Giordania itinerante
Indice dei contenuti
Partiamo il 9 marzo dall’aeroporto di Genova alle 12,20 dove ci facciamo accompagnare in taxi. Arriva anche Piero accompagnato da Cecilia, imbarchiamo i bagagli e siamo pronti per questa nuova avventura che ci porterà in Giordania.
Atterriamo in orario a Roma da dove partiamo alle 14,55 per Amman. Il viaggio si svolge tranquillo, le poltrone sono comode, e arriviamo nella capitale giordana dopo circa tre ore di volo e dove ci attende un incaricato dell’agenzia giordana Dakkak che ci fa saltare la fila, ci consegna il visto e un foglio che dovremo riconsegnare alla partenza (ma non ce lo chiederanno) e ci conduce in albergo, il Grand Millenium, un cinque stelle davvero bello dove ci assegnano una splendida camera e dove ceniamo con ottimo salmone – scelto da noi sul banco dei cibi posti su ghiaccio e ricoperti da pellicola trasparente. Ce lo servono su piatto scenografico con contorno di verdure e salsine varie, intanto abbiamo già assaggiato l’humus e la babaganush, molto buone davvero, oltre a varie spezie e intingoli davvero squisiti. Soddisfatti ce ne andiamo a letto e dormiamo saporitamente. Amman è a 850 metri d’altitudine e fa piuttosto freschino.
10 marzo
Dormiamo fino alle 6,30, poi facciamo una splendida colazione e incontriamo la nostra guida, e qui sta la sorpresa. Mahmoud parla un buonissimo italiano, è stato cinque anni in Italia, a Genova, dove ha studiato architettura e, saputo che siamo genovesi, in seguito saranno frasi genovesi che ci accompagneranno nel viaggio, tipo “ghe semmu?”, “anemmu” ecc.ecc. La guida si rivelerà competente, serio, professionale e anche spiritoso, ci racconterà un sacco di barzellette che lui dice “genovesi”, ci parlerà del pesto, della focaccia e ci confesserà di essere un musulmano sportivo in quanto, quando era in Italia mangiava salame e prosciutto crudo.
Cominciamo l’avventura
Devo dire che per entrare nell’albergo di Amman si deve passare sotto una porta con controlli metal detector e le macchine. Per entrare nell’area di parcheggio davanti all’entrata dell’hotel, devono aspettare che la security alzi la sbarra e abbassi tutta la fila di spuntoni di ferro che fuoriescono dal terreno per non bucare le gomme.
Le giornate giordane iniziano con l’aria fresca, poi esce un bel sole caldo e, infine, quando cala la sera ci vuole il maglioncino di cotone in quanto l’aria è davvero fresca. D’altra parte, come ho già detto, Amman è a 850 metri sul livello del mare. E’ una grande città posta su diversi colli, con tante case bianche, proprio come le avevamo viste nei film, invece la parte nuova è tutta un grattacielo.
Ci rechiamo quindi per prima tappa ad Umm Qais, che si trova sul confine con Israele e la Siria. Ci sono rovine romane e ragazzi che fanno fare un giro per la zona col cavallo. Vediamo di fronte a noi il lago di Tiberiade e le alture del Golan, che ci fanno una certa impressione. La guida ci dice che essendo sul confine siriano – 5 km. – a volte si sentono i bombardamenti. Giorni dopo ci racconterà di un attacco delle truppe russe proprio lì, dove eravamo quel giorno, sull’altro lato del Golan, e che c’erano stati 150 morti. Non ho parole per descrivere l’orrore di questa insensata guerra che miete tante vittime innocenti.
Umm Qais è l’antica Gadara che conserva resti romani e quelli di un villaggio ottomano ed è nota per essere stata, secondo il racconto biblico, il luogo dove Gesù compì uno dei miracoli più prodigiosi, liberando due uomini posseduti dal demonio e trasferendo questi ultimi in una mandria di maiali.
Ci rechiamo poi al castello di Ajiloum, molto bello e molto ben conservato fatto erigere sul monte Auf da uno dei generali di Saladino. Qui vicino, nel villaggio di Lesteb, sarebbe nato il profeta Elia, citato sia nella Bibbia che nel Corano, e che ascese al cielo su un carro di fuoco.
Ci rechiamo quindi a pranzo e la guida ci porta in un bel ristorante, l’Artemis, dove mangiamo piuttosto bene, Mario beve anche un bicchiere di vino rosso giordano e assaggiamo delle piccole frittelle intrise nel miele, però troviamo il conto eccessivo, 55 euro in due e Piero 28!
Dopo pranzo ci rechiamo a Jerash che ha delle impressionanti rovine ellenistico-romane come l’Arco di Adriano e il teatro romano, l’ippodromo, il foro, il porticato a volta e il tempio di Zeus, il tutto incredibilmente bello. Durante la visita al teatro arrivano persone con vestiti e copricapo giordani che iniziano a suonare cornamuse e tamburi e iniziano un ritmato balletto: molto bello e caratteristico.
Torniamo quindi in hotel dove ci aspetta una rilassante doccia, la cena e una bella dormita.
11 marzo
Dopo colazione la guida e Mustafà l’autista, che ha solo 21 anni ed è un bel ragazzino, ci vengono a prendere e iniziamo la visita ai castelli del deserto che sono affascinanti del tutto isolati nella loro splendida solitudine. Per strada incontriamo varie greggi di pecore e cammelli, il che rende il tutto ancora più folkloristico. Visitiamo almeno tre castelli, anche quello in cui Lawrence e il principe Abdullah siglarono l’accordo per la conquista della penisola arabica cioè iniziarono la rivolta araba, affascinantissimo, e non da meno è l’essere a 5 km. dall’Iraq e a qualche km in più dall’Arabia Saudita. Ogni tanto si vedono accampamenti beduini. La guida ci spiega che iniziando la primavera i beduini non abitano più nelle case che il governo ha dato loro e si trasferiscono o nel deserto in pianura o in montagna per pascolare le greggi.
Torniamo ad Amman e andiamo a pranzo al ristorante Tawaheen al-Hawa, che è un richiamo ai mulini a vento e a Don Chiciotte, dove in un bell’ambiente e con servizio adeguato mangiamo veramente molto bene e bevo il mio primo buonissimo limone/menta che è rinfrescatissimo e dissetante. In questo locale non servono alcolici.
Dopo pranzo visitiamo la cittadella di Amman, anche questa bella e caratteristica, sulla cui cima alcuni ragazzini profughi palestinesi che vivono nel campo qua vicino, giocano con gli aquiloni. Comunque il teatro di Ercole e il Palazzo degli Omayyadi così come la Basilica bizantina sono assolutamente da non perdere. Da qui si vede anche il palazzo reale, peccato che non veniamo ricevuti. Scendendo dalla cittadella ci rechiamo al Teatro che è bellissimo, intatto, imponente, veramente bello così come la piazza antecedente. Magnifico. Dopo la visita ci sediamo a dei tavolini di un caffè prospiciente l’entrata dove prendiamo un buon caffè e dove ci omaggiano con dei dolci molto buoni ripieni di fichi.
Occorre dire che la visita della parte antica della capitale è molto interessante, fondata dalla tribù semita degli Ammoniti e in seguito occupata dai greci che la chiamarono Philadelphia e poi dai romani.
Dopo la Cittadella, è tutto un su e giù per salite e discese come a Genova, ci rechiamo al suq dove compriamo spezie varie, assaggiamo dolce giordano molto buono e infine torniamo in hotel dove dopo la classica doccia seguita da buona cena ce ne andiamo a nanna stanchi morti.
2 marzo
Lasciamo Amman con armi e bagagli e ci dirigiamo a Qumm ar Rasas dove nella Chiesa di Santo Stefano troviamo mosaici strepitosi e fantastiche rovine. In questo sito sono state ritrovate quattro chiese bizantine, alcune delle quali con mosaici splendidi. E’ la zona del Kastron Mefaa – menzionato dalla Bibbia come Mephaath avamposto militare romano.
Proseguiamo quindi per Madaba con la chiesa di San Giorgio dove si trova la pianta a mosaico dell’antica Palestina. Prima di entrare la nostra guida ci spiega tutti i dettagli e quando entriamo a vederla siamo davvero emozionati anche se ci eravamo emozionati già prima, entrando nel Wadi Mujib, cuore dell’antica Giordania, attraversato dalla Strada dei Re. Questa antica strada negli ultimi 5000 anni è stata attraversata dagli israeliti in cerca della terra promessa, dai nabatei in viaggio da e verso la città sacra di Petra, dai pellegrini cristiani che si recano al Memoriale di Mosè, dai crociati e dai musulmani in pellegrinaggio verso la Mecca. Praticamente la strada divide in due grandi squarci la Valle del Wadi Mujib. Originariamente cominciava nell’antica città di Eliopolis in Egitto (oggi periferia del Cairo), attraversava tutta la Giordania e finiva in Siria
Comunque la chiesa di San Giorgio con la sua cartina mosaico è davvero notevole. Questa città, che sorge anch’essa ad un’altitudine di 800 metri, è ancora oggi abitata da cristiani per un terzo della sua popolazione.
Intravvediamo da lontano il castello di Erode, Mukawir, dove fu decapitato Giovanni Battista e proseguiamo per il Monte Nebo dopo aver pranzato al ristorante Terrace Souk molto bene, anche questa volta senza alcolici.
…“Sali su questo monte che è nel paese di Moab, di fronte a Jerico, e mira il Paese di Canaan che io do in possesso agli israeliti. Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati”…
Così Mosè contemplò dal Monte Nebo la terra promessa che non vide mai. La basilica in suo onore è stata eretta nel 597 d.C. e ha mosaici molto belli e importanti, la vista è spettacolare, la sua tomba non è mai stata trovata e ora la basilica e tutto il complesso che è stato recentemente restaurato è sotto protettorato dei francescani. Israele è sotto di noi, intravvediamo anche Jerico.
Riprendiamo la strada per recarci a Betania, luogo in cui si dice sia stato battezzato Gesù. Prima, però, la guida deve chiedere il permesso in quanto è zona di confine con Israele e tutto il territorio è cintato e vi sono diversi soldati. Scendiamo quindi lungo la Valle del Giordano e ci addentriamo nel territorio di Betania al cui passaggio non è facile rimanere disincantati qualunque religione si professi o non se ne abbia. Vi sono quattro chiese e anche una moschea. Il sito è stato visitato da papa Francesco accolto dal re e dalla regina giordani.
Si entra quindi nella vasta area tutta deserta e si arriva ad una porta dove è posta una pietra con sopra la scritta “Jordan river” la attraversiamo e ci avviciniamo sempre più al fiume che qui è poco più di un torrente contornato da piante acquatiche, pochi gradini separano la terra ferma dal fiume. Vi sono alcune rovine nelle quali è stata riconosciuta la vasca dove è stato battezzato Gesù. Questo in tempi recenti, in quanto il sito è stato scoperto nel 1899 ma solo grazie alla rimozione delle mine anti uomo in seguito all’accordo di pace con Israele nel 1994 è stato possibile agli archeologici visitare la zona e datarla.
…“Ma ne l’ora che ‘l sol dal carro adorno scioglie i corsieri e in grembo al mar s’annida, giunse del bel Giordano a le chiare acque e scese in riva al fiume, e qui si giacque. “…
L’emozione è forte. Poco più in là, una quindicina di metri, si ergono la bandiera e le mura di Israele. La guida mi porge la bottiglietta di plastica e raccolgo un po’ di acqua di questo fiume, acqua del Giordano, dove Gesù, nella vasca più sopra, fu battezzato da Giovanni Battista. Non si rimane indifferenti.
Quindi riprendiamo la strada con innumerevoli bellissimi panorami e andiamo sul Mar Morto, dove prendiamo alloggio al Dead Sea SPA Hotel che è carino, con belle piscine. Dopo esserci messi in costume non potevamo che bagnarci in questo mare salatissimo dove non riesci a nuotare, hai difficoltà a girarti e puoi solo galleggiare.
Piero e Mario ripetono il bagno, a me è piaciuto poco e anche il fango con il quale tanta gente si cosparge – dicono faccia benissimo – a me non piace per nulla. Non vedo l’ora di rientrare in camera e farmi la doccia.
A cena, non infame, ci sono un sacco di russi e anche di orientali starnazzanti così come sul mare. La camera è bella, anche se un po’ datata e sembra pulita, il personale gentile. Certo che nel confronto col 5 stelle di Amman ci perde parecchio… al di là del Mar Morto, di sera, si scorgono le luci di Gerusalemme.
13 marzo – relax in piscina sino a tardi e alle 11 si riparte
Durante il tragitto vediamo le barriere di sale e la grotta di Lot. Insomma, tutta questa zona è zona biblica. Oggi visitiamo il castello di Shobak che è molto imponente ma prima ci fermiamo in una tenda beduina dove un vecchietto sorridente affitta una vecchia auto tutta piena di tappeti come camera da letto e da cui compro una bella collana di lapislazzuli (?). Il castello di Shobak fu fatto costruire da re Baldovino I nel 1115 ed è attualmente in fase di restauro, ha una bellissima vista sulle vallate circostanti e si capisce perché i crociati lo ritenessero di estrema rilevanza. Dovevamo vedere il castello di Kerak ma Mohamoud ci ha portati a vedere questo in quanto, secondo lui, meglio ubicato. Devo dire che infatti è davvero bello.
Attraversiamo paesaggi incantevoli in quanto dal Mar Morto, che si trova 400 metri sotto il livello del mare siamo saliti sino a 1600 metri, incontrando cammelli e cammellieri che ci avevano anche invitato a pranzo. I beduini sono molto ospitali, ce ne siamo accorti.
Attraversiamo quindi strade montane, percorriamo i Wadi Musa (Mosè) e parte della strada della Dana Biosfera che sembra estesa e molto bella, ideale per i trekking. Essendo così isolati verso l’una la guida fa fermare l’auto e dopo un p’ ritorna con pita calda e un sacchetto di felafel appena fritti: ecco il nostro buonissimo pranzo.
Finalmente arriviamo alla piccola Petra, ovvero Beida, un piccolo sobborgo nabateo che si sviluppò, come Petra, grazie alla sua posizione al centro delle maggiori vie carovaniere. Quella “vera” la nostra guida ce la vuole far gustare domani.
E’ notevole anche la piccola devo dire, ci sono un sacco di giovani beduini tutti col kajal negli occhi e sono anche belli. La guida mi racconta che ci sono molte ragazze nordiche, tedesche, olandesi, svedesi, che vengono qui per avere una storia sessuale con un beduino. Lui non capisce perché in quanto, dice non si lavano quasi mai… ce n’è uno, che vedo mano nella mano con una biondona pallida che assomiglia in maniera incredibile a Johnny Depp nel film “Il pirata dei Caraibi”. Comunque il siq è bello, così come il Tempio, la casa dipinta e le rovine neolitiche di Al Beidha, poi proseguiamo per Petra dove ci aspetta una sorpresa: l’albergo che avevamo prenotato, un quattro stelle, era full per cui ci dirottano all’Old Village Petra Resort che è un 5 stelle galattico. Splendido! Splendido hotel, splendida camera, splendida piscina con acqua calda, splendida cena, tutto molto molto splendido! Anche se abbiamo la moschea sopra la testa che ci sveglierà alle 5 meno un quarto del mattino dopo… Petra sorge su colline, come quasi tutti gli agglomerati urbani che abbiamo visto finora ed è veramente affascinante.
14 marzo – Petra
Che dire? Entusiasmante! Al mattino entriamo con la guida e percorriamo il lungo siq che culmina nella spaccatura dalla quale si vede il Tesoro: meraviglioso! Tantissima gente, tanti cammelli, tanti carretti trainati da cavalli, tanto di tutto, tutto tanto tanto tanto bello.
Durante il percorso nello siq dove, tra l’altro, percorriamo l’antica pavimentazione romana, scopriamo delle vere meraviglie, come il “Tesoro”. Secondo la leggenda il suo nome deriva dal fatto che un faraone egizio decise di nascondere il suo tesoro nel sepolcro posto al centro del secondo livello. E’ una leggenda, ma tanta gente crede che sia vera in quanto l’urna, alta 3,5 metri, porta numerosi segni di proiettili in conseguenza dei tentativi di aprire con la forza la roccia granitica del sepolcro.
E’ un susseguirsi di esclamazioni, di stupore per il colore delle rocce, dei monumenti, delle tombe. Dopo il tesoro vedremo l’Altura del Sacrificio, le Tombe reali, la Tomba dell’Urna, la tomba di Seta, la strada Colonnata. Insomma, tantissimi e bellissimi monumenti. Abbiamo anche il tempo di un riposino per prendere un ottimo caffè espresso.
Dopo la fine delle visite andiamo a pranzo nel ristorante Basin dove pranziamo bene e al fresco e da dove cominceremo la salita al Monastero. Questo monumento somiglia molto al Tesoro, ma le sue dimensioni sono maggiori. Venne costruito nel III secolo a.C. e le croci scolpite nei muri interni fanno supporre che fosse stato poi usato come chiesa.
E’ una salita impegnativa, ma ce la facciamo anche se all’inizio non eravamo sicuri di raggiungere l’obiettivo. Pensavamo poi di percorrere il siq, lungo 1,2 km, col calesse, invece Piero si attarda più di mezzora sul sentiero oltre il Monastero, per cui iniziamo la discesa piuttosto tardi, verso le 16,20. Ci impiegheremo circa 30 minuti prima di arrivare in fondo, ma poi c’è ancora tutta Petra da risalire e quando arriviamo al Tesoro, di calessi nemmeno l’ombra. Tutti i bar erano chiusi e ci è saltato anche il caffè, comincia a fare buio e siamo davvero stanchi, ho anche una ciocca sotto un piede. Arriviamo al punto d’incontro con la guida alle 18,15 invece che alle 17,30, ma pazienza, siamo solo sfiniti per cui ci aspetta una bella doccia e poi a nanna, stravolti.
Durante la salita si erano gonfiate le mani, specialmente la sinistra a Mario e anche Piero (che ha avuto lo stesso problema). Secondo me è stata la fatica, per cui, appena torneremo, porterò Mario dal cardiologo.
15 marzo
Stamattina Mario ha la mano quasi normale, ma decidiamo di non fare l’altro sentiero che ci vuol far fare la guida. Con la guida va solo Piero e abbiamo appuntamento alla biglietteria alle 12. Noi due ce la prendiamo comoda. Andiamo a Petra, rifacciamo tutta la visita della mattina prima ed essendoci molta meno gente ce la godiamo un mondo. Andiamo anche all’antico Palazzo – che gli americani hanno rubricato Grande Tempio (la guida dice che gli americani non capiscono nulla in quanto i templi dovevano avere l’altare del sacrificio e questo palazzo non lo ha) – che visitiamo con tutte le sue colonne e il vero tempio con l’altare del sacrificio. Ci prendiamo un ottimo caffè espresso e torniamo a Petra in calesse dal Tesoro. Un po’ dopo mezzogiorno arriveranno gli altri due e Piero dirà che la camminata è stata più leggera rispetto a quella del giorno precedente, ma abbiamo preferito non rischiare. Ci rechiamo quindi in un ristorante dove pranziamo abbastanza bene con carne alla griglia e verdure, anche qui senza alcol, e poi si parte per il Wadi rum facendo prima una sosta “idraulica” in un autogrill di questa grande strada.
La Giordania meridionale è la terra dei beduini il cui leggendario coraggio e la spavalderia sono stati immortalata da Lawrence nel libro “i sette pilastri della saggezza”. E’ uno spietato deserto fatto di alti monti granitici, sabbia, dune e oasi.
…“I dirupi culminavano in una serie di cupole di un rosso cupo…una via dei pellegrini più immensa di quanto si possa immaginare. La nostra carovana si rese conto della propria piccolezza e ammutolì, intimorita e vergognosa di ostentare la propria esiguità di fronte a quelle alture stupende.”…
Ci fermiamo pertanto alla stazione ferroviaria dove è fermo il mitico treno con mitragliatrici che serviva ai turchi per cercare di difendersi dagli attacchi dei beduini di Lawrence in quanto i guerrieri assaltavano i convogli dei treni che passavano dalla ferrovia dell’Hejez. Con noi si fermano anche tanti altri turisti che immortalano quel treno.
Riprendiamo la marcia dopo essere arrivati nel centro visitatori ed essere saliti su un pick up che ci porterà nel deserto. L’autista e la guida sono dentro la vettura, noi tre fuori, ad ammirare il paesaggio, i cammelli, i beduini, le dune… una vera meraviglia. Ci fermiamo in un vasto spiazzo dove Mahmoud ci dice che qui Lawewnce e i capi arabi decisero la rivolta araba e dove è stato anche girato il film “Lawrence d’Arabia”. Poi sostiamo nel posto preferito da Lawrence dove in un masso sono stati scolpiti i volti di Lawrence di Abdullah che diventerà il primo sovrano della Giordania e di Auda, il capo dei beduini. Sul posto vi è una tenda beduina. Ci invitano ad entrare e ci offrono il tè al cardamomo, molto buono.
Riprendiamo il cammino filmando e fotografando. Io sono stata “incoronata” alla beduina con la mia sciarpa. Stando fuori sul pick up e andando abbastanza veloce l’aria è fresca. Arriviamo infine al nostro campo tendato dove ceneremo e passeremo la notte. Grande emozione. Vi sono parecchie tende beduine tradizionali ma le nostre sono le “marziane” ovvero delle cupole bianche con grandi vetrate in plessiglass che offrono uno spettacolo sul deserto eccezionale. L’interno è molto bello, con grande letto comodo e elegante e bel bagno con grande doccia, peccato che l’acqua non sia affatto calda ma per fortuna ho le salviette e ci laviamo con quelle. La cena è all’accampamento principale che offre tavolini bassi con grandi divani all’interno e all’esterno, due grandi circoli in pietra ospitano un bel fuoco attorno ai quali parecchi turisti siedono a chiacchierare. Aspettiamo che sia pronto il famoso piatto beduino: un gran contenitore tutto coperto che viene cotto sotto terra con legna e sabbia sopra dentro al quale cuociono verdure, agnello e pollo. Dopo aver assaggiato il pollo non posso che dire superlativo. La notte trascorre tranquilla sotto un manto di stelle.
16 marzo
Ci svegliamo verso le sette e andiamo a far colazione, poi alle 9 arrivano la guida e l’autista per cui carichiamo le valigie e dirigiamo verso Aqaba. Qui, i nostri compagni ci lasceranno per tornare ad Amman dopo averci accompagnati in hotel che è il Marina Plaza, nel complesso di Tala Bay. L’esterno è molto bello, non così le camere. La nostra ha le porte che dimostrano tutto il loro lungo invecchiamento, pendono un po’ le tende e, scopriremo dopo, hanno un menù tipico per gli ospiti russi che sono in maggioranza. Comunque arriviamo verso le 11 e ci viene assegnata subito la camera poi noi tre prendiamo lo shuttle dell’albergo e ci rechiamo in centro cominciando a visitare la città che è una cittadina prettamente moderna e turistica.
Oggi, venerdì, è giorno di festa, per cui molti giordani sono qui in vacanza. Alle 12, ora della preghiera principale, il muezzin comincia a chiamare dalla bella moschea quasi in riva al mare e ci sono tante persone che cominciano ad arrivare, altre invece si recano alla spiaggia dove faranno pic nic e staranno tutta la giornata. Vi sono delle copertura in paglia e intere famiglie vi stazionano sotto, anche perché le donne sono tutte vestite normalmente di nero con mantelli lunghi sino ai piedi e col capo coperto! Gli uomini sono più svestiti, ma in costume ne vediamo ben poco, solamente qualche giovane.
Ci rechiamo in un ristorante dove mangiamo bene e spendiamo pochissimo, il “al Sofara”, prendiamo il caffè in un bar dove Mario dimentica lo zaino ma per fortuna torniamo a prenderlo, poi immortaliamo la famosa fortezza, o quel che ne resta, dove i cannoni erano girati verso il mare e Lawrence con i suoi guerrieri la presero dal deserto.
In riva al mare ci sono parecchie barche col fondo di vetro per ammirare i fondali e di fronte a noi c’è la città di Eylat, israeliana, colma di grattacieli. Di fronte al nostro albergo invece vi è Taba in Egitto e siamo a 5 km. dall’Arabia Saudita. Facciamo compere nel grande suq e poi con taxi (abusivo) ce ne torniamo in hotel dove ci facciamo la doccia e ceniamo. Il cibo non è gran chè, si sa che i russi non hanno i nostri gusti… basta che abbiamo i bicchieri pieni di alcol sono contenti, noi no. Durante tutto il giorno ci sorvolano, con rumore assordante, aerei da caccia, bombardieri, che ci fanno una grande impressione. Dopo cena andiamo a gironzolare nel complesso di Tala Bay per vedere se riuscivamo a trovare un negozio che vendesse vino da portare ad Alberto ma non ne troviamo. Ce ne andiamo quindi a letto in quanto domattina la sveglia è alle 5.
17 marzo
Sveglia presto e colazione, gentili questi giordani, ci hanno preparato la colazione solo per noi. Ci viene a prendere una macchina mandata dall’agenzia che ci conduce in aeroporto dove arriveremo circa alle 7. Il nostro volo decolla per Amman alle 8,25 da dove partiremo poi per Roma. In aeroporto abbiamo comprato una bottiglia di vino giordano per Alberto. Arriviamo in Italia che sono circa le 15 ma dobbiamo aspettare i bagagli, portarli in un deposito, cercare il bus per Ostia – volevamo vedere Ostia antica – ma ci dicono, dopo molto peregrinare, che c’è un autobus dopo un ora o anche più per cui desistiamo non sapendo se avremmo potuto prendere il bus del ritorno in tranquillità. Trascorriamo quindi le ore a Roma fino alle 21,15, ora di partenza dell’aereo, ma sul settentrione vi sono stati grandi temporali per cui bisogna aspettare persone che non sono ancora arrivate. Partiremo alle dieci meno 5 e arriveremo a Genova 45 minuti dopo. Il freddo è pungente, è piovuto tantissimo e le strade sotto tutte bagnate. Paolo è venuto a prendere Piero e gentilissimamente si offre di portarci a casa, il che avviene puntualmente per cui, appena arrivati a casa apriamo la valigia per vedere in quale stato sia la bottiglia di vino. Ma è andato tutto bene e la bottiglia è intatta, dopo di che ce ne andiamo a letto stanchi morti.
CONSIDERAZIONI FINALI
È stato davvero un bel viaggio, abbiamo visto posti stupendi, abbiamo provato grandi emozioni.
I castelli del deserto sono affascinanti, i luoghi biblici ci hanno regalato emozioni intense, le rovine romane ci hanno lasciato come sempre stupefatti. Abbiamo trovato ospitalità e buon cibo, buoni alberghi, ottima guida ma, a dire la verità, ci aspettavamo tutti uno Stato più moderno. Vi sono tantissime donne velate vestite di nero con solamente gli occhi scoperti e non ce lo aspettavamo. Sono molto meno coperte in Iran, le donne!
Le famiglie hanno mediamente 4/5 figli e per le donne credo non sia facile lavorare fuori casa. Il muezzin è onnipresente: cinque volte al giorno si ode ovunque il suo richiamo, in Iran non l’abbiamo mai sentito.
Vedere al mare le donne completamente vestite di nero, compreso il capo, ci ha scioccato, pensavamo fosse una società meno conservatrice.
Indubbiamente sono un’oasi felice in mezzo a territori martoriati. Vedere la Siria e sapere dei bombardamenti ci ha amareggiato non poco, vedere Israele a dieci metri e sapere che ci vuole un visto speciale e che i giordani non possono recarvisi mi ha dato fastidio, così come i posti di blocco trovati lungo la strada, per la verità molto pochi.
Il metal detector alle porte degli alberghi ti dà almeno la sicurezza che quando sei dentro dovrebbe essere impossibile subire attentati…
Il re e la regina sono persone moderne, speriamo che riescano a mantenere sempre questa pace duramente conquistata, ma tutt’attorno è un gran fermento di popoli e di odi. Siamo stati ai confini con la striscia di Gaza dove la situazione sappiamo com’è e pensiamo che una volta non esistevano gli stati, ma solamente la Giudea, la Canea, la Galilea, la Palestina, la Siria e questi confini e gli attuali stati li hanno creati gli occidentali che, come al solito, hanno interferito per i loro interessi.
La rivolta araba del 1916 fu avviata dopo la promessa che gli alleati (franco-inglesi) avrebbero procurato la completa indipendenza degli arabi dal giogo turco-ottomano, qualora gli arabi avessero combattuto contro Istanbul nella Prima guerra mondiale. Se alla fine della prima guerra mondiale Francia e Inghilterra avessero mantenuto le promesse fatte, dando loro l’indipendenza, forse le cose sarebbero andate diversamente. Invece, la smania del potere li ha portati ad avere dei protettorati da spartirsi e a formare degli stati dividendo tribù e tracciando solamente una linea sopra il deserto.
Le conseguenze di quelle scelte scellerate le pagano e le paghiamo ancora oggi.
Infatti, la Rivolta Araba che si svolse fra il 1916 e il 1918, fu avviata dopo la promessa che gli Alleati avrebbero procurato la completa indipendenza degli arabi dal giogo turco-ottomano, qualora gli arabi avessero combattuto contro Istanbul nella prima guerra mondiale.
Le forze arabe furono affidate al comando dei dei figli dello sheriffo ʿAbd Allāh e Faysal, (che diventeranno poi i regnanti di Giordania e Arabia Saudita,) mentre il governo britannico in Egitto, immediatamente distaccò un giovane ufficiale perché lavorasse con gli Arabi. Quest’uomo era il Capitano Thomas Edward Lawrence, noto poi come Lawrence d’Arabia.
I britannici avevano assicurato la sovranità su un Impero arabo che andasse dall’Egitto alla Persia, escludendo però i possedimenti di Sua Maestà nella Penisola araba e in Siria.
A fine conflitto, invece, nonostante il successo dei combattenti arabi , la spartizione dei territori fu fatta nell’ambito degli Accordi Sykes-Picot (1916) dove la Gran Bretagna, la Francia e la Russia avevano segretamente concordato di dividersi l’area araba. Ulteriori ambiguità e motivo di contrasti vennero create dalla Dichiarazione Balfour del 1917, che prometteva l’aiuto britannico agli ebrei per l’istituzione di un “focolare ebraico” (national home) nella Palestina araba.
Tra il 1919 ed il 1922 sempre Francia e Gran Bretagna stabilirono una serie di accordi per la ripartizione del Vicino e del Medio Oriente: il Libano e la Siria furono posti sotto mandato francese, la Palestina, la Transgiordania e l’Iraq sotto quello britannico. Anche Churchill – in quanto a quel tempo ministro delle colonie – ci mise del suo e nel 1921 divise la Palestina dalla Giordania con una linea di confine che andava dal Giordano al porto di Aqaba.
Detto questo sono dell’avviso che per quei martoriati territori che cingono i confini della Giordania una pace vicina sia difficile, ma mi auguro di sbagliare.
D’altra parte, la guida ci ha detto che “la prossima guerra, in questi luoghi, sarà per l’acqua…”
Che Dio, Allah, Confucio, Budda o chi per esso li aiuti.