Cile e Bolivia: meraviglie ad alta quota
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26 MARZO
Dopo un lunghissimo volo Bologna-Santiago del Cile, acquistato diversi mesi in anticipo a prezzo davvero conveniente, arriviamo nella capitale verso le 10:30; dopo aver lasciato i bagagli nell’ostello già prenotato da casa, siamo prontissimi per partire alla scoperta della città. Per prima cosa raggiungiamo Plaza des Armas e percorrendo le principali vie pedonali della città ci dirigiamo verso il mercado central, dove fanno bella mostra di sé un sacco di banchi di pesce, frutta e verdura… noi approfittiamo della situazione per gustarci le prime empanadas del viaggio!
Per smaltire il pranzo e per “sfuggire” dal caos della città (dopotutto parliamo di una metropoli con 6 milioni di abitanti) volevamo salire al cerro Santa Lucia, una delle colline della città, ma purtroppo l’accesso era vietato per tutta la giornata quindi ci siamo diretti per un breve giro al centro culturale Gabriela Mistral e poi siamo tornati in albergo per una meritata siesta.
Per cena il ragazzo dell’ostello ci ha suggerito un ristorante peruviano nelle vicinanze e devo dire che è stato davvero un ottimo consiglio: abbiamo mangiato polpo marinato al limone e risotto al nero di seppia, e abbiamo scoperto che il Cile non è poi così economico come pensavamo, almeno per quanto riguarda il cibo.
27 marzo
Giornata dedicata alla città di Valparaiso. Verso le 9 abbiamo preso un autobus dalla stazione di Santiago e in meno di 2 ore di viaggio abbiamo raggiunto Valparaiso, “valpo la linda” come la chiamano da queste parti. Mai soprannome fu più appropriato: la città è davvero molto carina, disposta su diversi colli e piena di murales che la rendono coloratissima e molto particolare. In particolare abbiamo passeggiato per il cerro Bellavista, il cerro Concepcion e il cerro Alegre. Anche se abbiamo sfruttato i tanti ascensori storici della città, si è rivelata comunque una bella sfacchinata su e giù per le salite e le numerose scale, ma ne valeva la pena senza dubbio! Purtroppo non siamo riusciti a goderci appieno la vista da paseo Gervasoni e paseo Yugoslavo, affacciati sull’oceano, in quanto proprio dall’oceano saliva una gran nebbia e non si vedeva nulla.
Anche oggi pranzo veloce a base di empanadas, che qui sono diverse rispetto a quelle argentine: più grandi e con un condimento tipico a base di olive, carne e uova sode.
Nel pomeriggio siamo tornati a Santiago, approfittando del viaggio in autobus per riposarci un po’, e per cena siamo rimasti in ostello e abbiamo sfruttato la cucina messa a disposizione degli ospiti.
28 Marzo
Sveglia puntata prestissimo per raggiungere l’aeroporto, oggi si parte per il deserto di Atacama. Dopo un volo a dir poco disastroso, con vuoti d’aria impressionanti che hanno messo a dura prova il nostro stomaco, abbiamo raggiunto la cittadina di Calama, e da qui con un bus San Pedro de Atacama, la nostra base per i prossimi 5 giorni.
Giusto il tempo di dare un’occhiata all’ostello (piccolino, ma molto pulito e con una cucina a disposizione) e ci siamo subito diretti verso il centro di San Pedro per partire per la nostra prima escursione. Avendo poco tempo a disposizione ho preferito prenotare tutte le escursioni prima di partire, affidandomi ad un’agenzia locale: ci siamo trovati molto bene e le escursioni sono state tutte organizzate alla perfezione, ma prenotare non è assolutamente necessario, visto che San Pedro pullula di agenzie che organizzano ogni tipo di tour e attività, e veramente c’è l’imbarazzo della scelta.
La nostra prima escursione è stata alla vicina Valle della Luna: accompagnati dalla nostra guida Leandro, abbiamo fatto alcune brevi passeggiate per raggiungere diversi punti panoramici nella valle. Qui si trovano tantissime formazioni rocciose di diversi colori e si può assistere allo spettacolo incredibile del tramonto… purtroppo noi non siamo stati fortunatissimi in quanto il cielo minacciava pioggia e pioggia ci ha mandato (e siamo in uno dei luoghi più aridi della terra quindi siamo stati veramente sfortunati) e quindi i colori non erano proprio il massimo…in più dopo l’atterraggio “spericolato” mio marito ha iniziato ad avere un gran mal di stomaco e non era proprio al meglio della forma. Per fortuna le cose sono andate meglio nei giorni successivi.
29 marzo
Giornata intera dedicata al tour a Piedras rojas.
Dopo una nottata così così, perché mio marito non stava ancora bene, alle 6:30 siamo pronti fuori dall’ostello per partire per il tour di oggi. La nostra guida si chiama Mauricio e la destinazione sono le lagune altiplaniche; la giornata sarà scandita dalla playlist di musica tipica cilena scelta dalla nostra guida! Essendo partiti così presto, la prima tappa della giornata è dedicata alla colazione: colazione con vista laguna, preparata dalla guida su un tavolino fuori dal pulmino in stile picnic, con caffè, mate, panini al formaggio e avocado in gran quantità..una vera meraviglia!
Dopo esserci rifocillati a dovere ripartiamo e raggiungiamo in breve tempo un punto panoramico a 4000 m slm sulla zona denominata Piedras rojas: una sorta di laguna con delle formazioni rocciose rosse sullo sfondo, ci si apre davanti agli occhi un vero spettacolo a 360 gradi. Proseguiamo fino alle lagune Miscanti e Minique, ma purtroppo non ce le godiamo molto perché inizia a nevicare (si ho detto proprio nevicare!) e ci sono 10 gradi sotto zero… gli sbalzi termici qui sono la regola, ma forse stiamo un po’ esagerando.
Per pranzo ci fermiamo in un piccolo ristorantino nel paese di Socaire e mangiamo zuppa di verdure e pollo al curry. Sulla via del ritorno ci fermiamo alla laguna Chaxa, una gigantesca laguna dove vivono tantissimi fenicotteri e dove, a proposito di sbalzi termici, ci saranno circa 30 gradi!
Facciamo una piccola sosta nel paese di Toconao, dove acquistiamo i primi souvenir, e rientriamo in albergo verso le 5 del pomeriggio, giusto in tempo per fare una siesta prima di cena.
30 marzo
Oggi ce la prendiamo comoda: non abbiamo escursioni in programma per la mattinata quindi ne approfittiamo per fare un giretto per San Pedro de Atacama e per acquistare qualche souvenir nei numerosissimi negozi di artigianato locale. La cittadina sembra uscire direttamente dal far west, con le sue strade di fango e le case bianche. In realtà di case ce ne sono ben poche, le vie principali sono invase da agenzie turistiche, ristoranti e ostelli e pullulano di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Pranziamo in un barettino con la solita empanada e poi ci dirigiamo verso l’agenzia per saldare il conto del tour al salar de Uyuni dei prossimi giorni. Ne usciamo mega entusiasti perché la signora dell’agenzia ci ha confermato che il salar è ancora “allagato” e riusciremo a vedere il famoso effetto specchio! Prima di rientrare in ostello andiamo anche a cambiare i pesos in bolivianos, sempre per il tour a Uyuni, nella cosiddetta via del cambio, Toconao.
Verso le 16, dopo l’immancabile sesta a cui ormai ci siamo affezionati, torniamo in centro per il tour alla laguna Cejar; la nostra guida di oggi si chiama Juan Pablo. In realtà la laguna Cejar vera e propria si può solo vedere da lontano, ma è immersa in un paesaggio da favola tra le montagne. Possiamo invece avvicinarci e anche tuffarci nella laguna Piedra, una laguna iper-salata dove si galleggia senza nessuno sforzo, davvero una strana esperienza. E per finire in bellezza la giornata siamo arrivati sul fare della sera all’ojos del salar, una distesa di sale praticamente tutta evaporata dove abbiamo visto un tramonto stupendo che ha tinto tutto di rosa, e dove abbiamo fatto un aperitivo a base di pisco, patatine e biscotti.
31 marzo
Anche oggi ci aspetta un’escursione abbastanza impegnativa al Salar de Tara, impegnativa più che altro per l’altitudine. Oggi supereremo un passo a 4800 m slm.
Partiamo di buon mattino su un pulmino con altre 10 persone e la nostra guida Mauricio, un tipo stranissimo che ha cantato e ballato musica ska per tutto il tempo mentre guidava il pulmino, ma super simpatico e preparatissimo come tutte le altre guide che ci sono capitate del resto. Come dicevo l’escursione è abbastanza impegnativa per l’altitudine, ma fortunatamente ormai ci siamo acclimatati stando a San Pedro (che è già a 2500 m slm) e non abbiamo avuto problemi.
Appena imbocchiamo la strada verso il passo al confine con la Bolivia veniamo subito bloccati, e come noi tutti gli altri bus delle varie agenzie: stanno pulendo la strada dal ghiaccio e non si può passare; poco male, ne approfittiamo per fare colazione con il solito picnic di panini all’avocado, formaggio e prosciutto. Una volta ripartiti, ci fermiamo per una prima tappa a circa 4000m slm, ai piedi del vulcano Licacanbur: uno scenario da favola, con la vetta nera e innevata del vulcano che si staglia sull’ altopiano coperto di arbusti gialli. Una volta superato il passo al confine con la Bolivia a 4800 m, proseguiamo off road: ci troviamo dentro un’immensa caldera vulcanica dove svettano pinnacoli di pietra fossile, che ci spiegano essersi formati per l’erosione dei sedimenti vulcanici da parte dell’acqua. Arriviamo infine al Salar de Tara, dove ci fermiamo per il pranzo. Si tratta di una laguna circondata da rocce vulcaniche e habitat di fenicotteri, uno spettacolo che lascia senza fiato! Dopo il pranzo, preparato come di consueto su un tavolo fuori dal pulmino, a base di quinoa, verdure e mate, siamo ritornati per la stessa via dell’andata fermandoci solo per qualche pausa fotografica.
Una volta rientrati in ostello ci siamo preparati da mangiare e poi a letto presto, domani ci aspetta una levataccia per andare a vedere i geyser.
1 aprile
Pasqua decisamente alternativa quest’anno: sveglia puntata alle 3:30 e via a prepararsi per l’escursione ai geyser del Tatio. Accompagnati dalla preparatissima guida Diego, abbiamo raggiunto il sito geotermico poco prima dell’alba, con una temperatura di -7 gradi!!Eravamo preparati al freddo, e attrezzati con abbigliamento termico a più strati, ma l’impatto è stato traumatico lo stesso, tanto da chiederci come mai si ostinino a portare i turisti fin quassù così presto… ed abbiamo avuto subito la nostra risposta: è proprio il freddo ad amplificare l’effetto condensa dei geyser e a renderli, così, più visibili. In realtà non si tratta di veri e propri geyser, ce n’è solo qualcuno piccolino, sono più che altro fumarole, ma il sito è piuttosto esteso (è il secondo più grande dopo Yellowstone). Dopo una colazione “gelata” ci siamo addentrati tra le fumarole accompagnati da Diego. Al termine del percorso volendo ci si poteva tuffare in una pozza di acqua calda, ma non abbiamo avuto il coraggio di spogliarci; abbiamo invece approfittato del tempo a nostra disposizione per fare mille fotografie. Lunga la strade del ritorno ci siamo fermati ad ammirare il panorama da diversi punti, uno dei più suggestivi è stato senz’altro la quebrada de puritama, e siamo riusciti a vedere tanti animali… vicunas, viscacha e dei lama.
Siamo rientrati in ostello verso mezzogiorno e dopo il pranzo in ostello e una bella siesta di un paio d’ore, abbiamo preparato gli zaini per il tour al salar de Uyuni di domani; la proprietaria dell’ostello è stata molto gentile e ci ha permesso di lasciare una parte dei bagagli qui visto che ritorneremo al termine del tour.
Per cena siamo andati in un ristorante in paese e abbiamo mangiato dell’ottimo salmone accompagnato da una montagna di patate. Volevamo fare un giretto, ma tirava troppo vento e per evitare il bagno di polvere siamo rientrati presto in ostello.
2 aprile
Finalmente si parte! Questo tour è in realtà il cuore attorno al quale si è sviluppato tutto il nostro viaggio… siamo emozionati e un po’ preoccupati allo stesso tempo: tutti quelli che ci sono stati dicono sia bellissimo, ma sicuramente non un viaggio per tutti, in particolare è l’altitudine a spaventarci un po’, ma comunque non vediamo l’ora di partire. Da San Pedro ci sono venuti a prendere con un pulmino che ci ha lasciato alla frontiera con la Bolivia; una volta superati i controlli alla frontiera e dopo aver fatto colazione siamo partiti per il tour vero e proprio a bordo di una jeep con altri 4 ragazzi (una coppia di danesi, una ragazza cilena e una siciliana con cui abbiamo subito fatto amicizia) e Gabriel, la nostra guida boliviana. Durante il giorno ci siamo fermati in diversi posti, uno più meraviglioso dell’altro..la Laguna blanca, con la sua acqua cristallina; le terme di aguas calientes, dove si può fare il bagno in una pozza termale immersi in uno scenario da favola; i geyser di sol de manana..abbiamo attraversato il cosiddetto deserto di Dali, una distesa surreale di nulla.
Per l’ora di pranzo siamo arrivati al rifugio dove trascorreremo anche la notte; come ci avevano già detto un rifugio molto spartano, senza acqua calda e con letti di pietra in camerate da 4..ma ad attenderci c’erano delle signore del posto che ci hanno preparato il pranzo a base di wurstel, formaggio, purè e avocado. Dopo pranzo ci attende l’ultima meraviglia della giornata che si trova a pochi minuti di jeep da qui: la Laguna Colorada! Le acque di questa laguna sono rosse a causa delle alghe che vi crescono ed è popolata da migliaia di fenicotteri. Abbiamo camminato lungo le rive della laguna e su un sentiero che la domina dall’alto per circa 1 ora e mezza e non saremmo mai più andati via; sicuramente uno dei posti più belli che abbia mai visto!
Quando siamo ritornati al rifugio abbiamo trovato ad aspettarci una bella tazza di the caldo (graditissima, visto che fuori faceva un gran freddo) e dopo poco ci hanno servito la cena a base di zuppa di verdure. L’altitudine si fa sentire, siamo a oltre 4300 m slm e quasi tutti iniziano a sentire stanchezza e un forte mal di testa, noi non siamo da meno:appena finito di mangiare, anche complice il fatto che non c’è elettricità se non per illuminare la sala dove abbiamo mangiato, andiamo subito a dormire…la giornata è stata magnifica e siamo solo all’inizio!
3 aprile
La notte nel rifugio è andata meno peggio del previsto… eravamo preparati praticamente a morire di freddo invece dentro al sacco a pelo siamo stati benissimo e, complice la stanchezza di ieri sera, abbiamo dormito 10 ore filate! Al nostro risveglio abbiamo trovato ad attenderci una bella colazione con uova strapazzate, pane con dulche de leche, ciambella, succo di frutta e ovviamente il mate. Verso le 8 siamo ripartiti a bordo della jeep, accompagnati sempre da Gabriel.
La prima tappa della mattina è stata al cosiddetto Arbol de piedra, una roccia vulcanica denominata così perché ricorda la forma di un albero. Per il resto della giornata abbiamo attraversato un paesaggio incontaminato, avvistato diversi animali selvatici e ci siamo fermati per delle piccole soste a diverse lagune andine: nell’ordine laguna Honda, laguna hedionda e laguna canapa… tutte e tre molto belle, con le acque di colori sempre diversi in base alla composizione minerale, e tutte popolate di fenicotteri!
All’ora di pranzo ci siamo fermati vicino ad una di queste lagune, nel ristorante stellato come ci ha detto Gabriel, e abbiamo preparato da mangiare sul retro della jeep con quello che le signore del rifugio ci avevano consegnato; riso, tonno, patate, avocado, pomodori e formaggio..è venuta anche a farci compagnia una viscacha affamata, in attesa dei nostri avanzi.
Dopo pranzo siamo ripartiti e abbiamo potuto constatare una volta di più la bravura di Gabriel alla guida: la strada in alcuni punti era davvero impervia, ma lui è sempre stato iper prudente e non abbiamo mai preso degli scossoni troppo forti..e poi è stato super gentile nel rispondere a tutte le nostre domande e nel fermarsi ogni volta che volevamo fare una foto.
Dopo una breve sosta al mirador del vulcano, un punto panoramico da cui si può veder la bocca fumante di un vulcano ancora attivo, ma che non erutta da più di 2000 anni, ci siamo fermati per l’ultima tappa di giornata ai margini del salar, dove passa una ferrovia ancora oggi in funzione. In realtà in questa zona è la terra a prevalere sul sale quindi non si ha il caratteristico effetto bianco ma è comunque suggestivo vedere questa distesa immensa di nulla attraversata da una ferrovia che sembra non debba finire mai.
Per la notte ci siamo fermati nel paesino di San Juan dove abbiamo dormito in un hotel fatto di sale, dalle mura, ai letti, al pavimento, sale ovunque! E finalmente abbiamo anche potuto fare la doccia!!
Appena arrivati ci hanno subito preparato una merenda con the e biscotti e dopo poco abbiamo cenato con pollo e patate e con l’immancabile zuppa di verdura, il tutto accompagnato da una bottiglia di vino rosso. E dopo aver mangiato e bevuto tutti a nanna, domani ci aspetta la sveglia alle 4:30 per andare a vedere l’alba sul salar. Sono già elettrizzata e infatti non riesco a dormire, quindi ne approfitto per godermi la meraviglia del cielo stellato. Questa è una delle zone con meno inquinamento luminoso del mondo:da qui si vedono davvero milioni di stelle ed è uno spettacolo unico!
4 aprile
Alle 4:30 tutti giù dal letto, si parte in direzione del salar. Aspetto questo momento da mesi, e infatti appena ci avviciniamo e si inizia a scorgere la distesa di sale ricoperta da un velo d’acqua che la rende un immenso specchio dove si riflettono le luci dell’alba. Mi metto a piangere come un bambino per la felicità, è davvero uno spettacolo emozionante!
Mentre scattavamo milioni di foto e continuavamo a ripeterci quanto fosse incredibile quello che stavamo osservando, Gabriel ci ha preparato la colazione che abbiamo consumato sul limitare del salar per poi addentrarci con le jeep sull’acqua. Purtroppo c’era ancora troppa acqua e non siamo riusciti a raggiungere l’Isla incahuasi, una specie di isola di cactus in mezzo al bianco del sale, ci siamo però fermati in un altro punto in cui abbiamo potuto scattare tante fotografie godendo dell’effetto specchio. Per il resto il salar era praticamente asciutto e quindi abbiamo avuto la fortuna di ammirarlo in entrambe le sue vesti e di fare anche tante foto “stupide” sfruttando l’effetto prospettico del bianco. Dopo svariati km in mezzo al nulla più assoluto, abbiamo raggiunto il più antico hotel di sale, al fianco del quale è stato eretto un monumento alla Parigi Dakar e dove si trovano tantissime bandiere (ma non quella italiana).
Lasciata la vastità della distesa di sale abbiamo fatto tappa nel paesino di Colchani, dove abbiamo comprato tantissimi souvenir al mercato dell’artigianato locale, e al cimitero dei treni e poi abbiamo raggiunto Uyuni, dove ci siamo fermati per pranzo.
Dopo pranzo è arrivato il momento dei saluti: la nostra fantastica guida si ferma a Uyuni, dove ha moglie e due figlie, e noi torneremo a San Pedro con un altro autista; salutiamo con un pizzico di invidia anche i ragazzi danesi e la ragazza cilena che hanno viaggiato con noi fino ad ora, il loro viaggio prosegue verso il Perù.
Noi e l’altra ragazza italiana abbiamo fatto un giretto per la cittadina di Uyuni e nel pomeriggio siamo ripartiti in direzione San Pedro. Il nuovo autista ci ha fatto apprezzare ancora di più la fortuna che abbiamo avuto a fare il tour con Gabriel: la sua macchina non aveva un solo finestrino funzionante, non aveva l’aria condizionata (in compenso aveva una ventola che sputava dentro tutto il fumo che alzavano le macchine davanti a noi) e lui ha guidato come un pazzo senza nemmeno dirci come si chiamava. Dopo 3 ore e mezza da incubo in cui a stento siamo riusciti a respirare tra il caldo e la polvere, siamo finalmente arrivati nel paesino di Villamar dove abbiamo passato la notte. Qui abbiamo cenato tutti insieme con l’immancabile zuppa e degli spaghetti al pomodoro e cipolla, che a parte la sproporzione tra il condimento e la pasta non erano neanche tanto male.
5 aprile
Anche oggi ci siamo svegliati prestissimo e il viaggio di ritorno verso San Pedro è stato caratterizzato dalla guida spericolata e dal freddo micidiale (alla macchina non mancava solo l’aria condizionata a quanto pare). Verso le 8:30 eravamo già alla frontiera col Cile, dove abbiamo fatto colazione insieme ai turisti in partenza per il tour e poi siamo ritornati verso San Pedro con lo stesso pulmino che ci aveva portati all’andata. A mente fredda non si può negare che il tour al salar de Uyuni non sia un’esperienza per tutti; è un viaggio faticoso e molto stancante, ma ci si riempie talmente gli occhi di bellezza che ne vale assolutamente la pena! Lo rifarei anche domani! E poi quando ci ricapita di stare 4 giorni completamente sconnessi dal mondo, col cellulare che non prende e il wifi inesistente?
Una volta rientrati in ostello ci siamo riposati un po’ e poi siamo usciti verso sera per comprare gli ultimi souvenir, cambiare i bolivianos rimasti e per salutare per bene la nostra amica italiana. Domani si ritorna a Santiago.
6 aprile
Dopo un volo fortunatamente più tranquillo di quello d’andata, verso le 18 siamo arrivati a Santiago; il tempo di lasciare le cose in ostello e siamo usciti per cena, di nuovo in un ristorante peruviano dove abbiamo mangiato benissimo!
7 aprile
Dopo la colazione in ostello siamo usciti per visitare la casa di Pablo Neruda e il cerro San Cristobal. La Chascona, così viene chiamata la residenza della capitale di Neruda, ci è piaciuta molto: la casa è piena zeppa di ricordi e oggetti collezionati dal poeta e nel corso della visita guidata viene raccontata anche la sua storia, molto interessante. Al termine della visita ci siamo diretti al cerro San Cristobal e dopo una lunga fila per prendere la funicolare siamo riusciti a salire in cima e ad ammirare il panorama sulla città.
Diamo così l’ultimo saluto a questo paese meraviglioso, e concludiamo in bellezza un viaggio che difficilmente scorderemo per le emozioni che ci ha saputo regalare con i suoi paesaggi da cartolina. Si è fatta l’ora di ripartire, ci attende un lungo viaggio verso casa.
Se fino ad ora è andato tutto secondo i piani e l’organizzazione è stata impeccabile, appena arrivati in aeroporto sono iniziati i problemi: al banco del check-in ci chiedono se vogliamo prendere il volo del giorno successivo perché sono in overbooking, rifiutiamo l’offerta e prendiamo i nostri biglietti che però sono senza il numero del posto a sedere. Sul momento non ci abbiamo fatto caso, ma quando dopo 2 ore di attesa e dopo aver più volte chiesto alla signorina del gate di darci i posti, la gente ha iniziato a mettersi in fila ci è preso il panico. Abbiamo finalmente ottenuto il nostro biglietto a 1 minuto dall’imbarco, ma solo quello per il volo intercontinentale (quindi dovremo uscire per rifare il check in a Madrid..) e a 20 file di distanza l’uno dall’altro… e così è iniziata la giostra dei cambi posto. Tutto è bene quel che finisce bene, una signora ha accettato di cambiare il suo posto e siamo riusciti a stare vicini.
Il volo è andato bene e una volta arrivati a Madrid siamo già di corsa perché l’aeroporto è enorme e non abbiamo poi così tanto tempo per rifare i controlli..in realtà troviamo fuori dagli arrivi una hostess con una mazzetta di biglietti in mano, tra i quali i nostri: perfetto! Pranziamo in aeroporto e ci imbarchiamo sul volo per Bologna, ce l’abbiamo quasi fatta…peccato che nel frattempo a Bologna stanno disinnescando una bomba della I guerra mondiale e dopo averci fatto aspettare sull’aereo per quasi due ore decidono di cancellare il nostro volo. Alla fine ci è andata bene, Iberia ci ha pagato la notte in un hotel 4 stelle con tutti i pasti compresi fino al volo riprogrammato per il giorno dopo, ma a saperlo prima ci conveniva accettare l’offerta iniziale e rimanere un giorno in più a Santiago!