade non sono mappate, ma con google maps non avremmo avuto problemi. E allora ci siamo detti: proviamo a usarlo anche noi. E da allora non lo abbiamo più abbandonato anche perché, in caso contrario, saremmo stati ancora lì adesso a cercare il nostro bed and breakfast… Dopo esserci un po’ sistemati siamo subito partiti alla volta di Cisternino. Visto che erano circa le quattro del pomeriggio i paesi dormono ancora e quindi abbiamo parcheggiato senza difficoltà ai piedi del paese in un parcheggio libero. E, accompagnati da un bel cielo limpido, abbiamo iniziato la visita iniziando dal rione ù Bùrie dove le famiglie benestanti facevano costruire i loro palazzi. Da lì siamo arrivati al belvedere e poi abbiamo proseguito la passeggiata cercando gli altri 4 rioni del centro e arrivando infine alla piazza Vittorio Emanuele con la Torre dell’orologio. Ci siamo fermati per una coca cola nel famoso Bar Fod che risale al 1951 e già dopo questo primo giro abbiamo subito avuto la sensazione che stavano vedendo un paese “diverso” da quelli a cui siamo abituati: resti colpito da tutto quel candore sporcato solo dalle macchie di colore dei vasi pieni di fiori, dalle strade strette, dalle scale ripide, dalle donne ancora sedute fuori dall’uscio a chiacchierare sulle sedie di paglia, dalle piccole botteghe come quelle di una volta, da un’atmosfera che sembra più rilassata e meno frenetica. E questa sensazione ci avrebbe accompagnato per tutta la durata del nostro viaggio
12 AGOSTO
Dopo un’abbondante colazione, siamo partiti alla volta di Ostuni, la città bianca, che dista da Cisternino circa 15 km. Ma subito ci siamo resi conto che le distanze ingannano: strade piene di curve e spesso un po’ dissestate fanno sembrare i km molto più lunghi. Arrivando abbastanza presto siamo riusciti a parcheggiare senza pagare vicino al grosso parcheggio proprio ai piedi della città. Una breve salita e ci siamo subito trovati nella piazza della Libertà al centro della quale si trova la guglia con la statua di Sant’Oronzo, di fronte al Municipio, e si vedono girare i famosi ape-calessino che ti portano alla scoperta del paese, passando anche nei vicoli più stretti. Da lì abbiamo imboccato la via che inizia proprio alle spalle della guglia e ti porta fino ad un belvedere da cui vedi la bianca Ostuni in tutto il suo splendore e inoltre, in basso, vedi la chiesa della Madonna della Grata circondata dai campi coltivati. Anche a Ostuni è stato bello girare senza meta, alla scoperta di scorci caratteristici, vie lastricate, archi e scalinate, stretti passaggi, fino ad arrivare alla cattedrale con i tre stupendi rosoni che ornano la facciata, e alla elegante loggia che collega il palazzo vescovile a quello del seminario.
Dopo aver pranzato abbiamo ancora fatto un giretto per il paese, accompagnati da un cielo blu che rendeva il bianco paese ancora più abbacinante e, ripresa la macchina, ci siamo diretti verso la chiesa della Madonna della Grata per vedere Ostuni ancora una volta dal basso.
Quindi, ci siamo immessi sulle famose complanari, comode e scorrevoli, che corrono parallele alla strada statale 379, fino ad uscire allo svincolo per Torre Pozzelle, in quanto era arrivato il momento di provare il famoso mare di Puglia. Abbiamo superato il piccolo baretto e parcheggiato dopo un pezzo di strada sterrata vicino ad un enorme parcheggio a pagamento e poi il signore addetto al parcheggio ci ha spiegato che c’erano 5 calette, tutte segnalate da apposita freccia. Ovviamente quelle con la sabbia erano prese d’assalto e non era pensabile fermarsi, allora abbiamo proseguito alla ricerca di un posto dove fosse anche agevole l’ingresso in acqua. Eravamo pronti per il primo bagno ma, forse a causa del mare un po’ agitato, forse a causa delle nostre alte aspettative, siamo rimasti un po’ delusi: l’acqua non ci è sembrata pulitissima né tantomeno limpida ma, nonostante questo, abbiamo lo stesso fatto due bei bagni. Ed ecco una seconda considerazione che ci ha accompagnato nelle due settimane: spesso per mancanza di tempo o perché si vuole riuscire a fare e a vedere il più possibile ci si ferma alle soluzioni più “comode”. Magari se avessimo proseguito ancora oltre a piedi avremmo trovato un posto più carino rispetto a quello in cui ci siamo fermati, un posto che assomigliasse di più alle foto che avevamo visto relative a Torre Pozzelle (foto che, in ogni caso, vengono quasi sempre fatte in condizioni ottimali e senza gente).
Dopo i nostri bagni rigeneranti, abbiamo quindi ripreso la strada verso Cisternino dove poi ci siamo fermati per la cena.
13 AGOSTO
Stamattina siamo partiti alla volta del luogo più lontano da raggiungere (circa 40km) mentre soggiornavamo a Cisternino e cioè Polignano a Mare. Abbiamo provato a vedere dove si trovava il centro proseguendo con la macchina fino alla piazza Aldo Moro ma, visto che era tutto a pagamento e la distanza non era enorme, siamo tornati indietro lungo la strada principale e abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio a fianco di un condominio. Ci siamo quindi incamminati e siamo entrati nel centro passando sotto all’Arco Marchesale. Quindi abbiamo visto la piazzetta cuore del centro storico, con la chiesa e la casa dell’orologio e poi il primo punto panoramico, la famosa balconata di S.Stefano con vicino la piccola cappella omonima. Siamo arrivati al famoso punto da cui si vede la spiaggia principale Cala Porto: l’acqua vista dall’alto sembrava molto bella ma la spiaggia era piena zeppa e i bagnanti sembravano tante formichine… Abbiamo oltrepassato il viadotto romano Ponte Lama Monachile e siamo andati verso la frazione San Vito da cui si può di nuovo godere di un bel panorama sulla parte vecchia del paese e quindi abbiamo visto la statua dedicata a Domenico Modugno. Dopo esserci fermati a pranzo in una pizzeria (era meglio scegliere un altro posto, attesa infinita e pizza bruciacchiata), abbiamo preso la famosa granita al caffè da Il supermago del gelo, una gelateria fondata nel 1935. Prima di tornare alla macchina abbiamo imboccato le vie pedonali, lastricate e diritte, che partono dalla piazza Aldo Moro sempre stando dal lato del centro storico. Sono vie per lo shopping ma caratteristiche e con alcuni scorci interessanti e, deviando verso sinistra, ti portano ad altri punti panoramici. Siamo arrivati fino al Largo Ardito e poi da lì, abbiamo raggiunto la nostra macchina.
La seconda meta della giornata è Alberobello. Dopo aver parcheggiato a pagamento, ci siamo diretti verso il centro e subito abbiamo raggiunto, con la scalinata che parte da largo Martellotta, il belvedere dei trulli che ti offre una vista spettacolare sul rione Monti, proprio davanti, e sul rione Aia Piccola a sinistra. Anche ad Alberobello non puoi fare altro che vagare senza meta, perderti in questo luogo che sembra uscito da un libro di fiabe, scattare foto, fare assaggi di liquori e prodotti tipici, peccato solo per la presenza di una folla costante di turisti che forse toglie un po’ di fascino. In ogni caso abbiamo imboccato via San Michele e siamo arrivati fino alla chiesa di S.Antonio, costruita nel 900 grazie alle donazioni di pugliesi emigrati in America e anch’essa a forma di trullo. Quindi, ci siamo recati verso il rione Aia Piccola dove la gente e i negozi quasi per incanto spariscono, regna una gran tranquillità e sembra tutto più autentico. Ad un certo punto abbiamo sentito il suono di una fisarmonica: era un ragazzino fuori dall’uscio di casa che suonava musiche tipiche e accanto c’era probabilmente la madre che invitava i passanti a ballare con lei. In un altro trullo c’era un grosso cesto di fichi che si potevano prendere in cambio di una piccola offerta. In questa zona si poteva anche entrare liberamente in alcuni trulli lasciati aperti: alcuni erano abitati mentre altri erano un po’ malridotti ma permettevano lo stesso di farsi un’idea di come dovevano essere. Un’altra giornata si concludeva con la cena ben poco memorabile in un ristorante nel rione Monti.
14 AGOSTO
Sotto l’auspicio di una bella giornata, si parte col cestino da picnic alla volta di Torre Guaceto. Avevo chiesto informazioni al bed & breakfast ma mi avevano detto semplicemente di prendere l’uscita per Torre Guaceto. Ma in realtà (l’abbiamo scoperto durante il trasferimento verso il Salento) esistono 4 segnalazioni utili nella zona mentre noi abbiamo preso subito la prima uscita. Abbiamo parcheggiato a pagamento e poi preso il pulmino che ti scarica vicino alla punta Penna Grossa e al centro dove curano le tartarughe (le abbiamo poi viste al ritorno). A quel punto c’era un bivio: andiamo a destra o a sinistra? Andiamo a sinistra che ci va meno gente… e ovviamente abbiamo sbagliato! Ma visto che faceva già caldo, ci siamo lo stesso sistemati e abbiamo fatto subito il bagno. Ma io non avevo nessuna intenzione di fermarmi lì in quanto il posto non era così brutto ma rimbombavano i suoni di un complesso turistico con musica, inviti per gioco aperitivo ecc. Una cosa che non si poteva sopportare a lungo! Così abbiamo ripreso tutta la nostra roba e siamo tornati al bivio e da lì abbiamo proseguito verso destra. All’inizio una cosa inguardabile: ombrelloni e sedie stipate, mercanzia degli ambulanti appesa ovunque e una confusione tremenda. Allora abbiamo proseguito lungo la spiaggia fino a che siamo arrivati fino ad un punto in cui c’era pochissima gente. Alle spalle ci sono le dune e davanti a te solo il mare azzurro. Abbiamo subito rifatto il bagno: acqua calda e molto bassa, mare limpido, piccole onde, sabbia chiara e fine. Guardando alla nostra destra tutta quella meraviglia proseguiva e sembrava anche che ci fosse sempre meno gente: io sono convinta che era laggiù che dovevamo andare per trovare cosa volevamo noi e cioè bel mare e tranquillità e probabilmente, uscendo dopo dalla complanare, ci saremmo avvicinati maggiormente a quella zona. Purtroppo avventurarci a piedi significava poi raddoppiare la strada del ritorno. Come se non bastasse hanno incominciato ad avvicinarsi nuvoloni neri minacciosi e così, a malincuore, abbiamo iniziato a prepararci. Ha iniziato a piovere e a tirare forte vento e ci siamo riparati con l’ombrellino (rovinato per sempre) mentre cercavamo di ritornare indietro fino al punto in cui si prendeva il pullmino. Ovviamente, viste le condizioni, quasi tutti quelli che erano in spiaggia hanno fatto come noi e c’era un’ infinità di gente alla fermata. Con pazienza abbiamo aspettato e quindi siamo risaliti in macchina. Ormai la giornata di mare era rovinata e così, visto che nel frattempo il temporale era passato ed era uscito di nuovo il sole, abbiamo pensato: approfittiamone e andiamo già a Locorotondo che si trova ad appena 10 km da Cisternino. Quindi siamo partiti ma peccato che ad un certo punto è iniziata la coda per un incidente che non era segnalato e, tra tornare indietro e cambiare strada, ormai era troppo tardi per arrivare a Locorotondo, visitarlo e cenare lì. Quindi un po’ amareggiati siamo tornati direttamente al nostro bed&breakfast anche perché dovevamo iniziare a preparare i bagagli per il giorno seguente.
15 AGOSTO
Al mattino, dopo aver liberato la camera e lasciato tutti i nostri bagagli nello spazio messo a disposizione dalla struttura, siamo partiti alla volta di Locorotondo. Ero proprio tanto curiosa di visitare questo paese che viene indicato come uno dei borghi più belli d’Italia ma, forse anche a causa del tempo che presto è volto al brutto, non mi ha entusiasmato quanto immaginavo. Anche in questo caso abbiamo parcheggiato senza pagare nulla e, con una breve passeggiata, siamo entrati nel paese passando vicino alla chiesa Madonna della Greca con un bel rosone sulla facciata. Proseguendo siamo arrivati fino ai giardini pubblici Villa Comunale da cui si gode un bel panorama e, passata la porta Napoli siamo entrati nella piccola piazza Vittorio Emanuele II e da lì abbiamo iniziato il nostro giro, trovando tanti scorci caratteristici.
Anche nel caso di Locorotondo, desta stupore il fatto che paesi che comunque un tempo erano piccoli, abbiano chiese enormi come in questo caso la Chiesa di San Giorgio che non abbiamo potuto visitare in quanto c’era la messa. Abbiamo percorso tutta la via Nardelli, chiamata il Lungomare in quanto nei giorni più limpidi si riesce a intravedere anche il mare, e abbiamo “visitato” anche il bagno pubblico segnalato dalla guida al n°2 della via, come attrazione da non perdere per la sua originalità. All’ora di pranzo mancava ancora tanto e quindi abbiamo deciso di dirigerci a Martina Franca. Dopo varie difficoltà per parcheggiare in quanto c’era pure il mercato e la fiera, siamo stati fortunati e abbiamo trovato un posto non a pagamento vicino ad un hotel 4 stelle. Ci siamo incamminati verso il centro e, stando ben attenti alla strada per ritrovarla al ritorno, siamo arrivati in un attimo in piazza XX settembre con i giardini comunali e l’imponente porta Santo Stefano che ti accompagna nel centro storico. Varcata la porta ci si trova in piazza Roma con il palazzo Ducale. Quindi proseguendo lungo la via principale, abbiamo incontrato la bellissima Piazza Plebiscito con la basilica di San Martino e, a fianco, la torre civica. Collegata alla piazza Plebiscito c’è l’altrettanto spettacolare Piazza Maria Immacolata, un concentrato di locali e ristoranti (abbiamo mangiato in uno di questi), e circondata da portici distribuiti lungo un emiciclo davvero caratteristico. Dopo pranzo abbiamo proseguito il nostro giro e ci siamo avventurati fino alla chiesetta di San Vito. Peccato che si è scatenato un temporale e noi avevamo solo un ombrellino che, vista l’acqua e il vento, non serviva un granché. Un ristorante lì vicino ci ha fatto entrare per ripararci e abbiamo atteso che la situazione migliorasse, ma non potevamo passare lì la giornata e così ci siamo incamminati sotto l’acqua, forti del fatto che arrivati nella piazza XX settembre, in un attimo saremmo arrivati alla macchina! E invece dobbiamo aver sbagliato qualcosa e… ci siamo persi. Alla fine, bagnati come pulcini (anche la roba negli zaini era tutta bagnata), abbiamo almeno ritrovato l’hotel a 4 stelle che avevamo come riferimento e, passando dal retro, il receptionist ci ha fatto attraversare la hall dell’albergo (visto il maltempo, diversi ospiti si rilassavano sulle eleganti poltrone di pelle. Chissà cosa avranno pensato vedendoci…) e siamo arrivati in un attimo alla macchina.
E via verso Cisternino a caricare i bagagli! Un peccato non aver potuto dedicare più tempo alla visita di Martina Franca; non abbiamo neppure potuto vedere la Lama, il quartiere più antico e suggestivo della città con le piccole case con i tetti a punta…
Il viaggio da Cisternino a Corigliano d’Otranto è stato tranquillo e scorrevole e siamo arrivati giusto in tempo per sistemarci e uscire per la prima cena in terra salentina.
16 AGOSTO
Al mattino, dopo la tragedia in quanto nella cucina del bed & breakfast non c’era una caffettiera ma solo la macchinetta con le cialde ed era impossibile fare il caffelatte (tragedia poi rientrata comprando il nescafè per il caffelatte) siamo partiti alla volta di Otranto a circa 20 km, la cittadina più a oriente della nostra penisola. Siamo stati costretti a lasciare la macchina in un parcheggio a pagamento ma in un attimo eravamo sul lungomare e, sotto un cielo già minaccioso, ci siamo diretti verso il lungomare degli Eroi e quindi verso la Cattedrale. È tutto un brulicare di stradine strette, piene di negozi e di gente, in alcuni casi risulta quasi soffocante. La Cattedrale, vista da fuori, potrebbe risultare un po’ semplice ma poi, quando entri, rimani subito rapito dal soffitto a cassettoni blu e oro ma soprattutto dal mosaico sul pavimento che ricopre l’intera superficie dell’edificio. Il mosaico è riuscito a sopravvivere anche se i turchi usarono la chiesa come stalla mentre erano intenti a decapitare i martiri su una pietra ora conservata nell’altare che si trova nella cappella laterale, a destra dell’altare principale (le teche di vetro lungo le pareti, ospitano i teschi dei martiri). Siamo quindi scesi nella cripta con le sue tantissime colonne e capitelli in marmo uno diverso dall’altro. Dalla cripta, si esce sulla facciata laterale della cattedrale e ci si rituffa nella vita frenetica.
Ci siamo quindi diretti verso il Castello Aragonese, arrivando proprio di fronte all’ingresso principale; abbiamo superato un ponticello che passa sopra al fossato e, costeggiando il perimetro, siamo scesi fino al mare (anche in questo caso, vedere le foto del castello dall’alto è tutta un’altra cosa) e abbiamo visto il relitto della Kater I Rades, una ex nave militare albanese rubata dagli scafisti per trasportare i migranti in Italia e speronata accidentalmente nel canale di Otranto; il relitto è stato poi recuperato e trasformato da un artista greco in un monumento per l’umanità migrante. Purtroppo il tempo stava peggiorando tantissimo e, oltre al cielo nerissimo, si era alzato un vento forte. In fretta siamo risaliti e ci siamo incamminati lungo la parte di mura forse più suggestiva ovvero il Bastione dei Pelasgi, dove per secoli i nobili costruirono i loro eleganti palazzi sul mare e da lì ci siamo goduti ancora un po’ di panorama, prima di rituffarci tra le stradine sempre più affollate. Ad un certo punto ha iniziato proprio a piovere e così ci siamo infilati nella cripta della cattedrale ed eravamo in molti ad aver avuto la stessa idea. Abbiamo aspettato che smettesse di piovigginare e poi ci siamo diretti di nuovo verso il lungomare perché pensavamo di poter mangiare in un locale segnalato dalla guida. E invece non è stato possibile visto che a quanto ci è stato detto apriva solo di sera. Così abbiamo perlustrato i vari locali che si succedevano prima lungo via Vittorio Emanuele II e poi sul lungomare Terra d’Otranto fino a che abbiamo deciso di fermarci in una pizzeria che aveva una bella sala che si affacciava proprio sul mare… Dopo pranzo abbiamo proseguito la nostra passeggiata e siamo arrivati fino in fondo alle spiagge che si trovano all’estrema sinistra (guardando il mare) e, fatta la scalinata, siamo arrivati ad un bellissimo belvedere da cui vedi tutta Otranto e un mare che sembrava invitante. E’ stato proprio un peccato aver trovato una giornata così brutta senza nemmeno uno sprazzo di sole, in quanto non ci siamo potuti godere appieno la nostra visita e non siamo riusciti ad apprezzare una città che avevamo tanto desiderato visitare.
Siamo quindi ritornati alla macchina e ci siamo diretti al faro di Punta Palascia o Capo d’Otranto, il punto in cui il mar Ionio e l’Adriatico si incontrano e dove è minima la distanza fra l’Italia e l’Albania. Abbiamo parcheggiato sullo sterrato vicino alla zona militare e poi abbiamo imboccato il sentiero. Nel frattempo il tempo si era rimesso un po’ al bello e faceva caldo. La bella passeggiata immersi nel silenzio ci ha portati fino al faro e ci siamo fermati a riposarci un po’ e a goderci il panorama. Avevamo anche dietro il necessario per fare il bagno ma ci è sembrato un po’ troppo difficile spostarsi sulle rocce e raggiungere il mare. Inoltre da lì si vedeva già la baia dell’Orte che doveva essere la nostra fermata successiva e, dalle foto sulle riviste, sembrava davvero carina.
Così siamo ritornati alla macchina e ci siamo diretti alla baia. Ovviamente parcheggio a pagamento e navetta a orari fissi per raggiungere la baia e ritornare indietro. Quando siamo arrivati abbiamo avuto una grossa delusione: cielo scuro, mare agitato e in ogni caso non pulito. Anche i commenti di altre persone vicino a noi erano negativi, anche loro si aspettavano qualcosa di davvero bello. Abbiamo lo stesso fatto il bagno perché avevamo voglia di acqua ma poi abbiamo ripreso in fretta la navetta per il parcheggio. Da lì, in pochi minuti, si arriva alla Cava di Bauxite (o boxit come abbiamo sentito dire da una signora…). E’ davvero uno spettacolo insolito: cielo ritornato un po’ azzurro, il verde della natura, il rosso-marrone vivo della terra e in fondo il laghetto. Ci siamo soffermati a passeggiare in quel paesaggio che, sicuramente, sarebbe risultato ancora più bello se la giornata era limpida, in quanto i colori sarebbero risaltati ancora di più, e poi siamo ripartiti verso il nostro appartamento.
17 AGOSTO
Finalmente una bella giornata con il cielo blu. Con il nostro cestino siamo partiti alla volta di Torre Sant’Andrea. Visto che noi ci muoviamo abbastanza sul presto, nonostante le strade un po’ complicate (non certo per il traffico ma per il fatto che segui i segnali con sicurezza ma magari, alla rotonda successiva, dell’indicazione che ti interessava non c’è più traccia), siamo riusciti a parcheggiare nella strada diritta che si percorre per arrivare al parcheggio a pagamento. Abbiamo quindi incontrato due signori che ci hanno suggerito, visto che sappiamo nuotare, di dirigerci verso sinistra. E così abbiamo fatto. Finalmente un vero spettacolo! Cielo azzurro, mare blu scuro, i faraglioni giallo chiaro… Dopo le prime foto abbiamo sceso la scaletta e ci siamo subito sistemati sugli scogli e ci siamo subito buttati in acqua. Certo, lo spazio non è molto e ben presto la ressa è aumentata. Così dopo esserci asciugati abbiamo proseguito la nostra passeggiata lungo la scogliera (guardando il mare, abbiamo proseguito verso sinistra) anche perché in lontananza avevo visto che alcune persone si erano sistemate in un posto che sembrava molto più tranquillo. Abbiamo scattato tante altre foto e, giunti sul posto, abbiamo visto che in effetti tra le rocce, c’era una minuscola scaletta scavata nella pietra ma arrivati in fondo bisognava proseguire attaccandosi solo ad una corda e cercare di stare in equilibrio coi piedi su spuntoni che uscivano dalla roccia. Era troppo rischioso, visto che avevamo zaini e cestino da picnic, o forse siamo stati troppo paurosi e così a malincuore siamo tornati sui nostri passi e, oltrepassata l’ennesima zona militare vicino al parcheggio, siamo arrivati dall’altra parte dove vedi la spiaggetta attrezzata presa d’assalto. Quindi ci siamo fermati prima e ne abbiamo approfittato per un altro bagno, calandoci dalla scaletta messa nella zona in cui tutti si tuffano. Anche lì l’acqua era bella ma l’ambiente meno idilliaco. Era arrivata l’ora di pranzo e così ci siamo spostati sul muretto alle spalle della spiaggia e, all’ombra delle piante, abbiamo fatto il nostro picnic e, recuperata la macchina, ci siamo diretti verso Conca Specchiulla, vicino a Frassanito. Abbiamo parcheggiato gratuitamente nel parcheggio del villaggio e poi ci siamo incamminati. La passeggiata è piacevole in quanto è tutta nel verde della pineta che separa il villaggio dal mare ma, purtroppo, il cielo si era nel frattempo rannuvolato e, quando siamo arrivati alle calette (quasi tutte hanno un lembo di sabbia) il tempo era così minaccioso che non abbiamo nemmeno pensato di fare il bagno.
Probabilmente anche questo luogo con il sole avrebbe fatto un altro effetto. Un po’ amareggiati siamo tornati alla macchina ma era troppo presto per tornare a casa e poi c’erano così tante cose da vedere che abbiamo deciso di andare lo stesso alla Baia dei Turchi. Era impressionante vedere le macchine parcheggiate lungo la strada nella zona dei laghi Alimini e il susseguirsi degli ingressi ai vari stabilimenti. Anche in questo caso, non sapendo, abbiamo scelto a caso la freccia che indicava il parcheggio Oriente. Anche qui una bella passeggiata nella pineta e finalmente arriviamo al mare ma erano tutte spiagge attrezzate e piene zeppe di gente. Così ci siamo incamminati verso destra e seguendo i sentierini avvolti da una fitta vegetazione siamo arrivati ad una specie di piccolo promontorio dove c’era molta più tranquillità e con anche una scaletta per scendere in acqua. Ci siamo subito preparati per il bagno anche perché, nel frattempo, era ricomparso un po’ di sole. L’acqua era limpida e molto bassa, e il fondo tutto di sabbia… Dopo il bagno un po’ di ozio prima di ritornare al parcheggio (tra l’altro quando venivamo via il parcheggiatore non c’era più. Aveva finito il turno ?!? e quindi chi arrivava a quell’ora ovviamente non pagava più niente…).
18 AGOSTO
Questa mattina era prevista la gita fino a Santa Maria di Leuca, il punto più lontano da raggiungere durante la nostra permanenza in Salento (circa 50 km). Ma prima abbiamo fatto una deviazione per andare a vedere il famoso Ciolo. In effetti la caletta sabbiosa raggiungibile con lunghe scalinate in pietra è caratteristica e alle spalle è circondato da pareti rocciose molto alte e al di sopra c’è il ponte che supera i 30 metri e che attraversa la gola. Vista la bella giornata e il cielo turchese, avremmo potuto approfittarne subito e fare il bagno anche perché gente ce n’era ma non ancora tantissima ma abbiamo preferito proseguire subito per la nostra meta.
Arrivati a Santa Maria di Leuca abbiamo parcheggiato subito nel primo parcheggio che abbiamo trovato anche perché si stava facendo un po’ tardi. E invece avremmo dovuto “perlustrare” il paese più verso il centro e vedere se trovavamo un buchino che ci permettesse di dare un’occhiata anche al paese. Il parcheggio era vicino al porto ma troppo distante dal centro e avevamo in programma di fare l’uscita in barca verso le grotte marine. Avevo letto che per una questione di illuminazione era meglio programmarla al mattino e avevamo scelto il versante adriatico. Così abbiamo prenotato i biglietti e prima della partenza ma abbiamo dovuto aspettare più di mezz’ora senza poter fare nulla. La nostra imbarcazione Azzurra3 (di Colaci Nautica) era carina e comoda e avevamo spazio in abbondanza ma sinceramente avevo immaginato che la gita sarebbe stata molto più bella. Forse anche oggi il tempo ha guastato un po’ le cose: il sole è sparito, il mare iniziava ad agitarsi e per i miei gusti si “ballava” un po’ troppo; inoltre bisognava fermarsi in un punto a fare il bagno ma non è stato possibile e quindi ci hanno portato in un’altra zona per permetterci lo stesso di fare il bagno. Durante il viaggio di ritorno ci hanno offerto taralli e vino bianco. Scesi dalla barca siamo andati a mangiare qualcosa in un baretto vicino al porto e abbiamo assaggiato le famose e buone puccie salentine. Quindi abbiamo preso la macchina e accompagnati dalle prime gocce di pioggia siamo saliti fino alla Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, un importante luogo di pellegrinaggio, circondata da un’enorme terrazza sul mare e vicino alla quale si trova il Faro alto 47 metri.
Purtroppo il tempo peggiorava e quindi la nostra visita è stata abbastanza rapida. Ormai ci eravamo accorti che il tempo non solo muta rapidamente ma anche da zona a zona. Inoltre non si poteva mica buttare via la giornata! Così ci siamo diretti alla Baia di San Gregorio che si trova a pochi km da Santa Maria di Leuca. Siamo stati molto fortunati in quanto abbiamo trovato posto in un parcheggio libero a fianco del famoso Bar del Moro, e quindi si può dire che eravamo in spiaggia… Visto che aveva piovuto, era quasi tutto deserto. Ovviamente non abbiamo scelto la spiaggia attrezzata ma, guardando il mare, siamo andati verso destra e siamo scesi in una baietta tutta di sassi. Eravamo solo noi e, dopo un attimo, il sole ha fatto capolino. Finalmente ci siamo fatti un bel bagno solitario, eravamo proprio soli e anche sulla “spiaggia” non c’era nessuno, l’acqua era molto bella e ce la siamo proprio goduta, circondati dal verde dei cespugli e dei fichi d’india, da bellissime villette bianche e da scogli con tanti granchietti…
L’ultima tappa della giornata era Specchia. Visto che era ormai un po’ tardi, abbiamo deciso che ci saremmo anche fermati per cena, tanto eravamo già sulla via del ritorno. Ci siamo subito diretti verso il centro storico, abbiamo ammirato la bellissima piazza centrale su cui si affaccia il castello e la chiesa, e poi abbiamo girovagato per le viuzze contorte, piene di gradini, ammirando sontuosi palazzi con elaborati balconi in ferro battuto. C’era davvero tanta tranquillità anche se la gente non mancava. Abbiamo cenato nel ristorante la Bettola proprio accanto alla piazza e poi abbiamo preso un buon gelato nella bellissima gelateria/pasticceria di fronte. Purtroppo, mentre tornavamo al parcheggio, ci siamo resi conto che la parte da visitare non era solo quella “dietro alla chiesa e al castello” ma anche quella dietro al ristorante! Infatti abbiamo incrociato bellissimi scorci, cortili e passaggi ad arco che, essendo ormai calata la sera, non sono più riuscita a fotografare…
19 AGOSTO
Il tempo è nuvoloso ma di sicuro si rimetterà al bello. E quindi partiamo alla volta di Porto Miggiano. Parcheggio agevole lungo la strada (la ragazza nel chiosco che proponeva le gite in barca mi ha detto che di lì a qualche ora sarebbe stato un delirio) e ci siamo avventurati verso la torre e poi verso un punto in cui sembrava agevole l’ingresso in acqua nonostante gli scogli. Subito un bel bagno rilassante, acqua pulita e subito profonda, bell’ambiente circondato da scogli. Dopo esserci un po’ rilassati siamo tornati alla macchina ed ecco che abbiamo commesso il primo errore: la ragazza del chiosco mi aveva detto che per arrivare a Santa Cesarea Terme c’era meno di un chilometro e noi, che avevamo il nostro bel parcheggio, abbiamo pensato bene di spostare la macchina convinti che in paese ne avremmo trovato un altro! E il risultato è stato che del paese abbiamo visto solo la famosa villa Sticchi parcheggiando con le quattro frecce sulla via principale. Non abbiamo nemmeno trovato un parcheggio a pagamento… e come se non bastasse del sole nessuna traccia.
Saltiamo in macchina e ci dirigiamo verso Castro Marina, già con la certezza che nemmeno qui ci saremmo potuti fermare, e quindi abbiamo proseguito verso Marina di Marittima per fare il bagno nella famosa Cala Acquaviva. Anche qui abbiamo evitato il parcheggio a pagamento ma, proprio prima della curva che ti porta al parcheggio, sulla destra abbiamo imboccato una strada in salita e lasciato lì la macchina. Era arrivato anche un po’ di sole e così siamo subito ridiscesi. Quanta gente! Altro che le foto delle riviste… comunque abbiamo trovato il nostro posticino e, a turno, abbiamo fatto il bagno. L’acqua non era affatto fresca come avevo letto, si stava benissimo, era limpida e pulita e si vedevano i pesci e ci ha ricordato molto alcune calette di Minorca.
L’idea di cercare di fermarci a Castro Marina ormai era accantonata e perciò, visto che si era fatta l’ora di pranzo, ci siamo diretti verso Castro perché abbiamo pensato che di sicuro, il paese sulla collina sarebbe stato meno congestionato. Abbiamo subito parcheggiato e ci siamo diretti verso il nucleo storico e ci siamo fermati nella prima trattoria a disposizione. Dopo pranzo, accompagnati da una fastidiosa pioggerella, abbiamo completato il giro del paese con la cattedrale e il castello aragonese e quindi abbiamo proseguito verso Tricase Porto in quanto sembrava che lì l’acqua fosse così bella che si poteva fare tranquillamente il bagno anche nel porticciolo.
Lasciata la macchina in un parcheggio lungo la passeggiata a mare, abbiamo oltrepassato il porticciolo e il palazzotto Villa Torre che getta la sua ombra sulla spiaggetta di sabbia, tutta contornata dal marciapiede di cemento che viene usato come spiaggia. In effetti l’acqua era bella ma la zona troppo affollata e quindi siamo tornati indietro fin oltre il porto, siamo scesi lungo una scala e ci siamo sistemati sulle rocce per affrontare un bel bagno rinfrescante. Infatti il sole faceva i capricci ma quando usciva era bello caldo! Lì il mare era aperto ma almeno potevi goderti la natura senza tutta quella ressa… Mentre tornavamo al parcheggio, abbiamo incontrato due signori che ci hanno consigliato di andare a Marina Serra e alla sua piscina naturale scavata nella roccia. Anche nei nostri programmi c’era questa tappa ma, avendo sottovalutato un po’ le distanze, era ormai impossibile andare anche lì e, un po’ a malincuore, ci siamo avviati verso la strada del ritorno.
Ma lungo la strada che da Tricase Porto va verso Tricase, ci siamo ovviamente fermati per ammirare la quercia vallonea denominata quercia dei cento cavalieri: uno dei pochi esemplari rimasti di questa specie, con una chioma di 25 m di larghezza e più di 700 anni di età. Abbiamo poi visto che anche a Corigliano c’era un esemplare di questa specie…
20 AGOSTO
Ovviamente, visto che stamattina dovevamo andare a Lecce e non fare vita da mare, il cielo era blu e splendeva il sole! Da Corigliano arrivare a Lecce è davvero comodo. Dopo un breve giro orientativo con la macchina, abbiamo parcheggiato in viale don Minzoni (a prezzi del tutto ragionevoli) e in pochi passi eravamo già alla Porta San Biagio, che ti fa entrare nella parte sud del centro storico. La prima chiesa che abbiamo incontrato è stata quella di San Matteo, davvero caratteristica in quanto la parte inferiore della facciata è convessa mentre quella superiore è concava (al mattino era chiusa. Quando ci siamo ripassati davanti nel pomeriggio abbiamo guardato anche l’interno a forma ellittica). Abbiamo proseguito seguendo le indicazioni e siamo arrivati alla piazza del Duomo, che desta davvero stupore come avevamo letto. Infatti, camminando fra i vicoletti, all’improvviso trovi questo stretto passaggio (oggi aperto, una volta chiuso da una pesante porta di legno) oltre il quale si apre la piazza. Entrando nella piazza proprio di fronte si vede la finta facciata del duomo con la statua di sant’Oronzo, finta facciata in quanto quella vera è sulla sinistra, più sobria e lineare, accanto al bel campanile alto quasi 70 metri. L’interno del duomo è spettacolare e rimani incantato, nonostante manchi una preparazione artistica adeguata, a rimirare tutta quella ricchezza e quei dettagli minuziosi. Accanto al duomo sorge il palazzo vescovile con un bellissimo loggiato angolare ad arcate e il museo diocesano. Abbiamo scattato tante foto e ovviamente immortalato un gattone che dormiva beato sulla ringhiera in un balcone accanto al campanile. Quando nel pomeriggio abbiamo dato ancora un’occhiata alla piazza… il gattone era ancora là, immerso nel suo sonno profondissimo. Dalla piazza del duomo abbiamo proseguito per via Palmieri, fiancheggiata da palazzi maestosi come palazzo Marrese, con il portone circondato da quattro cariatidi, che si trova in una piccola piazzetta. La cosa che ci ha colpito di più è la bellezza di queste vie che ad ogni passo regalano scorci da incorniciare, balconi in ferro battuto, palazzi ben conservati, capitelli decorati, un trionfo del barocco leccese caratterizzato dall’uso della pietra locale, che ben si prestava a essere lavorata, intagliata, incisa e traforata in mille modi diversi dalle abili mani degli artigiani del tempo, e che illumina tutto con le sue sfumature color miele. Alla fine di via Palmieri si trova Porta Napoli, eretta in previsione di una visita di stato di Carlo V. Verso l’interno del centro storico non dice nulla mentre dall’altra parte c’è un bellissimo frontone triangolare minuziosamente decorato. Oltre la porta c’è un viale con comode panchine che porta fino ad un obelisco commemorativo, eretto a ricordo di Ferdinando I, re delle due Sicilie. Ritornando di nuovo verso il centro storico, proprio di fronte alla porta Napoli c’è palazzo Guarini, una bellissima residenza aristocratica che spicca per le finestre dalla forma strana.
Abbiamo proseguito quindi lungo via Principi di Savoia e siamo arrivati alla chiesa di San Niccolo’ dei Greci, un’antica chiesa bizantina. Da lì saremmo potuti anche arrivare comodamente al famoso monastero di San Giovanni Evangelista dove si potevano comprare i biscottini tipici dalle suore di clausura ma abbiamo preferito raggiungere la Basilica di Santa Croce perché avevamo paura poi di trovarla chiusa. Purtroppo però l’abbiamo trovata tutta coperta dai teloni e dalle impalcature in quanto la facciata è in ristrutturazione e quindi, leggendo sulla guida, abbiamo cercato di seguire la spiegazione guardando le immagini stampate sui teloni. Vista la ricchezza, si capisce perché è servito più di un secolo per portarla a termine, ricchezza sontuosa sulla facciata e ricchezza interna: soffitto con cassettoni dorati, intarsi di marmo, cappelle fastose, statue, putti, decorazioni barocche elaborate… Abbiamo girovagato un po’ nelle stradine laterali piene di negozi e poi ci siamo fermati per pranzo in un localino fra la basilica e la piazza di Sant’Oronzo.
Dopo pranzo siamo andati alla ricerca del famoso Avio Bar, un locale storico nato negli anni ’50 ad opera dell’imprenditore Quarta che avviò una piccola torrefazione poi ribattezzata Avio Bar in quanto ci andavano gli avieri di stanza all’aeroporto di Lecce. E così non potevamo non assaggiare il caffè in ghiaccio con latte di mandorla e l’espressino freddo, con panna e caramello, tutti realizzati partendo sempre dal Quarta caffè. Erano entrambi davvero buoni.
A questo punto siamo ritornati alla basilica e, imboccato il sontuoso portone del Convento dei Celestini (oggi sede della provincia), abbiamo attraversato il cortile colonnato e raggiunto i giardini pubblici ben curati dove abbiamo oziato un po’ su una panchina. Nel frattempo il sole era sparito e il cielo si era rannuvolato e così, per non rischiare di concludere la nostra visita sotto la pioggia, ci siamo incamminati verso Piazza Sant’Oronzo. Sulla guida veniva definita una piazza scenografica ma, forse a causa del fatto che la vista era oscurata da tutte le luminarie che stavano montando e che la famosa colonna di Sant’Oronzo era tutta ricoperta per restauri, a noi non ha detto un granchè. Un tempo era il cuore di tutte le attività commerciali ed imprenditoriali fortemente influenzate da una comunità di veneziani. Proprio a loro è stata dedicata la graziosa Chiesa di San Marco con il portale abbellito dal leone di San Marco. Accanto si trova il Sedile con le grandi finestre di vetro e vecchia sede del municipio (oggi ospita l’ufficio informazioni turistiche). Da lì si ha una bellissima visuale sui resti dell’Anfiteatro Romano del I-II secolo che poteva ospitare fino a 15mila spettatori. Ci siamo quindi spostati verso il Castello di Carlo V, raggiunto costeggiando i giardinetti di viale G.Marconi. Siamo passati attraverso il cortile da cui si possono ammirare le possenti mura di questo castello che risultò sempre al sicuro dalle incursioni dei turchi, e siamo poi usciti di nuovo sulla strada (il castello visto dall’alto, guardano le foto su internet, fa tutto un altro effetto, in quanto si vede la sua struttura e la maestosità).
Ritornando verso piazza Sant’Oronzo abbiamo fatto una piccola tappa da Natale, dove c’era solo l’imbarazzo della scelta fra decine di gusti di gelato e ci siamo comprati un pasticciotto per la colazione del giorno dopo. Abbiamo ancora girato per le viuzze che costeggiano la piazza del Duomo, abbiamo guardato un po’ di negozi e fatto qualche spesuccia, ci siamo lasciati incantare dalle creazioni e soprattutto dall’abilità di Claudio Riso, un artista della cartapesta e poi, un po’ a malincuore, ci siamo diretti verso la macchina.
Visto che quando siamo ritornati a Corigliano d’Otranto era ancora presto, ci siamo sistemati e siamo usciti per fare un giro più tranquillo per il paese. Siamo partiti sempre dai giardini pubblici, sempre pieni di gente e soprattutto uomini seduti sulle panchine a chiacchierare e, oltrepassata la Caporta, l’unica porta rimasta delle due porte che rappresentavano gli accessi al borgo nelle vecchie mura del cinquecento, ci siamo trovati di nuovo al cospetto del Castello de’ Monti. Si resta davvero stupiti di fronte alla facciata riccamente decorata e ci siamo anche informati per entrare a visitarlo ma, visto il prezzo del biglietto, abbiamo lasciato stare! Abbiamo proseguito lungo la strada che costeggia il castello e siamo passati accanto ad una chiesa. Qualche sera prima doveva esserci una festa e avevamo avuto proprio la sensazione che in questi paesi certe cose siano ancora molto sentite: la chiesa era gremita, le donne anziane erano tutte agghindate nel vestito buono ed era anche pieno di ragazzi giovani, c’era la banda e i fuochi d’artificio… Sempre a Corigliano una sera, mentre tornavamo alla macchina che lasciavano accanto ai giardini pubblici, avevamo sentito delle voci ad alto volume e poi, avvicinandoci, abbiamo capito cos’era: in un angolo dei giardini era stato allestito un cinema all’aperto. Proiettavano un cartone animato, c’erano panche e sedioline, c’erano bambini e genitori, ma c’era anche una coppietta di fidanzatini, c’era un tavolo con bibite e bicchieri ma, la cosa che più ha colpito è vedere che il film veniva proiettato su un muro che era…il retro dei gabinetti pubblici. In diverse circostanze abbiamo avuto la sensazione che la vita scorra ad altri ritmi e ancora legata ad una maggior semplicità. Anche a Corigliano ci sono diverse chiese, tutte riccamente decorate, sia dentro che fuori, ed è bello perdersi per le stradine che ci hanno poi riportato nella solita piazza San Nicola con la fontana al centro. Anche l’ultima cena che facevamo a Corigliano l’abbiamo fatta nel ristorante la Puteca ormai eletto come il nostro ristorante. E così ne abbiamo anche approfittato per chiedere notizie al cameriere di tutti quegli addobbi bianchi che circondavano tutta la piazza, alti fino ai tetti e pieni di lucine colorate, e che avevamo notato in tutti i paesi che avevamo visto. Sono le luminarie che vengono montate ogni anno per la festa del santo patrono. I lavori per il montaggio iniziano circa due settimane prima dell’evento e dopo la festa vengono smontate. Ci ha detto che da loro le feste del santo patrono sono molto sentite, tradizione luci e mille colori, ma purtroppo noi ce la saremmo persa in quanto dovevamo lasciare il Salento il giorno dopo mentre la festa di San Nicola era il 23 agosto… un gran peccato non aver potuto partecipare a questo evento che deve essere davvero suggestivo (ho visto solo delle foto su internet di queste feste e sembra davvero uno spettacolo unico). Al ritorno nel nostro bed and breakfast abbiamo terminato i preparativi per la partenza del giorno seguente.
21 AGOSTO
Ultima giornata in Salento, cielo limpido e sole. Dopo un’arrabbiatura per un disguido nella cucina del bed and breakfast (ci erano spariti i viveri chiusi nella nostra borsa e contrassegnati col numero della ns camera) e dopo aver fatto una puntata non prevista nel piccolo market per ricomprare due cose, siamo partiti alla volta di Roca Vecchia. Avevo già letto su internet che era stato chiuso l’accesso libero alla grotta della poesia in quanto, a causa della folla il giorno di ferragosto, c’era stato il rischio di crolli della roccia che la circonda. Dopo aver perlustrato la zona e visto dov’era l’accesso per arrivare alla grotta della poesia, siamo ritornati indietro e abbiamo parcheggiato comodamente lungo la strada di fronte ad alcune villette a schiera e, imboccato un vicoletto, siamo arrivati ad un chioschetto sulla spiaggia. La prima spiaggia era già affollata e così siamo tornati sulla via principale e ci siamo diretti verso lo sterrato che portava alla famosa grotta. C’era un gran caldo e tutti i posti che abbiamo visto erano già inflazionati oppure non ti davano la possibilità di accedere direttamente al mare o lo spazio era ridotto a causa dell’accumulo delle alghe. Abbiamo guardato la grotta della poesia, alla quale potevi accedere solo a nuoto passando nel tunnel dal mare aperto e controllata a vista da alcuni operatori e poi, guardando verso la torre, ho visto delle persone che passeggiavano in una zona che sembrava molto più tranquilla. E così ci siamo incamminati per dirigerci verso la torre. Una bella passeggiata a fianco del sito archeologico e dei bei panorami ma, purtroppo, non abbiamo trovato un modo di arrivare via terra proprio vicino alla rocca (suppongo non ci sia, se no sarebbe stato pieno di gente!). Anche in questa parte c’era una bella spiaggetta invasa dalle alghe depositate ma, dopo pochi passi, ecco il posto che faceva per noi: non c’era nessuno, la roccia creava un po’ d’ombra, e c’era modo di entrare comodamente in acqua tramite una specie di scaletta nella roccia (o perlomeno l’entrata era agevole, un po’ meno l’uscita visto che dovevi appenderti con le dita alla roccia e issarti….). Abbiamo subito fatto un bel bagno per riprenderci, e poi un altro prima del nostro pranzo al sacco. L’acqua era abbastanza bella ma era soprattutto il panorama ad essere incantevole. Io mi sono poi allontanata per scattare qualche foto e quindi abbiamo preso le nostre cose e ci siamo spostati verso il chioschetto che avevamo visto al mattino arrivando. La spiaggia carina e con una bellissima acqua era sempre affollata così ci siamo spostati oltre il chiosco e ci siamo concessi un ultimo bagno entrando in acqua lungo una specie di scivolo nella pietra. Bel mare, acqua limpida, pochissima gente in acqua e sempre un panorama per me davvero unico.
Era arrivata l’ora ti tornare al nostro bed and breakfast a recuperare le valigie e, verso le 15,30 partivamo alla volta del Gargano.
Alla fine erano circa 360 km ma, si sa, la viabilità nel Gargano è un po’ più difficoltosa. Inoltre, fermandosi anche per mangiare qualcosa in un’area di servizio, ci siamo avvicinati alla nostra meta che ormai si stava facendo buio e (non sapremo mai che strada ci ha fatto fare google maps!), abbiamo passato gallerie e poi abbiamo iniziato ad arrampicarci per una strada tutte curve, con le macchine dietro seccate perché si andava piano e nervose perché non riuscivano a sorpassarti. Ma alla fine siamo arrivati! In ritardo rispetto al previsto (erano ormai le otto) ma finalmente abbiamo preso possesso del nostro bungalow.
22 AGOSTO
Dopo la colazione, fatta nel bar della struttura in quanto non avevamo ancora fatto spesa, siamo partita alla volta di Peschici. Se devo essere sincera, dalle foto che avevo visto, non mi aveva fatto una gran impressione e invece dopo esserci stata ho cambiato opinione. Seguendo le indicazioni abbiamo lasciato la macchina in un piccolo parcheggio a pagamento ai piedi del centro storico e abbiamo iniziato la visita passando sotto la torre che si trova accanto alla piazza. Inutile seguire un percorso, si va a caso, intanto da qualunque parte ti giri vedi qualcosa di bello e degno di una fotografia. Abbiamo visto la chiesa di Sant’Elia, patrono di Peschici, la chiesa del Purgatorio con la bella torre campanaria e poi siamo arrivati fino al Castello, arroccato sulla rupe e edificato come difesa dai pirati saraceni. Dal castello siamo scesi e abbiamo imboccato la strada asfaltata e ci siamo fermati a guardare il panorama sulla lunga spiaggia a ovest del costone roccioso su cui si trova il paese: la spiaggia di Marina, tutta piena di stabilimenti attrezzati. Ovviamente non siamo scesi fino al mare in quanto non era prevista una sosta bagno e inoltre il tempo si stava rannuvolando. Così, dopo aver girovagato ancora un po’ fra la stradine dai mille colori, siamo andati nel ristorante che già avevamo adocchiato e nel quale si poteva mangiare anche presto (la galleria del ristoro) dove io ho scelto la pasta allo scoglio e M. il risotto ai frutti di mare, due piatti squisiti… Solo adesso, scrivendo e guardando le cartine raccolte nei vari luoghi, mi rendo conto che, nella strada fatta per arrivare a Peschici, siamo passati vicinissimi all’Abbazia di Calena che viene descritta come un affascinante monumento medioevale e non eravamo neppure distanti dalla piccola chiesa della Madonna di Loreto, costruita nel punto in cui si dice che la Madonna sia apparsa a un gruppo di pescatori salvandoli da una tempesta. Nei nostri progetti, c’era quello di sperimentare almeno una spiaggia di Peschici, ma ormai il cielo era tutto coperto e quindi che fare? Siamo partiti alla volta di Vico del Gargano. Appena fuori Peschici, abbiamo cercato invano un posto dove accostare e scattare una foto panoramica di Peschici (forse bisognava scendere nella spiaggia di Marina…) e poi ci siamo fermati in uno spiazzo vicino alla Torre Pucci per guardare il panorama (in basso si vede un trabucco convertito in ristorante). A quel punto la strada incomincia a scendere e dall’alto abbiamo visto la baia di Calenella, attrezzata ma anche con ampi spazi liberi. Vico del Gargano non è lontano ma la strada tutta curve non è rapidissima. Abbiamo parcheggiato la macchina lungo la strada principale e ci siamo incamminati. Guardando le foto già mi era piaciuto ma nella realtà è ancora più affascinante. Siamo entrati nel centro storico dalla piazzetta che si trova proprio accanto ai resti del Castello Normanno Svevo e poi, trovando fuori da un locale una cartina, abbiamo cercato di seguire i percorsi segnalati per vedere i vari rioni che formano il centro storico, ovvero il rione Civita, stretto attorno al castello e alla chiesa dell’Assunta e attraversato da un intrico di vicoli, il rione Terra (dove c’erano le case dei possidenti terrieri) e il rione Casale (quartiere dei braccianti). Non so cosa abbiamo veramente visto perché poi ad un certo punto non ci raccapezzavamo più sulla cartina e ad ogni angolo io vedevo scorci nuovi e andavo a curiosare. Anche a Vico del Gargano ci sono tantissime chiese e, seguendo la via centrale, siamo arrivati alla chiesa di San Giuseppe e, proprio di fronte, abbiamo attraversato il famoso Vicolo del Bacio, largo appena 50 cm, e frequentato soprattutto nel giorno di San Valentino dalle coppie, per scambiarsi auguri e donarsi un’arancia, simbolo del Gargano. Abbiamo proseguito fino al Palazzo della Bella con la sua torre merlata, che appartenne ad una nobile famiglia fiorentina. Fosse stato per me ero ancora là adesso che giravo per il paese, a fare foto e a guardare le donne che chiacchierano da una finestra all’altra… Durante la ns permanenza a Vico del Gargano era ricomparso un bel sole e così, ripresa la macchina, ci siamo fermati alla baia di Calenella. Si imbocca una strada sterrata e in un attimo si arriva al mare e poi si può parcheggiare liberamente lungo la stessa strada che costeggia il litorale. Il nostro unico desiderio era adesso fare un bel bagno e così ci siamo sistemati nella spiaggia libera e subito in acqua. L’acqua era bassissima e il fondale tutto di sabbia ma il bagno è stato lo stesso piacevole e ci ha ritemprato da tutto il camminare della giornata. Al ritorno ci siamo fermati a fare la spesa vicino a casa, notando subito che, sebbene si trattase di un discount, i prezzi erano nettamente superiori a quelli che avevamo trovato in Salento.
23 AGOSTO
Stamattina siamo partiti alla volta di Vieste. Abbiamo trovato da parcheggiare sul lungomare Europa, nell’incrocio con il lungomare Vespucci, in un parcheggio aperto 24 ore al giorno e posizionato sotto il livello della strada. Per la prima volta nella nostra carriera abbiamo contrattato sul prezzo del parcheggio e quindi, già accaldati nonostante fosse ancora mattina, abbiamo percorso tutta la via S.M.di Merino e quindi, girando a sinistra, siamo arrivati prima in Piazza Garibaldi e poi in piazza Kennedy dove sono entrata a cercare una cartina nell’ufficio informazioni turistiche che si trova in un edificio rosa che fu un’antica pescheria. Accanto si trova la Marina Piccola con i giardini e lì vicino una spiaggetta dove già c’erano alcuni bagnanti. Di fronte a noi spiccavo lo scoglio con il faro, progettato a metà 800, e che ogni sera all’imbrunire si accende. Siamo ritornati indietro e, oltrepassato il museo con le conchiglie, ci siamo incamminati verso la punta di San Francesco costeggiando il mare. Il complesso di San Francesco sorge sull’estremità del roccione su cui poggia il quartiere medioevale, ed è composto dalla chiesa e dal monastero. Scendendo le scale sulla destra, abbiamo visto da vicino un vecchio trabucco ormai in disuso e, dopo aver letto sulla guida la storia e il funzionamento dei trabucchi, ci siamo goduti la vista sul centro storico a picco sul mare. Ma, nello stesso tempo, siamo stati attirati dal mare che si apriva sotto di noi. Oltretutto eravamo già stravolti per il caldo e in più non c’era nessuno e così, in men che non si dica, eravamo in acqua per un bellissimo e lungo bagno. E’ stato davvero un peccato risalire e poi rivestirci ma…il centro storico ci aspettava! Così ci siamo incamminati e, siamo arrivati fino alla piazzetta dove sorge un lussuoso hotel nel vecchio palazzo comunale (tra l’altro con spiaggia privata con piscina) e poi abbiamo iniziato a girovagare per le stradine del centro, piene di negozi, di turisti, di bar e ristoranti, e siamo arrivati fino alla cattedrale dell’Assunta con la sua ripida scalinata. Da lì abbiamo proseguito fino alla piazza del Castello, costruito a strapiombo sulla spiaggia di Scialara o del Castello (mamma mia che confusione! Tutti lidi attrezzati), e lì vicino, da un piccolo giardino, abbiamo visto il famoso Pizzomunno, il monolite di roccia bianca che emerge per 26 m dal mare, e ne abbiamo approfittato per leggere la famosa leggenda ad esso legata. Abbiamo proseguito quindi il nostro giro per i vicoli, alla ricerca di un posto dove mangiare pranzo. Così abbiamo visto la Chianca Amara dove nel 1554 il corsaro saraceno Draguth decapitò gran parte degli abitanti dopo aver saccheggiato case e chiese e fece pure incendiare la città. Siamo arrivati fino alla piazzetta Petrone dove si svolgono gli spettacoli all’aperto e da cui si gode una vista ancora migliore sul Pizzomunno e infine, passata la via Judeca, testimonianza degli ebrei nel paese, siamo arrivati a un punto da cui si godeva di un panorama unico sulla punta di San Francesco. Panorama di cui abbiamo goduto anche durante tutto il pranzo in quanto abbiamo scelto un ristorante proprio collocato in quella zona.
Dopo pranzo abbiamo fatto ancora un giretto e poi, dopo aver abbandonato l’idea di fare un bagno alla spiaggetta di Marina Piccola perché avevamo paura di fare tardi, siamo tornati alla macchina e ci siamo diretti, seguendo la litoranea direzione Mattinata e lasciandoci alle spalle il Pizzomunno, verso la Baia San Felice. I signori dell’agriturismo ci avevano detto di dire che ci mandavano loro, così non ci avrebbero fatto problemi per il parcheggio. E noi avevamo immaginato che ci avrebbero lasciato parcheggiare e basta! Che illusi… Siamo arrivati all’ingresso del campeggio e io ho subito detto chi ci mandava. Bene, sono 15 euro per parcheggio, lettino e ombrellone… Alla fine contrattando gli abbiamo dato 5 euro per il solo parcheggio… Ci siamo subito sistemati in questa spiaggia tutta sabbia e subito abbiamo fatto il bagno. Anche qui lunga passeggiata verso il largo ma si tocca sempre e l’acqua non era strepitosa né tantomeno limpida. Bagno piacevole ma nemmeno da paragonare a quello fatto al mattino a Vieste, in solitudine e nell’acqua profonda. Dopo il bagno riposino sulla spiaggia che, circondata dalla pineta e dalle colline, purtroppo va presto in ombra. Avevo letto che il punto migliore per vedere l’architiello di San Felice era da una curva vicino ad una torre (dalla spiaggia l’architiello non si vede, lo si può raggiungere a nuoto, o meglio a piedi, dalla spiaggia) e così, lasciato il parcheggio, ci siamo fermati alla torre e lo abbiamo immortalato nelle nostre foto.
Ormai era pomeriggio inoltrato e così, mancando il tempo per raggiungere altre mete, siamo tornati al nostro agriturismo e abbiamo approfittato della bella piscina e dei comodi lettini, prima di prepararci per la cena.
24 AGOSTO
Partenza sempre verso le 8,15 verso la nostra nuova destinazione, la baia di Mattinatella. Google maps ci ha fatto passare per le strade interne lungo la statale 89: ci hanno spiegato che la strada interna non solo è meno frequentata ma è anche più veloce rispetto alla litoranea. Molto spesso si attraversano pezzi della foresta umbra così ricchi di vegetazione che sembra che sia sempre sera, di macchine ne incontri ben poche e abbiamo avuto anche occasione di fermarci per ammirare il panorama delle verdi vallate o per lasciare passare pecore e capre; abbiamo visto moltissimi allevamenti di mucche (avevano tutte un gran bell’aspetto) e una volta ci siamo anche fermati ad accarezzare un somarello. Magari la statale 89 sarà più “faticosa” in quanto è tutta curve (a volte molto strette) e non sempre il manto stradale è perfetto ma ti dà comunque la possibilità di goderti un gran bel paesaggio. Avevo letto che la strada per arrivare a Mattinatella era molto brutta. Non l’ho trovata affatto brutta, e lo dice una che ha paura degli strapiombi e delle strade strette o con forte pendenza. Se non ricordo male c’è forse un tornante un po’ brutto ma in ogni caso il percorso da fare dalla strada principale non è nemmeno lungo. Abbiamo parcheggiato a pagamento dando i soldi ad un tizio (che non ci ha dato nemmeno un bigliettino per dare un po’ di parvenza di legalità alla cosa. Ma ci ha custodito la macchina: quando siamo tornati nel pomeriggio dormiva della grossa sotto un fico) e poi ci siamo subito diretti verso il mare, che raggiungi tramite una scalinata. Noi avevamo il nostro cestino con il pranzo al sacco ma c’erano anche tanti ristorantini carini davvero allettanti di cui si sarebbe potuto approfittare. Finalmente una spiaggia tutta di sassolini, circondata dalle rocce, un bel panorama e non affollatissima. Anche le aree attrezzate, tutte vicine alla scala e ai ristoranti, non sono esagerate e non disturbano più di tanto. Anche l’acqua era molto invitante e quindi… subito un bel bagno! Qui era possibile nuotare in quanto l’acqua dopo pochi metri, si alza. Peccato solo che già a pochi metri da riva perda quella limpidezza che noti appena arrivi. In ogni caso una piacevolissima mattinata al mare. In occasione di un altro bagno, abbiamo raggiunto a turno l’altra spiaggetta, la Fontana delle Rose, ancora più appartata e intima, ma raggiungibile solo a nuoto oppure con una canoa/pedalò in quanto separata da Mattinatella da una roccia protesa sul mare. Molto particolare ma forse anche un po’ pericolosa in quanto le alte rocce sono proprio a ridosso della spiaggia molto corta e il rischio che cada qualche pezzo di roccia c’è sempre. Inoltre l’inconveniente è che ben presto nel primo pomeriggio inizia ad arrivare l’ombra. Nessun problema: si parte per la prossima meta! E così ci siamo avviati verso Monte Sant’Angelo, con un po’ di timore anche perché nel frattempo si stava rannuvolando molto velocemente. La strada per arrivare a Monte Sant’Angelo non è bellissima in quanto ripida, lunga e piena di tornanti. E si arriva a circa 800 metri di altezza. Noi avevamo immaginato di arrivare in un paesino e invece, man mano che ti avvicinavi, restavi stupito dalla quantità impressionante di condomini, case, complessi a schiera e la prima cosa che ci siamo chiesti è come fa la gente che abita lì e magari lavora altrove a fare ogni giorno tutta quella strada, senza trascurare il fatto che di sicuro d’inverno nevicherà… Abbiamo parcheggiato nel grosso parcheggio a pagamento molto comodo e vicinissimo al centro (finalmente un posto dove paghi in base a quanto ti fermi) e, con tanto di ombrellino a causa del tempo minaccioso, ci siamo diretti subito verso il Castello e quindi, passando in mezzo ad una schiera di extracomunitari che vendevano le loro merci (era la prima volta durante il viaggio che ne vedavamo così tanti tutti insieme) siamo arrivati al Santuario di San Michele, un importantissimo luogo di culto per la cristianità in quanto secondo la tradizione, in una delle grotte della zona, apparve per ben 3 volte l’arcangelo Michele. Si accede al santuario da un cortile dominato da un campanile a pianta ottagonale, si scende lungo una scalinata dove si vedono ancora incisi nella pietra i messaggi dei pellegrini, si arriva alla Porta del Toro e, attraversato un cortile (non ci eravamo accorti che fosse un cortile in quanto è coperto), si arriva finalmente nella grotta. E’ un ambiente suggestivo che invita al raccoglimento e alla preghiera, inoltre in quel momento si stava celebrando una messa in tedesco e questo non ci ha permesso di visitare bene la grotta per non disturbare. Abbiamo comunque visto la statua in marmo di Carrara che ritrae l’arcangelo mentre calpesta Satana brandendo la sua spada. Prima di tornare all’esterno abbiamo anche dato un’occhiata al negozietto che, accanto alla grotta, vendeva i souvenir e ci siamo spaventati del prezzo di certe cose: chissà se qualcuno comprerà quelle statue a prezzi spropositati!
Usciti dal santuario, era tornato il sole e pure il caldo, e così ci siamo messi a girare per il paese, per i vicoli tortuosi, le scalinate, gli angoli pittoreschi ma soprattutto le case a schiera tinteggiate a calce che animano l’antico Rione Junno (che risale al X secolo). Abbiamo anche visto tanti ristorantini interessanti che proponevano cibi caratteristici che non avevamo notato in altri menu del Gargano e una mezza idea di fermarci c’era ma… abbiamo pensato alla strada che ci attendeva e l’idea di farla di notte non ci attirava più di tanto. Inoltre c’era una urgenza: dovevamo trovare una banca per prelevare e così, dopo aver ripreso la macchina ed esserci fermati per un ultima foto della vallata e del rione Junno, abbiamo imboccato la strada del ritorno. Davvero molto panoramica e con una stupenda vista che spazia fino al mare. Abbiamo visto dall’alto Mattinata e, visto che non ci aveva mai sfiorato l’idea di cercare di visitare la baia delle Zagare o dei Mergoli (viste le assurde procedure che si dovrebbero seguire per arrivarci o le cifre esagerate), ci siamo fermati nel punto panoramico lungo la strada per fotografare almeno dall’alto i celebri faraglioni che caratterizzano la baia.
25 AGOSTO
La meta per la giornata odierna era la baia di Vignanotica. Siamo partiti sempre col nostro fedele cestino da picnic e, dopo aver passato le solite verdi vallate, siamo arrivati al parcheggio, facilmente raggiungibile dalla strada principale e senza nessuna difficoltà (avevo letto di strada pericolosa…). Sebbene a noi sembrasse già tardi, in realtà il parcheggio era quasi vuoto. Di lì a poco abbiamo preso il pullmino che ti porta fino all’ingresso della spiaggia e vicino alle spiagge attrezzate con bar e punto ristoro. Che meraviglia: la spiaggia è tutta di ciottoli, alle spalle ci sono le imponenti e bianche falesie sulle quali spuntano qua e là cespugli e piante verdi brillanti con le loro radici ancorate alle rocce, il mare è limpido e quasi subito profondo e il cielo turchese era pieno di gabbiani e altri uccelli che volavano. Abbiamo evitato di sistemarci al centro della spiaggia in quanto è il punto in cui attraccano i tristi barconi che scaricano i turisti che fanno il giro lungo la costa e così ci siamo diretti più verso sinistra (guardando il mare). Subito un bel bagno e poi crema e ombrellino visto che la giornata era davvero bellissima! Visto che io non so stare ferma e visto che mi sembrava che in fondo a sinistra fosse molto più tranquillo, mi sono incamminata con le mie scarpine a perlustrare la zona: in certi punti è quasi inquietante passare sulla spiaggia in quanto sembra che le falesie siano così in pendenza da caderti in testa ma, in effetti, laggiù era un incanto. E così sono tornata indietro a riferire e abbiamo deciso di spostarci verso quell’ultimo angolo anche perché, a furia di barconi che arrivavano e ripartivano, la zona dove eravamo noi era sempre più affollata.
Il tragitto è stato un po’ lungo anche perché c’è stata un’attenta valutazione sul posto da scegliere, per vedere dove il rischio di “crolli” era minore ma alla fine, abbiamo scelto un angolo quasi in fondo, dove c’erano al massimo dieci persone, sperando di uscire “indenni” da quell’avventura. Ennesimo bagno e poi relax sulla spiaggia fino a che è arrivata l’ora di prepararci, anche perché nel frattempo ormai quel lembo di spiaggia era andato quasi tutto in ombra (ombra benvenuta che ci ha evitato di cambiarsi sotto il sole). Siamo ritornati fino alla spiagge attrezzate e dopo pochi minuti arrivava il pulmino che ci ha riportato al parcheggio. Ci siamo diretti verso casa anche perché avevamo deciso che, almeno una sera, dovevamo uscire. Dopo aver chiesto informazioni alla struttura su altri parcheggi comodi al centro di Vieste, visto che non ci avevano aiutato un granchè, siamo tornati al solito parcheggio che già avevamo utilizzato.
Dopo aver tentato invano una contrattazione più proficua, abbiamo parcheggiato e ci siamo diretti verso il centro storico ricalcando lo stesso percorso fatto qualche giorno prima. Mentre ci avvicinavamo a piazza Garibaldi abbiamo visto un gruppo enorme di persone tutte ammassate. Sarà successo qualcosa? Poi abbiamo capito: erano davanti al maxi schermo di un bar in quanto c’era una partita della Juventus. Proseguiamo e, guardando verso la Marina Piccola, altro bar e altra folla di persone davanti a questi schermi che di maxi avevano ben poco. Man mano che arrivavamo verso la zona del duomo le stradine erano sempre più piene di gente e, nell’attesa che arrivasse l’ora di recarci alla trattoria che avevamo scelto per la cena, abbiamo fatto ancora una bella passeggiata curiosando nei negozi di souvenir e andando a goderci un po’ di panorama sul mare che quella sera era un po’ agitato. E’ un vero peccato che la punta col complesso di San Francesco non fosse illuminata. Purtroppo la scelta del ristorante non è stata azzeccatissima e ci siamo poi fermati a bere un cocktail nel bar che si trova proprio ai piedi del duomo. E’ vero che, quando noi ci siamo incamminati verso il parcheggio, non erano nemmeno le undici, ed è altrettanto vero che lì non si inizia certo a mangiare alle 7 di sera, ma faceva impressione vedere le persone che si stavano sedendo allora nei ristoranti per cenare e anche la folla di ogni età (non solo ragazzini pieni di vita ma anche persone vecchiotte) che, dai vari parcheggi, si stava riversando allora verso il centro per passare la serata…
26 AGOSTO
Ultima vera giornata nel Gargano. Ci siamo diretti subito verso la Baia Cala Campi. All’inizio io avevo immaginato che anche nel Gargano avremmo fatto una gita in barca per vedere il panorama dal mare ma poi, visto che le previsioni davano mare mosso e brutto tempo, visto che l’esperienza a Santa Maria di Leuca era stata già un po’ troppo agitata per i miei gusti e visto che non avevamo nessuna voglia di salire su quei tristi barconi dove si sta tutti ammassati (c’erano possibilità di altre gite più intime ma il prezzo era maggiore e duravano anche più ore, e c’era sempre il problema del mare mosso) abbiamo accantonato l’idea e ci siamo fatti un’ultima giornata di mare. Ho chiesto indicazioni all’ingresso del campeggio che domina la baia e la ragazza mi ha detto di parcheggiare tranquillamente lungo la statale (dentro la riga bianca) e di non dare soldi ai parcheggiatori abusivi. Così abbiamo parcheggiato e, non avevamo fatto in tempo a scendere dalla macchina che si è materializzato un tizio che ci ha chiesto dei soldi dicendo che solo in questo modo la nostra macchina sarebbe stata al sicuro da multe e vandalismi, in quanto loro la custodivano e vigilavano con attenzione. Visto che la macchina era mia e il giorno dopo ci aspettava il viaggio del ritorno, a malincuore, gli abbiamo dato una mancia e poi siamo scesi lungo il sentiero che ti porta sulla spiaggia. C’era ancora poca gente e ci siamo diretti verso l’estremità opposta, quella più vicina al piccolo isolotto e allo spazio in cui si possono affittare le canoe. Ci siamo sistemati e abbiamo subito fatto un bel bagno. Anche questa spiaggia fa un bell’effetto: i ciottoli, l’acqua limpida, l’isola e l’isolotto davanti, i pini alle spalle e i verdi cespugli dei capperi. Unica nota stonata la musica che arriva dal bar del campeggio e le voci che pubblicizzano i soliti risvegli mattutini, i giochi aperitivo, eccetera.. Altra nota stonata resta sempre l’acqua che dopo pochi passi dalla riva non ha più quella trasparenza che apprezzi al primo sguardo. In ogni caso abbiamo passato una mattinata piacevole, alternando bagni e sole ma poi, subito dopo pranzo, il cielo ha iniziato a rannuvolarsi e non lasciava presagire nulla di buono. Così, quando ormai era chiaro che il sole non sarebbe più tornato, abbiamo raccolto le nostre cose e ci siamo diretti alla nostra macchina. E’ inutile precisare che del tizio e del suo compare non c’era più traccia: molto probabilmente erano a godersi il pranzo usando i soldi di tutti gli allocchi che gli avevano dato la mancia. Oppure erano appostati su qualche albero e sorvegliavano la situazione dall’alto! La macchina però era sana, ed era l’unica cosa importante… Visto il tempo non ce la siamo sentita di andare in un’altra spiaggia perché avevamo paura di prendere anche la pioggia. Così ci siamo diretti verso il nostro agriturismo non senza esserci fermati in qualche punto panoramico a dare un’ultima occhiata a quei luoghi. Abbiamo finito di preparare i bagagli e poi, abbiamo appena fatto in tempo ad arrivare nel ristorante per la cena, che si è scatenato un fortissimo temporale, con pioggia battente, vento e lampi. Il maltempo è continuato tutta la notte, cosicchè al mattino dopo, la mia macchina tutta impolverata era perfettamente pulita.
27 AGOSTO
Verso le 8,30 abbiamo lasciato l’agriturismo. Abbiamo seguito la strada costiera direzione Peschici, San Menaio e Rodi Garganico e presto ci siamo resi conto che in questi paesi non si era trattato solo di forti temporali ma c’era stato un vero e proprio nubifragio: strade allagate e piene di fango, furgoni della protezione civile, sassi sulle strade, persone che toglievano il fango dai cortili, una frana crollata sui binari della ferrovia, stabilimenti balneari sottosopra, tanti disastri (e la mia macchina che sembrava uscita da un rally, con il fango che arrivava a metà portiera…!). Comunque imboccata l’autostrada a Poggio Imperiale le cose sembravano andare meglio fino a che è comparso l’avviso che a causa di un incidente c’erano circa 14 km di coda prima di arrivare ad Ancona. Cosa fare? Girare verso Roma e proseguire verso Firenze? Ma no, la coda si smaltirà. E così abbiamo proseguito fiduciosi per la nostra adriatica A14. Peccato che la coda non si è smaltita e per fare circa 35 km ci abbiamo messo più o meno 3 ore. Così siamo arrivati a Vercelli che erano le 23,30 passate…
Il riassunto dei chilometri percorsi:
Vercelli-Cisternino 1027 km
In Valle d’Itria 353 km
Cisternino-Corigliano d’Otranto 136 km
In Salento 526 km
Corigliano-Vieste 365 km
Nel Gargano 380 km
Vieste-Vercelli 902 km
In tutto abbiamo percorso circa 3.690 km
Considerazioni conclusive:
– forse il nostro progetto di viaggio è stato un po’ troppo ambizioso in quanto non abbiamo considerato che, oltre agli anni che avanzano, c’era il problema delle distanze: 20 km sono niente, ma 20 km su strade magari un po’ dissestate, trafficate o piene di curve, ti portano via più tempo. Non dimentichiamo neppure che erano le due settimane centrali di agosto
– in più occasioni abbiamo viaggiato in macchina, anche in terre straniere, ma non ci era mai capitato di incontrare così tante difficoltà con le strade. Come ho scritto, accadeva che ad una rotonda vedevi il segnale che ti interessava e lo seguivi. All’incrocio successivo c’erano tante altre indicazioni ma quella che ti interessava non c’era più. Per fortuna che google maps ci è spesso venuto in aiuto anche se io penso che anche una buona carta stradale (che avevamo) sia di enorme aiuto, almeno per raggiungere il tal posto. Certo poi nel dettaglio, senza google maps….
– come diretta conseguenza abbiamo di sicuro visto meno di quanto ci saremmo aspettati. Io avevo segnato sulla guida anche altri posti che, se cresceva del tempo, si potevano visitare ma soprattutto avevamo fatto un elenco di tante baie che avremmo voluto visitare. Bisogna anche dire che il tempo non è stato sempre bello e questo ci ha di sicuro penalizzato soprattutto per quanto concerne la vita di mare
– resta la delusione perché, come si dice, le cose si dovrebbero sempre poter fare due volte, per evitare piccoli errori. O basterebbe anche avere un po’ più di tempo per potersi documentare meglio ed evitare perdite di tempo. Resta la delusione per non essere andati a mangiare in un ristorante come avevamo pensato di fare (oltretutto vicino al nostro bed&breakfast) e in generale per il cibo: i prezzi sono generalmente accessibili ma non sempre i piatti ci hanno soddisfatto pienamente. Forse è colpa nostra, che cerchiamo anche di risparmiare il più possibile. Comunque decisamente meglio il cibo assaggiato in Valle d’Itria e Salento rispetto al Gargano
– ma la delusione più grande ce l’ha data il mare. Eravamo rimasti affascinati dalla immagini viste su internet o sulle riviste e pensavamo di trovare solo quello. Nei nostri occhi avevamo le calette di Minorca e della Croazia. A Vignanotica abbiamo avuto l’impressione di trovare qualcosa di simile come paesaggio ma l’incanto è finito appena ti sei allontanato di qualche metro dalla riva… Certo anche in questo caso le condizioni metereologiche hanno avuto il loro peso, soprattutto quando eravamo in Salento
– voglio evitare di ricordare il dolore causato dalla continua visione di animali soli e abbandonati, che vagano per le strade senza meta
Quindi si potrebbe pensare che il nostro viaggio sia stato una delusione? Non direi
– abbiamo visto dei paesaggi molto belli e siamo rimasti tanto stupiti dal verde che abbiamo incontrato, non solo nel Gargano per via della foresta umbra, ma anche nelle altri parti. Un verde vivo e rigoglioso, per non parlare delle distese sconfinate di terreni coltivati a ulivo o a vigneti che si perdono a vista d’occhio
– abbiamo assaggiato cibi nuovi e prodotti tipici e abbiamo incontrato persone cordiali in particolare nei posti dove abbiamo soggiornato e tutte le volte che mi è capitato di chiedere informazioni
– siamo rimasti davvero colpiti dai paesi che abbiamo avuto la fortuna di visitare, in quanto sono completamente diversi da quelli a cui siamo abituati. Tutto quel bianco abbacinante sotto la luce del sole, le case strette, le bellezze dell’arte barocca che si sovrappongono nei ricordi, tante ne hai viste. E siamo rimasti colpiti da una realtà dove tutto sembra che scorra a ritmi più lenti e ancora legati a tradizioni che ormai altrove si vanno perdendo
– la cosa più importante è che abbiamo vissuto nuove esperienze, abbiamo viaggiato e scoperto tantissimi posti nuovi che, in ogni caso, resteranno per sempre nei nostri cuori…