Avventura in Mongolia a bordo di un pickup
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In Mongolia è la natura a regnare sovrana e a dominare sull’uomo, non il contrario. La gente che vive isolata nella campagna imposta la sua vita in funzione dell’alternarsi delle stagioni. Si tratta di nomadi che vivono principalmente di pastorizia, spostando greggi e mandrie con l’ausilio di cavalli e motociclette per via delle lunghe distanze. Vivono in tende chiamate “gher“, l’evoluzione del tradizionale “teepee”. Strutture massicce a base circolare dotate di un’intelaiatura in legno con pezzi ad incastro che permette di essere facilmente montata, smontata e trasportata su piccoli furgoni da un luogo all’altro. Le gher, protette dall’escursione termica grazie alla ricopertura realizzata con strati di feltro e tessuti impermeabili, sono più confortevoli di quanto ci si possa aspettare. L’interno è arredato con mobili, letti e nel centro è posizionata una stufa a legna utilizzata sia per il riscaldamento, sia per cucinare. Nella cultura mongola la tenda rappresenta il nucleo famigliare in quanto è capace di ospitare addirittura tre generazioni contemporaneamente, ma è anche simbolo di ospitalità. I viaggiatori, infatti, vengono accolti al loro arrivo nella “gher padronale” con un tè salato a base di latte di cammello o di yak, in segno di benvenuto.
Gli animali da allevamento vengono lasciati liberi di pascolare e vi capiterà spesso, durante gli spostamenti, di trovarli sdraiati in mezzo alle strade. Capre, pecore, cammelli, cavalli, mucche e yak. Non lasciatevi impressionare se vedrete carcasse o teschi abbandonati nei prati: è uso dei pastori (e della religione buddista) lasciare che gli animali si decompongano in natura con la speranza che si reincarnino in bestie più forti.
Una delle cose più sorprendenti di questo Paese è che dei tre milioni di abitanti, un terzo vive ammassato nella capitale Ulaanbaatar, mentre la rimanenza abita al di fuori. Ecco perché troverete una tenda in media ogni cinque chilometri e un centro abitato ogni tre ore di auto. È impressionante pensare come si possa vivere senza troppi pensieri così distanti da un supermarket o da un centro medico!
Il viaggio in Mongolia non è per tutti, va detto. Se non avete spirito di adattamento lasciate perdere! Nella Capitale non mancano comfort e servizi, ma abbandonata Ulaanbaatar dovrete tirare fuori il vero spirito da avventurieri.
Innanzitutto bisogna sostenere lunghi viaggi su strade sterrate piene di buche ed insidie, prima fra tutte il fango. Per questa ragione è vivamente sconsigliato il viaggio “faidate” a meno che non abbiate una guida esperta su sterrato e non siate dei meccanici di professione. Rotture e impantanamenti sono all’ordine del giorno e richiedono esperienza e collaborazione con gli altri autisti (che parlano esclusivamente il mongolo). Persino utilizzare il navigatore è un’impresa: gli itinerari nazionali segnalati non sono altro che sentieri che si intrecciano e si perdono nel nulla.
Per quanto riguarda le sistemazioni al di fuori di Ulaanbaatar: a meno che non abbiate a disposizione un budget elevato, la maggior parte dei tour organizzati prevede il pernottamento presso famiglie nomadi che mettono a disposizione dei viaggiatori alcune tende oppure in campi allestiti esclusivamente ad uso turistico definiti “gher camp“. I bagni comuni sono sempre all’esterno e collocati a distanza dalle tende (per questo consiglio di portare una torcia che tornerà utile negli spostamenti notturni). Spesso non esistono sanitari in ceramica, ma si è costretti a fare i propri bisogni in buche scavate nel terreno. Durante i lunghi tragitti vi potrà capitare di non incontrare centri abitati per ore e di dover trasformare in ripari sicuri rocce o arbusti per i bisogni impellenti. Consiglio per tutti: portate sempre con voi un rotolo di carta igienica e magari un bel pareo, se siete donne!
L’acqua è un bene prezioso anche per i mongoli, specialmente nelle zone desertiche dove scarseggia. Ecco perché fare una doccia, in alcune strutture, è un servizio a pagamento. Lavarsi integralmente non sarà possibile tutti i giorni della vostra vacanza quindi non dimenticate di portare con voi delle salviettine umidificate.
Lo stesso discorso vale per corrente elettrica e connessione WIFI: organizzatevi per ricaricare i dispositivi elettronici nelle strutture in cui troverete prese della corrente. Luce e connessione ad internet non sono così scontate, soprattutto quando sarete ospiti delle famiglie nomadi.
Pensare di visitare in autonomia la Mongolia è l’errore più grave che si possa commettere, persino se come me siete abituati a spostarvi da soli. Il mio consiglio è quello di appoggiarvi ad un’agenzia di viaggi mongola oppure a qualche Guesthouse (ben recensita) che vi permetta di muovervi con una guida parlante inglese capace di interfacciarsi con i locali e che si occupi di prenotare per voi le strutture ricettive che, soprattutto in alta stagione (nel periodo del Naadam di giugno e durante tutta l’estate), sono super gettonate. I tour gestiti dalle agenzie normalmente hanno costi più alti, perché garantiscono sistemazioni di livello maggiore. Per me si trattava di prezzi proibitivi e per questo motivo, dopo mesi di ricerche e confronti, ho scelto di appoggiarmi all’Ostello di Ulaanbaatar dove ho pernottato i primi giorni della mia vacanza che organizza anche degli ottimi tour.
Se avete superato la lettura dei primi paragrafi in cui vi illustro alcune delle difficoltà di questo viaggio, allora siete pronti per la parte più interessante: il racconto di quello che ho visto e vissuto… sostanzialmente il motivo per cui vale davvero la pena di partire!
Ecco il mio itinerario di viaggio: dieci giorni a bordo di un pickup alla scoperta della Mongolia centro–meridionale.
ULAANBAATAR (Ulan Bator)
Dieci ore di volo separano Milano da Pechino (Cina). Da lì un aereo decisamente più piccolo parte alla volta di Ulaanbaatar, Mongolia. Appena usciti il caos. Una delle piaghe più significative della capitale mongola è il traffico. Tutti (o quasi) possiedono un’automobile in quanto d’inverno viaggiare con la motocicletta è proibitivo a causa sia della neve che trasforma le strade in lastre di ghiaccio, sia delle basse temperature che arrivano anche a -30°. La guida di norma è posizionata sul lato destro dei veicoli, ma l’uso delle strade e dei sensi di marcia è uguale a quello italiano. Differente è l’utilizzo delle strisce pedonali: pensare di avere la precedenza in quanto pedoni è un grave errore! Le auto non si fermano quasi mai e dovrete stare attenti e guardare in entrambe le direzioni.
Con i suoi 1.350 mt di altitudine sul livello del mare, Ulaanbaatar ha un clima che prevede inverni rigidi ed estati fresche. Complice il freddo e il fatto che la maggior parte delle stufe funziona con la legna, in inverno il cielo si riempie di cenere causando problemi soprattutto al traffico aereo.
Il centro della città è abbastanza occidentalizzato con palazzi moderni che raggiungono anche i 25 piani di altezza e Piazze di recente costruzione (come quella dedicata ai Beatles) abbellite con opere d’arte contemporanea. Lungo le vie principali troverete negozi di ogni genere e persino le boutiques dei grandi brand internazionali. Non mancano neppure ristoranti, fast food e cafè. Fate un giro allo State Department Store, i Grandi Magazzini di Stato: sei piani divisi per categoria merceologica dove troverete di tutto. Se volete raggiungere l’ultimo piano (quello dei souvenirs) senza perdere tempo sulle scale mobili servitevi del comodissimo ascensore. Al piano terra trovano spazio un supermarket ed il vantaggioso banco per il cambio delle valute, dove accettano sia gli euro che i dollari.
Cuore della capitale è senza dubbio Piazza Sùhbaatar, una tra le più grandi del mondo, teatro nei secoli scorsi dei principali eventi socio-politici e storici della Mongolia. Un enorme quadrato che ospita la statua equestre di Damdin Sùhbaatar (eroe della Rivoluzione), ma soprattutto la statua gigante di Gengis Khan, posizionata in cima alla scalinata che collega la Piazza al Palazzo del Parlamento. Non dimenticate di fare un salto in questo spiazzo anche la sera: rimarrete affascinati dalle luci e dal continuo viavai di ragazzi che sfrecciano con biciclette e monopattini noleggiati sul posto.
COSA VEDERE
Muovendovi a piedi nel centro riuscirete a raggiungere tutti i principali luoghi di interesse. Troverete moltissimi musei, ma vi consiglio di selezionare quelli che vi interessano davvero. Se avete un paio di giorni di tempo a disposizione ecco le tre attrazioni da non perdere:
– NATIONAL HISTORY MUSEUM In questo Museo disposto su due piani imparerete tutto quello che c’è da sapere sulla Mongolia, sulla sua evoluzione, sugli usi e costumi che la caratterizzano e sui mutamenti politici che l’hanno profondamente segnata. Grazie ai pannelli informativi in lingua inglese avrete modo di ripercorrere la storia di questo Paese dall’Età della pietra fino ai giorni nostri.
– MONASTERO DI GHANDAN Il momento perfetto per fare visita a questo complesso di templi e monasteri buddisti è la mattina presto, verso le 9:00. Assisterete alla recita dei Mantra da parte dei monaci e potrete osservarli mentre fanno colazione. Per diventare monaci è previsto un percorso di studi lungo dodici anni al termine del quale i ragazzini sono liberi di scegliere se continuare o abbandonare la vita religiosa. Normalmente vengono prediletti quei bambini che, per una serie di coincidenze, sono ritenuti la reincarnazione di monaci defunti. Gli interni dei templi sono impreziositi con arazzi, legno dipinto, statue ed altari sui quali vengono deposti doni in segno di adorazione alle divinità. Da non perdere la statua dorata di Migjid Janraisig alta 26 metri che custodisce al suo interno oggetti preziosi e simbolici per il culto buddista, posizionata nel templio tibetano bianco.
– SPETTACOLO TUMEN EKH ENSEMBLE Ogni giorno all’esterno di questo piccolo teatro si crea una lunga fila per assistere allo show di cultura mongola messo in scena dal gruppo Tumen Ekh. Si tratta di un’esibizione pensata appositamente per fare conoscere musiche, canti, balli e costumi della Mongolia agli stranieri. C’è persino un breve spettacolo di contorsionismo, disciplina che i mongoli sostengono sia nata proprio qui! Nonostante non sia un’amante delle cose troppo turistiche, consiglio di ritagliarvi un paio d’ore per assistere a questo spettacolo che merita di essere visto!
PERNOTTAMENTO
Scegliere la struttura in cui pernottare nella capitale non è semplice. Fatta esclusione per alcuni Hotel rinomati e di lusso, vi troverete davanti ad una giungla di ostelli e piccole guesthouse, alcune delle quali orribilanti. Non fatevi ingolosire dal basso prezzo! Controllate innanzitutto le recensioni sulle guide e sui principali siti (Tripadvisor e Booking), poi valutate la posizione (consiglio non troppo distante dal centro città, soprattutto per uscire a piedi e potersi muovere la sera senza problemi). Io mi sono trovata benissimo a Zaya Hostel, in Peace Avenue. Le camere ed i bagni sono puliti, il gestore Anand è una persona squisita e parla benissimo l’inglese, negli spazi comuni avrete a disposizione un pc, caffè e tè a volontà. In più organizzano tour guidati (con autista e guida in lingua inglese) a prezzi più che accettabili.
1° TAPPA: TSAGAAN SUVARGA
Dopo avere abbandonato la città e l’asfalto Tsagaan Suvarga compare all’improvviso, come un miraggio, in mezzo alla pianura brulla del Middle Gobi. E’ affascinante osservare il lavoro di erosione compiuto da vento e pioggia che hanno modellato la terra dando vita a forme particolari con striature che vanno dall’ocra al rosso. A tutto questo ovviamente c’è una spiegazione tecnica basata sulla reazione chimica del rame contenuto nel terreno, ma la scienza passa in secondo piano quando ci si ferma a contemplare la bellezza di questo posto. Addentratevi nei canyons per avere una visione d’insieme sulle rocce, ma non dimenticate di portare con voi scorte d’acqua, cappellino e crema solare!
2° TAPPA: YOLIIM AM
La valle creata dallo scorrere del fiume Yol ha una caratteristica particolare: in inverno (e fino a primavera inoltrata) si riempie di neve che forma spesse lastre di ghiaccio. Se la visiterete in estate sarà altrettanto suggestivo seguire il corso d’acqua lungo questa fresca gola dove le alte pareti rocciose che la costeggiano si avvicinano e si allontanano senza toccarsi mai. Per un’esperienza unica potrete scegliere di percorrere un tratto a cavallo, affidandovi ai pastori che incontrerete dopo avere abbandonato l’automobile. L’ingresso in questo Parco Nazionale è regolato da una biglietteria. Appena varcato il checkpoint potrete dare un’occhiata al piccolo museo dove sono conservati alcuni animali imbalsamati in rappresentanza della fauna locale. Una passeggiata da non perdere, accarezzati dal vento fresco di montagna, tra piante di rabarbaro ed i pika, velocissimi roditori che hanno fatto delle pendici di queste montagne il loro rifugio sicuro.
3° TAPPA: GOBI / KHONGOR SAND DUNES
Il Gobi è una vasta regione caratterizzata da prati che si trasformano, man mano ci si sposta verso Sud, in distese di ghiaia dove l’erba cresce a piccoli ciuffi. Protagonista diventa poi la sabbia: minuscoli granelli dorati che formano dune così soffici dove è un piacere camminare a piedi nudi. Non lasciatevi sfuggire l’occasione di scalare una duna all’alba o al tramonto quando il sole infiamma i colori e crea ombre suggestive! Allontanatevi dalle orde di turisti in fila indiana preferendo una duna intatta, tutta per voi. Create il vostro percorso calcolando che, di norma, per salire fino in cima ci si impiega un paio d’ore. Se compierete l’impresa dopo una nottata di pioggia potrete ridurre notevolmente il tempo di risalita, ma soprattutto avrete a che fare con un terreno molto più compatto, dove è impossibile sprofondare. Un deserto che nulla ha a che vedere con quello del Sahara, dove lo sguardo si perde. Il Gobi, infatti, ha confini ben delimitati e si presenta come una vera e propria lingua di sabbia lunga circa 1.500 chilometri e larga fino a 1.000 chilometri. Uno scenario in continua trasformazione grazie al vento che con il suo soffio costante trasporta le particelle di arenaria fino nella vicina Corea. Se siete interessati ad una cammellata rivolgetevi alla vostra guida ed in pochi minuti, dal nulla, si materializzeranno dei cammelli sellati pronti per portarvi a passeggio. Questi mammiferi sono il simbolo del Gobi per la loro capacità di resistere per giorni senza acqua ed in condizioni climatiche ostili, pur garantendo il sostentamento delle popolazioni locali grazie al loro latte. Una curiosa leggenda narra che quando una femmina partorisce in inverno, essendo debilitata per la mancanza di cibo, tende ad abbandonare il proprio cucciolo. Sarebbe una canzone mongola intonata dalla gente del deserto, unita al pianto incessante dei piccoli, ad intenerire le mamme-cammello spingendole a riprendere con loro i cuccioli e ad allattarli.
4° TAPPA: BAYANZAG / FLAMING CLIFFS
Marte o Jurassic Park? Questa è la domanda a cui dovrete tentare di rispondere appena sbarcati in questo posto surreale. Qui gli avventurieri americani scoprirono gran parte dei fossili di dinosauro attualmente esposti nei Musei di Storia Naturale del mondo. E chissà quanti tesori sono ancora sepolti sotto queste rocce! Se aguzzate bene la vista (e con un po’ di immaginazione) riuscirete ad individuare alcuni sassi dalla forma circolare riconducibili a uova di dinosauro. Il colore rosso fiammante del terreno, invece, vi darà l’impressione di essere stati catapultati su un altro pianeta. I mongoli giurano di non avere mai incontrato marziani. Tenete gli occhi ben aperti: potrete essere voi i primi!
5° TAPPA: ROVINE ONGI MONASTERY
Prima del regime comunista e delle purghe staliniane la Mongolia era un Paese buddista libero di professare la propria religione. Templi e monasteri sorgevano sparsi un po’ ovunque, persino nella verdissima vallata bagnata dal fiume Ongi in una cornice naturale dai forti richiami scozzesi. Durante gli anni della repressione la maggior parte di questi edifici venne rasa al suolo e mai ricostruita. Oggi in questa zona desolata sono visibili i resti di una trentina di monasteri che permettono di immaginare vagamente il grande fermento che doveva esserci da queste parti. Durante questa tappa intermedia verso l’Orkhon Valley potrete anche fare visita al piccolo templio ricostruito recuperando alcuni dei materiali originari.
6° Tappa: ORKHON VALLEY
Non è difficile immaginare perché questo Parco Nazionale sia diventato anche un sito Patrimonio dell’Unesco. Appena varcato l’ingresso di questa riserva naturale si ha come l’impressione di essere in un vero e proprio paradiso terrestre: i prati color smeraldo sono attraversati da piccoli ruscelli dove gli animali si fermano ad abbeverarsi. Il silenzio che regna sovrano viene interrotto solo dal rombo delle moto dei pastori e dallo scroscio delle cascate formate dal fiume Orkhon, la cui acqua cade a picco in uno spaccato di terra creato dai passati terremoti. Sparse nella riserva troverete le tende delle famiglie nomadi che qui vivono grazie ai frutti delle loro attività. Questa zona è una meta turistica non solo dei tour organizzati, ma anche di numerose famiglie mongole che, durante le vacanze, si recano in visita con i bambini alla scoperta di una natura incontaminata.
7° TAPPA: TSENKHER HOT SPRINGS
Dalla sorgente di Tsenkher l’acqua esce fumante, con una temperatura che sfiora i 90°C. La nuvola di vapore che si alza nel cielo tra i boschi di abeti lascia intravedere la fitta rete di tubature che incanala l’acqua e la porta nei vari campi turistici dove, oltre ad un tiepido bagno rigenerante, potrete approfittare di qualche trattamento estetico a basso prezzo. Ogni sera il personale del campo passa nelle tende ad accendere le piccole stufe alimentate con legna profumata, per proteggere gli ospiti dal freddo della notte. La località giusta per godere di un po’ di relax, dopo i lunghi viaggi sulle strade sterrate.
8° TAPPA: KHARKHORUM
Nel 1200 l’Impero mongolo conobbe la sua massima espansione, guidato della dinastia dei Khan iniziata con Gengis e passata poi nelle mani di figlio e nipote. Un regno che includeva buona parte dell’Asia centrale fino all’Europa mediterranea e che si disgregò nel giro di un secolo a causa della cattiva gestione dei successori di Gengis, sopraffatti da vizi ed interessi. A ricordo di questa prosperità è stato costruito un grande mosaico trifacciale sulla vetta della collina che domina la nuova città di Kharkhorum, quella che per trent’anni fu la capitale dell’Impero mongolo. Vicino alle case si può distinguere la grande cinta muraria bianca sulla quale svettano una ventina di stupa (elementi architettonici caratteristici del buddismo), ricostruita con una dimensione pari ad un decimo rispetto all’estensione originaria. Oggi Kharkhorum è meta di pellegrinaggio per i buddisti e custodisce tre templi in attività. Ma la cosa che più impressiona è immaginare che, agli inizi del primo millennio, qui convivevano pacificamente le diverse religioni del mondo, ognuna con il rispettivo luogo di culto. Gengis Khan fu talmente lungimirante da fare costruire persino un grande templio detto “di tutte le religioni“, dove persone di fede diversa si potevano incontrare per confrontarsi. Una curiosità: all’interno delle mura c’era anche un’enorme fontana chiamata “l’albero d’argento” che distribuiva gratuitamente ed incessantemente latte di giumenta, vino, birra e miele. Per un inquadramento storico visitate il modernissimo Museo, senza dimenticare di dare un’occhiata alla gher allestita di fianco. Nella tenda potrete interagire con la cultura mongola indossando gli abiti tradizionali, assaggiando cibo tipico e testando i principali giocattoli di questo Paese.
9° TAPPA: UGII LAKE – MINIGOBI (ELSEN TASARKHAI)
Vale la pena di fare una deviazione verso l’Ugii Lake (poco distante da Kharkhorum) per avere un assaggio della zona settentrionale dei Laghi, omessa dall’itinerario per questioni di tempo e di distanze. Complice un vento insistente, la superficie del lago è spesso increspata al punto da farlo sembrare un mare. Tante le attività in cui potrete cimentarvi: la pesca, innanzitutto. Per i più audaci, indifferenti al freddo ed alla brezza, è possibile nuotare e persino fare un giro con una barca a noleggio. Con un pizzico di fortuna potrete osservare le mandrie di cavalli che, dalle colline, galoppano fino allo specchio d’acqua nel quale si immergono per abbeverarsi e lavarsi: uno spettacolo unico!
Il nostro viaggio si è concluso nel migliore dei modi, con uno degli scenari della Mongolia che più mi hanno affascinata. La zona di Elsen Tasarkhai (detta comunemente “Minigobi“) è caratterizzata da un piccolo deserto sabbioso che compare improvvisamente nel bel mezzo della steppa e che si mescola al verde di prati ed arbusti. Sullo sfondo la roccia delle montagne completa il quadro e permette di ammirare contemporaneamente i tre ambienti principali di questo Paese. Anche gli animali che abitano i diversi ecosistemi qui riescono a coesistere in armonia. Riempitevi gli occhi di questa bellezza, prima di rientrare nella capitale. Ma soprattutto, se ne avrete l’occasione, regalatevi una passeggiata a cavallo sul far della sera: sarà uno dei ricordi che porterete per sempre con voi.
INFORMAZIONI PRATICHE PRIMA DELLA PARTENZA
PASSAPORTO e VISTO L’ingresso in Mongolia per scopo turistico con permanenza inferiore ai trenta giorni richiede di premunirsi di apposito visto. Se abitate lontano da Roma dove ha Sede l’ambasciata mongola, avete due possibilità: recarvi nella capitale ben due volte nell’arco di una settimana per la consegna ed il ritiro dei documenti oppure spedire il tutto e sperare che nulla vada perduto. Sul sito dell’Ambasciata ) trovate l’elenco dettagliato del materiale da inviare insieme al passaporto. Io ho utilizzato la raccomandata veloce per la spedizione ed ho organizzato il ritiro con corriere espresso. Non dimenticate di inserire nel plico una busta già intestata con i vostri recapiti nei quali i funzionari dell’Ambasciata riporranno i vostri passaporti vistati!
VACCINAZIONI Non è obbligatoria alcuna vaccinazione specifica per poter entrare in Mongolia. Per quanto riguarda la salute: partite solo se siete in buone condizioni fisiche perché durante i tour ci si trova spesso “nel bel mezzo del nulla” e anche i soccorsi possono diventare un problema. Per gli inconvenienti ed i malesseri durante il viaggio consiglio di portare con voi un piccolo kit di pronto soccorso ben fornito di farmaci, dietro consulenza del vostro medico di base.
VOLI Per raggiungere la Mongolia dall’Italia avrete due possibilità: volare con Aeroflot (compagnia russa) facendo scalo a Mosca, oppure affidarvi ad Air China (la compagnia di bandera cinese), con scalo a Pechino. La mia esperienza con Air China è stata buona: a parte qualche ritardo, non ho avuto alcun problema con i bagagli.
MONETA La moneta locale mongola è il Tugrik. Potrete convertire Euro e Dollari direttamente nella Capitale oppure in una qualsiasi Banca che incontrerete nei centri abitati dislocati lungo il vostro percorso.
COSA METTERE IN VALIGIA Per un viaggio “ontheroad” come il mio, durante il quale vi troverete ad attraversare diversi ambienti e condizioni climatiche, consiglio un abbigliamento tecnico, k-way contro le piogge improvvise e scarpe da trekking. Nella valigia non devono mancare: uno zaino per le escursioni, spray antizanzare, binocolo, sacco a pelo, torcia, adattatore universale per la corrente, salviettine umidificate, carta igienica e magari un piccolo regalo (tipicamente italiano) da consegnare a fine vacanza alla vostra guida ed al vostro autista.