10 giorni in Montenegro, Dalmazia e Bosnia Erzegovina

Giro con partenza e arrivo a Podgorica con auto a noleggio
Scritto da: hotrodangel
10 giorni in montenegro, dalmazia e bosnia erzegovina
Partenza il: 27/05/2018
Ritorno il: 05/06/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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DOMENICA 27 MAGGIO 2018

La frase del mese è: “eh, ma il Montenegro deve essere bellissimo…” lo scopriremo solo vivendo. Pogdorica è quindi la meta della nostra partenza da Malpensa. Voliamo con Wizz air con meno di 100 euro a cranio. Abbiamo prenotato un’auto con Sixt (140 euro per dieci giorni): gli addetti non sono particolarmente cerosi, effettivamente la popolazione non è rinomata per essere la più affabile e cerimoniosa del pianeta.

Sono però molto puntigliosi nel controllo dell’auto: ci affidano un cesso di Dacia come se fosse un prezioso gioiello di famiglia, dopo averla fotografata ed averne fatto uno scan tecnologico con lo smartphone, ci inviano per email il check up completo della carrozzeria, indicando i segnetti grossi come moschini spiaccicati, ed alcuni forse lo sono. Invece di queste pignolerie borghesi, personalmente mi focalizzerei su altri elementi contrattuali decisamente più importanti, tipo che il mezzo meccanico sia dotato di pneumatici non lisi e di pianale posteriore del portabagagli, per evitare di bucare al primo sasso non perfettamente arrotondato, o di invogliare chiunque ad aprirti il portellone posteriore per impadronirsi della, seppur misera, refurtiva costituita dai nostri zaini. Quando facciamo notare questo particolare, ci guardano come se avessimo dato dei ladroni a tutti i loro familiari ed all’intera popolazione jugoslava… ci giustifichiamo dicendo: “sai noi veniamo dall’Italia, dove appena ti giri c’è qualcuno che tenta di incularti…” Promettono di farci trovare un pianale l’indomani mattina, quindi dovremo ripassare dall’autonoleggio dell’aeroporto… La città di Pogdorica è a dir poco orribile, l’unica cosa bella è il fiume che l’attraversa e l’albergo dove soggiorniamo (hotel Pogdorica – 62 euro a notte) vi si affaccia. La stanza è bella, ampia e pulita con balcone con vista. Lo abbiamo prenotato anche per il ristorante con terrazza panoramica sul bacino fluviale. Peccato che il ristorante non sia aperto, quindi per cena decidiamo di andare al Pod Volat, una specie di istituzione, molto frequentato e con un discreto menù, soprattutto incentrato sulla carne alla griglia, a prezzi veramente convenienti (esempio: birra media 1.40 euro, bistecca di vitello 5 euro).

LUNEDÌ 28 MAGGIO 2018

Da Pogdorica prendiamo la direzione Petrovac, attraversiamo il ponte sul lago Skadar che offre una bella visuale. Petrovac è il classico insediamento turistico tipo Finale ligure, di cui viene criticato tanto l’abominio architettonico retrostante, ma noi non troviamo particolarmente interessante nemmeno il lungo mare; c’è una spiaggia frequentata da famiglie poco distante (Lucice) con adiacente parcheggio. Proseguendo sulla litoranea verso il Cattaro, tre minuti dopo il paese di Rijekarezevici, si incontra la bella spiaggia di Drobni Pijesak: c’è una breve deviazione dalla strada principale e si scende ripidamente verso uno slargo dove si può lasciare il veicolo e continuare a piedi, per un paio di minuti, durante i quali si sentono ancora nitidi i profumi del mediterraneo. Risalendo sulla strada principale e continuando nella stessa direzione, dopo circa un quarto d’ora si arriva a Przno, un paesino adagiato sul mare, che sarebbe anche carino se non avesse ambizioni da fighettismo sublimante. Comunque per noi è importante solo come parcheggio per ingaggiare una bella camminata di 15 minuti fino a Sveti Stefan. Si tratta di un isolotto collegato alla terra ferma da una radiosa striscia di sabbia. Il posto sarebbe veramente incantevole, ma dove cede il demanio di stato prolifera l’arroganza dell’opulenza; infatti è stato tutto privatizzato e sull’isola non si può più andare nemmeno a piedi, perché gli edifici presenti sono stati riconvertiti in resort e la spiaggia è solamente per i clienti o per qualche buontempone che si può permettere di cacciare 100 euro per un ombrellone e due lettini.

Ritornando al parcheggio dove abbiamo lasciato l’auto ci fermiamo a fare qualche foto ad un’altra spiaggia molto bella, ma anch’essa, purtroppo, privatizzata da un altro albergo di lusso. Ci spostiamo ancora di poco per andare a visitare lo stari grad di Budva che può vantare edifici storici ben conservati e delicatamente appoggiati sul mare, ma fortemente difesi da mura e bastioni.

La spiaggia di Budva è affollatissima e un po’ squallida, ma da qui si gode di una bella vista sulla cittadella. Ci facciamo attrarre inutilmente dalla rutilante jazz beach, tanto famosa quanto brutta, per poi avere la brillante idea di inoltrarci nella penisola Lustika. La strada è in pessime condizioni. Il luogo dovrebbe essere tranquillo ed isolato (nonostante si tratti di una penisola), invece c’è un traffico che neanche a viale Zara all’ora di punta e la spiaggia che ci ha affascinato sulla carta, beneficiando di descrizioni di lodi sperticate, Plavi Horizzont o spiaggia di Przno (sui cartelli stradali), è in realtà una cala piuttosto anonima con l’acqua non super pulita. Risaliamo con le pive nel sacco, ma ci rifacciamo subito, perché decidiamo di saltare Tivat, dove pare che l’unica attrattiva sia rappresentata dallo yacht club in stile Principato di Monaco, e di puntare direttamente verso il fiordo di Kotor (Bocche del Cattaro). Siamo un po’ sfigati perché ci accoglie un temporale di tutto rispetto, che, però, non riesce ad attenuare la bellezza commovente del paesaggio. La strada che si snoda sul versante sud è strettissima e corre a pelo d’acqua, attraversa una serie di paesini, con le case in pietra, uno più suggestivo dell’altro: Stoliv, Prcanj, Mou, sino ad arrivare all’apoteosi di Kotor, che è una vera e propria cittadina, con una parte vecchia incantevole, dove i mille vicoli misteriosi sbucano in altrettante piazze e slarghi ariosi e ricchi di edifici di pregevole fattura; assai riconoscibile è l’influenza veneziana. A Kotor c’è un’ampia scelta di appartamenti economici. Noi scegliamo Apartments Moskov, a pochi passi dalla porta del fiume che immette nel centro storico. L’alloggio è perfetto con fondamentale parcheggio e costa solo 40 euro a notte. Per raggiungerlo è fondamentale NON seguire le indicazioni del navigatore, ma farsi indicare il percorso dal gentilissimo proprietario, che ci sconsiglia di bere l’acqua del rubinetto. Nella cittadina ci sono moltissimi ristoranti e locali caratteristici non proprio economici (con prezzi simil italiani), ma noi ce la caviamo egregiamente al Bokun, che ha dei bei tavolini all’aperto, ordinando l’omonimo panino che è una sleppazza gustosa preparata con una specie di panpizza ed una ricca insalata.

MARTEDÌ 29 MAGGIO 2018

L’arrampicata per il castello di Kotor è tutt’altro che una passeggiata, sia che si decida di salire dal centro della città vecchia, pagando un biglietto di 8 euro, sia che si parta dalla zona della porta del fiume, non pagando niente. Naturalmente, non essendo nati ieri, e grazie al consiglio del proprietario del Moscov, che probabilmente ci ha inquadrato come persone che non amano appallottolare banconote e gettarle nel fiordo, ci inerpichiamo dalla parte gratuita, che è caratterizzata da un largo sentiero acciottolato con rampe e tornanti abbastanza faticosi, ma non troppo ripidi. Per arrivare alla sommità del castello ci vuole un’ora e sudiamo sette camicie; è fondamentale portare con sé almeno un litro d’acqua. Il castello ha belle mura digradanti, per il resto non è un capolavoro di architettura imperdibile, ma dai suoi bastioni si possono ammirare le sorprendenti profondità del fiordo da altezze non trascurabili. Con attenzione e senza sottovalutarla iniziamo la discesa e quando arriviamo sul piano avremmo bisogno di un tuffo rinfrescante a mare, invece ci mettiamo in macchina e percorriamo l’altro versante del fiordo, rispetto a quello del giorno precedente. Qui la strada è più scorrevole e non sempre passa radente all’acqua. Ci sono però, anche qui, alcuni paesini caratteristici, come ad esempio Perast. Parcheggiamo l’auto in una rientranza della strada e subito ci si offre la visuale della torre campanaria che ombreggia l’abitato e le due isolette in lontananza; dopo un buon pranzo a base di cozze (coltivate in abbondanza in questa zona) e calamari alla griglia al ristorante Jelena, visitiamo il centro storico, scoprendo altri scorci interessanti. Dal tavolino vediamo le vicine isolette di Ostrvo e Sveti Dorde raggiungibili con le barche presenti sul molo. e poi ci rimettiamo in auto in direzione Dubrovnik, ma prima facciamo una tappa a Herceg Novi. I parcheggi sono tutti a pagamento e non vi è chance di evitare di alimentare questo brutto vizio, nemmeno stando lontani dallo stari grad, perciò ci infiliamo in uno che fa 80 centesimi all’ora. Percorriamo la bella strada centrale fino alla piazza con la torre dell’orologio oltre il cui arco si apre un’altra bella piazza dominata da una chiesa molto particolare, la cui facciata è arricchita da un sontuoso portale con mosaico e da un elegante rosone. Di scarso interesse è invece la fortificazione fronte mare. Andando verso la frontiera con la Croazia bisogna prestare molta attenzione ai limiti di velocità e tentare di rispettarli, perché siamo stati avvisati preventivamente della presenza di autopattuglie della polizia stradale dotate di puntatore laser, infatti ne vediamo un paio. Le operazioni doganali non sono velocissime, ma nemmeno particolarmente lente e la coda di auto è esigua, per cui ce la caviamo con poca attesa. La strada che dalla dogana conduce a Dubrovnik è piacevole e notiamo la perfezione del fondo stradale (ormai non siamo più abituati a viaggiare senza quell’ignobile tortura di rumore e vibrazioni continui, per non parlare di buche e voragini che caratterizzano i nostri asfalti). L’arrivo a Dubrovnik è assolutamente spettacolare; abbiamo prenotato due notti agli appartamenti Astrid in comoda posizione per raggiungere il centro a piedi. La stanza non è male ma un po’ piccola e i 75 euro a notte sono giustificati dalla presenza di un parcheggio privato, considerato che nei parcheggi pubblici si pagano 5.5 euro all’ora, compresa la fascia notturna. Vi sono poi dei parcheggi a un paio di km dal centro con tariffe decisamente più basse. Anche i prezzi dei ristoranti sono piuttosto impressionanti, perciò visto che abbiamo fatto un ottimo pranzo, decidiamo di rinunciare ad una cena vera e propria, inoltre veniamo catturati dall’idea di questo baretto che prepara panini al polipo, che concettualmente sono una bomba. In realtà il Barba ciurla un po’ nel manico, perché il panino è anche ben strutturato (pane nero, buona decorazione etc.) ma il polipo deve essere scappato dal pentolone… Insomma, per due panini al pomodoro e insalata ed una birra in lattina da 50 cl. Spendiamo quasi 20 euro… alla faccia. Facciamo un veloce giro serale della città vecchia rimandando all’indomani un’analisi più approfondita, ma già da ora capiamo il motivo di tanto entusiasmo da parte dei visitatori e dell’Unesco ed un poco ci rammarichiamo per l’incapacità degli amministratori nostrani nel valorizzare il patrimonio architettonico a loro disposizione; dovrebbero venire quaggiù a fare un corso accelerato su come debba essere gestita la ristrutturazione delle facciate e la pulizia e manutenzione delle pavimentazioni.

MERCOLEDì 30 MAGGIO 2018

La cinta muraria di Dubrovnik è possente ed al tempo stesso molto armonica, ingentilita dalle porte ben decorate. Prima di giungere in città avevamo pensato che il giro della ronda potesse essere un’esperienza accattivante, memori di quelle germaniche, nonostante il costo del biglietto fosse una mazzettata sulle ginocchia (circa 20 euro). Poi ci accorgiamo dell’assurdità della cosa dato che sulla sommità dei bastioni procedono a passo di lumaca truppe di cinesi e russi in una specie di processione pagana che fa venire solamente i nervi e in più ti prendi a fustigate per aver speso 20 euro… Migliaia di articoli, capitoli di guide turistiche, servizi televisivi sono stati realizzati su Dubrovnik , c’è poc’altro da aggiungere. Si può solo enfatizzare il tutto in un’unica definizione: bomboniera. Ogni lastra di marmo riluce, i gessi e gli stucchi sono bianchissimi, il tufo sembra respirare e gli affreschi rinfrescano, donando un po’ di pace al viaggiatore accaldato… I vicoli si snodano, salgono in gradoni ripidissimi, per svelare tesori nascosti: la facciata di una chiesa incastonata tra due palazzetti, una piazza, un vecchio magazzino con i pozzi ed una sinagoga. Ci domandiamo se la pavimentazione dello stradun sia così lucida per il continuo strisciare di piedi dei passanti e se un giorno anche qua si metteranno a contarli ed a limitarne l’accesso con i tornelli. Decidiamo di uscire un po’ dalla pazza folla e prendiamo la via del mare dalla parte di Porta Pile. Fa molto caldo ed il parco Gradac, con i suoi pini marittimi, è una vera benedizione, ma non è sufficiente a placare i bollenti spiriti. Abbiamo visto che proseguendo oltre, superando l’Università, per circa un chilometro e mezzo, si arriva in una zona dove il costo della vita si abbassa leggermente (si può pagare un’ora di parcheggio solo 1.35 euro, ma noi siamo a piedi, per cui scriviamo questa informazione per puro altruismo), e dove si trova la spiaggia di Belle Vue, nei pressi dell’omonimo albergo. C’è chi l’ha definita incantevole, ma non ci sentiamo di condividere tutto questo proselitismo, anche perché ci sono brutte costruzioni alle spalle e, almeno quando ci entriamo noi, l’acqua non è pulitissima: ci sono depositi oleosi che scaraventano il luogo ben lontano da qualsiasi possibilità di essere definito incantevole. Durante la passeggiata, però, si incontrano davvero belle vedute. Nel tornare verso le mura cittadine ci fermiamo a mangiare al Dubravka che ha una terrazza con una panoramica eccezionale ed un rapporto qualità prezzo tra i migliori della città. E se fossimo stati più furbi avremmo portato con noi il coupon di sconto del 10% che il nostro ospite ci aveva esibito il giorno prima. Verso sera apprezziamo l’abilità dei gelatai del posto e la loro onestà: una palla da 10 kune è già abbondante, con due si cena. La sera è il momento migliore per godersi la città, quando le orde di gitanti organizzati, soprattutto crocieristi, se ne vanno ed è molto piacevole starsene seduti (dopo tutto quell’andirivieni con i piedi ed i polpacci in fiamme) sulle panchine del molo a guardare le barche passare… “le più grandi sanno già dove andare”.

GIOVEDì 31 MAGGIO 2018

Oggi si chiude un maggio particolare. Qui è piena estate, quindi decidiamo di andare al mare vero, quello che ti fa stare bene, che ti entra in tutte le cellule del corpo rilassandole. Quale migliore destinazione per risvegliare simili emozioni se non un’isola?! E infatti prendiamo la strada costiera che porta a Split e la lasciamo alla deviazione per la penisola di Pelesiac: vogliamo andare a prendere il traghetto per Korcula. Il paesaggio è molto intrigante e sarebbe profittevole poterlo osservare con più calma, facendo anche una pausa a Ston e Mali Ston che hanno il centro storico e le mura fortificate di notevole interesse, ma abbiamo i tempi calcolati al secondo per prendere il traghetto delle 11.30 (il successivo sarebbe dopo un’ora e mezza), infatti arriviamo appena in tempo per comprare il biglietto al botteghino ed imbarcarci (due persone + auto 89 kune). Ci ripromettiamo di percorrere la strada con più calma al ritorno e di fare le tappe saltate per la fretta. Per attraversare il canale che separa Korcula dalla terraferma il ferry ci impiega circa un quarto d’ora. Abbiamo prenotato, da un giorno all’altro, una stanza/appartamento per due notti al Sunshine di Lumbarda (come farci scappare una località simile senza che ci venga da ridere?!). La ragazza che gestisce gli appartamenti è molto gentile e simpatica e l’appartamento ben arredato, pulito ed economico, ma la minuscola piscina è inutilizzabile ed il parcheggio privato è insufficiente a contenere le auto dei potenziali clienti, perciò ci scordiamo il bagno rinfrescante al rientro dalla giornata assolata e parcheggiamo in strada incrociando le dita, considerando le esperienze pregresse con le auto a noleggio lasciate in balia di mentecatti segna portiere nella pubblica via. Lumbarda è il posto ideale in cui soggiornare sull’isola, vicino a Korcula, ma molto tranquillo. Purtroppo non scatta quella scintilla che è amore a prima vista, che solitamente illumina questi luoghi poco abitati, ed è un vero peccato perché ci sarebbe anche una bella atmosfera, ma purtroppo le spiagge sono poche e non proprio coinvolgenti. Le due spiagge di Lumbarda, Przina e Bili sono piccole con spiaggia un po’ scura e troppo frequentate, anche se il mare è trasparente e dà vita a colori vivaci. Ci facciamo una pizza da Torkul con vista mare. La buona qualità dell’infornata e le birre alla spina fresche al punto giusto(e un ottimo rapporto qualità prezzo) ci danno coraggio per lanciarci alla scoperta di quella che è stata consacrata la migliore spiaggia della Dalmazia (Pupnatska Luka)… E’ pittoresca la strada che scende alla cala ed anche la sua ambientazione, molto selvaggia, ma l’acqua è sporca e non si riesce proprio a capirne il motivo. Ceniamo alla Konoba Maslina, lungo la strada tra Korcula e Lumbarda, che sembra essere l’unica vera locanda tradizionale della zona. Il cibo è buono anche se troppo agliato e il prezzo onesto, il proprietario gentilissimo che alla fine ci offre anche un dolcino con liquore abbinato.

VENERDì 01 GIUGNO 2018

Per la visita alla città vecchia di Korcula, parcheggiamo l’auto al supermercato Tommy (le prime due ore sono gratuite, poi si paga molto meno che nei parcheggi più vicini) e con una bella scalinata scendiamo a livello del mare. Vi è una robusta fortificazione a proteggere il nucleo che si affaccia sulle verdi acque del porticciolo. All’interno si passeggia volentieri tra i vicoli ed ogni tanto si ha la fortuna di inciampare in qualche edificio di prestigio molto bella è la porta rialzata e raggiungibile con gradinata, oltre la quale si apre una curiosa piazzetta a loggiato. Nel pomeriggio abbiamo la malaugurata idea di andare a vedere la spiaggia di Bacva, la strada che scende, infatti, è molto ripida ed il fondo, in alcuni tratti, è in pessimo stato. Inoltre è strettissima, ci si passa a malapena con un’auto di medie dimensioni. Fortunatamente non incontriamo nessuno, se non gli operai addetti alla manutenzione di un tratto che sembra martoriato da una frana, altrimenti sarebbe molto impegnativa qualsiasi manovra, non essendoci quasi mai slarghi dove affiancarsi.

Giunti a destinazione abbiamo anche la seccante sorpresa di trovarci davanti agli occhi una spiaggetta brutta e sporca, seppur ben incastonata nella natura circostante. Ci sono anche due o tre case i cui abitanti probabilmente si spostano solamente in barca… Esperienza vivamente sconsigliata. Chiudiamo la giornata sulla microspiaggia di ciottoli che si trova poco oltre il porticciolo di Lumbarda, e per fare un salto mortale all’indietro negli anni ottanta ci spariamo due coppe gelato alla gelateria Monika.

DOMENICA 02 GIUGNO 2018

Lasciamo Korcula con il traghetto delle 9.00 del mattino, ed oltre agli orari, con l’avvento del mese di giugno, sono cambiate anche le tariffe (108 kune per due passeggeri e l’auto). Nel vedere l’isola diventar piccola non abbiamo tanta malinconia, anche perché non è mai diventata molto grande nel nostro cuore. Riguadagniamo la terra ferma e con essa le belle strade panoramiche. Facciamo una breve tappa a Ston con l’intento di visitare l’abitato e magari fare un giro sulle mura, ma quest’ultima ambizione, che non è nemmeno troppo radicata, quando ci troviamo davanti al cartello delle tariffe di ingresso (70 kune a cranio), si affievolisce definitivamente. Di questo viaggio ci stanno sorprendendo le difficoltà incredibili di trovare posteggio ed i prezzi esorbitanti per entrare in un posto a fare qualsiasi cosa, anche la pipì, e la cosa dà abbastanza sui nervi, perché sono due cose che penalizzano la libertà di movimento in viaggio. Anche la strada costiera che conduce a Split, dopo aver lasciato la penisola di Pelesiac, è molto affascinante e dovrebbe essere inserita nel catalogo delle più belle d’Europa. Naturalmente scegliamo di evitare l’autostrada e procedere un po’ più lentamente, ma con la poesia negli occhi. Prima di raggiungere Neum c’è la dogana, perché si attraversa lo sbocco sul mare della Bosnia. Le operazioni sono piuttosto snelle. Approfittiamo per fare il pieno di benzina, che qui costa un po’ meno rispetto a Croazia e Montenegro (poco più di 1 euro al litro). Nei pressi di Bacine il panorama cambia ed è più montagnoso e ci sono dei laghetti di suggestivo impatto visivo. Dopo una breve pausa pranzo in un ristorantaccio di passaggio arriviamo nella graziosa località marittima di Brela dove, a detta di qualcuno, si trova una delle spiagge più belle dell’universo (Punta Rata). In realtà c’è un bel lungomare, forse un po’ demodé, ma con un suo perché, la baia ha una conformazione anche suggestiva, e vi è una lussureggiante vegetazione, ma da lì alla spiaggia più bella del mondo ne passa di acqua cristallina sotto i ponti… Da un certo punto di vista sembra più il Lago di Garda, a cui vogliamo tanto bene, ma nessuna persona di buon senso e gusto si sognerebbe di mettere la spiaggia di Toscolano Maderno nella graduatoria delle migliori al mondo. Comunque, a parte le dissertazioni sulla validità o meno di certi paragoni, c’è una bella e lunga passeggiata che incontra varie cale sassose che risultano meno frequentate più ci si allontana dal paese , ed alla sera ci si può rilassare sul lungomare, dove i numerosi ristoranti sono presi d’assalto durante il week end. Al Konoba Feral, da noi prescelto c’è la fila per sedersi e optiamo quindi per il Hrast, di qualità discreta e prezzi non troppo alti. La struttura dove pernottiamo, Villa Tomislav, è eccezionale con appartamenti nuovissimi e lussuosamente arredati, una piccola piscina e un fondamentale parcheggio (65 euro). Anche qui infatti i parcheggi sono pochi e a pagamento.

DOMENICA 03 GIUGNO 2018

Ci spostiamo verso l’ultimo avamposto croato, poi cominceremo il viaggio di ritorno passando dalla Bosnia. Le mete scelte per quest’ultima visita sono di tutto rispetto. La prima è Spalato che raggiungiamo in poco più di un’ora da Brela, stando sotto i limiti di velocità, anche perché, così facendo, si può godere ancora dell’aspetto paesaggistico del tragitto. Essendo domenica, FINALMENTE, non abbiamo problemi di parcheggio ed in pochissimo tempo ci troviamo di fronte alla porta aurea, con l’adiacente esagerata statua del vescovo Gregorio. Sopra la porta vi è la cappella di San Martino, mentre nei giardinetti si possono apprezzare la cappella di Sv. Amir e la torre campanaria rinascimentale. Così si entra nel palazzo di Diocleziano che oggi è il centro storico di Split. E’ bello perdersi nei vicoli per poi sfociare nelle piazze ricche di monumenti e palazzi che uniscono armoniosamente gli stili gotici e rinascimentali. La maggior parte dei visitatori (anche qui, purtroppo per noi, ma libidinosamente per i commercianti, attraccano le navi da crociera e la situazione è simile a quella di Dubrovnik) si concentra di fronte alla cattedrale e tutti non vedono l’ora di salire sul campanile romanico.

Effettivamente il luogo è piuttosto scenico con una vistosa presenza di colonne con capitelli corinzi, ma vi sono tantissimi altri siti di interesse architettonico e culturale ed anche uscendo sul lungomare si possono ammirare altri preziosi gioielli (se Dubrovnik era la bomboniera della Croazia, Spalato è il cofanetto). La seconda è Trogir, dove decidiamo di passare la notte. C’è chi viene in questa splendida cittadina solamente per il portale della cattedrale, ma anche questi superintenditori poi non possono fare a meno di apprezzare il centro storico nel suo insieme. Esso si trova su un’isoletta collegata alla terra ferma e ad un’ulteriore isola con un ponte. Le mura sono uno spettacolo di eleganza e robustezza medievale, vi è persino una torre fortificata a base rotonda che sorveglia il canale ed un castello (del Camerlengo) edificato dai veneziani nel 1420. Trogir è la versione meno sborona di Dubrovnik e di Spalato, ma anche qui ci sono moltissime chicche e, forse per il suo approccio più discreto, un po’ meno sfarzoso, ha avuto su di noi un effetto ancor più incantevole. Il lungomare ha una camminata luminosissima, con decine di palazzi e palazzetti che vi s’affacciano splendidamente; ci si sente veramente a proprio agio se ci si siede al tavolino di un bar a bere una birrona di fronte a questo scenari. Anche l’interno mura non ha nulla da invidiare alle due sorelle maggiori ed in ogni anfratto possibile s’è insediato un ristorante o un bar, senza, però, offendere l’atmosfera magica del nucleo storico. Dormiamo agli appartamenti Robi (55 euro a notte) che si trovano nei pressi dell’omonima autofficina ed in posizione ideale per la visita. Su consiglio della proprietaria degli appartamenti ci rechiamo a cena al ristorante Coccolo, dove va la gente del posto per evitare le pattonate turistiche, ma non ci troviamo per niente bene: i prezzi sono comunque alti e la qualità delle pietanze è abbastanza scarsa.

LUNEDì 04 GIUGNO 2018

Lasciamo Trogir con le buone intenzioni di raggiungere la Bosnia Erzegovina con la strada normale, ma i lavori in corso ci spingono forzatamente in autostrada che, a dirla tutta, pur essendo scorrevole, è anche assai panoramica, quindi non ci dispiace nemmeno più di tanto. Facciamo fuori le ultime kune al benzinaio e paghiamo i pedaggi autostradali con la carta di credito (velocissima operazione); poco dopo il confine croato l’autostrada si interrompe bruscamente (un po’ come in Sicilia) e si ritorna, ancora involontariamente, al progetto iniziale. Prendiamo la direzione Mostar, ma circa trenta kilometri prima di arrivarci facciamo tappa a Pocitelj dove, appollaiata su una rupe, si trova una bella fortezza che richiama immediatamente alla risalita. Sul sentiero si incontrano anche un hammam ed una moschea. Dall’alto si gode di una vista mozzafiato sulle rovine medievali e sulla vallata sottostante. Pranziamo nel ristorantino in prossimità del parcheggio: il cuoco non è certo Rubio, ma i prezzi sono quelli che riappacificano con l’equità (10 euro in due comprese le birre). Ci sono alcune signore che vendono i loro prodotti di artigianato ed altre i frutti del loro orto; ne approfittiamo per comprare un cestino di ciliegie extra a 1 euro. A Mostar abbiamo prenotato una camera all’albergo Villa Nadin, che si trova leggermente fuori dall’abitato, su una strada di percorrenza, ma non ci soddisfa né per qualità della camera né per la posizione. Nel centro storico vi sono sistemazioni più interessanti. Di Mostar si ricordano spesso i rimandi del conflitto, ma è una città piena di tesori da scoprire: vi sono scorci assolutamente unici, oltre al famoso ponte da cui i più arditi si gettano nel fiume sottostante. C’è un bel pub, il Black Dog, con una terrazza panoramica che, oltre agli alcolizzati locali, raccoglie anche quelli di altre nazionalità, tra cui noi, soddisfatti della qualità delle birre proposte (ottima la ambrata) ed anche dei prezzi. Per cena optiamo per il ristorante Hindin Han che cucina ottimi piatti di pesce (sia di fiume, sia di mare) a prezzi super concorrenziali (due trote 6 euro un’orata 7 euro). Mostar è quindi una tappa fondamentale per chi voglia godersi una città dal sublime centro storico e contemporaneamente ritrovare il calore dell’accoglienza e la genuinità delle persone che, sinceramente, in Croazia erano un po’ sbiadite.

MARTEDì 05 GIUNGO 2018

Ci facciamo un po’ di Bosnia lemme lemme, godendoci il contesto agreste-collinare. Per quanto riguarda le soste nei centri abitati rimaniamo piuttosto delusi dall’impatto desolante e dall’assoluta mancanza di spunti interessanti, non che l’aspettativa fosse elevata, sapevamo che di Mostar ce n’era una sola, però così si esagera… A Stolac, ad esempio, ti viene da piangere o, al massimo, da fare come la gente del posto che si avvinazza al bar già alla mattina. Quando arriviamo a Trebinje abbiamo una piacevole sorpresa; l’appartamento prenotato all’esorbitante cifra di 27 euro presso Luxury apartment Tasa è fantastico e pranziamo nell’ottimo ristorante Studenac. Si trova a pochi kilometri dal centro, splendidamente adagiato sulla riva del fiume, il menù esalta i prodotti locali (molto gustoso il pesce gatto e freschissime le trote) ed i prezzi sono ultra convenienti. Torniamo in centro credendo di trovare qualcosa di positivo nello stari grad, ma, con le pive nel sacco, preferiamo ritornare a camminare lungo il fiume, almeno qui si può vedere il ponte che si specchia nelle basse acque verdi. La parte di strada che va da Trebinje al confine con il Montenegro è morbidamente rinfrancante: la valle ed il fiume rispendono di un verde vivo e tutto appare incontaminato. Passiamo il confine assai agevolmente e ci dirigiamo al monastero di Ostrog salendo da Danilovgrad (sembra che l’arrampicata sia più lineare rispetto all’altra che sale dalla statale). Il luogo è mistico e l’edificio religioso è prodigiosamente incastonato nella parete rocciosa della montagna. Se non c’è molta gente, come in questo periodo, si riesce a parcheggiare abbastanza vicino, facendo così solo l’ultimo pezzo a piedi. Chi venisse in piena estate dovrebbe metterlo in conto perché pare che ci sia un affollamento mostruoso. Ridiscendendo ci fermiamo a pranzo al hotel/ristorante Sokoline che, pur essendo abbastanza fighetto ed avendo una terrazza con vista fenomenale, offre ottimi piatti a prezzi accessibilissimi. Da qui siamo pronti per la digestione e per incamminarci verso l’aeroporto. Passato il gate di partenza rimaniamo in coda in piedi all’aperto per circa un’ora, in attesa di salire sull’aereo ed abbiamo la possibilità di metabolizzare l’itinerario percorso e di fare un piccolo bilancio: non ha senso venire quaggiù a cercare il mare bello, la Croazia è troppo cara e non vi è mai l’armoniosa sensazione del viaggiatore di potersi fermare dove vuole, perché ci sono evidenti problemi di posteggio e, dove non ci sono, ti fanno passare la voglia con tutti sti cazzo di parcometri. Ma abbiamo avuto l’occasione di poter ammirare alcune meraviglie, paesaggistiche ed architettoniche, su tutte Kotor, il fiordo, la salita al castello, Dubrovnik con Split e Trogir e l’incantevole Mostar. Se parcheggiare, specialmente i Croazia, fa venire l’ansia, guidare, al contrario, è una sorta di godimento totale e la velocità ridotta, fissata dai limiti e dalle curve del buon senso, permette non solo al passeggero di godersi ogni kilometro con serenità. Foto e link vari su viaggiofaidate.blogspot.com/2018/07/montenegro-dalmazia-bosnia-erzegovina.html



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