Alla scoperta del Vietnam

Dal nord al sud atterrando ad Hanoi per ripartire da Saigon (Ho Chi Minh)
Scritto da: maurizio567
alla scoperta del vietnam
Partenza il: 01/01/2018
Ritorno il: 10/01/2018
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
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Dall’1 al 10 gennaio 2018 alla scoperta del Vietnam. Da Hanoi a Saigon in 9 giorni

Spesa: euro 2.300,00

Eravamo stati in Thailandia due volte. Una per una vacanza di mare e l’altra per una vacanza esplorativa scendendo dal Nord al Sud: un’esperienza notevole.

Così quando ci hanno proposto una cosa simile per il Vietnam abbiamo aderito subito. Siamo in quattro: con me mia moglie, un figlio e la fidanzata. La proposta mi piaceva anche perché il tour operator prescelto, Futura Vacanze, pur con un programma molto articolato, scendendo da Hanoi al nord fino a raggiungere Ho chi min (alias Saigon) a sud, inclusi due voli interni ed una giornata in crociera nella Baia di Ha Long, ci lasciava molti spazi liberi da riempire a piacimento. Così a mio parere si raggiungono entrambi i risultati, la tranquillità che è essenziale a notevole distanza da casa con un livello di organizzazione di visite e spiegazioni che da soli non si potrebbe mai raggiungere e, contemporaneamente la libertà di frequentare luoghi e persone in autonomia senza vincoli di orario o la pressione di un gruppo.

Unico neo, non c’è un volo diretto. Perciò, per arrivare in Vietnam, partiamo alle 16 da Fiumicino con un volo della Quatar Airlines ed arriviamo dopo 5 ore e mezza a Doha in Quatar. Sosta in aeroporto di un’ora e mezza con il solito controllo bagagli a mano e reimbarco con altro volo di circa 6 ore sempre della Quatar per Bankok. Aerei perfetti, nuovissimi, film e giochi sul video del sedile anche in italiano; tutto al top compreso il cibo, se non fosse stato per una coppia di coreani maleducati che hanno tenuti i sedili abbassati anche durante i pasti a bordo impedendo ai passeggeri dietro di avere uno spazio sufficiente per mangiare.

A Bangkok atterriamo e restiamo a bordo per il secondo decollo per Hanoi. Dopo circa un’altra ora e mezza (pulizie aereo e reimbarco thailandesi in vacanza in Vietnam) ripartiamo.

Due ore dopo atterriamo un po’ stanchi ad Hanoi. Operazioni doganali rapide. Cambiamo il danaro. E’ strabiliante il cambio. Qui usano abbastanza indifferentemente dollari o la valuta locale (il dong). Diamo 249 dollari ed in cambio ci danno 5.565,159 (esattamente: cinquemilionicinquecentosessantacinque) dong! Un dollaro vale 22.350 dong ed un euro vale 26.455 dong. Ci dobbiamo abituare a questi conti con tanti zeri.

In aeroporto ci attende una simpaticissima guida, Anna, in vietnamita Anh, laureata in lingue e che parla un ottimo italiano con un simpatico pulmino rosa che ci accompagnerà per tutta la prima parte delle escursioni. Andiamo in hotel in circa 30 minuti. Piove a dirotto ed è nebbioso ma è sufficientemente caldo intorno ai 20 gradi (che vanno benissimo rispetto la temperatura vicina allo 0 che avevamo lasciato a Roma). Ci spiega la nostra guida che questa piovosità è frequente in questa stagione del nord Vietnam. Passiamo su un lunghissimo ponte sospeso strallato ultramoderno sul Fiume rosso. Arriviamo in mezzo ad un traffico che definire caotico è poco, fatto da migliaia di moto e scooter, alcuni con madre, padre e due figli sopra, (scopriremo poi che il governo favorisce fiscalmente l’acquisto di moto e scooter di piccola cilindrata, rendendo molto costoso l’acquisto di auto), all’hotel Anise, decoroso in un quartiere che ci sembra popolare, nella città vecchia, di piccolo commercio, con numerosissimi negozietti di frutta, vestiti, ricambi per moto etc.

E’ ora di cena (ci sono sei ore in più rispetto l’Italia). Molti abitanti o negozianti singolarmente mangiano in strada, in mezzo al traffico. L’igiene non ci sembra una grossa esigenza per i locali.

La sera siamo liberi; giriamo per tutti i negozietti. La frutta tropicale è molto attraente. Andiamo a mangiare, dove ci ha consigliato la nostra gentilissima Dr. Anh. E’ un locale di lusso “Seasons of Hanoi” in 95B Quan Thanh Tel.(84-24) 38435444. Diamo i recapiti perché il locale è eccezionale. Elegante frequentato da notabili locali e stranieri, (noi quattro siamo gli unici vestiti sommariamente). Bacchette in legno e marmo poggiate su un piccolo drago di pietra. Abbiamo preso in quattro: Sweet rice in coconut milk, Grilled pinapple, Grilled shrimp on sugar cane, Vegetable spring rolls; rise noodle shrimp and pork in green mustard; Banana flore and chicken salad ed altro con dolci favolosi portati su foglie di banano con bevande varie. Tutto a livello elevatissimo e raffinato (basti ricordare per tutti, i bastoncini di canna da zucchero ricoperti di pollo grigliato). All’arrivo del conto una iniziale preoccupazione e sgomento di fronte alla richiesta di quasi un milione di dong! Poi ci siamo resi conto; erano meno di 44 dollari da dividere in quattro !

Secondo giorno

Appuntamento alle 8.30 dopo una ottima colazione in hotel, con la guida ed il pulmino. Scopriamo di essere in 12 italiani, sei coppie di cui due di giovani in viaggio di nozze. Andiamo subito ad iniziare un giro per la capitale. Notiamo immediatamente la differenza tra la città vecchia decadente con innumerevoli negozietti, costruzioni approssimative, marciapiedi scassati, sopraelevazioni di fortuna anche di legno e cartone, i fili elettrici che formano un groviglio sopra le nostre teste per collegare le case, un traffico caotico di mezzi di fortuna e di piccole moto, e la città nuova con innumerevoli grattacieli costruiti ed in costruzione, le grandi aziende con le loro vetrine scintillanti segno di una economia che, dopo l’abbandono del comunismo in parallelo con Russia e Cina, è lanciata a velocità notevole verso uno sviluppo economico stile Giappone o Corea. Ci dice la guida che Hanoi sfama e dà ampio impiego agli 8.000.000 di abitanti e c’è lavoro per tutti. La vita costa poco per noi europei.

Per avere una pietra di paragone ci dice Anh che lo stipendio mensile di un impiegato e di 300,00 dollari.

Nella parte vecchia (che è ovviamente quella che interessa di più i turisti), innumerevoli negozi vendono di tutto a prezzi di un terzo rispetto ai nostri.

Per strada le ragazze con i cappelli a cono tipici dei contadini, con le loro biciclette vendono dolci, pannocchie abbrustolite, frutta tropicale, short vietnamiti ricamati a macchina (5 dollari due) o i cappelli dei kmer rossi con stella comunista (due dollari). Un signore vendeva fischietti con richiami per gli uccelli ad un dollaro. Tutte le ragazze sollecitano l’acquisto, ma senza eccessiva insistenza quasi con eleganza.

Prima tappa: andiamo a vedere il mausoleo di Ho Chi Minh. E’ un grandissimo parco nel quartiere delle ambasciate straniere con al centro il mausoleo imponente. Squadrato con maestose colonne parallele.

All’interno la salma imbalsamata (non visibile) del leader comunista, morto nel 1969, che ha l’innegabile merito di aver portato il Vietnam all’indipendenza dal dominio francese e dalle mire espansionistiche degli ingombranti vicini, in primis la Cina ed il Giappone, ma anche la responsabilità di gravi episodi di eliminazione di avversari politici, come riferisce la guida che mi sono portato dall’Italia, (nel Vietnam del Sud vennero compiuti innumerevoli omicidi di funzionari governativi, si passò da 1200 uccisione nel 1958 a ben 4.000 omicidi nel 1960.

Noi visitiamo solo l’esterno. Due militari in divisa bianca montano la guardia al monumento, oggetto di migliaia di foto dei turisti.

Tutta la zona è presidiata in forze da militari in divise sgargianti. Campeggiano a destra e sinistra del mausoleo le massime di Ho Chi Minh. La guida, mi sembra, ne parli con sincera ammirazione. Evitiamo per rispetto di toccare l’argomento delle critiche mosse al suo operato, pur nel grande merito di essersi destreggiato tra le grandi potenze e gli ingombranti vicini nella complessissima storia vietnamita.

Passiamo poi a vedere il Palazzo presidenziale costruito durante il dominio francese ed utilizzato oggi per gli incontri con le delegazioni straniere. Ho chi Minh non viveva qui, ma in una casa modesta costruita nei pressi, sullo stile delle case su palafitte, abitazione ed ufficio che andiamo a visitare. In vetrina sono esposte le tre autovetture usate dal leader negli anni, due vetture russe e più di recente una Peugeot. Il tutto si trova nei pressi di un grande parco botanico. In un laghetto andiamo ad ammirare la ricostruzione di una pagoda ad uso religioso costruita su un solo pilastro immerso nell’acqua. La struttura simboleggia il fiore di loto buddista.

L‘originale venne distrutto nella guerra contro i francesi che lasciarono, battuti, la colonia nel 1954.

Visitiamo quindi il museo dell’etnologia. Ho trovato molto graziosa la bicicletta del venditore di ceste con la bici inforcata piena appunto di ceste all’inverosimile.

Dopo il pranzo caratteristico andiamo al Tempio confuciano della Letteratura (Van Mieu). Bellissima struttura con parchi e laghetto che in realtà è stata l’Università, fondata poco dopo l’anno 1000.

Le cose tuttavia più simpatiche di oggi sono state, innanzi tutto lo spettacolo delle marionette in acqua. Il tutto si svolge in un laghetto nel quale dei giovani e delle ragazze completamente immersi in acqua, (che non è calda) e nascosti da un palcoscenico in foglie di banano, (escono solo alla fine tra gli applausi degli spettatori) fanno muovere nell’acqua, tutta una serie di marionette che narrano alcuni episodi del folklore vietnamita, accompagnate da due orchestre ai margini del palcoscenico con le musiche locali e canti. Con effetti di luci, suoni, nebbie e simili. Da non mancare.

L’altra cosa simpatica è stata quella organizzata dello spuntino all’uso vietnamita su dei panchetti ai margini della strada, in mezzo al traffico caotico, davanti ad un bar, (come i locali) a degustare una birra locale od un caffè all’uovo, come lo fanno qui, insieme a bocconcini tratti dall’orecchio di maiale (ho soprasseduto) o da bocconcini di pollo fritto, il tutto in salse locali piccanti od aromatiche. Ad un certo punto un’auto della polizia ci ha fatto spostare più verso la parete per non costituire intralcio al traffico (ci eravamo troppo immedesimati nei comportamenti dei locali). Cena in hotel con involtini in salse alle verdure aromatiche e trancio di pesce alla brace in salsa gialla (non meglio identificata, ma buonissima). Al termine la frutta tropicale.

Terzo giorno

Questa è la parte che attendevo di più. Con il nostro pulmino rosa ci spostiamo in prima mattinata verso la famosissima Baia di Halong previa fermata di 20 minuti in un centro commerciale ad un buon livello e con prezzi per noi moderati (solito acquisto di dolci locali). Dopo circa 4 ore arriviamo. La gita comprende l’imbarco su una giunca con visita alle isole e pernottamento a bordo. Halong Bay è in sostanza una grande baia la cui superficie è coperta da pinnacoli di roccia ricoperti completamente di vegetazione con grotte e spiaggette. Ma non una o due rocce che si ergono dal mare, bensì ben 1969 isole distanziate, talune tra loro, di poche centinaia di metri ed altre di pochi metri, senza contarne altre 2.000 che punteggiano il litorale verso la Cina. Una muraglia di isole lussureggianti che esiste solo in questo luogo della terra, tant’è che è molti la definiscono l’ottava meraviglia del mondo. Al porto o all’ancora nella baia vi saranno ormeggiate circa 50 imbarcazioni. In questa stagione però i turisti sono relativamente pochi. Infatti oggi, il sole non c’è, anche se non fa freddo né piove; ci saranno 22 gradi, (qui al nord è così da novembre a marzo). Una nebbiolina avvolge tutti i picchi che escono dal mare ricoperti da fitta vegetazione. Ci muoviamo verso le 12 unitamente a circa altre dieci barche. Precisiamo subito che non si tratta di vere e proprie giunche, ma di grandi imbarcazioni con numerose cabine (la nostra ne contava circa 20) mascherate solo esteticamente da giunche, alcune anche con le vele. La nostra imbarcazione, pur datata, appare molto bella. Ci accolgono con un the aromatizzano e ci assegnano subito la cabina al piano inferiore. Il servizio è accurato. Le valigie portate in camera.

Le cabine sono veramente belle, tutte in mogano, con il bagno in marmo e finestroni apribili, pantofole ed accappatoi bianchi. Unica sensazione di insicurezza è che il livello del mare si trova solo un metro sotto la linea dei finestroni della cabina dove dormiamo. Forse avrei preferito una cabina al piano superiore. Controllo le dotazioni di sicurezza. Oltre ai giubbetti salvagente, c’è un estintore, un martello per rompere il vetro delle finestre ed una lampadina tascabile a led. Mi aveva colpito leggere sulla guida che, nel 2011, oltre dieci turisti con la guida erano annegati nell’affondamento del battello. Dopo tale episodio i controlli del Governo sulla qualità e sicurezza delle barche erano divenuti stringenti.

Mare piatto anche perché gli isolotti frenano da qualunque parte eventuali ondate.

Pranzo a bordo di ottima qualità. Andiamo a visitare con il battello di servizio la grotta di Hang Sung Sot. Molto bella; pazienza per i 150 gradini da salire. E’ meta, fra le tante, di tutte le escursioni. All’interno di camere enormi si ravvisano formazioni fra le più varie, tra cui un “Buddha felice” ed una grande formazione di roccia rosa a forma di fallo (la sola illuminata in rosso per evidenziarla!). Cena bordo e partita di burraco.

Quarto giorno

Ginnastica sul ponte della barca alle 6,30 del mattino per i più volenterosi e vista della muraglia di isole nella spettacolare foschia mattutina. La mattina dopo un’altra salita molto più faticosa della precedente, (400 gradini per chi si era lamentato il giorno prima), in un’altra isola, dedicata al cosmonauta russo Titov che era andato a visitarla nel 1962 con Ho Chi Minh. Una grande statua dell’eroe dell’Unione Sovietica, molto legata all’epoca al regime del Vietnam, si erge all’altezza della spiaggia.

Dopo estenuante sforzi giungiamo ad un belvedere e ci rendiamo conto che la fatica valeva la visuale. Siamo attorniati da tutte le parti da queste formazioni calcaree a pinnacolo che escono dal mare completamente ricoperte di vegetazione rigogliosa. Alcune distano tra loro pochi metri. Uno spettacolo unico. Con la bella stagione (da marzo ad ottobre) si possono percorrere i passaggi e le gallerie in canoa ed ovviamente fare il bagno, scalate etc. Ad onor del vero molti turisti stanno nuotando, ma la temperatura dell’acqua, pur non freddissima, non credo superi i 18 gradi.

Il posto è unico e da solo meritava il viaggio. Non è difficile immaginare che diverrà presto un tempio del turismo internazionale. Già ora lungo la cosa, a parte le strutture portuali, si vedono le prime ville in costruzione ed innumerevoli cantieri aperti. Speriamo che i vietnamiti sappiano coniugare la ricchezza che porterà il turismo con il rispetto di un luogo così importante anche se per ora ci dicono che questa zona è tra le più industrializzate del Vietnam.

Poco prima delle 12 sbarchiamo. Il nostro fedele pulmino rosa ci attende e ripartiamo per una nuova avventura puntando sull’aeroporto di Hanoi. Sosta in un centro di produzione delle perle coltivate. Molte ragazze sono intente a seviziare delle disgraziatissime ostriche per inserirvi un corpuscolo in modo che l’organismo per difendersi creerà intorno la perla. Trovo assurdo creare artatamente un focolaio di infiammazione nel povero animale per farlo soffrire tutta la vita e poi per ucciderlo al fine di estrarre la perla. Un conto è uccidere per nutrirsi ed altro per attaccarsi al collo una pallina. Sembrano cose ovvie. Eppure i turisti erano tutti attorno alle operaie per vedere le varie fasi delle operazioni sulle ostriche. Mah! Dopo il pranzo di ottima qualità in un altro grande centro commerciale (altro carico di dolci… ci toccherà comprare un’altra valigia), arriviamo in aeroporto. Salutiamo la splendida Anh per la sua cortesia, gentilezza e disponibilità, l’autista ed il pulmino rosa. Dopo un’ora di volo atterriamo a Hoi An nel centro del Vietnam.

Ci sembra tutto diverso. Non ci sono parti malandate o fatiscenti come ad Hanoi. E’ tutto pulito ed ordinato. L’hotel Phu Thinh è bellissimo. In una strada riservata è molto elegante, composto da soli due piani, è immerso nel verde e si svolge intorno ad un impianto balneare con piscina centrale. Le camere molto spaziose con ogni confort. Ceniamo in un localetto di fronte all’hotel in sei. Con due ottimi piatti locali a testa, più mango finale e bevande meno di 800.000 dong cioè 30 euro, vale a dire 5 euro a testa ! Domani visita alla città.

Quinto giorno

Colazione in hotel veramente superiore. Per tutte basta dire che nella marmellata di ciliege si trovavano i frutti canditi. Di tutto e di più. Alle 9.30 il nuovo pulmino, questa volta anonimamente bianco, ci passa a prendere con la nuova guida. Anche in questo caso una ragazza gentilissima Thao, che parla bene l’Italiano, laureata in lingue e con una periodo di studio trascorso nel nostro paese. Ci racconta la storia di Hoi An, importante centro portuale tra il ‘500 ed il ‘700 che proprio per la sua posizione strategica aveva visto l’afflusso importante di imprenditori e lavoratori sia cinesi che giapponesi oltre ovviamente ai vietnamiti. E’ molto ben conservata con costruzioni di stile eclettico, giapponese, cinese, vietnamita e coloniale europeo. Per mantenere lo spirito di un tempo, ora, come allora, tutti i commercianti devono tenere le lanterne accese. Questo dà luogo alla sera ad uno spettacolo bellissimo con le luci che si riflettono nel fiume che attraversa la città.

Andiamo a visitare la casa di Tan Ky, costruita a cavallo di un ramo secondario del fiume, importante commerciante dell’epoca e tuttora della stessa famiglia. Singolare che, a causa delle continue piene del fiume, era scontato che una parte della casa si allagasse ed era previsto un sistema di botole per trasportare gli oggetti al piano superiore. Passiamo poi alla Sala assembleare di Phuc Kien che era lo spazio dedicato alle riunioni della comunità cinese, in seguito dedicata alla divinità femminile Thien Hau che riusciva a trovare ed ad aiutare le navi in difficoltà (una specie di radar e gps ante litteram).

Infine passiamo al famoso ponte coperto giapponese in legno laccato. La tradizione racconta che, a seguito di violenti terremoti in Giappone, causati notoriamente da un mostro che viveva sottoterra con il capo in India la coda in Giappone ed il cuore a Hoi An in Vietnam, bastava costruire un ponte i cui sostegni divenissero delle spade da infilare al cuore del mostro… i terremoti però sono continuati.

La sera dopo le 17 apre il mercato notturno che va assolutamente visitato. E’ tutto un fervore di lanterne di tutti i colori che si riflettono sul fiume, negozi, locali, bancarelle e tantissime persone. I barcaioli portano in turisti di notte con la lanterna sulla barca a fare un giro (20 dollari in quattro, incluse le lanterne dentro un fiore di loto in cartone con candela al centro da far scivolare nel fiume). E’ molto bello vedere tutte queste candele che scivolano nell’acqua in mezzo alle barche mentre da riva tutte le case ed i locali sono illuminati da innumerevoli lanterne multicolore.

Le bancarelle vendono a prezzi irrisori molti cibi particolari, una specie di frittelle di noci, un gelato fatto con la frutta tritata avanti al cliente e servito a rotolini con un piccolo coccodrillo di zucchero, una specie di piadine di riso salate, dolci di cocco e nocciole. Inoltre molte vendono cestelli di frutta esotica o manghi tagliati già confezionati (30.000 dong, poco più di un euro).

Sesto giorno

Ci trasferiamo in pullman a Da Nang (che è stata oggetto di gravi atti di guerra), per vedere il famoso museo Cham costruito nel 1916 dai francesi ed ora molto ampliato. Contiene svariate sculture in arenaria e terracotte che danno una idea della civiltà Cham a partire dal 7° secolo. La parte però più interessante e lo spostamento a Hue, la capitale del Vietnam dal 1805 al 1945. La strada che si inerpica per le montagne è spettacolare (il Passo delle Nuvole) in mezzo ai boschi e con a destra il mare. Un problema in prossimità di Hue. Si buca una ruota del nostro pullman singolarmente (o molto fortunatamente) quasi davanti ad un gommista. Mentre si procede al cambio ci infiliamo in mezzo alla campagna in una specie di borgata a fare una passeggiata. La curiosità dei pochi abitanti è palpabile. Escono con i bambini in braccio a guardare questi stranissimi 12 italiani che sono andati a passeggiare in mezzo alle poche case. Attraversiamo un passaggio a livello (che si alza a mano) custodito da una attenta casellante delle ferrovie locali accuratamente in divisa. Stanno, lì vicino disboscando una area e scopriamo che molti lavoratori che staccano la corteccia dagli alberi che abbattono sono donne. Lungo la strada statale molti esercizi vendono bottiglie tutte allineate di liquido giallo. Ci dicono che è olio non commestibile utilizzato per i massaggi, olio che si trae proprio dagli alberi che stanno abbattendo.

Cambiata la gomma, salutiamo tutti ed andiamo a vedere la Cittadella Imperiale di Hue. E’ un complesso molto grande che ricomprende strutture di difesa, fossati con acqua, parchi, tre muraglioni concentrici, fino ad arrivare alla Città proibita. L’area è in restauro a causa dei decadimenti dovuti alle guerre ed alle offese del tempo. E’ comunque una meta obbligata ove si possono passare piacevoli momenti tra prati, bacini lacustri, palazzi restaurati, templi dinastici e simili. Contrariamente a quanto si potrebbe ritenere il periodo di maggior splendore coincide con i primi anni del 1900, intersecandosi la storia degli imperatori con quella colonialista francese. Purtroppo, la città venne sconvolta quando l’esercito nordvietnamita comunista occupò la città per 25 giorni ed i soldati, muniti di apposite liste si misero a cercare impiegati del governo, simpatizzanti degli americani, lavoratori stranieri, preti ed intellettuali uccidendo e torturando le vittime. Nelle fosse comuni vennero rinvenuti 3.000 corpi alcuni anche sepolti vivi. Durante il contrattacco morirono ancora altri 5000 soldati nordvietnamiti, 1500 persone tra civili, soldati sudvietnamiti ed americani.

La ricostruzione è in atto da oltre 20 anni, ma la spinta maggiore è avvenuta quando l’UNESCO ha dichiarato la città “Patrimonio dell’umanità”.

Settimo giorno

Oggi fa molto caldo. Per la prima volta non è più coperto ed il sole picchia.

Andiamo a visitare il Mausoleo imperiale di Tu Duc. E’ un bellissimo luogo che infonde serenità. Sono molti ettari di parco con un lago artificiale sul quale si affaccia la pagoda, ottenuto tramite la deviazione di un torrente. Al centro l’imperatore ha creato un’isola con un boschetto, ove si dice sia sepolto realmente e non nella tomba monumentale.

Ci attende la navigazione sul grande Fiume dei profumi (che invero emana odore di alghe). Il letto del fiume è molto largo e ci sono molte imbarcazioni turistiche colorate a forma di drago a disposizione degli interessati. A bordo la moglie del comandante ha improvvisato una specie di sfilata di moda per vendere alcuni capi femminili, a prezzi come al solito modestissimi (5-10 dollari). Buoni i biscottini allo zenzero (2 dollari).

Arriviamo e sbarchiamo alla Pagoda della dama celeste. Divertentissimo il pranzo. Andiamo tutti quanti in bicicletta sulla sponda del Fiume dei profumi fino ad arrivare ad una villetta di una famiglia che ci ospita e ci nutre con un pranzo tradizionale. Prima però ci fanno trovare delle tinozze con acqua ed erbe medicinali e con petali di rose ove far riposare i piedi dopo la pedalata. Il tutto molto gradevole.

Primo pomeriggio prima di andare a prendere l’aereo per Saigon a gironzolare per il mercato di Hue. Non adatto a chi è disturbato da odori ed effluvi molto forti. Si svolge su due piani. E’ zeppo di bancarelle. Sotto i cibi e l’oggettistica, sopra i vestiti. Colpiscono sopra gli stand coperti di vestiti, stoffe e simili alti anche più di due metri, posti a pochi centimetri tra loro per permettere a malapena il passaggio di una persona in mezzo a cataste di stoffe. Non possiamo non pensare ai rischi di un incendio. Qui la sicurezza non è di casa.

In aeroporto rapide formalità. L’aereo non è pieno. Arrivo verso le 19 a Saigon. Singolare che qui in Vietnam controllano in uscita se i bagagli corrispondono con le ricevute alla partenza. Paura di furti o che qualcuno chieda i danni per un bagaglio dichiarato falsamente smarrito?

Ci viene a prendere la nostra nuova guida: Lan. Parla correttamente in Italiano. E’ molto professionale. Ci dice subito che Saigon ora chiamata Ho chi min in onore del defunto statista conta ben quattordicimilioni di persone ed ottomilioni di moto di piccola cilindrata.

Ci porta all’hotel Emm (16 piani con piscina, palestra etc.) e ci da’ appuntamento domani alle 7 del mattino.

Ottavo giorno

Abbiamo un programma denso a Saigon. Mezza giornata di visita a Cu Chi. Si tratta della cittadella sotterranea dei Vietcong nella guerra contro l’invasione americana degli anni ’70. E’ una meta visitatissima ed è bene arrivare prestissimo per evitare l’assembramento di visitatori. E’ una meta che non può mancare per chi va a Saigon. Sostanzialmente è un’area fittamente boschiva estesissima nel cui sottosuolo i vietcong avevano costruito, scavando a mano ben 250 (duecentocinquanta) chilometri di cunicoli, gallerie, sale, magazzini, dormitori, cucine, strutture che resistettero per anni ai bombardamenti ed alle infiltrazioni delle truppe americane e del sud-vietnam. Vi sono nella boscaglia moltissimi manichini di vietcong (uomini e donne) e numerosi figuranti che mostrano la vita nei cunicoli, con gli attacchi nemici, tra il pericolo dei serpenti e di rimanere intrappolati sottoterra dove gli avversari intervenivano con gas, allagamenti e simili. Interessantissime le trappole nel sottosuolo per uccidere i nemici, il cui funzionamento viene mostrato dai figuranti vietcong, con lance acuminate, rostri che impedivano la fuoriuscita dalla ferita, tutti cosparsi di veleni mortali. Appena il malcapitato chiedeva aiuto i vietcong attendevano nascosti l’arrivo dei soccorsi per falciarli con le armi. A proposito di armi ampiamente mostrate, nell’area vi anche un poligono di tiro, nel quale gli interessati, possono utilizzare liberamente (ma a pagamento) le armi da guerra dell’epoca, inclusi mitra e fucili d’assalto sparando su un terrapieno. Anche queste continue esplosioni e raffiche di mitra vere che rimbombano nella boscaglia rendono l’atmosfera molto coinvolgente. E’ anche possibile utilizzare con l’aiuto degli addetti i minuscoli nascondigli nel terreno e soprattutto, ripercorrere sotto terra i cunicoli (ma solo per chi non è sensibile alla claustrofobia). Bisogna camminare inginocchiati in strettissimi corridoi al buio non più alti di 1 metro e mezzo e larghi a malapena per 1 metro guidati solo dalla torcia tascabile di un “vietcong”. L’esperienza verrà seguita nel pomeriggio dalla visita al Museo della guerra il “ War Remnants Museum”.

A pranzo andiamo in una specie di Mcdonals locale dedicata solo al “Pho” tradizionale, vale a dire alla zuppa di noodles vietnamita, locale, a differenza di quelli in cui siamo stati fino ad oggi di alcuna pretesa, ma frequentatissimo dai vietnamiti. Pomeriggio altrettanto intenso. Prima, come detto, due ore al Museo della guerra, ricco di foto e reperti della guerra contro gli Stati Uniti con ampia documentazione fotografica delle violenze poste in essere dagli U.S.A. nei confronti dei Vietcong fino alla assurda strage di Mỹ Lai.

Fu un massacro di civili inermi che avvenne durante la guerra del Vietnam, quando i soldati statunitensi della Compagnia C della 23ª Divisione di Fanteria dell’esercito statunitense, agli ordini del tenente William Calley, uccisero 347 civili inermi e disarmati, principalmente vecchi, donne, bambini e neonati. I soldati si abbandonarono anche alla tortura e allo stupro degli abitanti. Come fu poi riferito da un tenente dell’esercito sudvietnamita ai suoi superiori, fu la vendetta per uno scontro a fuoco con truppe Viet Cong che si erano mischiate ai civili. Il massacro fu fermato dall’equipaggio di un elicottero statunitense in ricognizione, che atterrò frapponendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti. Il pilota, sottufficiale Hugh Thompson Jr., affrontò i capi delle truppe americane e disse che avrebbe aperto il fuoco su di loro se non si fossero fermati.

Numerosissimi i cimeli della guerra inclusi vari aeroplani, carri armati, due elicotteri, batterie, etc. La cosa più grave sono stati gli effetti dei diserbanti e degli altri aggressivi chimici usati dagli U.S.A. che hanno provocato, tra l’altro, numerosissime nascite di bambini con deformazioni, focomelici, mancanti di arti e simili, tant’è che tuttora sono visibili nella popolazione attuale tali soggetti, molti costretti ad elemosinare anche in prossimità del museo.

Passiamo a vedere anche la chiesa di Notre-Dame costruita dai francesi con mattoni fatti arrivare dalla madrepatria nel periodo coloniale, non visibile all’interno per lavori in corso (ma ci dicono nulla di pregevole) e la Posta centrale; fabbricato molto bello, con bei negozi per turisti all’interno, edificato su disegno dell’Ing. Eiffel (in effetti in Europa ed oltre, a parte la torre Eiffel parigina, numerose sono le opere del prolifico ingegnere o della sua scuola tuttora in essere). Si fa un rapido passaggio davanti all’antico palazzo presidenziale ed al Palazzo della Riunificazione. Alla sera shopping nel centro.

Nono e ultimo giorno di vacanza

È il 10 gennaio. Il volo è previsto per la tarda serata ed anziché restare a gironzolare per Saigon decidiamo di iscriverci ad una escursione al delta del Mekong. Il traffico in città è notevole e perdiamo quasi più tempo per uscire e rientrare in città che per arrivare a destinazione in circa due ore e mezza. Durante il tragitto ci fermiamo a Tay Ninh per visitare la chiesa della nuova religione denominata “Caodaismo”. In sostanza fonde in una specie di sintesi il Cattolicesimo, l’Induismo, l’Islam e qualche altro culto. La chiesa merita la visita, perché è coloratissima costruita in uno stile che non sfigurerebbe ad Eurodisney. Gironzolando nel piazzale ho ammirato il più originale carro funebre per le cerimonie religiose mai visto. Una specie di autocarro a forma di drago coloratissimo con lo spazio per la salma.

Arriviamo al delta del Mekong che appare come una immensa distesa di acqua. Ci imbarchiamo su un battello in legno a motore a forma di giunca che ci fa attraversare questo spettacolare spazio che appare in alcuni punti estesissimo ed in altri un grande labirinto di fiumi, paludi, isolotti, con pagode e villaggi circondati da risaie. Le barche sono il principale mezzo di trasporto soprattutto per i turisti. A bordo ci hanno dato una noce di cocco che veniva aperta a colpi di machete. Buonissimo il succo all’interno e poi la polpa morbida. Abbiamo visitato una fabbrica artigianale di caramelle di cocco ed infine abbiamo proseguito la visita in canoe a 4 posti nei labirinti interni tra banani, manghi ed alberi del pane. Pur essendo un tour turistico predisposto (tutti con il classico copricapo da contadino vietnamita) è stato molto piacevole percorrere i canali interne su queste grandi canoe condotte per lo più da ragazze vietnamite. Il sistema di guida è simile alle gondole veneziane. La ragazza in piedi a poppa con un solo lungo remo guida la canoa tra i canali e la vegetazione con provata maestria.

Dopo il pranzo presso il Mekong Restaurant (eccellente in un parco con canali e giochi d’acqua) ci avviamo in aeroporto a Ho Chi Minh (Saigon) per tornare via Doha in Italia.

Conclusioni

Un viaggio davvero interessante che, con spostamenti interni peraltro piacevoli, ci ha permesso di conoscere un paese dalla storia travagliatissima, per noi poco battuto, ma sicuramente di estremo interesse sotto innumerevoli profili dai 3.000 chilometri di coste, al clima, alla storia, e soprattutto alla splendida popolazione.



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