Return to Edinburgh
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Visitai per la prima volta Edimburgo 8 anni fa, uno dei miei primi viaggi, un viaggio tra amici che mi permise comunque di farmi un’idea e di farmi una promessa, vale a dire che un giorno sarei tornato per conoscere meglio la città. Edimburgo è una piccola città, visitabile tranquillamente in tre giorni, per usare un luogo comune la si può definire a misura d’uomo, soprattutto la parte più antica o Old Town come viene definita.
Il viaggio nasce un po’ per caso, di fatto ci capitano due biglietti aerei ad ottimo prezzo e decidiamo di non lasciarci sfuggire l’occasione visto che normalmente la città scozzese è una meta piuttosto cara, per me poi è una doppia opportunità nel senso che potrò mostrare a mia moglie uno dei luoghi più affascinanti mai visti.
17 APRILE
Lasciamo l’Italia in un caldo martedì sera con partenza dall’aeroporto di Pisa, il viaggio dura circa due ore e mezza e per nostra fortuna si svolge senza intoppi o contrattempi. Faccio una doverosa premessa, dal punto di vista organizzativo tolto il volo e l’hotel, acquistiamo online i biglietti per il castello e Holyroodhouse, risparmiamo qualche euro e speriamo così di evitare delle noiose code alle biglietterie. A questo proposito mi permetto di consigliare il sito www.visitbritain.com, una fonte inesauribile di informazioni su tutto il mondo anglosassone, ci è stato molto utile per pianificare il viaggio.
Dall’aeroporto di Edimburgo raggiungiamo il nostro hotel con un taxi, vista l’ora è la soluzione migliore, un po’ più costoso del bus ma sicuramente più rapido. L’hotel è l’Holiday Inn in Picardy Place, posizione molto centrale e struttura nuova, ottimo anche se in giro si può trovare qualcosa di più economico.
Come primo giorno non riusciamo a fare granché, è tardi e dopo aver provveduto alla cena non possiamo fare altro che riposarci in vista del giorno dopo. Una delle variabili più importanti a queste latitudini è il meteo, raramente capita di trovare intere giornate di bel tempo, l’imprevedibilità è una caratteristica riconosciuta di queste terre, il classico clima all’inglese come si suol dire, anche se l’orgoglio scozzese non accetterebbe volentieri la definizione.
18 APRILE
Ci svegliamo la mattina seguente e la prima lieta sorpresa è il meteo, cielo terso e sole splendente, un buon inizio anche se siamo consapevoli che qui può cambiare repentinamente. Dopo aver affrontato la difficile esperienza della colazione (molta gente affamata in spazi ridotti) siamo pronti ad uscire alla scoperta di Edimburgo.
C’è un vento freddo che sferza la città ma siamo adeguatamente coperti, come primo giorno cerchiamo di scoprire quello che il posto ha da offrirci senza troppi programmi o aspettative. In meno di dieci minuti si arriva al Royal Mile, di fatto il cuore pulsante della città, un chilometro e mezzo che collega il famoso castello alla residenza estiva della famiglia reale inglese. Lungo questa strada c’è praticamente tutto quello che vale la pena vedere ad Edimburgo, questo permette di fare le cose con calma unendo la voglia di scoprire con la visita di qualche negozio di souvenir. Abbiamo i biglietti per il Castello il giorno successivo quindi iniziamo dalla St. Giles Cathedral, proprio al centro del Royal Mile. È il principale luogo di culto della Chiesa di Scozia e del presbiterianesimo, la particolarità è che non ha un vescovo il che la rende una cattedrale atipica, è più una parrocchiale per la parte vecchia della città. L’ingresso alla chiesa è libero, si deve acquistare una sorta di permesso per scattare fotografie all’interno che costa 2 sterline, ma ne vale la pena senza dubbio.
La cattedrale, come tutto il resto della città, è uno splendido esempio di stile gotico, al suo interno si trovano diversi monumenti interessanti e delle vetrate splendidamente decorate. E’ qui che nel 1559 il teologo scozzese John Knox guidò i Lord of Congregations alla conquista di Edimburgo tanto che la chiesa divenne il simbolo della riforma protestante, il teologo scozzese alla sua morte nel 1572 fu sepolto nel terreno antistante alla chiesa, oggi il vecchio cimitero non è più visitabile perchè ricoperto da un parcheggio, c’è comunque un tratto di asfalto colorato a segnalarne la presenza ai turisti.
Proprio accanto alla cattedrale si trova un altro simbolo della città, l’Hearth of Midlothian, è un mosaico incastonato nella sede stradale a forma di cuore che sorge là dove un tempo esisteva la prigione di Toolbooth. Oltre ad essere il simbolo dell’omonima squadra di calcio della città, la tradizione vuole che sia di buon auspicio sputare sulla pietra perchè un tempo i detenuti lo facevano in segno di disprezzo. Oggi questa abitudine un po’ sgradevole a vedersi è portata avanti dai turisti e dai tifosi dell’Hibernian, l’altra metà calcistica di Edimburgo. Il consiglio che mi sento di dare è di visitare la città in totale relax, fermarsi in una delle tante sale da tè, godersi un buon dolce e poi ripartire senza fretta, d’altronde si chiama vacanza anche per questo motivo.
Non lontano dalla cattedrale si trova un altro must, la statua di Greyfriars Bobby. Bobby era un cane, un adorabile Skye Terrier che nella seconda metà dell’800 trascorse ben 14 anni sulla tomba del suo padrone, e alla sua morte venne sepolto nello stesso cimitero. Oggi questa piccola statua che si trova davanti ad un omonimo pub e alla omonima chiesa all’incrocio fra due strade, trovarla è facilissimo visto che è perennemente circondata da turisti che vogliono scattarsi una foto accanto ad essa.
Vale la pena, secondo me, visitare la chiesa e il cimitero annesso il cui ingresso è a pochi metri dalla statua, accanto al pub citato prima. Edimburgo è una città particolare, circondata da un alone di mistero, qui si sono verificati in passato fatti sanguinosi e visitandola è come se se ne potesse ancora sentire l’eco. So che consigliare la visita di un cimitero può sembrare una forma di perversione ma qui è normale, si tratta di strutture monumentali che permettono di fare un salto indietro nel tempo. Tutto sembra rimasto come un secolo e mezzo fa, le chiese allora avevano il proprio camposanto e così è ancora oggi. Ovviamente si tratta di monumenti, esistono addirittura dei tour che partendo dalla cattedrale portano i turisti a visitarli in piena notte, ma tralasciando questa attrazione devo dire che visitarli aiuta a farsi un’idea della storia. Qui troverete le tombe di uomini come David Hume o Adam Smith, eroi locali come il piccolo Bobby o, per gli appassionati, nel cimitero di Greyfriars c’è la lapide che ispirò J.K. Rowlings a realizzare il personaggio di Lord Voldemort.
Devo confessare che nel mio primo viaggio sperimentai uno di questo ghost tour, e se presi con la giusta filosofia possono essere esperienze interessanti, oltre ai già citati cimiteri di solito conducono nei sotterranei del South Bridge, uno dei due ponti della città, dove si racconta un tempo vivessero i reietti di Edimburgo e che sarebbero ancora infestati dai loro spiriti.
Una delle tante leggende metropolitane legate a Edimburgo racconta che il cimitero di Greyfriars sia infestato dal poltergeist di Sir George Mackenzie, l’uomo che venne incaricato nel 1679 di perseguitare i Covernaters cioè coloro che difendevano strenuamente la dottrina presbiteriana. Pare che costui trasformò il cimitero in una sorta di campo di concentramento e imprigionò più di mille persone nella prigione accanto al cimitero, torturandole nel modo più crudele. Dalla fine degli anni ’90 si sono succeduti una serie di situazioni particolari, un barbone che rimase imprigionato nella sua tomba sostenendo si essere stato trattenuto dalle ossa lì sepolte, una donna spinta via da una imprecisata entità, comunque da quando la Tomba Nera è diventata oggetto dei tour pare si siano verificati almeno 400 episodi simili. Ora ognuno è libero di credere o meno a queste cose, si tratta di un argomento particolare legato alla sensibilità di ognuno, ma per i meno suggestionabili è comunque un’esperienza da fare.
Terminata la breve e non richiesta digressione sulla storia paranormale di Edimburgo è meglio tornare a ciò che la città può offrire. Per quanto riguarda i pasti io consiglio di approfittare di uno dei numerosi pub, certo l’offerta alimentare per i gusti di un italiano è un po’ limitata ma per gli amanti della buona birra e della carne sarà un paradiso e oltretutto vi permetterà di ridurre notevolmente le spese rispetto ad un ristorante tradizionale. A questo proposito mi permetto di consigliare un pub su tutti il Conan Doyle, io lo scoprii nel primo viaggio e da allora ho sempre desiderato tornarci e destino vuole che sia proprio davanti al nostro hotel. Il nome non è casuale, è un omaggio al grande scrittore che nacque in Picardy Place e tutto al suo interno richiama la sua storia e quella della sua più grande creazione, Sherlock Holmes. Non so dire se le memorabilia all’interno siano originali o no, però fanno un grande effetto unitamente all’atmosfera e all’arredamento tipicamente ottocenteschi, un altro bel modo per fare un salto nel tempo.
Dopo esserci rifocillati decidiamo di dedicare il pomeriggio alla visita del Palace of Holyroodhouse, abitazione estiva della famiglia reale inglese nonché naturale conclusione del Royal Mile.
Come detto in precedenza noi abbiamo acquistato i biglietti online, in realtà non c’è coda al ticket office ma nelle giornate estive più concitate pare si possa attendere addirittura delle ore. Non farò la storia del palazzo anche perché sarebbe soporifera, attualmente la residenza della regina Elisabetta II è visitabile anche all’interno dove è assolutamente vietato scattare fotografie, divieto che conviene rispettare con reale rispetto. Quello che mi ha sempre colpito di Holyrood è che segna proprio fisicamente la fine della città, infatti andando oltre inizia l’ascesa ad Arthur’s seat, la più alta di un gruppo di colline che sovrastano la città e meta delle gite domenicali dei locali. Tanto per rendere l’idea immaginate di arrivare ad un punto della città dove di colpo spariscono palazzi, strade e cemento e ci si ritrova immersi nel verde.
Sarei banale parlando della magnificenza del palazzo, è quasi scontata, e non essendo un grande esperto preferisco non dilungarmi in noiose descrizioni sugli arredi e sullo sfarzo che li contraddistingue, ho avuto la fortuna di vedere molto residenze reali in giro per l’Europa e dopo un po’ tendono a sembrarmi tutte uguali.
Voglio però spendere due parole sulla Holyrood Abbey, l’antica abbazia in rovina che sorge proprio accanto al palazzo. Fu fondata dai Canonici regolari di Edimburgo nel 1128 da Re Davide I di Scozia. Durante il quindicesimo secolo l’abbazia fu modificata in residenza reale, e dopo la Riforma scozzese l’Holyrood Palace fu ampliato. La chiesa dell’abbazia fu usata come parrocchia fino al diciassettesimo secolo e fu abbandonata nel diciottesimo secolo. Le pareti rimaste dell’abbazia si trovano accanto al palazzo, il sito dell’abbazia è protetto come monumento storico.
Questo luogo ha un che di magico, non va visto semplicemente come un cumulo di rovine, a mio modesto parere è molto di più, è stato teatro di incoronazioni, lotte, e ha conosciuto grandi re, è come essere immersi nella storia, un salto negli abissi del tempo.
Come primo giorno è stato piuttosto intenso e ne siamo particolarmente soddisfatti, torniamo verso il nostro hotel per un meritato riposo, domani ci attendono altre nuove scoperte.
19 APRILE
Oggi ci attende la visita del Castello di Edimburgo, il meteo ci sorride ancora una volta e già questo è un dato importante, camminare sotto la pioggia non è proprio il massimo. Abbiamo acquistato i biglietti online con ingresso alle 11, quindi possiamo prendercela con tutta calma. Fatta colazione usciamo e con tutta calma ci incamminiamo verso il castello facendo qualche sosta nei numerosissimi negozi di souvenir disseminati lungo il Royal Mile. Il castello è forse l’attrazione più famosa della città e come tale quella più visitata, il nostro timore era infatti quello di trovarlo troppo affollato ma visto il periodo e considerando che siamo in un giorno infrasettimanale ci va piuttosto bene.
Non amiamo le audio guide e generalmente non le prendiamo, preferiamo affidarci alla guida cartacea o a quelle che vengono di solito consegnate in biglietteria, ma anche senza le soste imposte dalle audio guide la visita porterà via almeno un paio d’ore.
Intanto suggerisco di godersi la splendida vista di Edimburgo che si gode dalle mura, non ne troverete altre simili, dopo di che c’è l’imbarazzo della scelta su cosa vedere. Il castello è ovviamente visitabile esternamente ma offre anche spunti interessanti anche all’interno, le prigioni sono state ricostruite perfettamente, senza dimenticare i doversi musei dedicati alla gloriosa storia militare scozzese, il mausoleo in memoria dei caduti di tutte le guerre o ancora gli antichi gioielli della corona. Direi che non mancano gli spunti di interesse e io ho fatto solo un excursus rapido e superficiale, come in tutte le cose è un’esperienza che va vissuta in prima persona, sentirla raccontare non rende l’idea. Quando terminiamo la visita, e dopo la solita quantità esagerata di foto scattate, riprendiamo la via del royal mile in cerca di un luogo dove pranzare e, come prevedibile, la ricerca è rapida e fruttuosa. Non abbiamo dei piani precisi per il pomeriggio se non quello di scoprire la città con calma lasciandoci sorprendere dalle sue bellezze. La struttura del royal mile è molto particolare, per tutta la sua lunghezza è caratterizzata da stretti vicoli che qui chiamano close e che di solito portano a cortili interni (i court) dove si può trovare qualsiasi sorpresa. Di solito i cortili ospitano splendidi giardini, vere e proprie mini oasi in piena città dove potersi rilassare e staccare almeno per qualche minuto dalla realtà.
In uno di questi poco prima del castello c’è un museo che secondo me va assolutamente visto il Writers museum dedicato ovviamente ai grandi scrittori a cui Edimburgo diede i natali. L’ingresso è gratuito ed è stato ricavato in un anonimo palazzo d’angolo per un motivo molto speciale, al primo piano c’è niente di meno che la casa di Robert Louis Stevenson l’uomo che con la sua Isola del tesoro ha fatto sognare milioni di ragazzini per poi spaventarli con Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde.
Io sono un grande appassionato di letteratura e dei grandi classici in particolare è ovvio quindi che per me essere qui abbia un significato speciale. La casa è disseminata di memorabilia dell’autore, manoscritti, cimeli che furono fonte di ispirazione per le sue opere e addirittura prime edizioni di alcuni dei suo racconti, per gli amanti del genere è imperdibile. Il piano superiore è dedicato agli altri grandi della letteratura scozzese, Robert Burns e Walter Scott su tutti, la visita non è lunghissima e questo secondo me la rende ancora più piacevole, in pratica non ci sono scuse per perderselo. Visto che in vacanza i problemi non esistono e le forze si moltiplicano, troviamo l’energia per partire all’attacco di Calton Hill, come dice il nome è una collina e sede di uno dei più importanti parchi naturali della città, certo per arrivare si deve camminare un po’ e pure in salita ma il gioco vale la candela. Lungo la strada poco prima di arrivare alla sommità c’è uno dei tanti cimiteri monumentali di Edimburgo, l’Old Calton Burial Ground. Non è molto diverso dagli altri cimiteri, la particolarità sta nel fatto che qui sono sepolti molti degli uomini più influenti della città, architetti, mercanti, avvocati e chi più ne ha più ne metta senza dimenticarsi del filosofo David Hume, spicca poi un monumento in memoria dei soldati scozzesi-americani caduti durante le guerre su cui campeggia imponente la figura di Abramo Lincoln.
Calton Hill non è soltanto un parco, è anche il miglior punto panoramico della città insieme al castello, da qui si gode una splendida vista a 360 gradi di Edimburgo, l’ideale per scattare qualche foto. Ci sono diversi monumenti interessanti come l’inconsueto Monumento Nazionale di Scozia che ricorda un antico tempio greco incompleto, il monumento all’ammiraglio Nelson l’eroe di Trafalgar realizzato a guisa di torre, l’osservatorio di Edimburgo (ora purtroppo sotto lavori) o il monumento a Douglas Stewart. Di fatto si potrebbe parlare di una vera e propria acropoli, certo molto particolare se rapportata all’epoca in cui fu realizzata ma assolutamente unica nel suo genere.
Possiamo dire di avere avuto una giornata piena e soddisfacente quindi ci meritiamo un po’ di riposo e una lauta cena, i pub della città sono avvisati.
21 APRILE
Svegliati sotto uno splendido sole abbiamo in programma la visita del Royal Botanic Garden, si trova a circa due chilometri dal centro della città e ovviamente ci andiamo a piedi vista la distanza limitata, quello che non potevamo prevedere è che una parte del percorso al ritorno sarà in salita, e anche piuttosto ripida.
Il giardino botanico risale addirittura al 1670 e si estende su una superficie è di circa 72 acri, è conosciuto come uno dei più belli al mondo soprattutto per la grande varietà di piante che ospita, soprattutto tropicali. Ciò che spicca è il sistema di serre o glasshouses dove le piante più rare sono conservate, ovviamente non essendo un botanico non è che ci abbia capito più di tanto ma devo dire che mi è piaciuto molto. Da considerare che aprile non è il periodo ideale per le fioriture, ciò nonostante il giardino è una vera e propria oasi, un luogo rilassante dove passare qualche ora. Durante l’anno ospita numerose manifestazioni ed eventi, considerando che non chiude mai non stento a crederlo.
La scarpinata per tornare in centro è notevole e il modo migliore per recuperare le energie è mangiarci sopra qualcosa, serve ricaricare le batterie per concludere degnamente la giornata al National Museum of Scotland, che per capirci si trova dalle parti del caro vecchio Greyfriars Bobby.
L’ingresso è gratuito, il che secondo me è giusto permettendo l’accesso al sapere a chiunque, con questo si spiega la presenza di molte scolaresche. Il museo è strutturato su più piani ognuno dei quali è suddiviso in varie sezioni, scoperte scientifiche, biologia, geologia, insomma ce n’è per tutti i gusti. Devo dire che la parte dedicata alle grandi scoperte scientifiche fa tornare un po’ bambini, c’è un’infinità di giochi educativi per poter mettere in pratica i grandi principi della scienza e anche chi, come me, non è più giovanissimo ci si può divertire.
Per concludere degnamente una giornata ad Edimburgo non dimenticate di fermarvi a sorseggiare una buona buona tazza di tè magari accompagnata da un dolce nelle tante pasticcerie, personalmente consiglio la catena Patisserie Valerie, davvero eccellente.
22 APRILE
Oggi si parte ma abbiamo una intera mattinata a disposizione e sarebbe un peccato sprecarla, per questo motivo torniamo a fare due passi lungo il Royal Mile e visitiamo la casa di John Knox, il grande teologo scozzese protagonista della riforma della chiesa. Predicatore energico e dottrinalmente rigido, Knox compose numerosi trattati. Nei suoi scritti sulle responsabilità religiose del potere civile andò molto oltre alla dottrina passivista di Giovanni Calvino, secondo la quale il fedele non deve resistere ad un sovrano, anche se iniquo. Knox sviluppò per la prima volta l’idea che le autorità subalterne (nobili, magistrati) avessero il diritto ed il dovere di resistere ad un tiranno che, come Maria Tudor, cercasse di imporre ai suoi sudditi un cristianesimo non fedele al mandato biblico (come egli considerava il Cattolicesimo). Approfittiamo di queste poche ore che ci separano dalla partenza per assaporare ancora un po’ la magica atmosfera di Edimburgo, sono felice di averla visitata di nuovo e come dice il proverbio “non c’è due senza tre”.