Messico: tra le rovine nascoste e il mare

Un viaggio dell'anima... on the road: tra le rovine e i colori dello Yucatan e del Chiapas
Scritto da: Luna2018
messico: tra le rovine nascoste e il mare
Partenza il: 26/03/2018
Ritorno il: 15/04/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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25-29/03/2018

Viaggio perfetto da Roma Fiumicino con Alitalia e diretto (partenza 10.25 arrivo ora locale 15.45).

26/03/2018

Alloggiamo a “Casa San Ildefonso”: un piacevole ostello, un’oasi di pace in mezzo a una città abbastanza caotica, popolato da giovani di tutte le nazionalità eccetto italiana (ah!ah!). Città del Messico è una metropoli con tutte le sue bellezze, le sue contraddizioni, il suo caos. Lo Zocalo è bellissimo, una piazza enorme (Plaza de la Constitution) e pulitissima di fronte alla maestosa e un po’ cupa Cattedral Metropolitana, contornato dal Palacio National immenso e austero e poco distante le rovine maestose del Templo Mayor, unica testimonianza del passato azteco della Ciudad. Gli spagnoli infatti, dopo la conquista, hanno ricostruito interamente la città distruggendo l’antica città azteca di Mexico-Tenochtitlan nel 1521 e nell’aria si respira ancora la sua antica forma.

Abbiamo girovagato percorrendo la strada pedonale di Avenida Madero fino alla Torre Latina con una piacevole sosta per ammirare le opere di Dalì. Nel percorso abbiamo casualmente incontrato La Casa de Los Azuleyos un palazzo molto bello impreziosito da mattonelle colorate. Ci siamo spinti fino al Parco dell’Alameda con il Museo delle Belles Artes. Un salto al centro artigianale de la Ciudadela e Piazza San Domingo con le bancarelle… degli scrivani pubblici! Ancora un po’ di energie per arrivare a Piazza Garibaldi un tempo nella parte malfamata del centro storico oggi riqualificata con tanto di musica dei mariachi con i loro abiti tradizionali (bianchi o neri a seconda della provenienza regionale). Il nostro primo pranzo messicano è stato a Los Cocoyos, una tacheria all’aperto dove si mangia, in piedi naturalmente, una tacos di carne molto unta ma molto buona. Altra sosta al Cafè de Pavo (tacchino selvatico) con vari panini sempre di volatili. Ottima cena all’osteria di Santo Domingo con il piatto forte (Chile en nogado): un enorme peperoncino ripieno di carne macinata, frutta secca, e affogato di salsa di noci. Eccoci in Messico!

27/03/2018

Sveglia presto e con la metro al Museo Antropologico: bellissimo. Ci sono reperti aztechi, maya e le culture pre-ispaniche (le grandi teste Olmeche) e i ritrovamenti nel sito di Teotihuacan che visiteremo nei prossimi giorni. Insomma, 5 ore di pura bellezza! Al rientro una sosta al Templo Mayor con annesso il Museo che si integra nella piazza… anzi ne fa da padrone. Cena al Cafè Popular nato come pasticceria dalle enormi paste ma con cucina annessa.

28/03/2018

Giornata strana: bella e impegnativa. Con un piccolo gruppo organizzato abbiamo fatto la gita trovata nel nostro ostello al sito di Teotihuacan con le piramidi del Sole e della Luna: stupende e maestose nella loro sfida al cielo. Dall’alto della Piramide del Sole con i suoi 248 scalini e… un’ora di fila per arrivarci (sob!) un panorama mozzafiato sulla Calzada des mortes, sulla ciutadela e sulla Piramide della Luna (un po’ più bassa e non scalabile fino alla cima). La nostra guida è un antropologo, anarchico, socialista e massone, molto particolare e anticlericale. Bella esperienza la chiacchierata con lui… in spagnolo! Prima di arrivare al sito ci ha portato a vedere La Piazza delle tre culture (azteca, ispanica e moderna) e una cooperativa di artigianato nota per la lavorazione dell’ossidiana (bellissima pietra nera) e la produzione di Tequila estratta dalla pianta dell’agave che viene utilizzata anche per creare tessuti e carta… le piante sono incredibili! Bevuta di Tequila bum bum con il sale e il lime… a stomaco vuoto! Dopo il sito sulla via del ritorno siamo arrivati alla Basilica di Nuestra Senora de Guadalupe. In una stessa area convivono l’antica basilica che sta’ sprofondando e la nuova: un edificio assurdo che accoglie un numero impressionante di fedeli tanto da mettere al suo interno… un tapirulan per velocizzare il passaggio dei fedeli di fronte alla effigie della Madonna… incredibile!

La sera volevamo andare a vedere uno spettacolo al teatro che si trova all’interno del Palacio de Bellas Artes ma non c’era posto. Peccato! In compenso però abbiamo visitato il Museo gratis. Molto bella la sua struttura liberty e il murales che Diego Rivera produsse per il Rockfeller centre di New York e che venne distrutto in quanto lui non volle eliminare il viso di Lenin al suo interno. Tornato in patria lo rifece: ”l’uomo nel crocevia dei cammini”… bello ma inquietante. Cena con caffè latte e pan dulce al Cafè popular.

29/03/2018

Alzati di buonora (come sempre in questo viaggio!) e ben intenzionati ci siamo recati con la metro (efficientissima e tranquilla)nel quartiere Coyoacan per vedere (poveri illusi!) il Museo-casa di Frida Kaklo… dopo 1 ora e 1/2 di coda senza apprezzabile risultato e con mille ripensamenti e malumori ce ne siamo andati. Dovevamo prenotare dall’Italia… sob! Pranzo al mercado de Antojitos al Jardin del Pulpo (ottimo pesce fritto) con i suoi colori e i suoi odori che rimangono impressi nell’anima. Abbiamo girovagato fino a Plaza Hidalgo e al Jardin Centenario pieno di messicani chiassosi e divertiti… è la Semana santa e quindi anche loro sono in vacanza! Per risollevarci un po’ siamo tornati allo Zocalo per visitare il Palacio National, rischiando di non poterlo vedere perché avevamo con noi solo i passaporti in fotocopia! Romano di corsa è riuscito a prenderli e finalmente una cosa dritta in questa giornata un po’… storta. I grandiosi e bellissimi murales di Diego Rivera dipinti tra il 1929 e il 1951 che raffigurano i miti e le fasi di sviluppo della civiltà messicana a partire dalla comparsa del serpente piumato Quetzalcoatl venerato dagli aztechi fino al periodo post rivoluzione. Ci siamo regalati una buona cena al bellissimo ristorante La casa de las Sirenas in un magnifico palazzo del 1600 con una splendida terrazza vista cattedrale… pura magia… Ciao Città del Messico… forse ci rivedremo per il Museo di Frida e per viverti con più tempo e meno pregiudizi. Sono stati gg belli anche perché la città non nasconde strani pericoli se non quelli… di una grande città… nonostante il terrorismi delle guide!

30/03/2018 (KM 171): Yucatan

Viaggio aereo fino a Cancun, noleggiata macchina dall’Italia ma poi ci siamo resi conto che era troppo piccola e non aveva l’assicurazione totale…per un viaggio itinerante diventa necessaria. Costo circa 400€. In macchina fino a Ek Balam dove abbiamo trascorso la notte allo Genesis Oasis. Bellissimo! In un villaggio dove si respira l’aria… messicana.

31/03/2018 (67 km)

Prima colazione messicana con tortillas e fagioli e poi verso il sito di Ek Balam. E’ in un bel contesto, con poca gente e ancora parzialmente emerso dalla giungla. Il nostro primo sito maya il cui nome significa “giaguaro nero”! Prima scalata verso la sommità dove vi era il tempio. A parte il fiato corto lo sguardo si perde a 360° tutto intorno e capisco perché i maya amavano costruire i loro templi così alti! Un fugace rientro all’eco village per riprendere i bagagli e poi a Valladolid, cittadina molto movimentata ma piacevole, oggi con un’aria molto festosa! Abbiamo cercato un modo per telefonare in Italia senza riuscirci e pagando 80$M per il servizio! E anche una parrucchiera per lavarmi i capelli. Non trovata perché in messico le parrucchiere non hanno il lavandino! Pranzo rilassante e colorato in un bel giardino all’Huerba Buena del Sisalanche anche se le mie enchiladas (tortilla ripiena, arrotolata su se stessa) erano condite con salsa al formaggio, troppo acida per me.

Visita molto veloce a uno dei tanti cenotes della zona: X’Keken. Fa parte del gruppo chiamato Dzitnup, grandiosa formazione calcarea con stalattiti che si rispecchiano nel lago di acqua dolce sottostante trasformato in parco giochi! Con tuffi e trampolini… sigh! Poi sosta alla Grutas de Balankanchè, sulla statale 180. Bella, con i tesori cerimoniali del mondo maya ritrovati in questo sito e ricollocati nel luogo originario. Incensieri, vasellame, pietre per la macina del “maiz”: il vero tesoro per quelle popolazioni. Un grande acquazzone con tuoni e lampi ci ha accolto all’hotel Dolores Alba sulla strada per Cichen Itza con bungalow simpatici e piscina… senza luce però! Cena surreale al lume di candela: soupa de lima e basta!

01/04/2018 (126 km)

Alle 8.15 eravamo davanti al sito di Chichen Itza. Sensazione stupenda entrare nel sito quasi deserto e ammirare El Castillo (piramide di Kukulcan alta 25 m) nella sua maestosità ergersi verso il cielo azzurro. Non si può scalare perché sembra ci abbia perso la vita una donna, però il reale problema è che, essendo poggiato su un cenote, possa essere a rischio crollo. I maya hanno fatto in modo di costruire la piramide con le dimensioni tali che sommate fra loro danno il numero 365 … i giorni di un anno! Stupendo! Una delle cose più affascinanti viste è il “Gran Juego de la pelota”con bellissime incisioni che alla luce del sole riprendono quasi vita… anche se un po’ inquietanti! Al capitano della squadra perdente veniva tagliata la testa! La visita prosegue con El Osario (un palazzo ornato da teschi) che raccoglieva i resti dei prigionieri e El Caracol (l’osservatorio). Le nostre 3 ore e mezza sono trascorse piacevolmente in un sito bellissimo!

Ripresa la route 180 ci siamo fermati a pranzo lungo la strada con accanto un laboratorio artigianale e un bel cimitero colorato. Viva i messicani! Abbiamo pranzato con soupa del die, pollo empanizado e carne di manzo. Ottimo! Alle 3 siamo arrivati a Merida nel nostro hotel-boutique Piedra de Agua prenotato la sera prima. Letto comodo con zanzariera in un bel palazzo coloniale con belle piastrelle e un patio interno con divani. Finalmente una bella dormita (67 euro)!

Nel pomeriggio abbiamo assaporato l’aria della bella cittadina con le case colorate. Quindi facciamo acquisti alla casa de las Artesianias e poi girovaghiamo. La città è vivace, con palazzi belli, piena di gente. Abbiamo assistito ad uno spettacolo all’aperto di danze tradizionali nei costumi dell’epoca e vari gruppi… canterini! Cena all’aperto in piazza dove la domenica c’è un mercato gastronomico e si possono gustare i piatti regionali. Abbimao speso 113 $M (5 euro) per un buonissimi Relleno Negro a base di tacchino, maiale e peperoncino misto (chilmole). Ottimo piatto dello Yucatan e succo di jamaica (Hibiscus).

02/04/2018 (KM 97)

In macchina abbiamo attraversato il Paseo de Montejo che vorrebbe emulare gli Champes Elyses! Visita al museo del mondo maya molto didattico con video e spiegazioni ma con molti reperti importanti: un “chac mool” di Chichen Itza (un modello di scultura tipico della mesoamerica precolombiana periodo postclassico, sembrerebbe una figura di raccordo tra gli uomini e gli dei) e alcuni ritrovamenti di Ek Balam. Sosta per un pranzo per strada in una piazza assolata… molto messicano, con relleno negra. Una brodaglia nera con dentro una coscia di tacchino bollita. Arrivati a Sant’Elena (14 km da Uxmal) al Pickled Onion: posto incredibile in mezzo alle piante con cabanas (bungalow con tetto di paglia) gestito da una vivace signora inglese! Un po’ di riposo cercando di riprendersi da un bel po’ di caldo in attesa della sera dove abbiamo veduto in anteprima il sito di Uxmal illuminato con giochi di luci e suoni. Bellissimo ed emozionante al di là del racconto fantasioso dello speaker…in spagnolo! Ottima cena al Chac Mool (tortillas ripiena con pollo e qualcos’altro!). Poi a nanna nella nostra colorata cabanas!

03/04/2018 (KM 70)

Alle 08.15 siamo al sito di Uxmal per vederlo nella solitudine o quasi. Ci sono pochi visitatori. Mentre il sole comincia a scaldare, la sua bellezza ed eleganza ci appare ai nostri occhi. La piramide dell’Adivino, con le sue pareti arrotondate che svetta nei suoi 35 metri e il Cuadrangulo de las Monjas: un edificio con 74 sale che poteva essere un’accademia militare o una scuola con il volto del dio Chaac. Chaac è la divinità maya della pioggia. Ancora più in alto c’è la Casa delle Tortugas, il bellissimo palazzo del governatore esempio di architettura puc dove si alternano decorazioni diverse: file di colonnine, immagini del dio Chaac stilizzate e griglie in muratura chiamate “gelosia”; e ancora la Gran Piramide con decorazioni rappresentati un aquilotto. Insomma, eleganza e decorazioni raffinate fanno di questo sito una meta imperdibile.

Usciti dal sito alle 11 abbiamo percorso la Routa Puc per 14 km in mezzo al silenzio e alla natura, fino ad arrivare a uno splendido sito in cui eravamo soltanto noi e la storia, Labnà, con uno splendido arco a mensola (tipica architettura maya che sfrutta la tecnica dello sbalzo): El Arco. Tornando verso S. Elena ci siamo fermati a Sayil, nota soprattutto per El Palacio, con colonne nello stile Puc e una statua del dio della fertilità con un enorme fallo. Altra sosta a Kabah con El Palacio de Los Mascarones. La sua spettacolare facciata è decorata da quasi 300 maschere che raffigurano il dio della pioggia Chaac in un’infinita litania, come fosse una preghiera. Il palazzo viene chiamato anche Cod Pooc o stuola arrotolata come i nasi ricurvi del dio. Sosta pranzo a S.Elena in un piccolo ristorante molto messicano… nei colori dei manufatti all’uncinetto appesi sulla parete, e nei tempi (8 euro in due). Riposo con annesso bagno in piscina e bucato. Cena al ristorante dell’ hotel, buono anche se con un prezzo superiore (500$M circa 25 euro in due): pollo pilibi e piatto yucateno.

04/04/2018 (190 km)

Siamo in macchina intorno alle 9.30 (eureka!), dopo aver fatto una bella colazione nel giardino con frutta, uova, mini toast di tortillas, caffè nero… l’inghilterra della proprietaria che si sposa con la cucina messicana! La proprietaria è una signora sui 65 anni che si è trasferita qui dal Canada. Che coraggio! Ammirevole. Nella bella mattinata di caldo abbiamo raggiunto la bella e colorata città di Campeche, sul Golfo del Messico, capoluogo dell’omonimo stato. Con un po’ di nervosismo tipico dei nostri ingressi nelle città siamo riusciti a trovare il nostro “boutique-hostal”: Casa Balche. La nostra stanza “rosa” è simpatica e pulitissima e ha un affaccio sullo Zocalo, difronte alla Cattedrale. Siamo arrivati alle 12.30 e, affamati, siamo andati a pranzo al Cafè la Parroquia dove ho assaggiato il piatto tipico di Campeche: una tortillas (omnipresente!) ripiena di carne di squalo tritata e fagioli al pomodoro chiamato pan de cazon. Ci siamo presi una bella accaldata nel percorrere il camminamento sulle mura fortificate sopra la Puerta del Mar con annesso il Museo dell’architettura maya che sarebbe stato interessante se non avesse avuto l’aria condizionata a palla!

Troppo caldo per girare. Ci riposiamo un po’, facciamo una doccia e poi di nuovo a spasso per visitare il piccolo e tranquillo giardino botanico, la casa n. 6, un bell’esempio di una ricca casa coloniale con gli arredi e il patio, una passeggiata sul lungomare con annessa intervista a Romano da alcuni ragazzi dell’Università. Che ridere! Lui che alternando l’italiano con parole spagnole a volte inventate faceva ridere le ragazze e alla domanda “cosa miglioreresti di Campeche?” lui risponde “i cartelli stradali” (che sono stati per lui la spina nel fianco di tutto il viaggio!) Ah!ah!.

Abbiamo raggiunto la chiesa sconsacrata di S. Juan dove vi è allestita l’esposizione dell’artigianato. Incredibile! Nel tornare verso la piazza abbiamo visitato la sede di lusso dell’esposizione artigianale. Lo zocalo ci ha accolti con un vero concerto di musica e canto degli anni 1950 molto apprezzata dai locali. Ceniamo al Bastion de Campeche dove abbiamo mangiato di nuovo il pan de cazon e un ottimo pesce al pomodoro annaffiato con mezza jarra (circa 2 litri) di succo di chaya e ananas. Mentre eravamo a cena, dalla finestra ci ha allietato uno spettacolo di luci e suoni sul fronte del palazzo dove, tra le altre esibizioni, hanno fatto ballarei teschi e la morte a suon di rock! Incredibile questi messicani, che popolo meraviglioso. Guardano in faccia la morte e ridono! Nottata calda e umida (sigh!).

05/04/2018 (379 km): Chiapas

Oggi ci aspetta la tappa più lunga e impegnativa: Palenque. Partenza alle 8. Ci abbiamo messo un’ora solo per uscire dalla città tra strade interrotte, lavori in corso… finalmente fuori abbiamo percorso la strada fino a Palenque senza nessun problema, né polizia che ci abbia fermato né altro (nonostante il terrorismo psicologico dei media!). Siamo arrivati alla frontiera con il Chiapas e attraversato il ponte sul fiume. Che emozione! Siamo arrivati a Palenque alle 12.30. Abbiamo trovato alloggio all’hotel Chan-Ka con ottima vista sulle colline e sulla piazza (non avevamo valutato bene questa seconda caratteristica!) e prenotato la gita per domani. È una città non molto bella, chiassosa e piena di negozi di souvenir, ma siamo qui per i siti maya. Chissà che mangeremo? Cena a Las Tynajas con piatti iper abbondanti: gamberoni “annegati” in una salsa rosa al guaillo (peperoncino non piccante) e tortillas di carne.

Pensavamo di dormire e invece no! Tutti in piazza con concerto e musica e il ristorante sotto di noi musica a tutto volume fino alle tre. Evviva il Messico!

06/04/2018

Alle 6 partenza per la nostra gita con un gruppo di messicani, quasi tutti di Città del Messico. Gli unici italiani siamo noi (eravamo “Los Italianos”). Gita bellissima e ben organizzata (40€ a testa) che ci ha portato a vedere due siti immersi nella giungla del Chiapas. Anche il tragitto in bus lungo la carretera Frontereza, che corre parallela al confine con il Guatemala, è stato bello. Abbiamo attraversato un paesaggio con montagne verdi e mille varietà di vegetazione! Alle 7.30 sosta per la colazione: fagioli neri, uova e cocomero. Poi di nuovo in marcia. Siamo arrivati alle 9 ora del Guatemala (le 10 in Chiapas) all’imbarco del bellissimo fiume Usumacinta. Una lancia di legno ci ha portati in 45 m di navigazione nel primo sito immerso nella giungla: Yaxchilan. Bellissimo per la sua atmosfera. Antiche rovine immerse nel verde e nel silenzio. La navigazione ci ha permesso di vedere entrambe le rive dei due stati: Chiapas e Guatemala. Siamo entrati nel sito dopo una breve passeggiata nella giungla attraverso El Labirinto (al buio), una bellissima costruzione con cresta, superato il quale la Gran Plaza è apparsa nella sua maestosità. I siti maya, gli alberi millenari… pura poesia. Tra tutti gli edifici spicca il Palazzo del Re che conserva intatta circa la metà della sua sommità a cresta caratteristica dello stile architettonico di queste rovine e gli architravi di pietra scolpiti con scene di conquista e cerimoniali sacri. La città fu dominata dalla cosiddetta “dinastia dei giaguari” il cui simbolo (“giaguaro e scudo”) si trova spesso nelle numerose stele disseminate nel sito. La sua bellezza può essere percepita e vissuta nella contemplazione estatica sdraiati all’ombra delle numerose piante che lo circondano!

Ripreso il pullman, sosta per il pranzo (velocissimo rispetto alla media messicana! L’unica che ha scelto un piatto vegetariano sono stata io) e in circa un’ora siamo arrivati al sito di Bonampak, immerso nella giungla e scoperto solo nel 1946. La città era meno importante di quella precedente, anche se è uno dei pochi siti che ci abbia rivelato immagini dipinte. Gli edifici giunti fino a noi furono costruiti durante il regno di Chanmuwan II, ritratto in una stele con il bastone cerimoniale nel momento del suo massimo splendore. La cosa più emozionante sono i dipinti del Templos de Las Pinturas che, anche se deteriorati, sono tra i più belli fra quelli dell’america Pre-Ispanica e sono suddivisi in tre camere non comunicanti fra loro. Nella I° viene ritratta la consacrazione del figlio del re Chanmuwan; nella II° vi sono scene di battaglie e Chanmuwan II in tenuta da combattimento che presiede alla tortura dei prigionieri tramite l’estirpazione delle unghie e al sacrificio di alcuni di loro; nella III° vi è rappresentata una danza celebrativa e alcune donne vestite di bianco che si auto sacrificano trafiggendosi la lingua nel corso di un rituale probabilmente in onore del futuro erede al trono il quale, però, non governò mai perché il sito fu abbandonato prima. La lunga giornata è finita attorno alle 20.30 di fronte a un piatto di pollo alla Veracruz con olive e pomodoro alla Tinaja e poi, stanchi, andiamo a nanna… in mezzo alla musica e alle chiacchiere!

07/04/2018 (KM 366)

Facciamo colazione presto e poi, alle 8.30, siamo al sito di Palenque già preso d’assalto da orde di turisti per lo più messicani. Le loro vacanze finiscono domani! È un sito affascinante nonostante i tanti turisti, le chiacchiere, le foto interminabili: nulla di tutto ciò riesce però a diminuirne la bellezza! L’antica città sorge nel punto in cui le prime colline si alzano dalla pianura costiera del Golfo donando così con il manto della giungla uno sfondo suggestivo alla squisita architettura maya. Molta confusione e molta gente ma appena si entra si ha difronte uno spettacolo incredibile:il Templos de Los Inscriptiones (alto 25m) che custodisce la tomba del re Pakal non visitabile ma riprodotta nel museo antropologico di città del Messico nel quale abbiamo potuto ammirare la maschera funeraria di giada… bellissima! Alla sua destra vi è la tomba della regina nella quale si può entrare ed è visibile il suo sarcofago. Di fronte si può entrare nel El Palacio una struttura con quattro cortili e un labirinto di camere. Era la residenza reale ed è stato bellissimo girovagare alle ricerca di volti nascosti nei bassorilievi: i re, i nemici fatti prigionieri ed altre immagini. La torre che svetta nel palazzo era probabilmente un’osservatorio astronomico.

Defilate rispetto al complesso sorgono tre piramidi che formano il Grupos de Las Cruces tra cui El templo del Sol e El Templo de la Cruz. In realtà la croce è l’albero di ceiba che rappresenta l’albero della vita con le radici agli inferi e i rami che si allungano verso il cielo. La visita termina con il Gruppo Norte. Piccolo gioco della pelota e il tempio del Conte in cui ci abitò un tipo un po’ strambo per due anni! Nell’uscire dal sito ci siamo fermati al museo dove abbiamo ammirato alcuni bei reperti: la maschera di giada della regina e un bellissimo bassorilievo di marmo bianco. Palenque è comunque un sito affascinante per le sue rovine e per la sua ambientazione. Alle 12 ci siamo messi in macchina… destinazione Calakmul. Abbiamo pranzato in Chiapas sotto una grande tenda con un caldo de verdura e un ottimo guacamole. Lungo il percorso abbiamo dato un passaggio in macchina a due ragazzi: Belem del nord del messico e Vicente del Cile. Girano da circa 4 mesi in bicicletta! Belem ha finito di studiare giornalismo e Vicente geografia, ma hanno lavorato un anno in un bar per comprarsi le biciclette e fare questo viaggio che durerà circa due anni! Bravi! Siamo arrivati a Conhuas alle 18 e abbiamo preso possesso della nostra cabanas a “La Selva”, una struttura sperduta in un villaggetto con quattro case e le cabanas con il tetto di paglia che di notte ululava perché non vi era la finestra ma solo una zanzariera! Una situazione molto selvaggia. Poi cena alla Selva con res alla griglia (carne di manzo) e enchiladas con queso e chias (erba verde sinile agli spinaci). Buono! A letto presto, naturalmente… vista anche l’atmosfera del posto. Ah!ah!

08/04/2018 (360 km)

Sveglia alle 6 con una buona colazione (frutta e uovo). Dopo aver percorso 60 km di strada in mezzo alla giungla, aver pagato l’ingresso al parco, alla strada e agli scavi, aver rischiato di mettere sotto i tacchini selvatici, siamo arrivati alle rovine di Calakmul. Un lungo percorso a piedi ci porta dall’ingresso alle prime rovine immerse nella jungla: la Gran Plaza, un’emozione unica, una bella atmosfera in solitudine, eccetto gli operai con il gruppo elettrogeno addetti ai restauri. Il sito si compone di 6.500 edifici ma la maggior parte non sono visibili e accessibili. Siamo riusciti a salire per primi sulla piramide alta 45 metri dalla cui sommità a 360 gradi si può ammirare il paesaggio fino al Guatemala… uno spettacolo emozionante, l’intensità del verde della giungla da cui svettano le rovine, il silenzio e la solitudine! Da questo luogo privilegiato sembra che si possa percepire la rotondità della terra. La Ecstructura I ci ha di nuovo invogliato a raggiungere la sua sommità: alta 42 metri ma poiché la base risulta più alta della piramide precedente, alla fine ci siamo trovati più in alto. Si prova un sentimento di profonda gratitudine mentre si è a quell’altezza… i pensieri spariscono e lasciano posto ad una beatitudine dell’anima che non si può spiegare. Forse è questo il motivo per cui i sacerdoti Maya stavano in cima alle piramidi e con i loro copricapo colorati e piumati parlavano al popolo incutendo rispetto. Grazie. Abbiamo passeggiato circa due ore da soli in mezzo alle rovine ed alla foresta, impagabile! Tornando indietro verso l’uscita abbiamo visitato l’acropoli ed alle 12 un po’ a malincuore abbiamo lasciato il sito. Faceva molto caldo! Una breve sosta al museo con un orto botanico secco e poi abbiamo deciso di arrivare al mare: Mahahual (circa 300km). Siamo arrivati stanchi e con un sottofondo di delusione dettato dalla presenza di un po’ di gente sul Malecon. Improvvisamente la gente è scomparsa lasciando un’atmosfera rilassata e sonnolenta. Abbiamo preso l’albergo più caro di tutta la vacanza :il Quinto Sole 2000 $MX, (100 €). Avevamo bisogno di dormire in un buon letto dopo aver tirato per giorni… e così è stato. Affaccio sul mare di un bel turchese, purtroppo con tante alghe; niente bagno. Ottima cena di pesce al Nohoch KY: un pesce intero alla salsa di aglio e vino ed un filetto di pesce in salsa verde un po’ piccante (380 $MX). A letto presto naturalmente: alle 9:30!.

09/04/2014 (km 60): Costa maya

Sveglia comoda, colazione (non compresa) di fronte al mare, relax in spiaggia e passeggiata sullo splendido malecon; molte strutture chiuse (era lunedì), un’italiano ci ha detto che siano stati fortunati perché non erano attraccate. Le navi da crociera… sob! L’atmosfera del posto è molto caraibica: personaggi con capello lungo e a piedi scalzi che dormono, passeggiano, chiacchierano. Insomma, vivono rilassati! Pranzo sulla spiaggia con camarones alla salsa di mango maturo, squisiti! Di nuovo in macchina per percorrere altri 60 km e.raggiungere XCalak, piccolo paradiso in mezzo al nulla a qualche km dal Belize. Siamo arrivati alle tre al Costa de Cocos dove avevamo prenotato una cabanas attorniata da mangrovie, palme e da un mare di un bellissimo verde chiaro. Peccato che le alghe siano arrivate fino qui! Niente bagno ma relax sulla sdraio… niente male. Cena assieme ad un gruppo di pescatori americani in un ambiente tipo saloon e poi, visto il vento molto forte, siamo andati a nanna… la cabanas sembrava volesse prendere il volo!

10/04/2018 (KM 60)

In mattinata abbiamo deciso di tornare a Mahahual nell’hotel Blureef sul malecon (1000$MX) e abbiamo fatto bene. Giornata di relax, sole e anche bagno! Pranzo sulla spiaggia da BigMama, passeggiata fino alla parte sud un po’ più vera, chiacchierata con una ragazza italiana che vive lì. Poi cena al Nohokay con pesce gustosissimo: gamberi limone e pepe e pesce con ajo e vino (560 $MX).

11/04/2018 (KM 250)

Partenza ore 9.30 dopo una colazione da veri americani: caffè nel bicchierone di carta e un dolcetto al cioccolato (io) e un cornetto con prosciutto e formaggio (romano) comprato in una pateleria, l’unico posto aperto! Viaggio di circa 250 km per arrivare a Tulum… che paura di trovare il caos! Prima tappa Felipe Carrillo Puerto dove vi è un luogo “sacro” ai maya che rappresenta il loro anelito alla libertà e al riscatto delle ingiustizie subite. Ci sono tre croci cosiddette “parlanti”le quali “sembra”che abbiano parlato e incitato il popolo maya a combattere e vincere gli spagnoli conquistatori creando così in questa placida cittadina un luogo armato che ha permesso ai maya di resistere ben 8 anni e riportare anche una vittoria. Ora c’è un santuario con tanto di chiesa e il 3 maggio il popolo maya arriva da tutto il paese per commemorare l’accaduto. Atmosfera molto suggestiva.Arrivati a Tulum-Pueblo (posto meno caro ma brutto!) abbiamo pranzato in una taqueria con tacos di pollo e salsa verde e tacos di maiale con un ottimo succo di mango. Poi ci siamo recati lungo i 10 km di carrettera che sono un susseguirsi di lodge carissimi… e forse anche belli… boh! Uno ci ha chiesto 400$ per una notte! Non volendo pagare così tanto (oltretutto ci sono ancora le alghe) ci siamo avvicinati alle rovine e abbiamo trovato, per nostra fortuna, una cabanas spartana sulle dune in mezzo alla sabbia bianchissima a 66 euro a notte da Zazilkin si può fare visto il posto!

Atmosfera rilassata e pomeriggio in spiaggia, bellissima: bianca e lunga con annesso lettino e materasso e succo in riva al mare. Una vitaccia! Bagno bello anche se con mare mosso e massaggio in spiaggia con il rumore delle onde da sottofondo. Doveva essere solo rilassante ma è stato molto energico. Bello! Cena nel ristorante del complesso…coi i piedi nella sabbia…un po’ caro ma buono: polpo, gamberi e filetto con purè di patate.

12/04/2018

Questa mattina intorno alle 11 siamo andati a piedi al sito di Tulum: posizione bellissima a picco sul mare con un Castillo che somiglia ad una fortezza da cui si domina l’orizzonte…. Nel sito sono presenti altri edifici tra cui un tempio con rappresentato il Dio Discendente a testa in giù…che potrebbe essere anche la raffigurazione stilizzata di un’ape.animale caro al popolo maya. Nonostante la gente (molta) e le strutture abbastanza rovinate e a cui non si poteva accedere, la posizione è bellissima e porta questo sito ardo maya ad essere apprezzato anche dopo averne visti così tanti!

Ritorno alla nostra cabanas e pranzo leggero al ristorante sulla spiaggia (tacos di mariscos).Relax in spiaggia fino alle 17.30 con bagno anche se il mare era ancora mosso e quindi un po’ torbido e pieno di alghe!Ottima cena al pueblo da “La Barracuda”con filetto di pesce cucinato con pomodori, cipolle e peperoni e gamberi alla plancia (alla griglia). 550 &MX.

13/04/2018 (KM 190)

Sveglia presto naturalmente e colazione sulla strada per il sito di Cobà (45 km)… baguette prosciutto e formaggio e cappuccino… ottima!Arrivati al sito alle 8.30. passeggiata di circa 2 km a piedi nella giungla fino ad arrivare al Nohoch Mul (Grande Tumulo) alta 42 m, bella e ripidissima. Ovviamente siamo arrivati in cima con tanto di corda, vista sulla giungla emozionante. Sopra la porta del tempio un Dio Discendente. Abbiamo un po’ girovagato: gioco della pelota, la iglesia, ma la cosa più bella è stata salutare il Messico dall’alto di una delle sue piramidi. Il viaggio è iniziato con Ek Balam e si è chiuso come in un cerchio con Cobà. Stupendo! Verso le 11.30 in macchina direzione Puerto Morelos. (km 40). Abbiamo attraversato la riviera maya che inizia dalla fine della costa maya (XCalak a sud fino alla riserva de la Biosfera Si An Ka’An a nord) e và verso nord fino a Cancun. Terribile! Un susseguirsi di resort enormi e lussuosi, gabbie dorate. Volevamo vedere il mare a Chemyil, ma la spiaggia era a pagamento. Siamo quindi arrivati a Puerto Morelos che , per fortuna, con il suo zocalo mantiene ancora un’aria di tranquillità nonostante i lavori in corso… magari perché siamo fuori stagione!? Pranzo mediocre sulla spiaggia e poi relax sulla spiaggia libera sotto le palme… mare con le alghe e naturalmente vento! Passeggiata sul piccolo malecon con il faro storto che ricorda un urugano del 1967 e un giro al mercato quasi tutto chiuso causa lavori. Cena a El Pasquero molto buono: gamberi con formaggio e bacon e pescado in una salsa al pomodoro dentro una foglia di banano (600 $MX). Spettacolo in piazza con ballerini maya tatuati e mercatino dell’artigianato (orecchini e finalmente la Catrina!).Insomma bel pomeriggio e cena ottima.

14/04/2018

Il nostro albergo (Hotel El Moro) è molto confortevole a parte la tristissima colazione inclusa! Mattinata di relax al mare, pranzo sul molo a base di gamberi alla plancia… sine nada, finalmente! In viaggio verso Cancun per riconsegnare la macchina non prima di aver lasciato le valigie al Comfort Inn che si trova a circa 10 minuti aeroporto raggiunto in taxi non ufficiale (200 $MX). Poi relax e valigie da preparare. Domani ci aspetta un’alzataccia. Alle 4.15. Abbiamo il volo alle 8 per Atlanta e poi Roma. Cena in albergo discreta e poi a nanna.

Viaggio bellissimo che ti rimane dentro per sempre: colori, atmosfere, natura, gente, caldo, cibo… Insomma, un mondo in cui ritrovarsi!



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