Perù, il regno Inca

[...] arrivare in cima accompagnati solamente da pochi turisti nella foschia. È così che scopriamo la vasta cittadella inca di Machu Picchu: avvolta nella nebbia, circondata da una lussureggiante vegetazione e da irte scarpate. Questo luogo è entrato nell’immaginario collettivo di ogni viaggiatore e non c’è nulla che possa sminuire...
Scritto da: mirkotravel
perù, il regno inca
Partenza il: 13/05/2018
Ritorno il: 25/05/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Parto per questo viaggio, come ormai di consuetudine, senza saperne molto. Un tempo organizzavo i viaggi passo dopo passo, ora preferisco creare un itinerario di massima basato soprattutto sull’esperienze di amici e, una volta arrivato, lasciarmi trasportare…

Ho visto un po’ del Centro America, ma la mia esperienza in Sudamerica si limita solo al Brasile. Il Perù è una scoperta giorno dopo giorno. È un Paese ricco di storia, con tradizioni ancora radicate e paesaggi mozzafiato. Il mio consiglio per questo viaggio è quello di visitare certo le grandi mete storiche, ma concedersi qualche giorno in più sulle Ande. Queste montagne sono davvero uniche, hanno scorci e viste splendide e, soprattutto, sono infinite. Anche quando si crede di essere in pianura e si vedono alte vette sullo sfondo, in realtà ci si trova a 3000mt e quelle cime laggiù sono alte oltre 6000mt. La sensazione che sono in grado di generare è qualcosa che non avevo mai provato.

Ora vi lascio al viaggio vero e proprio, buona lettura.

Lima

Antica e modernissima al tempo stesso, la città di Lima è sopravvissuta a terremoti apocalittici, a guerre, al tramonto di civiltà, rinascendo ogni volta dalle sue ceneri.

Arrivo nella capitale che è ancora notte, faccio un pisolino ed esco. Chi mi conosce sa che adoro camminare per le strade di città assonnate, con poca gente in giro e i negozi ancora chiusi. Si può assaporare il lento risveglio delle persone e la metamorfosi delle strade. Lima cambia completamente volto durante le prime ore del giorno. Gli stessi luoghi che alla maggior parte dei turisti appaiono come sorridenti e gioiosi, visti un paio d’ora prima incutevano addirittura un pochino di timore per le brutte facce che li popolavano.

Lima Centro, è un reticolo di vie affollate che risalgono al XVI secolo e dove sorge la maggior parte degli edifici coloniali rimasti nella capitale.

Passeggio con gli occhi all’insù per ammirare un balcone, un portico, un campanile e quando lo abbasso incrocio gli sguardi di persone sorridenti e amichevoli. Per non parlare poi del cibo, ce n’è per tutti i gusti dai famosi ristoranti dove assaggiare una delle cucine migliori del sud-America, ai banchetti per strada che vendono strani intrugli.

La Lima odierna è il risultato di un’intensa opera di ricostruzione, restauro e riqualificazione urbana. La solida economia ha permesso di effettuare svariati interventi di risanamento. Nel pomeriggio mi sposto nelle zone più agiate di San Isidro e Miraflores, sul mare, che costituisce la parte moderna della città, ricca di negozi, ristoranti e locali notturni. Immediatamente a sud si estende Barranco, ex località di villeggiatura trasformata in un quartiere bohémien di tendenza, con animati bar e zone piacevoli da esplorare a piedi.

Personalmente ho sempre un’idea differente da quella della maggior parte degli altri turisti quando si parla di capitali. Sentirete spesso dire che Lima può anche non essere vista, che non ha nulla da offrire, che conviene dedicare del tempo ad altri luoghi. A me questa città è piaciuta, di certo uno o massimo due giorni sono più che sufficienti per una visita superficiale, ma credo che questo tempo lo meriti tutto.

Cuzco

I miei due giorni a Lima mi hanno permesso di attendere l’arrivo di Lorenzo, con lui continuerò il mio viaggio. Come sempre quando viaggio con qualcuno sono contrario ad ogni obbligo o dovere. Non voglio imporre a nessuno le mie scelte o i miei ritmi. Ognuno è libero di esplorare alcuni luoghi in solitaria o fare gli orari che preferisce. Quando gli interessi coincidono le esperienze si vivono assieme, ma non devono essere una forzatura. Con Lorè andiamo subito d’accordo e infatti ci separeremo e uniremo numerose volte durante il viaggio. Che bello viaggiare con qualcuno, ma in piena libertà!

Un aereo ci porta dal livello del mare di Lima agli oltre 3000 metri di Cuzco, cosa assolutamente sconsigliata per il rischio di soffrire di soroche (mal di montagna). Sarebbe meglio acclimatarsi lentamente, ma siamo entrambi piloti, andiamo su e giù da 3000 metri ogni giorno. Visto il poco tempo a disposizione, sfidiamo la sorte in modo sfacciato, ma siamo fortunati.

La città più importante dell’impero inca, nonché la più antica del continente fra quelle abitate in modo continuativo, è diventata l’indiscussa capitale archeologica delle Americhe. Raramente i turisti che visitano il Perú ignorano Cuzco, principale destinazione turistica del Sud America e porta di accesso a Machu Picchu.

La cosmopolita capitale degli incas, è oggi una città fiorente piena di contraddizioni. La”contaminazione turistica” si avverte dalle donne in gonna e bombetta che offrono di farsi fotografare assieme i loro lama di compagnia, dai procacciatori d’affari delle agenzie turistiche e dalle raffinate boutique che propongono capi d’abbigliamento in lana di alpaca per una piccola fortuna. L’autenticità delle sue radici invece si riscontra nelle sontuose cattedrali che poggiano su templi inca e passeggiando nel mercato vecchio, non quello turistico, ma quello leggermente dietro, dove si mangia al fianco di donne in costumi tradizionali che fino a poco prima erano intente a vendere i loro porcellini d’india.

Racconta la leggenda che nel XII secolo il dio sole Inti ordinò al primo inca (re), Manco Cápac, di trovare il punto nel terreno in cui conficcare una verga d’oro fino a farla scomparire. In quel luogo, che sarebbe diventato l’ombelico del mondo (detto qosq’o in lingua quechua), Manco fondò Cuzco, futura capitale del più grande impero delle Americhe. Nel momento della scoperta del Nuovo Mondo da parte degli europei, l’impero si estendeva da Quito, in Ecuador, fino all’area a sud di Santiago in Cile.

Cuzco è certamente la città più interessante visitata in questo viaggio. Sia io che Lorenzo decidiamo di passarci più tempo del previsto e vi consiglio di fare altrettanto. La città è anche un ottimo punto di partenza per visitare la Valle Sacra, il Machu Picchu, le montagne arcobaleno e numerosi luoghi interessanti nei dintorni.

MONTAGNE ARCOBALENO

Non contenti del salto di tremila metri fatto ieri, decidiamo di metterci ancora più alla prova. Ci svegliamo alle 4.30 e prendiamo un passaggio contrattato la sera prima. L’auto ci porterà ancora più su, oltre i quattromila metri per poi continuare a piedi e superare, in poco meno di 3 ore, i cinquemila.

Vinicunca, che tradotto dalla lingua quechua significa “montagna dai sette colori”, è una meraviglia relativamente poco nota, visto che per anni è rimasta celata sotto uno spesso strato di ghiaccio. Dall’ocra all’arancio, dall’azzurro al viola, e ancora il verde, il giallo si intrecciano sinuosi tra i monti. I colori sono dovuti alla composizione rocciosa formatasi in milioni di anni. È grazie a materiali come ferro, dolomite, zolfo, rame ed ematite che oggi possiamo ammirare questo spettacolo unico.

Inizialmente sottovaluto la difficoltà del cammino. Il sentiero infatti, inizia quasi pianeggiante e i panorami distolgono l’attenzione dalla fatica respiratoria. Se possibile le viste diventano sempre più sorprendenti, ma allo stesso tempo aumenta anche la pendenza. Gli ultimi metri che celano il vero e proprio spettacolo del Vinicunca sono un vero incubo. Lo scenario merita sicuramente la fatica, ma questa volta gli effetti della quota si fanno sentire: arrivo in cima col fiatone.

VALLE SACRA

Ecco finalmente il viaggio che piace a me: pulmini con innumerevoli fermate, autostop e trasporti improvvisati.

Sotto le falde rossicce delle colline pedemontane intorno Cuzco si estende la bella Valle del Río Urubamba, conosciuta come El Valle Sagrado (la Valle Sacra). Si raggiunge percorrendo una stretta strada piena di tornanti. Negli ultimi anni la valle è diventata una destinazione turistica, ma posso garantirvi che è ancora molto autentica.

Una serie di stradine spesso sterrate corre lungo le ondeggianti colline tra un paesaggio da cartolina e un villaggio isolato. Salgo e scendo dai minibus tra mille saluti e qualche selfie per visitare scarni mercatini locali e alcuni siti archeologici, preludio del grande Machu Picchu. Il famoso sale rosa di Maras viene raccolto proprio qui. Da una sorgente termale in cima alla valle scaturisce un piccolo torrente d’acqua a elevato contenuto di sodio, che viene deviata nelle saline di epoca incas e fatta evaporare per produrre il sale. Sembra tutto molto banale, ma l’effetto d’insieme è surreale e suggestivo, ci passerei ore a fare foto.

Poco più in là, sulle pareti di un’enorme cavità sono stati ricavati diversi livelli di terrazze concentriche, ciascuna delle quali ha un suo microclima a seconda della profondità. Alcuni studiosi ritengono che gli incas utilizzassero queste terrazze come una sorta di laboratorio per determinare quali fossero le condizioni più favorevoli alle diverse colture.

Il più famoso dei villaggi della valle è Ollantaytambo (che la gente del posto e i visitatori chiamano semplicemente Ollanta). Dominato da due massicce rovine inca, il pittoresco villaggio è il miglior esempio esistente di pianificazione urbana inca con le sue strette strade acciottolate, abitato ininterrottamente fin dal XIII secolo. Quando le orde di turisti che attraversano il villaggio lungo il percorso per Machu Picchu lasciano l’abitato, Ollanta diventa un luogo molto piacevole dove vagare senza meta.

MACHU PICCHU

La sveglia suona presto, è ancora buio, ma è per una buona causa. C’è da superare la coda per il biglietto, la coda per il pulmino e la coda per l’ingresso. Alzarsi presto permette di evitare o limitare tutte queste attese ed arrivare in cima accompagnati solamente da pochi turisti nella foschia. È così che scopriamo la vasta cittadella inca di Machu Picchu: avvolta nella nebbia, circondata da una lussureggiante vegetazione e da irte scarpate. Arriviamo un po’ dopo il previsto e c’è già qualche turista, ma il sito non delude le aspettative. Questo luogo è entrato nell’immaginario collettivo di ogni viaggiatore e non c’è nulla che possa sminuire l’emozione. Nonostante il massiccio afflusso turistico, il sito riesce a conservare la sua atmosfera di grandiosità e di mistero anche durante il giorno.

Questa maestosa città non fu mai scoperta dai conquistatori spagnoli e restò nell’oblio praticamente fino all’inizio del XX secolo. Al tempo della scoperta, nel 1911, le rovine di Machu Picchu erano ricoperte da una fitta vegetazione. Numerose spedizioni di altrettanti archeologi intrapresero il difficile compito di liberare le costruzioni dalle sterpaglie per cercare di fare chiarezza sul sito. Nonostante tutto, su Machu Picchu si hanno solo notizie frammentarie. Ancora oggi gli studiosi sono costretti ad affidarsi a supposizioni e a ipotesi più o meno attendibili su quale fosse la sua vera funzione.

Passeggiare tra le strade di questa cittadella equivale a fare un balzo nel tempo e soprattutto nella cultura Inca. Quello che mi impressiona maggiormente è la mastodontica opera d’ingegneria. Fu edificata in 50 anni con il lavoro di migliaia di uomini e al suo interno vivevano circa 500 abitanti. Le mura sono costruite con blocchi di pietra incastrati l’uno nell’altro, senza l’impiego di malta. Situata in posizione dominante su una cresta a 2430 m, per renderla abitabile fu necessario spianare il sito, deviare l’acqua dei ruscelli di montagna in canali di pietra ed erigere un sistema di terrazzamenti coltivati a mais, patate e coca, esposti a oriente per godere della massima esposizione al sole. I progettisti realizzarono un ingegnoso sistema di drenaggio per il deflusso delle forti piogge e per utilizzare l’acqua per l’irrigazione. Rimanere indifferenti è impossibile.

LAGO TITICACA

Questa notte la passo a bordo di uno dei numerosi autobus notturni che solcano in lungo e in largo le strade peruviane. Senza prenotazione non si trova posto su quelli più “lussuosi” amati dai turisti e mi ritrovo, come al solito, su un bus pieno all’inverosimile di passeggeri peruviani, ma come avrete capito: adoro muovermi così…

La mia prossima tappa è il Lago Titicaca. Situato ad un’altitudine di 3812 metri sopra il livello del mare, tra Bolivia e Perù, è il lago navigabile più alto del mondo ed è tra i venti più grandi. Il nome Titicaca dovrebbe derivare da: Titi ovvero gatto o puma e kaka, cioè pietra. Il tutto significherebbe quindi puma di pietra, in quanto dall’alto (guardandolo “dalla Bolivia”, il lago avrebbe la forma di un puma che caccia una viscaccia (roditore della famiglia dei cincillà).

A Puno, la “capitale” del lago ci sono numerose agenzie che propongono tour di uno o due giorni sul lago. Io però decido di acquistare solamente il biglietto per la navigazione dalla cooperativa locale, visto che una ragazza conosciuta a Cuzco mi ha dato il nome di una famiglia dove alloggiare sull’isola di Amantaní. Le isole interessanti dal “lato Peruviano” sono Taquile, Amantaní e le Islas Uros. Tutte queste isole sono famose nel mondo per la bellezza rasserenante e per il persistere di culture agricole tradizionali risalenti all’epoca precolombiana.

Situate solo 7 km a est di Puno, le isole galleggianti Uros sono interamente costruite con le totora: canne galleggianti che crescono in abbondanza nelle acque poco profonde del lago. Queste canne vengono impiegate per costruire case, barche e oggetti artigianali. Le isole sono formate da molti strati di totora, che necessitano di una manutenzione continua: per compensare la perdita degli strati più profondi che marciscono progres­sivamente, quelli più superficiali vengono continuamente ricoperti di canne nuove, perciò la superficie risulta sempre morbida ed elastica. Le tradizionali imbarcazioni costruite con canne strettamente legate insieme sono davvero curiose.

Taquile e Amantaní sono due isolotti su cui vivono rispettivamente 2200 e 4000 persone. I loro incantevoli paesaggi ricordano fortemente il Mediterraneo per gli scenografici panorami. Passeggiare sui loro sentieri e tra le loro abitazioni mi ricorda la isole greche dello Ionio.

Gli abitanti di Taquile, di lingua quechua, raramente contraggono matrimoni misti e mantengono una forte identità, il che ne fa un gruppo tendenzialmente distinto dalle comunità isolane di lingua aymará. Gli uomini indossano cappelli di lana dalla forma di cappucci realizzati personalmente da loro, dal momento che solo gli uomini lavorano a maglia, imparando fin da piccoli. Questi cappelli costituiscono il simbolo di uno status sociale: il cappello rosso è indossato dagli uomini sposati, quello bianco e rosso dai celibi, mentre quelli di altri colori possono indicare la posizione sociale attuale o passata di chi li indossa. Anche le fasce portate in vita hanno un significato preciso come anche le gonne delle donne.

Io pernotto ad Amantaní da Silveste. L’isola è molto tranquilla e non ha strade né veicoli. Dopo aver mangiato a casa con lui e sua moglie, Silvestre mi accompagna per le strade del paesino e mi spiega molte cose sulle loro tradizioni. Il lago Titicaca è un po’ la capitale del folklore peruviano e ospita numerose fiestas nel corso dell’anno. Queste feste spesso coincidono con ricorrenze cattoliche, ma molte di esse affondano le radici in cerimonie antecedenti la conquista, legate solitamente al calendario agricolo. Sono fortunato, in piazza oggi c’è proprio una fiestas. Gli splendidi ed elaborati costumi indossati in queste occasioni spesso valgono più di tutti gli abiti normali di una famiglia messi insieme e comprendono maschere grottesche, costumi di animali e uniformi tempestate di lustrini luccicanti. Che bello vivere queste esperienze!

AREQUIPA

Stavolta l’autobus è diurno, ma il viaggio è lungo. Arrivo ad Arequipa che è notte fonda. Sto viaggiando da solo da quando ho lasciato Cuzco, qui ho giusto il tempo di un saluto veloce a Lorenzo che sta partendo per un trekking di due giorni. Ci rincontreremo al termine della sua “passeggiata” per l’ultima emozionante tappa del viaggio. Il mattino non esco troppo presto, ormai ho capito che in Perù tutto inizia tardi…

Dominata da ben tre maestosi vulcani, la città gode di una posizione splendida. Nel 2000 il centro storico è stato meritatamente dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.

Gli arequipeños sono gente fiera, che ama cimentarsi in dibattiti intellettuali, soprattutto quando si tratta delle loro fervide convinzioni politiche, che da sempre trovano espressione nelle manifestazioni che si svolgono in Plaza de Armas. La piazza principale di Arequipa, incontaminata da qualsiasi interferenza moderna, è come un museo dell’architettura sillar: bianca, maestosa e unica dal punto di vista estetico. Su tre lati corre un imponente colonnato a due piani, mentre il quarto è occupato dalla cattedrale più grande del Perú, un enorme edificio con due alti campanili. Persino la cattedrale, però, passa in secondo piano rispetto alla mole delle due sentinelle innevate di El Misti e Chanchani, i due vulcani alti oltre 5000 metri visibili da ogni parte della città.

Arequipa è relativamente piccola e i luoghi interessanti sono tutti raggiungibili a piedi. Passare un’intera giornata qui mi permette di rilassarmi completamente, acquisire a pieno i ritmi peruviani e assaggiare le tantissime prelibatezze che la sua cucina può offrire.

CAÑÓN DEL COLCA

Il giorno successivo decido di acquistare un’escursione nel Cañón del Colca: andare ad Arequipa e non visitarlo è come andare a Cuzco e non visitare Machu Picchu. Lungo i 100 km del Cañón si alterna una varietà di paesaggi superiore a quella che si riscontra nella maggior parte dei paesi europei: dalle spoglie steppe di Sibayo agli antichi terrazzamenti agricoli di Yanque e Chivay, per arrivare alle ripide pareti del canyon vero e proprio, che si estende oltre Cabanaconde e che è stato esplorato completamente solo negli anni ’80. Tutta la zona è circondata da vulcani che arrivano oltre i seimila metri.

Durante questo viaggio nel viaggio, oltre ammirare il continuo mutare di uno dei panorami più belli che abbia mai visto, si ha il tempo di visitare le comunità locali e i loro mercatini, ammirare pascoli di lama selvatici, sostare per un bagno rigenerante alle sorgenti di acqua termale e finalmente “incontrare” da molto vicino il condor delle Ande. Su un affioramento roccioso infatti, nidifica una numerosa famiglia di condor che volteggiano in cielo senza sforzo grazie alle correnti ascensionali provenienti dal fondovalle del canyon. Per chi fa il mio lavoro vedere il volo di questi uccelli che raramente sbattono le ali, è uno spettacolo emozionante, reso ancora più mozzafiato dal precipizio di 1200 metri. Quando guardo gli uccelli volare così naturalmente mi viene sempre in mente una frase di Leonardo da Vinci: “quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare”

NAZCA

Rieccomi con Lorenzo e rieccoci in partenza per l’ultima tappa del nostro viaggio, una tappa in un certo senso “mistica”: sorvoleremo le misteriose linee di Nazca. La mattina presto c’è un po’ di foschia e il nostro “sorvuelo” viene ritardato di qualche ora, ma finalmente è ora di partire.

Sparse su una superficie di oltre 500 km quadrati di arida pianura rocciosa nell’estremo nord del famoso deserto di Atacama, le Linee sono uno dei più grandi misteri archeologici del mondo. Formate da più di 800 linee rette, 300 figure geometriche (geoglifi) e 70 disegni di animali e piante (biomorfi), sono pressoché invisibili da terra. È solo osservandole dall’alto che se ne distingue la straordinaria complessità, in una rete di figure stilizzate e canali che in molti casi si irradiano da un asse centrale. I disegni sono stati realizzati semplicemente spostando i sassi superficiali scuriti dal sole e ammucchiandoli ai lati delle linee per lasciare così scoperto il terreno sottostante costituito in buona parte da chiaro gesso.

Sorvolare in aereo figure come la lucertola lunga 180 m, la scimmia con la coda arrotolata a spirale e il condor con un’apertura alare di 130 m accende nella mente mille interrogativi e altrettante ipotesi. Chi ha tracciato le linee e perché? E come poteva rendersi conto di come procedere se i disegni si distinguono solo dall’alto? Una delle ipotesi che mi piacciono maggiormente è che le linee rappresentino un calendario astronomico concepito per l’agricoltura e che siano state tracciate servendosi di sofisticati calcoli matematici (e di lunghe corde). Tuttavia, sono pochi gli allineamenti individuati tra il sole, le stelle e le linee. Altre ipotesi prevedono che le linee possano essere dei percorsi di collegamento tra gli huacas (siti di valenza rituale), oppure che fossero legate al culto della montagna, della fertilità e dell’acqua, o addirittura sarebbero un’enorme pista da corsa.

La sola cosa certa è che, quando i nazca decisero di trasformare i vasti deserti che abitavano in un’immensa tela disegnata, gettarono anche il seme di un dibattito che avrebbe impegnato gli archeologi per i secoli a venire. Tutto sommato è divertente scervellarci e cercare di dare una spiegazione tanto realistica quanto bizzarra anche noi.

Con questo volo emozionante termina la nostra esperienza in Perù, rientriamo a Lima per l’ultima notte e il mattino successivo ripartiamo per l’Italia.

Se volete guardare il video, le foto e altri consigli sul Perù potete dare un’occhiata alla mia pagina www.viaggiatoreda2soldi.it/peru-2018.html.

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